Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 14
Riassunto primo modulo Sociologia della famiglia/3° modulo sociologia della devianza, libro consigliato: La mediazione penale Minorile Pag. 1 Riassunto primo modulo Sociologia della famiglia/3° modulo sociologia della devianza, libro consigliato: La mediazione penale Minorile Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto primo modulo Sociologia della famiglia/3° modulo sociologia della devianza, libro consigliato: La mediazione penale Minorile Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto primo modulo Sociologia della famiglia/3° modulo sociologia della devianza, libro consigliato: La mediazione penale Minorile Pag. 11
1 su 14
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

4. RICONSIDERAZIONE DEL RUOLO DELLE VITTIME

In merito PONTI afferma che negli anni si sono accumulati debiti nei confronti delle

vittime, nono ancora onorati. Questa affermazione nasce dalla riflessione sul ruolo

marginale della vittima, poiché tradizionalmente la dottrina penalistica aveva dato

spazio sempre maggiore al colpevole. La crescita d’interesse nei confronti delle

vittime è legata alla diffusione di movimenti in loro favore (soprattutto vittime di

reati sessuali e il movimento femminista).

5. IDEE RELIGIOSE

Mc LAUGHLIN sottolinea come la Giustizia della Bibbia è una giustizia di tipo

essenzialmente riparativo.

VAN NESS e STRONG hanno riassunto gli argomenti principali su cui si fonda il

movimento di Restitution: 1. La vittima è il soggetto realmente colpito,

2. Necessità di forme di pena meno intrusive e alternative al

carcere

3. Chiedere al reo di risarcire la vittima può avere effetto

riabilitativo

4. la restitution è facile da ottenere e garantire

5. un risarcimento adeguato riduce le istanze vendicative

Questa visione, che occupa una parte importante nella giustizia riparativa è però

orientata al passato-Status quo Ante.

Il primo ad immaginare un modello di giustizia integrato fu Howard Zehr, che in

“Changing Lenses” presenta la giustizia riparativa come paradigma alternativo a quello

retributivo. Il suo lavoro è orientato a valorizzare tutto ciò che migliora la condizione

della vittima e metter il colpevole nella condizione di assumersi le proprie

responsabilità. L’impatto di questo procedimento risulta molto più forte di quello che

scaturisce da una sentenza di tribunale.

A partire dagli anni ’90 “Giustizia riparativa” iniziò ad esser un’espressione

comunemente utilizzata. In un certo senso l’avvento di questo modello non

determinale la fine di quelli precedenti.

Quello di “RESTORATIVE JUSTICE” è un concetto introdotto in letteratura da diversi

articoli pubblicati nel 1977; in merito EGLASH distingue tre tipi di giustizia criminale:

•RETRIBUTIVA

•DISTRIBUTIVA

•RIPARATIVA

Mentre i primi due si occupano principalmente dell’atto criminale, decretando una

partecipazione passiva di vittima e reo, il terzo tipo si occupa di individuare i danni

causati, coinvolgendo attivamente le parti.

- BARNETT usa il termine “Paradigm shift” in ambito giuridico. Egli riteneva che fosse

in atto una crisi del vecchio paradigma, e che questa potesse esser superata con

l’adozione di uno nuovo, quello riparativo.

- CHRISTIE in merito alla divisione fra giustizia pubblica e privata, afferma che lo stato

abbia derubato i cittadini dei propri conflitti, negando loro la possibilità di

autoregolarsi sulla loro risoluzione.

- DALY e IMMARIGEON affermano che la Giustizia riparativa è un concetto che ha

molti alias fra cui Giustizia Trasformativa e Informale.

Attualmente la definizione di Giustizia riparativa più utilizzata è quella di Tony MARSHALL,

che propone un modello Process-focused: “Processo in cui tutte le parti che figurano in un

reato si incontrano per stabilire insieme come gestire le conseguenze del reato e le

implicazioni future”.

Lode WALGRAVE offre una definizione Out come-focused: “Opzione per fare giustizia,

orientata verso la riparazione del danno individuale, sociale e relazionale causa del reato”.

Marshall si sofferma sugli obiettivi che la giustizia riparativa deve porsi:

- Rispondere ai bisogni della vittima

- Prevenire la recidiva del reo, reintegrandolo in comunità

- Permettergli di assumersi attivamente le proprie responsabilità

- Ricreare una comunità in grado di supportare la riabilitazione del reo e della vittima

- Fornire strumenti per evitare le trafile giudiziarie

Non tutte le alternative alla giustizia tradizionale sono da considerarsi riparative, per

esserlo:

- Dev’esserci un processo informale di coinvolgimento rei-vittime-parti

- Enfasi sulla responsabilizzazione

- Sforzi istituzionali verso situazione improntate ad un’azione riparativa e non

punitiva

- Presenza di principi e valori ampiamente considerati nella società moderna

- Attenzione del reo ai danni provocati

- Enfasi sul rafforzamento e sulla riparazione delle relazioni danneggiate dal crimine.

Capitolo 2- STRATEGIE DI GIUSTIZIA RIPARATIVA: MODELLI E CARATTERISTICHE

La VOM- Victim offender mediation è la pratica riparativa contemporanea più in uso in

Europa, tuttavia non è l’unico metodo di applicazione della giustizia riparativa.

Tutti i modelli mettono in comunicazione vittima e reo, con l’obiettivo di riportare

l’equilibrio sociale, riparando al comportamento dannoso. Modelli più diffusi:

- VOM

- FAMILY GROUP CONFERENCES

- HEALING AND SENTENCING (CIRCLES)

- COMMUNITY RESTORATIVE (BOARDS)

La VOM coinvolge la vittima e il reo, incontrandoli prima separatamente e, dopo il loro

consenso, in una seduta congiunta. Dopo aver fatto dialogare le parti, il mediatore,

presente durante tutto il percorso, le aiuta a valutare la possibilità di riparare ai danni. La

VOM si usa per portare vittima e reo ad un incontro faccia a faccia , in un contesto sicuro e

facilitato, esterno ai luoghi di ordinaria amministrazione della giustizia.

Solitamente, prima dell’incontro si organizzano incontri con le singole parti per istruirle in

merito allo svolgimento dell’incontro congiunto. Durante l’incontro il reo può assumersi le

proprie responsabilità, e la vittima può chiedere le motivazioni che lo hanno spinto a quel

tipo di azione. In seguito le parti si accordano per la riparazione del danno alla vittima. Alla

fine dell’incontro si stila un documento scritto sugli accordi presi.

Sono ammessi a partecipare con ruoli secondari: famiglie del reo e della vittima e membri

della comunità.

Il FAMILY GROUP CONFERENCE-FGC estende il cerchio dei partecipanti rispetto alla VOM,

annettendo i familiari della vittima e del reo e i soggetti significativi per entrambe le parti.

Obiettivo primario è il supporto al reo, le origini del modello risalgono alle pratiche diffuse

in Nuova Zelanda, oggi applicate per i casi di giustizia minorile.

Il conduttore del FGC dev’essere imparziale e capace di valutare i bisogni e gli interessi

delle parti; in alcuni casi il mediatore segue delle fasi prestabilite, che richiedono come

pre-condizioni essenziali:

- Ammissione di colpevolezza del reo

- Partecipazione volontaria di tutti

- Desiderio di riconciliarsi e di ristabilire le relazioni umane

Il processo ha inizio con la descrizione del reo in merito all’accaduto e le sue convinzioni

riguardo chi crede di aver danneggiato. Successivamente, la vittima descrive l’esperienza

dal suo punto di vista e come l’avvenimento gli ha cambiato la vita. Mediante il racconto e

le domande, ciascuno potrà esprimere stati d’animo ed emozioni, permettendo al reo di

affrontare la conseguenza dei suoi comportamenti sulla propria e altrui vita. Il gruppo,

congiuntamente, decide cos’è necessario che si faccia per riparare al danno e in che modo;

viene chiesto alla vittima di chiarire cosa si aspetta dall’incontro.

L’incontro si chiude con la firma di un accordo fra le parti, in cui vengono stabiliti gli

impegni reciproci. Le FGC vengono utilizzate in varie fasi del procedimento penale, di solito

come un’alternativa all’arresto o all’invio al sistema penale.

Il MODELLO DEI CIRCLES ha origine dalle tradizioni dei circoli rituali utilizzati nelle tribù per

discutere sui conflitti e sui problemi interni (indigeni canadesi). Il modello dei circles si

diversifica in sotto categorie:

- SENTENCING CIRCLES

- PEACEMAKING CIRCLES

- COMMUNITY CIRCLES

i quali perseguono lo stesso obiettivo, con piccole differenze procedurali.

In merito ai circles Roberts, Roach e Schiff affermano che rispetto ad altri modelli riparativi

richiedono più tempo in quanto più complicati, questi prevedono cinque fasi, dette

“cerchi”:

1° cerchio- si discute del reato con i soggetti

2°cerchio- la vittima spiega al reo il cambiamento causato dalla sua azione

3°cerchio- viene coinvolta la comunità

4°cerchio- discussione e firma per l’accordo

5°cerchio- incontri successivi alla fine del processo per assistere il reo e verificare che si stia

comportando secondo gli accordi presi. Il quinto cerchio è detto anche “circle conclusivo”,

che si verifica circa ogni sei mesi.

I partecipanti si dispongono in cerchio, passandosi un TALKING PIECE, un “testimone” che

attribuisce diritto di parola. Non vi è un mediatore in quanto tale ma un “Circle keeper”

che guidano il percorso rimanendo il più esterni possibile.

i protagonisti sono: Vittima, Reo, Famiglie e membri coinvolti.

questa pratica è utilizzata anche all’esterno del processo penale.

I COMMUNITY RESTORATIVE BOARDS coinvolgono tutti i membri della comunità; sono

gruppi di cittadini formati per condurre incontri face to face con il reo. L’obiettivo è

permettere alla vittima e alla comunità di confrontarsi con il reo in maniera costruttiva. Il

processo consiste in un incontro fra i membri del board per discutere la gravità del reato, i

danni e gli effetti negativi sia sulla vittima che sulla comunità. Dopo l’esame il board

sviluppa delle proposte che verranno poi esaminate e discusse con la vittima e il reo fino a

giungere ad una soluzione condivisa. A conclusione del processo il board invia un

documento alla Corte, in cui certifica gli impegni del reo rispetto all’accordo.

Questo modello promuove l’impegno e il coinvolgimento dei cittadini nell’amministrazione

della giustizia.

Ciò che accomuna i quattro modelli è il riconoscere le cause e le conseguenze

dell’accaduto, cercando di trovare una soluzione. Gli elementi comuni sono la riparazione

del danno, il coinvolgimento diretto, il ruolo della comunità e il valore della narrazione.

i valori su cui i quattro modelli si basano sono : il rispetto, la collaborazione, la volontarietà

e la responsabilità.

Capitolo 3- MEDIAZIONE PENALE IN EUROPA: PERCORSI DI SVILUPPO, CONVERGENZE

E DIVERGENZE

Attualmente in Europa la VOM è considerata:

- Strumento per rinforzare il ruolo della vittima

- Strumento per di diminuire il ruolo dello stato

- Strumento che consenta un aumento della partecipazione

- Attivatore della società nell’amministrazione della giustizia penale.

Anna Mestiz e Simona Ghetti hanno condotto uno studio allo scopo di individuare le

caratteristiche comuni e non fra paesi europei, mediante uno studio comparativo fra 15

paesi: Austria, Belgio, Inghilte

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
14 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessia.pi96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della famiglia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi del Molise o del prof Barba Davide.