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La fase più indeterminata dello sviluppo dell'embrione

Il lm cerca di ricordare la fase più indeterminata dello sviluppo dell'embrione e viene accompagnato da sculture polimateriche che riprendono questo concetto restituendolo in maniera plastica. Composizioni organiche che, però, mantengono una certa solidità come "Goodyear Field" e "Choreographic Suite". Cremaster 5, 1997. Il set si sposta a Budapest. L'Opera è come una protesi anatomica o come una gabbia toracica. In questo capitolo vediamo Barney indossare diverse maschere. Lo vediamo nei panni del mago Harry Houdini (suo alter ego), in quelli della Diva e del Gigante (una specie di Nettuno dai capelli di vetro e dalla pelle candida). Intorno a questa personalità multipla si muovono strani personaggi che sembrano usciti dalle profondità dell'inconscio, incarnazioni dei desideri e delle pulsioni. Abbiamo Ursula Andress, che interpreta la Regina disperata per aver perso l'amore del Mago. La Regina è una.

Gura centrale, ad un certo punto, il suo corpo si fa architettura e tra le sue gambe si dischiudono bagni percorsi da creature ermafrodite, da folletti, da giganti.

La scultura "Lánchid: the Lament of the Queen of Chain" sottolinea la centralità di questo personaggio: ci troviamo davanti a una scalinata di cristallo modellata su un calco delle scale di Budapest. L'opera è metafora del moto ascensionale dei testicoli nell'atto della creazione. Intorno, pareti nere, come le quinte di un palco teatrale.

Cremaster 2, 1999

Si tratta di un film quasi storico, in cui Barney riadatta il "Canto del boia" (romanzo di Norman Mailer). Nel romanzo vi si narra l'omicidio di un giovane benzinaio compiuto da Gary Gilmore; Gilmore che in seguito deciderà di farsi giustiziare.

Il film di Barney è ambientato in Canada, ed è lo stesso regista a interpretare l'assassino, nonché il protagonista. Tutti gli eventi reali del

Il libro viene trasformato da Barney in chiave visionaria (es. la scena dell'esecuzione di Gilmore è resa attraverso la ripresa di un rodeo). Una volta morto, nel film di Barney, Gilmore si reincarna in Houdini, dando vita a un gioco di rispecchiamenti e riaffioramenti. La trama è molto intricata e viene resa anche da un ciclo di sculture:

- The Cabinet of Gary Gilmore and Nicole Barker (scultura): si evoca la storia d'amore interrotta tra i due protagonisti, Gilmore e la donna, Nicole Baker, attraverso due veicoli trasparenti, con sedili avvolti in uno strano di cera d'api. Omaggio a Joseph Beuys, che aveva concepito questa materia come allegoria di una possibile rinascita (metafora del bisogno di continuare a sperare). Forse, due fragili bare di cristallo.

- The Drone's Exposition (esposizione): l'opera sembra quasi un montaggio daliniano. Gli oggetti sono resi in maniera iperrealistica. Il film è esposto insieme a tutti questi.

elementi in una sala che è cinema, teatro e pinacoteca allo stesso tempo. Gli spettatori siedono su panche simili agli spalti negli stadi e vengono sommersi da allucinazioni lomiche e fotografiche.

Cremaster 3, 2002

Ci troviamo a New York. Barney interpreta l'Apprendista Massone intento a scalare, dall'interno, il Chrysler Building. Questo atto rappresenta l'emancipazione dal peso della vita materiale, per dedicarsi alla riflessione concettuale, che si compie attraverso un percorso lungo e difficile.

All'interno del grattacielo ritroviamo personaggi dediti ad atti feticisti e a rituali incomprensibili. Veniamo poi catapultati all'interno del Guggenheim Museum, trasformato nel teatro di un gioco a premi post-umano. Qui ritroviamo Barney che si arrampica tra le spirali di Wright, combattendo contro mostri, donne pantera, gruppi heavy metal, sirenette, majorette seminude. Il film si conclude con una sorta di scontro tra generazioni. Barney vs...

Hiram Habiff, architetto del tempio di Salomone, interpretato da Richard Serra (artista che Barney ha sempre preso come modello di riferimento). Habiff con cca una protesi metallica nella bocca di Barney, trasformandosi in un mostro metà umano e metà con componenti meccaniche, in abiti scozzesi, con la bocca sanguinante e uno straccio per arrestare un'emorragia.

Nelle location del museo e del grattacielo nascono una serie di citazioni al cinema noir, lotte sindacali, rituali massonici, leggete celtiche, ambienti Art Decò e rinvii alla storia americana degli anni 30 con frequenti spunti dall'immaginario massonico: uomini in abiti da cerimonia, che tengono in mano martelli e squadre d'argento; una donna dalle gambe artificiali (interpretata da Aimee Mullins, modella-atleta senza arti inferiori), con scarpe fatte di lame appuntite, utili per tagliare chili di patate. Ci troviamo difronte ad una polifonia, nata da una scultura in più pezzi, intitolata

“Chrysler Imperial”: frammenti eterogenei assemblati in un montaggio plastico, che rivela freddezza industriale e una leziosità neobarocca, che simboleggiano quasi una crocissione. Questa “crocissione" rimanda al sacrificio di Barney alla fine del film, approda al Guggenheim di New York. I cinque episodi vengono riallestiti nel 2003: Cremaster in un progetto imponente e plurale.

Entropia- Thomas Pynchon, Entropia: parla di un gruppo di amici che vive su due piani distinti dello stesso palazzo. Al piano inferiore si trovano musicisti, il loro appartamento è sempre in disordine; al piano superiore, una coppia silenziosa, pacata, sempre in ordine. Mentre il primo gruppo è espressione di un disordine sfrenato, l'altro è metafora di un ordine maniacale. Ma il destino è comune, il caos è sempre incombente.

Con Entropia intendiamo la quantità di disordine che si può misurare all'interno di un sistema chiuso. Cremaster

Cycle si presenta proprio come il regno dell'entropia, un collage privo di qualsiasi coerenza. In questo ciclo sono raccolte tantissime suggestioni, antiche leggende, rituali arcaici ecc..., che mettono la trama in secondo piano, strategia sicuramente in contrasto con le scelte del cinema hollywoodiano. Riuta la leggibilità immediata e dà vita consapevolmente a un'opera incomprensibile.

Traspare evidente un certo gusto per il contrasto tempo/spazio, angelico/demoniaco, paesaggi incontaminati/città, umano/meccanico ecc... I racconti non sono assolutamente lineari e vanno intesi come una matassa di fili che si intrecciano diventando inestricabili. Non c'è un prima o un dopo, possiamo andare liberamente da una parte all'altra evitando qualsiasi tipo di connessione. Ci troviamo di fronte una favola dell'assurdo che ci fa riattraversare una moltitudine di epoche storiche, mischiando reale e fantastico.

Possiamo intendere Cremaster come un

recipiente in cui piove di tutto, e Barney fa questo3fi fi fi fi fi fl fi fi fi fi fi fi fifivolutamente, costringendo lo spettatore a farsi travolgere in una nebulosa che lo disorienta,condannandolo allo smarrimento.Il ritorno di OmeroL’epica è il genere letterario originale e non è da intendere come blocco monolitico (es: unlibro di scienze), ma come esperienza poetica totalizzante strettamente legataall’esperienza. L’epica ha cambiato più volte pelle durante la storia. È proprio partendo daOmero che si sono sviluppati racconti come Moby Dick. Essa è, infatti, un insieme dielementi eterogenei che vengono raggruppati all’interno di una griglia più ampia, frammentisingoli che si elevano a sistema.Possiamo individuare diversi fattori che accomunano l’opera di Barney all’epica- EPICA I: Cosmologie: Nell’epica è chiaro l’intento di voler raccontare la nascita o laformazionedell'universo e Barney con Cremaster fa la stessa cosa: attraverso una serie di trasformazioni ci illustra lo sviluppo della vita embrionale. EPICA II: Mitografia: Così come nell'epica, la figura del mito ha un ruolo centrale in Cremaster. I miti hanno mille volti legati soprattutto alla religione, ai riti ecc... volti che si manifestano anche nell'opera di Barney. Il mito è fondamentale in quanto in grado di legare l'uomo con il passato; il mito è quella cosa a cui l'uomo si appella per cercare di spiegare le origini del mondo. EPICA II: Metamorfosi: Barney recupera anche la dimensione metamorfica dell'epica, in essa non è raro trovare personaggi mitici/leggendari in grado di trasformarsi. È lo stesso Barney che nel ciclo assume tantissimi volti, si trasforma mettendo in scena i volti mutevoli dell'inconscio. Con queste trasformazioni, che compie in prima persona ma non solo, il regista ci indica che i confini della

La nostra identità non sono chiusi, ma plastici e aperti. L'unica differenza sotto questo punto di vista sta nel fatto che la metamorfosi dei personaggi di Cremaster non segue alcun tipo di archetipo narrativo.

Identità e disidentità

È interessante riflettere sul rapporto tra riconoscibilità e irriconoscibilità, tra identità e disidentità. Con la poetica di Cremaster, Barney cerca di mimare il funzionamento onirico restituendoci immagini perfettamente nitide che allo stesso tempo ci risultano imprendibili, incomprensibili.

L'artista ci presenta dei corpi inizialmente leggibili, che poi si trasformano in figure folli e mostruose che non riusciamo più a decifrare. Tutti questi mostri e "avatar del brutto" non sono altro che i sintomi di una società che abbandona gli ideali e conseguenza di una crisi di coscienza generale. Barney tradisce i classici canoni di bellezza e mette in risalto tutti questi elementi dell'orrore.

che non sono altro che parte dell'essere umano colto nel suo divenire. Si fa portatore di una poetica antinaturalistica, proiettandosi verso una dimensione in cui l'animale si fonde con l'uomo, cosa che hanno fatto tanti autori del passato con bestiari ecc... Dietro questo dialogo tra identità e disidentità ci sono sicuramente tanti echi storico-artistici. Figurazioni e De- gurazioni Si nascondono tanti echi storico-artistici. Cremaster potrebbe essere interpretato anche come un museo immaginario, segnato da citazioni di motivi pop. Barney vuole inventare una specie di metafisica industriale e si appropria di frammenti che appartengono a tutti. Aderisce a una postmodernità in cui la società non ha ormai nulla di eroico, ma si offre sotto le merci di consumo e la pubblicità, diventando anonima. Altri dati figurativi ritrovabili sono nelle citazioni all'optical art, nei percorsi, nelle scenografie e nella scelta delle inquadrature. Questi

elementi gurativi si scontrano, invece, con delletendenze di de- gurazione, da

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sara.carusos di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Arti e media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Trione Vincenzo.