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1. VALUTARE LO SVILUPPO COMUNICATIVO E LINGUISTICO

Osservare e valutare lo sviluppo comunicativo e linguistico ha una particolare rilevanza applicativa. Imparare

a parlare è la prima e più importante tappa dello sviluppo psicologico del bambino, così come lo è imparare a

camminare per lo sviluppo fisico e motorio. Il ritardo nell’acquisire il linguaggio rappresenta uno tra i motivi

più frequenti di consultazione clinica in età prescolare.

Per tanto è di notevole importanza identificare precocemente questo tipo di difficoltà attraverso strumenti

standardizzati che permettano di valutare le capacità infantili.

La valutazione dello sviluppo comunicativo e linguistico è importante anche nell’ambito della ricerca, per

accrescere le nostre conoscenze sui meccanismi dello sviluppo del linguaggio e sulla sua relazione con le

altre capacità dell'individuo. In passato i ricercatori utilizzavano come metodo di indagine l’osservazione

diretta, spesso il bambino osservato era il figlio del ricercatore e la tecnica di rilevazione era costituita da

diari. In anni più recenti però, le tecniche di osservazione sono state perfezionate attraverso l’uso del

videoregistratore, la strutturazione del contesto di osservazione e la creazione di schermi di codifica. Ciò ha

permesso di superare alcuni limiti dell’osservazione naturalistica e di disporre di dati ricavati da campioni più

ampi di bambini.

Sono stati ideati strumenti indiretti di osservazione (questionari e interviste) da somministrare ai genitori

dei bambini. Questo tipo di strumenti è risultato molto utile per indagare le capacità di bambini più piccoli ai

quali è difficile somministrate prove. Gli studiosi hanno individuato una serie di fasi e tappe che descrivono lo

sviluppo della comunicazione e del linguaggio nel bambino. La capacità linguistica va inserita all’interno della

più ampia capacità comunicativa e quest’ ultima compare prima del linguaggio; i bambini imparano a

comunicare attraverso espressione, gesti e vocalizzi prima di avere imparato la loro lingua madre.

Vengono distinte quattro fasi e tappe dello sviluppo comunicativo-linguistico (tab 4.1) :

la fase della comunicazione preintenzionale e la fase della comunicazione intenzionale, in cui il bambino usa

la comunicazione preverbale; fase del primo linguaggio e fase dello sviluppo morfologico-sintattico, in cui il

bambino acquisisce il linguaggio.

Nel primo anno di vita si sviluppano una serie di capacità relazionali, comunicative e fonoarticolatorie

indispensabili alle successive acquisizioni del linguaggio. A livello cognitivo il bambino impara a raggiungere i

propri obiettivi attraverso l'utilizzo di strumenti e in seguito a usare i simboli. Sul piano fonoarticolatorio il

bambino acquisisce il controllo motorio degli orgai fonoarticolatori e sviluppa il sistema fonologico. All’età di

circa 6-7 mesi il bambino inizia a produrre sillabe canoniche, capacità ritenuta necessaria allo sviluppo

linguistico successivo.

A livello relazionale, negli scambi affettivi con il genitore, caratterizzati da coinvolgimento emotivo ed

esperienze sensoriali, sperimenta le prime interazioni comunicative. Gli adulti, in questo periodo,

interpretano suoni e segnali emessi dal bambino come segni di malessere o benessere, e rispondono

adeguatamente. Ma il bambino, in realtà, non è ancora in grado di utilizzare intenzionalmente tali segnali; è

questa la fase della comunicazione preintenzionale.

Una tappa importante dello sviluppo in questo periodo corrisponde alla comparsa, intorno a 8-9 mesi di vita,

dell’attenzione condivisa, in cui il bambino condivide con il partner l’attenzione su un’oggetto o evento

dell’ambiente che viene a costituirsi come argomento della conversazione.

Il bambino inizia a comunicare intenzionalmente verso la fine del primo anno di vita (9-10) quando

comprende il valore di segnale dei propri comportamenti e li utilizza per i propri obbiettivi. Per comunicare il

bambino utilizza diversi strumenti (sguardo, vocalizzi, gesti) tra i quali un ruolo particolare hanno i gesti

comunicativi.

A circa 9- 10 mesi compaiono gesti come indicare, mostrare, offrire e richiedere con la mano che vengono

chiamati deittici: si riferiscono a un oggetto o evento e il loro significato si ricava osservando la situazione in

cui sono prodotti. 35

Tra i gesti deittici, particolarmente importante è il gesto di indicare con il dito. A partire dai 12 - 14 mesi il

bambino utilizza un diverso tipo di gesti chiamati referenziali in quanto rappresentano un referente specifico

e il loro significato non varia al variare delle situazioni in cui vengono prodotti (ad esempio il bambino apre e

chiude la mano per “ciao”, solleva le braccia e le mani aperte per “non c’è più”, apre e chiude la bocca per

“pesce”).

I gesti comunicativi vengono usati molto frequentemente dai bambini, fino a quando il linguaggio verbale

comincia a consolidarsi. Gli studiosi ritengono che i gesti consentano ai bambini di comunicare usando come

strumenti comunicativi, schemi simbolici semplici e ben esercitati rispetto alle sequenze vocaliche ancora

incerte. In questa fase, la comunicazione preverbale lascia il posto al linguaggio.

Le prime parole compaiono di solito tra i 11-13 mesi, parallelamente alla comparsa dei gesti referenziali, e

inizialmente vengono utilizzate in contesti specifici di gioco o di routine; il bambino dice “ciao” soltanto nella

situazione di gioco con il telefono, mentre successivamente lo dice per salutare qualcuno che entra o esce di

casa.

Le prime parole sono precedute dalle protoparole, ovvero da suoni simili a parole, spesso idiosincratici, che

assumono una funzione comunicativa specifica in funzione del contesto in cui vengono di solito prodotte.

Ad esempio, il bambino può dire “dà” quando richiede o desidera qualcosa, oppure “bau bau” quando vede

un cane.

Nel primo sviluppo lessicale si evidenziano due processi: la decontestualizzazione, in cui avviene il

passaggio all'uso più generalizzato di parole e gesti, indipendentemente dal contesto; la

convenzionalizzazione il cui processo influisce sul passaggio dall'uso di segnali comunicativi di tipo

idiosincratico all'uso di segnali stabili e condivisi. In questa fase il bambino acquisisce nuove parole

gradualmente.

A circa un anno e mezzo, quando diventa consapevole che le cose si possono nominare e che tutte hanno

un nome, il suo sviluppo lessicale subisce una forte accelerazione e si verifica il fenomeno detto

“ESPLOSIONE DEL VOCABOLARIO”, in cui il bambino rapidamente acquisisce nuove parole.

Nell’ultima fase individuata, il bambino inizia a combinare due o più parole formando le prime frasi e usando

correttamente grammatica e sintassi. Il completamento di questo sviluppo avviene alla fine del terzo anno di

vita. Inizialmente il bambino combina un gesto con una parola, poi due parole singole in successione

prevalentemente senza il predicato.

Nei mesi successivi produce le combinazioni di più parole in cui è presente un predicato anche se possono

mancare i connettivi, gli articoli e le preposizioni, infine il bambino produce frasi semplici complete e iniziano

a comparire le frasi complesse.

Come si può dedurre, lo sviluppo comunicativo e linguistico è molto complesso e richiede strumenti e

tecniche diverse e specifiche per le varie tappe. Per i bambini più piccoli, nel primo e secondo anno di

vita, una prima modalità consiste nell'osservare direttamente il comportamento comunicativo del bambino

(insieme al genitore) durante il gioco o la routine.

L'osservazione può essere videoregistrata per procedere poi ad una valutazione qualitativa della

capacità comunicativo linguistica del bambino, attraverso uno schema di codifica o le scale di valutazione.

Un'altra possibilità è d'intervistare i genitori.

Nella fase di comunicazione intenzionale, in cui il bambino comunica attraverso vocalizzi e gesti, può essere

utilizzato il Questionario sullo sviluppo comunicativo e linguistico nel secondo anno di vita (QSCL)

che permette di rilevare quali gesti e vocalizzi usa il bambino, in quali contesti, con quale frequenza e come li

usa.

Esso dispone di dati normativi sulla popolazione italiana per 12, 16 e 20 mesi che consentono di valutare il

livello di sviluppo comunicativo del bambino osservato. Il questionario permette anche di raccogliere dati

sulle capacità del bambino di produrre parole e frasi in riferimento ai diversi contesti d'uso.

Per valutare la capacità del bambino di produrre il gesto dell'indicare in diverse situazioni quotidiane e con

diverse intenzioni, si può somministrare ai genitori il Questionario sull'uso del gesto d'indicare nel 36

bambino (QPOINT). Il questionario va dato a genitori di bambini che hanno appena iniziato ad usare il gesto

e permette una valutazione normativa in quanto dispone di dati di riferimento sull'età di comparsa

dell'indicazione e sul profilo tipico delle intenzioni comunicative con cui viene usato il gesto d'indicare dal

bambino.

Per valutare la capacità di comprensione si può usare il Primo vocabolario del bambino (PVB), composto

da due forme.

La prima (gesti e parole) è per i bambini tra gli 8 e i 17 mesi, e comprende domande sulla capacità di

comprensione globale del linguaggio parlato, una lista di 28 frasi comunemente usate nel rivolgersi ai

bambini e una lista di 408 parole per le quali il genitore deve indicare se il bambino le comprende e le

produce.

Il PVB può essere usato anche per valutare lo sviluppo comunicativo gestuale, in quanto una parte è relativa

ai gesti deittici e referenziali. Anche per questo test, sono disponibili i dati normativi sulla popolazione italiana

che permettono di stabilire il livello di sviluppo comunicativo linguistico del bambino osservato. Nella fase di

sviluppo del primo linguaggio può essere somministrato il PVB parole e frasi, per bambini fra i 18 e i 30 mesi.

Comprende una lista di 670 parole distinte in 23 categorie, tra cui predicati, nomi, articoli ecc., e può essere

utile per raccogliere informazioni sull'ampiezza del vocabolario e sulla composizione sia nella fase del primo

lessico, sia nella fase di esplosione del vocabolario.

Questo strumento può essere usato per valutare anche la capacità del bambino di formulare frasi ed usare la

grammatica e la sintassi. Un indice, comunemente usato per valutare la complessità morfosintattica delle

produzioni linguistiche del bambino è la Lunghezza media dell'enunciato (LME).

ENUNCIATO: s'intende una sequenza di parole che, indipendentemente dal fatto che contenga una struttura

grammaticale, sia preceduta o seguita da silenzio.

La LME viene calcolata su un campione

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
52 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/03 Psicometria

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher babycoach17 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecniche di osservazione del comportamento infantile e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Arace Angelica.