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ARTE ALTOMEDIEVALE

Capitolo 1, il periodo tardo­antico e paleocristiano

Alcuni storici riconoscono come data di inizio del Medioevo, il 313, anno dell’Editto di Milano; altri il 476, anno

dell’abdicazione dell’ultimo imperatore romano; altri ancora l’anno di fondazione del primo impero germanico sotto

tardo­antico/paleocristiano.

Carlo Magno, l’800. I secoli precedenti vengono chiamati L’arte di questi secoli

intermedi fu molto importante e svolse un ruolo decisivo per l’evoluzione dell’arte medievale. Infatti assicurò la

continuità con la tradizione classica e costituì il punto di partenza dal quale lo stile classico di Greci e Romani mutò

nello stile astratto e trascendente nel Medioevo.

Fu durante i secoli III e IV che i cristiani iniziarono ad adattare l’arte classica ai loro scopi. Le prime opere furono

prodotte in un ambiente totalmente pagano e probabilmente da artisti che producevano opere sia di carattere pagano sia

scrigno di

cristiano: per questo motivo molto dell’arte pagana fu ripreso nell’arte cristiana. Come ad esempio nello

proietta, uno scrigno in argento decorato con rappresentazione di Venere, Tritoni, Nereidi e in parte con scene di

cerimonie; l’iscrizione esorta la coppia di sposi a condurre un’esistenza cristiana.

In Oriente le figure pagane perdurarono di più rispetto a Roma, in Egitto ad esempio anche in epoca cristiana vennero

prodotte decorazioni di soggetto classico.

Vi sono inoltre rappresentazioni di Cristo come un Apollo (vedi mosaico di S. Pudenziana), oppure era rappresentato

come un pastore in mezzo al suo gregge: i temi provenivano dal Vangelo, ma le rappresentazioni dal mondo classico.

Solo durante il IV secolo la figura di Cristo come personaggio idillico e giovanile, furono sostituite da figure austere e

maestose di un uomo con la barba. Gli angeli derivano dalle Vittorie e i simboli della Chiesa vittoriosa derivano dalle

insegne imperiali e dai trionfi militari.

Le prime chiese cristiane erano basiliche, luoghi di affare romano, adattati a scopi religiosi. Alcuni temi erano però

nuovi, ma anche essi si ispirarono all’antico: l’ingresso a Gerusalemme prese spunto dall’ingresso trionfale di un

imperatore alle porte della sua città.

non ci sono differenze stilistiche pagane e cristiane nell’arte del III e IV secolo.

Le opere del periodo mostrano una certa trascuratezza, un declino della tecnica e della perizia artigianale per lasciare

il passo a una semplificazione che rasenta la rozzezza. Come dimostra una placca in avorio con l’apoteosi di un

imperatore, opera romana del IV secolo. Sia nello stile sia nello spirito viene annunciato il preludio al Medioevo. Lo

stesso soggetto presenta elementi medievali. Nella metà inferiore della placca vi è l’imperatore, la cui identità è tuttora

ignota, seduto su un carro trainato da quattro elefanti. Nella metà superiore egli viene trascinato in cielo (rappresentato

dai segni dello zodiaco, dalla divinità del sole) da due geni alati nudi. Si tratta della rappresentazione del viaggio

dell’imperatore nell’aldilà. Le figure paiono tutte sullo stesso piano e non vi è profondità. I volti non presentano

caratteri individuali e gli occhi sono fissi, le pose sono goffe. Tutte queste sono caratteristiche dell’arte sub­antica.

L’assenza di prospettiva e la semplificazione di composizione e figure attirano l’attenzione sugli elementi essenziali.

Non vi è equilibro tra forma e contenuto: ciò segna il passaggio ad una nuova concezione dell’arte in cui essa è il

veicolo per la diffusione di alcune dottrine. Il naturalismo è del tutto assente; l’autore si è focalizzato sulla relazione

astratta fra le cose e non sulle cose in sé. Cambia dunque la visione dell’artista così come cambia la sua funzione.

Ovvero mira a trasmettere un messaggio e a sortire un dato effetto psicologico.

Nei territori su cui sorgeva l’impero romano prima della sua disgregazione, fiorirono stili artistici particolari, di

tendenza talora classica talora anticlassica. Dopo il trasferimento della capitale da Roma a Costantinopoli, la prima

continuò comunque ad esercitare una certa influenza, che diminuì soltanto con le invasioni barbariche del secolo V.

Antiochia e Alessandria furono due importanti centri che ebbero un ruolo fondamentale per l’evoluzione dell’arte

greca. Qui erano ben radicati stili e gusti greci e, con il declino dell’arte classica, questi centri non accolsero le nuove

astratte tendenze che stavano diffondendosi. L’arte non ufficiale rimaneva saldamente radicata alla tradizione

Genesi Cotton,

ellenistica. Come dimostra la il più antico manoscritto illustrato della Bibbia a noi noto proveniente

dal mondo greco. È considerata opera di un pittore alessandrino del V secolo/inizio del VI. Oggi non rimane che una

serie di frammenti bruciati , ma in cui si nota lo stile sintetico e impressionistico della pittura classica.

Costantinopoli attraeva i migliori artisti del Mediterraneo orientale, soprattutto nel VI secolo, quando raggiunse

l’apice massimo della sua espansione e anche sotto Giustiniano. Le città provinciali dipendevano da questa enorme

influenza.

L’arte tardo­antica si caratterizza anche per una certa anticlassicità. Nelle rappresentazioni di questo genere, frequenti

e tipiche sono le schiere di santi con grandi occhi scuri e in posizione rigidamente eretta, su fondo oro e ritratti

frontalmente; oppure le figure di imperatori , con le stesse caratteristiche ma avvolti in abiti pesantemente ornati di

pietre preziose. A questo proposito, i mosaici di Ravenna presentano caratteri del tutto analoghi. Nell’arte bizantina

coesistono due stili distinti: quello anticlassico in cui le figure sono rappresentate in uno stile ieratico e in cui

l’ornamentazione è ricca e sontuosa, e quello classicheggiante.

Oltre al Mediterraneo, Mesopotamia e Armenia svilupparono stili propri. Tipici di tale arte provinciale risalente al

periodo proto­bizantino sono i manoscritti miniati delle zone interne dell’Asia Minore. La miniatura si eseguiva

soprattutto nei monasteri, che erano luoghi di istruzione e di cultura. I monaci si interessavano principalmente al

contenuto e i libri venivano illustrati soprattutto per rendere più comprensibile e avvincente il messaggio. Le figure

erano dipinte direttamente sulla pergamena e non avevano uno spazio prestabilito e a loro dedicato, ma comparivano a

margine, come una sorta di commento pittorico. Il loro stile era di derivazione classica, ma spesso i pittori

adeguavano i modelli alle loro esigenze di rappresentazione.

In Terra Santa si preferiva invece lo stile ieratico. Gli oggetti legati al culto dei luoghi sacri erano spesso decorati con

scene della vita di Cristo, simmetriche e rigidamente monumentali.

La Valle del Nilo era ufficialmente parte dell’impero bizantino, però non riusciva ad essere adeguatamente controllata.

Gli Egiziani avevano la loro propria forma di cristianesimo e dal V secolo crearono la loro propria chiesa, la chiesa

copta. Lo stesso termine è usato per descrivere l’arte del periodo cristiano in Egitto. Precedentemente, sotto la

dominazione greca, l’Egitto era stato completamente ellenizzato. Lo stile greco sopravvisse sempre come arte non

ufficiale, a fianco di quella ufficiale che seguiva i gusti e le tendenze dei dominatori, prima romani e poi bizantini.

L’arte copta ha un carattere prevalentemente ornamentale; in epoca cristiana gli Egizi decoravano le loro chiese con

disegni a fogliami, animali e motivi geometrici.

I soggetti di tradizione cristiana furono introdotti anche in pittura, scultura e tessuti , ma con scopo prevalentemente

ornamentale. Quindi l’arte copta non ha funzione di istruzione e propaganda, come accade invece nell’arte romana, e

il carattere puramente ornamentale funse da preludio per l’arte islamica.

Durante i secoli VII e VIII, il dominio bizantino entrò in declino. Prima ci furono le invasioni persiane (VI­VII) che si

conclusero con la temporanea perdita di Siria, Palestina ed Egitto, dove si radicò l’islam. Dopodiché il conflitto tra

Occidente ed Oriente si tradusse nell’iconoclastia. Costantinopoli rimaneva la città più grande e ricca del mondo,

benché non ne fosse più il centro indiscusso.

Capitolo 2, l’arte carolingia

Quando Carlo Magno intraprese il suo ambizioso progetto di far rivivere l’antico impero romano, esisteva già, al Nord

delle Alpi, una consolidata tradizione artistica. Quest’arte nordica era l’opposto di quella mediterranea, sotto quasi

ogni aspetto: collegata per le sue origini alle tribù nomadi, era quasi interamente confinata agli oggetti mobili, come

ornamenti personali, armi e utensili e non prevedeva monumenti, affreschi, mosaici e sculture di grandi dimensioni.

Gli artisti del Nord eccellevano infatti nelle arti minori, quali l’oreficeria, gli smalti, la fusione del bronzo e l’intaglio

dell’osso. Il loro unico fine era l’ornamentazione astratta.

Alcune delle decorazioni erano di carattere geometrico con profili a spirali, a zig­zag e altri motivi, ma venivano anche

inserite figure di animali, perlopiù in forma fantastica.

Nel VII con la diffusione del cristianesimo, si stabilirono i primi contatti con l’arte cristiana del Mediterraneo. La più

importante arte introdotta dai missionari cristiani nel mondo nordico consiste nella scrittura e miniatura di libri. Gli

Evangelari furono il mezzo propulsivo più efficace della cristianità ed essi erano sapientemente ornati e decorati in

modo efficace e mirato alla trasmissione di un messaggio.

La tradizione autoctona resistette però in ambito profano e divenne anzi la principale fonte di ispirazione per la

decorazione di chiese, sculture e manoscritti. Secondo la concezione che vigeva al Nord, però, un manoscritto era visto

soltanto come un oggetto adatto all’ornamentazione.

L’evangelario di Lindisfarne presenta una miniatura in cui è ritratto un evangelista, il quale siede in uno spazio

indefinito ed è lo spazio stesso della pagina ad essere vuoto. L’unico oggetto di arredamento è il sedile su cui siede

l’evangelista. Questo sedile essenzialmente è formato da un motivo decorativo di nastri ornamentali. tutte le parti

della miniatura sono trattate come un’ornamentazione. Anche le iscrizioni

sono trattate come motivi, e servono a controbilanciare l’aquila sopra la testa dell’evangelista. Lo sfondo vuoto serve a

far risaltare questo insieme di motivi. Il tutto da un senso di sovraumano, assolutamente idoneo per la rappresentazione

che vede come soggetto un santo.

L’arte barbarica era astratta e disarticolata, incapace di trasmettere un messaggio. Era inadatta a illustrare soggetti di

carattere storico. Per questi mot

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Publisher
A.A. 2018-2019
7 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/01 Storia dell'arte medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lennyx di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Crivello Fabrizio.