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Esperimento dell’effetto autocinetico

1.

Esperimento con cui Sherif debutta, condotto negli anni trenta con lo scopo di

capire come alcune democrazie dell’epoca si fossero potute trasformare in

dittature con largo consenso popolare.

Con questo esperimento Sherif riesce a ricreare in laboratorio il meccanismo di

la sola interazione fra i

produzione delle norme di gruppo; dimostra che

membri di un gruppo sociale, in un lasso di tempo anche relativamente breve e

senza che gli individui ne siano consapevoli, avvicina sempre più le loro

opinioni e azioni. Queste norme createsi vengono mantenute nel tempo e

trasmesse alle generazioni successive.

Esperimento svolto su studenti non di psicologia di new york

 Sherif riproduce in laboratorio una situazione di incertezza (effetto

 autocinetico) con lo scopo di verificare il pattern di formazione delle

norme di gruppo

Due situazioni sperimentali: una in cui i soggetti sono soli con lo

 sperimentatore e una in cui i soggetti sono prima in gruppo e poi soli o

viceversa. Questo per stabilire quale norma influenza maggiormente il

comportamento (norma individuale o norma sociale)

I soggetti devono comunicare quando (e se) iniziano a percepire un

 movimento dello stimolo e di quanto pensano che esso si sia mosso.

Risultati: nella prima condizione sperimentale, i soggetti si costruivano una

norma individuale e tendevano a dare risposte coerenti con essa. Nella

seconda condizione sperimentale, i soggetti che erano sottoposti alla sequenza

individuale-di gruppo risultavano abbandonare la propria norma individuale a

favore di una norma di gruppo che veniva a costituirsi con gli altri membri del

gruppo. Per quanto riguarda i soggetti sottoposti alla sequenza di gruppo-

individuale, essi rimanevano coerenti con la norma di gruppo anche nel

momento in cui si trovavano a dover dare risposte da soli.

Sherif spiega la convergenza delle opinioni di gruppo come frutto della

sensazione di percepire se stessi come elementi devianti del gruppo. Secondo

Sherif, all’interno di un gruppo sociale, il processo di formazione di una norma

sociale coincide con il processo di elaborazione collettiva di uno schema di

riferimento normativo utilizzabile da tutti i membri.

La grande rilevanza teorica di questo esperimento è data dal fatto che Sherif è

riuscito a dimostrare che le norme di gruppo determinano il modo in cui i

membri di un gruppo percepiscono il mondo fisico che li circonda.

Esperimenti nei campi estivi per ragazzi

2.

Esperimento che ha contribuito alla conferma della figura di Sherif nel

panorama della sperimentazione psicosociale.

Tre studi:

- Il primo (1951) incentrato sul processo di formazione di gruppi sociali

- Il secondo (1953) sugli effetti della suddivisione di un gruppo in

sottogruppi in competizione reciproca, sulla produzione di uno stato di

conflittualità intergruppo

- Il terzo (1955) sul processo di riduzione della conflittualità intergruppo a

seguito della presentazione di un obiettivo sovraordinato

Esperimento svolto all’interno di un campo estivo per ragazzi. Selezionati

 soggetti maschi, di 12 anni, euroamericani, protestanti, di ceto medio e

educazione e intelligenza simili

Esperimento svolto in un luogo lontano da possibili fonti di distrazione

 esterne che potevano costituire variabili di disturbo

Quattro condizioni sperimentali consecutive

 - prima condizione: i ragazzi vivono tutti insieme sono lasciati liberi di

creare gruppi amicali sulla base di similitudini caratteriali

- seconda condizione: i gruppi amicali vengono divisi a metà, e ogni metà

di ogni gruppo viene associata a un diverso gruppo sperimentale (tecnica

di pareggiamento). Da quel momento in poi i due gruppi sperimentali

vengono tenuti fisicamente separati

- terza condizione: i due gruppi vengono fatti entrare in contatto tramite

giochi competitivi e situazioni frustranti

- quarta condizione: per stemperare la frustrazione (debriefing), i due

gruppi vengono fatti collaborare a una serie di attività sovraordinate

Risultati: in seguito alla formazione dei due gruppi artificiali (seconda

condizione), gli sperimentatori osservarono il nascere di:

strutture di ruoli sociali aventi status differente

 coesione intragruppo indicata da sentimenti di lealtà diretti solamente ai

 membri dell’ingroup (e non più agli amici scelti nella prima condizione)

norme di gruppo

in seguito alla terza condizione sperimentale si osservarono:

aumento di coesione intragruppo

 sviluppo di comportamenti di ostilità nei confronti dell’outgroup

 sorgere di stereotipi verso i membri dell’outgroup

l’istituzione della quarta condizione rese possibile:

la diminuzione dei comportamenti e dei sentimenti di ostilità di tipo

 diretto (ma il persistere di segnali indiretti)

Studio osservazionale sui gruppi informali di adolescenti (1958-

3. 64)

Sherif e sua moglie sono partiti dall’assunto che il comportamento sociale,

deviante o meno, è sempre determinato dall’appartenenza a gruppi. Un

comportamento deviante non sarebbe quindi dovuto a caratteristiche personali

di un individuo, bensì all’adesione a scopi fissati dalla “cultura” del proprio

gruppo di appartenenza. Gli Sherif scelsero di studiare sia i comportamenti

devianti che quelli non devianti, messi in atto da parte di gruppi di adolescenti

tra i 13 e i 18 anni.

I ragazzi erano osservati da uno studente addestrato, ed erano inconsapevoli di

essere osservati.

I risultati dimostrarono che le interazioni all’interno di ogni gruppo portavano

alla definizione di posizioni e di ruoli diversi per ogni membro, e che le

prestazioni degli individui di status più elevato erano sopravvalutate rispetto a

quelle di individui di status più basso.

Carl Hovland – Comunicazione e persuasione

Hovland e il suo gruppo di Yale compiono vari studi che hanno come oggetto i

messaggi di persuasione e utilizzano il metodo sperimentale.

Il programma di Hovland prevedeva di articolare 4 variabili indipendenti:

- Fonte credibile/non credibile

- Comunicazione unilaterale/bilaterale

- Conclusione esplicita/implicita

- Appello alla paura forte, medio o basso

Con 3 variabili dipendenti:

- Apprendimento delle informazioni nel messaggio

- Ricordo

- Opinione finale

E con 5 caratteristiche del ricevente come variabili intervenienti:

- Intelligenza

- Scolarità

- Atteggiamento iniziale

- Probabilità di ascoltare contro-argomentazioni

- Partecipazione attiva

Esperimenti

Fonte credibile/non credibile: serie di quattro esperimenti presentati nel

 1951: veniva presentato ai soggetti sperimentali un tema e per ogni

tema un’opinione favorevole o contraria, e il messaggio proveniva da una

fonte attendibile o non attendibile. Nell’immediato veniva registrata

l’opinione dei partecipanti dopo i messaggi di persuasione, confrontata

con quella che era stata registrata prima dell’esperimento. 3 prove su 4

dimostrano che avveniva un maggiore cambio di opinione relativo alle

informazioni provenienti da fonti affidabili. In una rilevazione successiva

(dopo 4 settimane), la differenza tra le fonti svanisce. Una volta

dimenticata l’informazione sulla fonte infatti rimane solo l’effetto dei

contenuti (sleeper effect).

Appello alla paura: gli esperimenti relativi all’appello alla paura

 prevedevano che a 3 gruppi di studenti liceali si presentassero messaggi

relativi all’igiene dentale con tre diversi livelli di appello alla paura (con

foto di malattie orali). Si osservò che i maggiori risultati venivano ottenuti

con l’appello minimo, poiché in caso di appello alto il soggetto si vede

costretto a diminuire lo stato di tensione provocato dal messaggio,

prestandoci meno attenzione o minimizzandone l’importanza. I messaggi

con basso appello alla paura producevano una riflessione sull’argomento

e i risultati erano duraturi.

Conclusione implicita/esplicita: presentazione di due messaggi identici

 (trascrizione di un messaggio radiofonico riguardo la convenienza della

svalutazione del dollaro) se non per la conclusione. Risultava che i

messaggi con conclusione esplicita provocavano un doppio cambiamento

di opinione rispetto ai messaggi con conclusione implicita. Secondo gli

esperti però si potrebbe anche ottenere l’effetto contrario (se l’audience

è molto intelligente o informata riguardo l’argomento)

Comunicazione unilaterale/bilaterale: due gruppi sperimentali di soldati e

 uno di controllo. Ai due gruppi sperimentali sono somministrati messaggi

sulla guerra con il Giappone, uno unilaterale e uno bilaterale. Al gruppo di

controllo non viene somministrato niente. Entrambi i messaggi risultano

persuasivi ma il messaggio bilaterale è più efficace su chi inizialmente

aveva un’opinione opposta. I messaggi bilaterali sono più efficaci sui

soggetti più istruiti, quelli unilaterali sui soggetti meno istruiti. I messaggi

bilaterali erano anche più resistenti nel tempo (si aveva familiarizzato

con l’opinione avversa e si avevano più argomenti per confutarla).

Esperimenti su effetto primacy: gli esperimenti guidati dalla convinzione

 dell’esistenza di un effetto primacy evidenziano in realtà l’esistenza di un

effetto recency. Ai soggetti viene presentato un messaggio costituito da

un’argomentazione a favore e da una contraria a un tema (presentate a

un gruppo in un ordine e all’altro nell’altro ordine). Circa due terzi dei

soggetti risultano essere più influenzati dall’argomentazione presentata

per ultima.

Tratti del ricevente: con un esperimento svolto su un gruppo di boyscout,

Hovland e il gruppo di Yale dimostrò l’esistenza di una correlazione negativa fra

la valutazione dell’appartenenza a un gruppo e il cambiamento di opinione. Gli

autori analizzano anche alcuni tratti della personalità che pensano possano

costituire una tendenza all’essere persuasi. Autostima: le persone più

facilmente persuase sono quelle che presentano bassa autostima. Aggressività:

l’ipotesi degli sperimentatori di una correlazione positiva tra resistenza alla

persuasione e aggressività non è confermata. Si ottengono risultati in linea con

l’ipotesi solo in casi in cui l’aggressività non è rilevata attraverso le risposte del

soggetto ma attraverso l’osservazione. Intelligenza: le persone intelligenti

dovrebbero essere più critiche nei riguardi delle argomentazioni loro proposte,

ma anche maggiormente ricettive per quanto riguarda i contenuti comunicativi.

L’esperimento nell’esercito aveva messo in luce che i soldati più intelligenti

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher margheritammc di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Montali Lorenzo.