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PC→
Dove quindi , quindi se la produzione è uguale all’occupazione (ipotizzando 1 come produzione per
lavoratore) otteniamo
Così quando la disoccupazione è pari al suo livello naturale, anche la produzione sarà al suo livello
naturale.
Y – Yn = L((1 – u) – (1 – un)) = –L(u – un) Questo ci offre una semplice relazione tra le deviazioni della
produzione dal suo livello potenziale e le deviazioni della disoccupazione dal suo livello potenziale. La
differenza tra produzione e produzione potenziale è chiamata output gap. Quando il tasso di
disoccupazione è al suo livello naturale, la produzione è al suo livello potenziale e l’output gap è pari a
zero. Quando il tasso di disoccupazione è al di sopra del suo livello naturale, la produzione è inferiore al
suo livello potenziale e l’output gap è negativo. Quando il tasso di disoccupazione è al di sotto del suo
livello naturale, la produzione è superiore al suo livello potenziale e l’output gap è positivo.
Sostituendo (u – un) all’interno dell’equazione otteniamo:
π – πe = (a/L)(Y – Yn)
In questo capitolo assumeremo che le aspettative siano formate nel seguente modo: l’inflazione attesa
per quest’anno è pari all’inflazione osservata lo scorso anno (discuteremo in seguito cosa succede in
presenza di ipotesi differenti sulle aspettative). Questa ipotesi implica che la curva di Phillips sia data da:
π – π(–1) – ) di conseguenza quando la produzione è superiore al suo livello potenziale,
= (a/L)(Y Yn
quando c’è quindi un output gap positivo, l’inflazione aumenta. Quando la produzione è al di sotto del
suo livello potenziale, quando c’è quindi un output gap negativo, l’inflazione diminuisce. La relazione
positiva tra produzione e variazioni dell’inflazione è rappresentata dalla curva con pendenza positiva nel
riquadro inferiore della. La produzione è misurata sull’asse orizzontale, le variazioni dell’inflazione sono
misurate sull’asse verticale. Quando la produzione è al suo livello potenziale, cioè quando l’output gap è
nullo, la variazione dell’inflazione è nulla. Per questa ragione, la curva di Phillips interseca l’asse
orizzontale nel punto in cui la produzione è uguale al suo livello potenziale.
Dinamica di aggiustamento del breve-medio periodo: supponiamo che la banca centrale adotti un tasso
di policy pari a r, si avrà un livello di produzione pari a Y. Se Y è maggiore di Yn, l’inflazione sarà in
aumento. Se con il passare del tempo tutto rimane invariato, l’inflazione continuerà ad aumentare,
mentre la produzione si manterrà sopra il suo livello naturale. Se invece la banca centrale deciderà di
aumentare il tasso di policy per ridurre l’inflazione. Di conseguenza, alzandosi il tasso di policy, la
produzione diminuirà. Questo farà spostare il punto di equilibrio sulla PC verso il basso, diminuendo così
l’inflazione.
Questo modello ci permettono di effettuare una rivisitazione della politica fiscale. Se per esempio
l’economia si trova al suo livello potenziale, il livello di inflazione è stabile e il tasso d’interesse è buono
secondo la banca centrale, ma il disavanzo è alto, il governo tenterà di ridurlo aumentando le imposte.
Questo farà spostare verso sinistra IS, ottenendo così un nuovo equilibrio, ma con un livello di
produzione molto più basso e un’ inflazione che inizia a diminuire. Questo consolidamento fiscale porta
in realtà ad una recessione. Consideriamo ora il medio periodo. La banca centrale probabilmente
interverrà riducendo il tasso di policy, per portare la produzione al suo livello naturale. Dato che la
produzione aumenta, l’equilibrio in PC si sposterà verso l’alto fino a tornare al livello precedente. La
situazione che otteniamo sarà la seguente: maggiori imposte, minor consumo, tasso di interesse minore
e quindi investimenti maggiori ( quindi il calo dei consumi sarà pareggiato dall’aumento degli
investimenti).
Gli effetti di un aumento del prezzo del petrolio: al di là delle cause, ciò che ha colpito i consumatori e le
imprese è stato un aumento del prezzo del petrolio. Per analizzare questo aumento nella curva IS-LM-
PC considereremo un aumento del mark up, poiché un aumento del prezzo del petrolio aumenta i costi
di produzione e quindi induce gli imprenditori ad aumentare il mark up. Secondo la relazione di
determinazione dei salari, un aumento del mark up fa diminuire il salario reale, facendo aumentare il
tasso naturale di disoccupazione. Diminuisce quindi anche il livello naturale di occupazione, e se la
relazione tra produzione e occupazione rimane invariata (assumiamo che sia così), allora la produzione
diminuisce. Quindi tornando al nostro modello IS-LM-PC, avremo uno spostamento verso l’alto della
curva PC, IS e LM restano invariate la produzione comunque diminuisce. Quindi ora lo stesso livello di
produzione comporta un’inflazione più alta. Se la banca non cambiasse il tasso d’interesse l’inflazione
continuerebbe a crescere, quindi prima o poi interverrà per contenere l’incremento dei prezzi. Di
conseguenza diminuirà la produzione e l’inflazione pian piano cesserà di aumentare. Quindi nel medio
periodo otterremo una produzione potenziale più bassa. In questo processo abbiamo trovato la
stagflazione, che è un aumento dell’inflazione con un connesso calo di produzione. In questo processo IS
non si è spostata, tuttavia è possibile che le imprese investano meno e che IS si sposti verso sinistra; i
risultati comunque sono simili al caso precedente.
Apertura del mercato dei beni e dei mercati finanziari: fino ad ora abbiamo assunto che l’economia
fosse chiusa, cioè che non interagisse con in resto del mondo, ma la realtà è ben diversa. Quando si
parla di apertura internazionale si allude a tre dimensioni distinte: apertura del mercato dei beni,
apertura dei mercati finanziari e apertura del mercato dei fattori.
Fino ad ora i consumatori si sono travati davanti alla scelta di risparmiare o di comprare, ma con i
mercati aperti dovranno decidere se acquistare beni nazionali o beni esteri. Questa scelta è determinata
dal prezzo degli stessi e questo prezzo relativo è noto come tasso di cambio reale. Prima di arrivare a
definire il tasso di cambio reale però diamo spiegazione del tasso di cambio nominale. Il tasso di cambio
nominale è espresso o come il prezzo della valuta nazionale in termini di valuta estera o come il prezzo
della valuta estera in termini di valuta nazionale. Da qui un apprezzamento della moneta corrisponde ad
un aumento del prezzo della moneta nazionale su quella estera, mentre un deprezzamento consiste
nell’inverso. Ora possiamo analizzare il tasso di cambio reale. Per ottenere un cambio reale partiamo
considerando il valore di un bene nazionale e convertire il suo prezzo nella valuta estera. In seguito
confrontiamo il valore del bene ottenuto con il prezzo di un bene simile o uguale a quello prodotto nella
nostra nazione ( ovviamente tale bene è espresso in valuta estera). Ad esempio se prendiamo un
pomodoro italiano e lo confrontiamo con i pomodori americani, per prima cosa dovremo esprimere il
valore del pomodoro in dollari, in seguito dovremo prendere la stessa quantità di pomodoro, ma
prodotto negli USA e confrontare i due prezzi.
Questo calcolo è molto semplice, per comprendere quale sia il bene più conveniente da comprare
dobbiamo ora trovare una formula per tutti i prezzi: dove P è il prezzo dei beni nel nostro paese, E il
tasso di cambio nominale tra le due monete e P* il prezzo del bene estero. Un aumento del tasso di
cambio reale è detto apprezzamento reale, mentre una sua diminuzione deprezzamento reale.
I mercati finanziari in economia aperta:
avendo introdotto transazioni e scambi commerciali con il resto del mondo ogni paese avrà così una sua
bilancia commerciale dei pagamenti. La tabella presenta la bilancia dei pagamenti dell’Unione Europea
nel 2015. La tabella si compone di due sezioni separate da una linea; le transazioni si dicono sopra la
linea o sotto la linea.
Il conto corrente. Le transazioni sopra la linea registrano tutti i pagamenti da e verso il resto del mondo.
Esse sono chiamate transazioni di conto corrente:
• Le prime due righe riportano le esportazioni e le importazioni di beni e servizi. Le esportazioni
comportano pagamenti provenienti dal resto del mondo, mentre le importazioni implicano
pagamenti verso il resto del mondo. La differenza tra esportazioni e importazioni è il saldo della
bilancia commerciale. Nel 2015, nell’UE le esportazioni eccedevano le importazioni e l’area
economica registrava un avanzo commerciale pari a 252 miliardi di euro – circa l’1,4% del suo
PIL.
• Le esportazioni e le importazioni non sono l’unica fonte di pagamenti da e verso il resto del
mondo. Infatti, i residenti ricevono redditi da investimento dalle attività finanziarie estere che
possiedono e i cittadini residenti all’estero ricevono redditi da investimento dalle attività
finanziarie europee incluse nel proprio portafoglio. Nel 2015, nell’Unione Europea, il reddito da
investimento percepito dal resto del mondo è stato inferiore al reddito pagato agli investitori
stranieri, e il reddito netto da investimento è stato negativo e pari a – 90,4 miliardi di euro.
• Un altro importante tipo di pagamenti da e verso il resto del mondo è rappresentato dai
trasferimenti. I trasferimenti includono una grande varietà di transazioni, come le cancellazioni
del debito, i trasferimenti dovuti a brevetti, a diritti d’autore e a marchi di fabbrica, e le
donazioni internazionali.
Il conto capitale. Il fatto che l’Unione Europea abbia registrato un avanzo di conto corrente pari
a 116,6 miliardi di euro nel 2015 implica che essa ha prestato quell’ammontare di denaro al
resto del mondo – o, in altre parole, che sono aumentate di 116,6 miliardi di euro le attività
finanziarie estere detenute dai residenti dell’UE. Le transazioni sotto la linea sono dette
transazioni di conto capitale e descrivono le modalità attraverso cui tale risultato è stato
raggiunto.
• I flussi netti di capitale positivi
• Un paese deve finanziare un eventuale avanzo di conto corrente attraverso flussi netti di capitale negativi.
In altre parole, deve registrare un disavanzo di conto capitale
• sono chiamati avanzo di conto capitale; flussi netti di capitale negativi sono detti disavanzo di
conto capitale.
Il PIL misura