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MLT

La memoria a lungo termine. La memoria a lungo termine immagazzina informazioni riferite anche ad eventi molto

lontani nel tempo. Coinvolge diverse aree corticali, tra cui l’ippocampo, i corpi mamillari, le cortecce circostanti, il

talamo, la fornice e parte del lobo temporale. Distinguiamo inoltre tra:

 Memoria implicita – si manifesta come una facilitazione creando associazioni, senza che vi sia nessun

riferimento consapevole ad altre esperienze o apprendimenti precedenti;

 Memoria esplicita – si misura generalmente con i classici test di memoria, che richiedono all’individuo di

ricordare consapevolmente una specifica situazione o un determinato materiale da memorizzare.

 Memoria semantica – il cui concetto è stato sviluppato da Tulving, si riferisce alla conoscenza quasi

permanente che abbiamo in relazione al mondo, comprendendo il significato delle parole, dei nomi propri e di

determinate conoscenze specifiche;

 Memoria episodica – sviluppata anche questa da Tulving, si riferisce al ricordo di determinati eventi di cui

conserviamo un vivido ricordo. Quando il ricordo è mantenuto in memoria per molti anni, si può parlare di

memoria autobiografica.

Caratteristica della memoria autobiografica è l’amnesia infantile, che indica l’assenza dei ricordi relativi a eventi che

hanno avuto luogo prima dei 2 anni di età e la rarità dei ricordi relativi a eventi che hanno avuto luogo nel lasso di

tempo compreso tra i 2 e i 5 anni di età. L’amnesia infantile è probabilmente dovuta al fatto che i bambini prima dei 2

anni e prima dell’apprendimento del linguaggio non si servono delle stesse categorie e degli stessi schemi mentali che

utilizzano in seguito con la crescita (organizzazione dei ricordi in forma narrativa), per cui superata l’età della prima

infanzia NON DIMENTICANO, MA non posseggono chiavi d’accesso a quei ricordi.

La testimonianza infantile.

La necessità di comprendere la qualità di ricordi infantili per eventi lontani nel tempo si è resa imprescindibile per

verificare la veridicità della testimonianza infantile in caso di abuso e violenza. È stato evidenziato come i bambini

più piccoli siano maggiormente soggetti a sviluppare dei falsi ricordi e distorsioni mnestiche in seguito a domande

suggestibili, specialmente se poste in maniera sbagliata.

 Paradigma della memoria episodica: il bambino vede lo svolgersi dell'azione di un evento oppure

sente una storia in cui egli non risulta essere il principale partecipante attivo. Vari studi concordano sul fatto

che i ricordi dei bambini più piccoli sono inferiori rispetto a quelli dei bambini più grandi e degli adulti.

L'implicazione è che i bambini piccoli hanno una memoria meno efficiente nella rappresentazione degli eventi

probabilmente derivata da una scarsa comprensione causale degli eventi stessi.

 Paradigma della testimonianza: il ricordo di un evento viene seguito da domande che contengono

informazioni inaccurate si è trovato che i bambini più piccoli (6 anni circa) sono più vulnerabili alle

distorsioni seguite all'esposizione di informazioni fuorvianti rispetto a bambini più grandi o agli adulti.

La semplice esposizione alle domande degli adulti in relazione a eventi che non hanno avuto luogo è

sufficiente, alcune volte, a creare dei falsi ricordi.

Cause della suggestionabilità:

 Processi inibitori meno efficenti.

 difficoltà di discriminazione della fonte dei ricordi.

 domande poco opportune. ( ad esempio “ne sei proprio sicuro?” fa pensare al bambino che esistano risposte

giuste e sbagliate.

Lo sviluppo atipico.

Memoria di lavoro e disturbi dell’apprendimento.

Si definiscono bambini o adulti con disturbi dell’apprendimento quei soggetti che hanno un livello intellettivo nella

norma (≥85), ma presentano una prestazione deficitaria in una o più aree di apprendimento. Bambini, ad esempio, con

disabilità specifiche nell’area matematica possono rivelare deficit nei processi di elaborazione e rappresentazione di

uno o più domini della matematica. Nonostante l'eziologia di questo disturbo sia multifattoriale, vari autori hanno

dimostrato che la memoria di lavoro riveste un ruolo cruciale nel calcolo e nella soluzione dei problemi.

Prendendo come riferimento il modello di Baddeley, vari autori hanno ipotizzato che alla base delle difficoltà

matematiche ci sia una ridotta capacità del loop articolatorio, i risultati tuttavia sono controversi: pare che svolga un

ruolo nel mantenere l'informazione (singoli numeri o risultati parziali), ma non tutti i bambini con difficoltà

aritmetiche hanno un deficit del loop fonologico.

Fuerst e Hitch hanno ipotizzato un'influenza distinta e separata del loop fonologico (nelle funzioni sopra

descritte) e dell'esecutivo centrale, implicato nel “riporto” dei numeri.

Geary, invece, ipotizza che alla base delle disabilità matematiche ci sia un deficit delle abilità visuo-spaziali: il

deficit si evidenzia nell’organizzazione spaziale delle informazioni numeriche (problemi di scrittura e incolonnamento

dei numeri).

Altri studiosi ipotizzano il coivolgimento del taccuino-visuo spaziale, che potrebbe fungere da lavagna

mentale in cui le informazioni numeriche e spaziali vengono mantenute durate l'esecuzione delle operazioni.

Diverse ricerche hanno ipotizzato il ruolo cruciale dell'esecutivo centrale nelle abilità matematiche,

specialmente nella risoluzione di problemi. Questo compito richiede infatti la comprensione del testo, una

rappresentazione mentale del problema, l'integrazione e il mantenimento delle informazioni rilevanti.

Infine, le ricerche più recenti ipotizzano che la componente dell’esecutivo centrale possa essere suddivisa in tre

ulteriori processi:

 inibizione, che consiste nell’abilità di controllare ed eliminare informazioni irrilevanti, non pertinenti al

compito;

 updating (aggiornamento), che consiste nel continuo aggiornamento delle informazioni in ingresso e che

comporta, quindi, una costante sostituzione degli elementi presenti in memoria;

 shifting (spostamento-cambiamento), che consiste nella capacità di passare dall’esecuzione di un compito a

un altro e cambiare strategia in modo flessibile ed efficiente.

Si ipotizza, dunque, che il deficit di memoria dei bambini con disabilità matematiche dipenda dalle difficoltà nei

processi di inibizione, che comportano l’incapacità di eliminare le informazioni irrilevanti operando una selezione, per

cui questi soggetti sono negativamente influenzati dalle informazioni non inibite che li portano a commettere errori e

sono inoltre incapaci cambiare strategia appresa, inutile ai fini del compito, con una più funzionale, ragion per cui

sono portati a fornire risposte perseverative.

Training: La sperimentazione di training riguardanti lo sviluppo dei processi cognitivi implicati nei processi di

apprendimento sembra essere particolarmente efficace. Tra questi ricordiamo gli studi che dimostrano che un training

di memoria visiva produce significativi miglioramenti nell'abilità di lettura di bambini di prima elementare. Inoltre c’è

un effetto positivo di un training di memoria (verbale, visuospaziale e funzioni esecutive) sull'apprendimento

matematico di un gruppo di bambini di prima elementare. Anche i programmi di metamemoria risultano efficaci per il

trattamento.

Memoria di lavoro e comprensione del testo: Alcuni studiosi hanno dimostrato che i compiti di memoria che

richiedono un certo grado di controllo attentivo e l’elaborazione di materiale verbale sono i migliori indicatori nel

distinguere fra individui con buone o carenti abilità di comprensione (ad esempio, Listening span). Per la

comprensione di un testo è necessario, infatti, trattenere, manipolare e immagazzinare l’informazione verbale

acquisita: sarebbero coinvolti, dunque, i processi di inibizione e aggiornamento dell'esecutivo centrale

Disturbo specifico del linguaggio.

Questo disturbo si può definire come una limitazione significativa della competenza linguistica riscontrata in assenza di

deficit sensoriali, cognitivi, motori, affettivi o associati a gravi problemi di ordine sociale o ambientale. I soggetti affetti

da DSL presentano difficoltà di varia gravità nella comprensione, produzione e utilizzo del linguaggio o di altre

componenti linguistiche(fonologia, semantica, sintassi, grammatica). Tra le maggiori cause di questo disturbo si

evidenzia una riduzione nella velocità di elaborazione delle informazioni e una ridotta capacità della memoria di

lavoro fonologica. I bambini nei quali la comparsa del linguaggio è ritardata rispetto ai coetanei normali o avviene

successivamente ai 30 mesi sono definiti parlatori tardivi, che con più probabilità svilupperanno DSL. Alcuni chiari

segnali dei parlatori tardivi (immaturità sillabica nella lallazione, limitatezza dei fonemi, repertorio ristretto di gesti

articolatori) possono orientare i genitori a intraprendere un percorso riabilitativo precoce, utilizzare un linguaggio

concreto, ancorato a riferimenti visibili per il bambino (per facilitare l'associazione parola-oggetto).

Si suppone che alla base di un DSL vi sia un disturbo fonologico della memoria di lavoro: i bambini hanno maggiori

difficoltà a ripetere parole lunghe e senza senso, nonché ad apprendere nuove parole (per il cui trasferimento nella

MLT è necessaria la reiterazione).

Memoria di lavoro e ritardo mentale.

La Sindrome di Down.

Per quanto riguarda la memoria di lavoro, la componente dell’esecutivo centrale negli individui affetti da questa

sindrome è particolarmente deficitaria, mostrando gravi difficoltà dell’esecuzione di compiti con elevato controllo e

manipolazione del materiale da ricordare. Anche la memoria fonologica è compromessa: questi soggetti presentano,

infatti, abilità carenti nel loop fonologico che sembra quasi totalmente danneggiato. Le abilità di memoria visuo-

spaziale sono, invece, integre e preservate rispetto alle abilità fonologiche: questi soggetti ricordano facilmente e con

ottimi risultati posizioni e configurazioni spaziali. Questi soggetti presentano inoltre deficit nella MLB, soprattutto

quella esplicita, ma prestazioni simili a quello di un soggetto con sviluppo tipico per quanto riguarda la memoria

implicita.

La Sindrome di Williams.

I soggetti affetti da questa sindrome hanno nell’abilità di memoria fonologica il loro punto di forza e dimostrano

abilità talvolta addirittura superiori alla loro età mentale. Al contrario, le abilità visuo-spaziali (in particolare, quelle

spaziali) sono gravemente deficitarie e la memoria a lungo termine è carente. Questi soggetti presentano difficoltà

nella memoria implicit

Dettagli
A.A. 2016-2017
60 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviabonaventura di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sviluppo tipico e atipico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Longobardi Claudio.