Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 28
Riassunto pedagogia sperimentale, prof. Fornasari, libro consigliato I metodi della ricerca educativa, Trinchero Pag. 1 Riassunto pedagogia sperimentale, prof. Fornasari, libro consigliato I metodi della ricerca educativa, Trinchero Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto pedagogia sperimentale, prof. Fornasari, libro consigliato I metodi della ricerca educativa, Trinchero Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto pedagogia sperimentale, prof. Fornasari, libro consigliato I metodi della ricerca educativa, Trinchero Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto pedagogia sperimentale, prof. Fornasari, libro consigliato I metodi della ricerca educativa, Trinchero Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto pedagogia sperimentale, prof. Fornasari, libro consigliato I metodi della ricerca educativa, Trinchero Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 28.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto pedagogia sperimentale, prof. Fornasari, libro consigliato I metodi della ricerca educativa, Trinchero Pag. 26
1 su 28
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

I METODI DELLA RICERCA EDUCATIVA

(ROBERTO TRINCHERO)

RIASSUNTO

Introduzione

Educatori e insegnanti costruiscono rappresentazioni dell'altro e degli eventi che avvengono nella relazione con l'altro. Una buona rappresentazione deve basarsi sul proprio punto di vista ma anche su quello dell'altro e deve essere in grado di scombinarsi e ricombinarsi con flessibilità.

Una rappresentazione si crea con l'attività conoscitiva dell'operatore attraverso l'interazione sul campo. Spesso l'attività conoscitiva è condotta con una scarsa sistematizzazione. Un operatore deve porsi continuamente delle domande alle quali trova risposte attraverso una buona competenza metodologica, ovvero il saper dove cercare le proprie risposte.

L'attività conoscitiva degli operatori deve saper abbandonare la superficialità per creare competenze dall'esperienza, mettersi in gioco continuamente, alla ricerca di procedure sempre migliori. La procedura migliore è quella tipica dell'attività scientifica.

La ricerca educativa è utile per rispondere alle esigenze che intervengono nei processi educativi e formativi, serve a sostituire le situazioni di emergenza continua con un ottica di strategia e valutazione.

CAPITOLO 1

La ricerca empirica in educazione

La ricerca in educazione può essere svolta secondo molteplici prospettive:

  • Ricerca teorica: utilizzando metodi riflessivi si definiscono e analizzano concetti nell’ambito della riflessione pedagogica, è questo l’approccio adottato dalla filosofia dell’educazione e la pedagogia generale.
  • Ricerca storica e comparativa: lo studio si svolge attraverso il confronto sistematico in senso diacronico (stesso spazio, tempi diversi) o in senso sincronico (stesso tempo, spazi diversi), è questo l’approccio adottato dalla storia dell’educazione e dall’educazione comparata.
  • Ricerca empirica e sperimentale: il dato empirico in questo approccio assume un ruolo fondamentale, esso è tipico della pedagogia sperimentale, pedagogia scientifica, metodologia della ricerca pedagogica e della metodologia della ricerca educativa.

La ricerca empirica sperimentale può perseguire 2 finalità:

  • Ricerca idiografica, se l’obiettivo del ricercatore è chiarire un data realtà educativa per averne una comprensione più approfondita.
  • Ricerca nomotetica, se l’obiettivo è quello di produrre regole generali trasportabili da una situazione all’altra.

Una ricerca è scientifica se produce un sapere controllabile, ovvero avente determinate caratteristiche (es. riproducibile da altri ricercatori, premesse teoriche esplicitate chiaramente, coerenza nei passaggi e scelte, ecc.).

Le scelte fatte da ricercatore sono importanti e lo coinvolgono a livelli differenti:

  • Livello ontologico: come considerare la realtà? Come una cosa che esiste davvero o come una rappresentazione creata dalla percezione?

Ontologia realista nel caso della realtà oggettiva esterna al

le ipotesi da cui si parte, i fattori coinvolti, il campione scelto, le tecniche di raccolta e di analisi dei dati e le possibili interpretazioni dei risultati.

CAPITOLO 2

La ricerca basata sulla matrice dei dati.

  1. Dal quadro teorico alle definizioni operative.

Ricerca basata su una visione ontologica di tipo realista che prova a trovare relazioni tra fattori che possono essere dipendenti e indipendenti.

Si basa su procedure di raccolta e analisi statistica dei dati volte a descrivere una realtà o a spiegare le relazioni tra fattori.

I dati devono essere riconducibili a schemi prodotti dal ricercatore. La ricerca si basa su ipotesi sempre formulate dal ricercatore sulla base del suo background teorico e sulle ricerche svolte dagli altri ricercatori, tutto questo andrà a formare il quadro teorico della ricerca.

Le ipotesi sono asserti ovvero frasi che possono essere vere o false, i dati possono confutare l'ipotesi oppure confermarla, in quest'ultimo caso l'ipotesi è corroborata dai dati.

I fattori presenti nelle ipotesi però vanno definiti precisamente in modo da non incappare in situazioni indefinite; perciò vengono usati gli indicatori, ovvero elementi che presi tutti insieme ci danno una definizione operativa del concetto astratto.

Costrutto = concetto astratto che si riferisce ad un aspetto psicologico di un soggetto; essi non possono essere rilevati empiricamente se non attraverso una descrizione operativa.

  1. La scelta del campione.

– Moda: va bene per tutte le variabili, è la categoria con la frequenza più alta. Per le variabili cardinali è possibile calcolare la dispersione dei dati rispetto ad un punto centrale attraverso diversi metodi.

– Campo di variazione: è la parte di scala compresa tra il valore massimo e quello minimo che si ottiene sottraendo al valore massimo quello minimo, in questo modo più è alto il campo di variazione più vi sarà dispersione.

– Oppure c’è un metodo più efficace che si divide in diverse fasi:

  1. Devianza: si sottrae ad ogni singolo caso il valore della media, elevando ogni calcolo alla seconda, infine tutti i risultati verranno poi sommati.
  2. Varianza: si divide il numero ottenuto con la devianza per il numero di casi presenti.
  3. Scarto tipo: si rende la varianza con la stessa unità di misura dei dati di partenza perciò si fa la radice quadrata della varianza. Per le variabili categoriali ordinate nel caso in cui la media di due gruppi è uguale ma la dispersione no si può procedere con la differenza interquantilica. Si dividono i casi in 4 gruppi uguali (detti quartili), quanto più è grande la differenza tra il quarto quantile e il primo tanto più sarà grande la dispersione.

Per le variabili categoriali non ordinate un indice di dispersione è il numero di categorie in cui sono divisi i dati.

10. Spiegare le variazioni di un fattore sulla base delle variazioni di un altro fattore: analisi bivariata.

Quando si vuole spiegare la variazione di un fattore sulla base delle variazioni di un altro fattore, la prima cosa da fare con variabili categoriali è una tabella a doppia entrata. In essa troviamo la frequenza osservata, il numero di soggetti che hanno

- Piano sperimentale a gruppo unico. Nel caso in cui non si ha la possibilità di reperire gruppi diversi si può svolgere l'esperimento in un gruppo unico. Nella prima fase si testa la condizione iniziale, si sottopone poi il fattore ordinario perciò si fa un test intermedio, poi si somministra il fattore sperimentale ed infine si fa un test finale.

Esistono però degli effetti di distorsione che intervengono nella riuscita della ricerca per esperimento:

  1. effetto selezione: spesso le persone che compongono i gruppi vengono scelte arbitrariamente oppure sono le più motivate e quindi disposte a far parte di una ricerca, questo però può portare ad una falsificazione dei risultati.
  2. effetto storia: bisogna assicurarsi che nel corso dell'esperimento non accadano situazioni in uno dei due gruppi che modifichino i comportamenti dei partecipanti.
  3. effetto perdita: qualcuno potrebbe essere soggetto nel corso dell'esperimento ad abbandono del gruppo preso in considerazione.
  4. effetto Hawthorne: già solo il fatto di intervenire in un contesto porta dei cambiamenti che potrebbero alterare i risultati, i soggetti si potrebbero comportare come hanno intuito che il ricercatore vuole.
  5. effetto novità: un apporto di tecnologia nuova porta ad una maggiore motivazione e dunque ad un miglioramento che non è imputabile al nostro esperimento.
  6. effetto testing: il test iniziale è indispensabile ma rischia di svelare l'obiettivo dell'esperimento e quindi di far concentrare maggiormente i soggetti sugli argomenti che ci interessano, inoltre la prova iniziale facilita la compilazione della prova finale.
Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
28 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/04 Pedagogia sperimentale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ta-ty di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia sperimentale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Fornasari Alberto.