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COMPLESSITÀ COME RICCHEZZA
È cambiamento, ha riguardato il profilo culturale, sapere che possa ambire ad unificare l'universo conoscitivo. È ciò che viene tessuto insieme, deriva da fili differenti e diventa uno. Ha alimentato il crescente pluralismo culturale e ideologico, la nostra società è complessa perché è variegata e abbraccia al proprio interno identità e costumi diversi. L'incontro avviene perché l'essere umano sa mettere un'intenzionalità che esprime l'istanza di libertà. Assumere la complessità come l'opportunità di educare persone mature perché capaci di fare sintesi.
PLURALISMO E VARIETÀ
Rete mediatica, globalizzazione, democrazia, molteplicità di messaggi messi in circolazione, permettericchezza di opportunità ignota alla generazione. Pluralismo è una metodologia atta a evitare il totalitarismo. Distinzione
tra pratica buona e cattiva del pluralismo.BUONO riconosce l'interdipendenza degli esseri umani, sanno e devono confrontare tra loro idee e pratiche perseguiendo la rimozione della contraddizione adducente al riconoscimento della verità. Si rileva come una ricchezza per l'educazione che può attingere a molteplici esperienze concrete e prospettive teoriche allo scopo di conseguire sempre meglio l'obiettivo dell'umanizzazione.
RELATIVISMO E RELATIVITÀ Il pluralismo porta al relativismo, come stile di chi fa un'affermazione sottraendosi al confronto con gli altri, abbraccia una concezione scettica dove tutto si equivale, cancella le differenze, identità, e conduce al nichilismo.
NICHILISMO E LIMITE Convinzione che l'esistenza sia intaccata dal nulla, destinata a dissolversi in esso a causa della morte. Discende dal relativismo ossia dalla convinzione che nulla valga più di qualcosa d'altro, identico disvalore a tutto.
La libertà umana si svolge come una sfida continua, presente il rischio dell'annientamento, il desiderio è il motore intimo, fa i conti con l'eventualità di non trovare soddisfazione.
L'IDENTITÀ si costruisce nel confronto con l'alterità, postula il limite che permette la differenziazione. Il disagio trasmette un'insofferenza nei confronti del limite.
LIMITE: Fines perimetro di una regione, la delimita, la separa, limite come vettore dell'identità. Limen ciò che apre, il confine fa sporgere su una realtà ulteriore.
L'educazione è chiamata ad alimentare il senso del limite alla luce del dinamismo morale.
CONSUMO E CONSUMAZIONE: Società dei consumi. Le cose che utilizziamo per vivere ci ingombrano l'esistenza, la rendono difficile. Noi siamo usati da ciò che stiamo usando. I beni sono il risultato del lavoro inteso come capacità intenzionale di modificare la natura.
espressione dilibertà. COMUNITÀ E SOCIETÀ Connotano l'aggregato umano. COMUNITÀ costruirsi un noi sociale come risposta ad un'istanza originaria, prototipo è la famiglia, si sostituisce da un testimoniale. SOCIETÀ risponde all'esigenza di soddisfare bisogni attraverso l'uso dei beni, ha identità funzionale. La priorità della comunità sulla società ricorda che i bisogni vanno soddisfatti, riconoscendo la persona come soggetto che non si riconosce in un'identità funzionale. LA RELAZIONE EDUCATIVA L'educazione si esprime in forma relazionale, l'originalità dell'educazione consiste nel fatto che la connota il costituirsi della moralità. IL RAPPORTO EDUCATORE EDUCANDO 1. ASIMMETRICA In particolare nei contesti educativi formali e giuridicamente definiti, non si è sullo stesso piano (educatore ed educando), vi è PARI DIGNITÀ, però viè maturità e responsabilità (anche legale) maggiore per l'educatore. Non ci si può porre sullo stesso piano nei confronti dell'azione educativa, perché è compito dell'educatore esercitare una certa azione educativa intrecciata e dipendente dalla sua superiore maturità e responsabilità. L'asimmetria è particolarmente decisiva quando vi è una differenza d'età molto incisiva. Si esercita decisionalità, influenza, fermezza, legate all'autocontrollo, autogiustificazione delle scelte, no comportamento adolescenziale. La prima responsabilità nell'asimmetria è la sorveglianza e la vigilanza. FREIRE sostiene che negli adulti vi sia una riduzione dell'asimmetria, c'è una simmetria, tutti educano tutti. In ogni contesto educativo l'asimmetria non può essere misconosciuta, non è rigidità e cristallizzazione, ma bisogno di.fondare sulla fiducia reciproca e sulla condivisione di valori comuni. In questo caso, l'azione educativa diventa simmetrica, ma sempre nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità di ciascuno. La chiarezza di ruoli è fondamentale per evitare disorientamento negli educandi. Quando manca chiarezza, gli adolescenti possono sentirsi confusi e non sapere come comportarsi. Pertanto, è importante fornire sempre giustificazioni delle azioni, spiegando il motivo dietro le decisioni prese. L'adultescenza, ovvero il comportamento degli adulti simile a quello degli adolescenti, rappresenta un problema educativo. Non è proficuo per la crescita e lo sviluppo dei giovani. È quindi fondamentale cercare figure adulte che abbiano una maturità personale e che possano essere un punto di riferimento per gli educandi. L'asimmetria nell'azione educativa implica flessibilità nel comprendere il comportamento migliore da adottare in ogni situazione. Non si può utilizzare sempre lo stesso approccio educativo, ma è necessario adattarsi alle esigenze e alle caratteristiche degli educandi. Tuttavia, è importante mantenere una coerenza di fondo, ossia seguire gli stessi principi nella relazione educativa. È importante sottolineare che l'adulto che insulta un adolescente commette un comportamento più grave rispetto all'adolescente che insulta un adulto. Questo perché l'adulto ha una maggiore responsabilità e maturità, ed è quindi tenuto a comportarsi in modo adeguato e rispettoso. In conclusione, l'azione educativa è sempre asimmetrica in termini di responsabilità e maturità. Tuttavia, nelle relazioni amicali educativamente contrassegnate, è possibile trovare un elemento di simmetria basato sulla fiducia reciproca e sulla condivisione di valori comuni.Connotare come educativa, quando l'intenzionalità dell'amico è educativa, pur se presente la simmetria, non vi è un incarico formale, né responsabilità legali, vi è una RELAZIONE-AZIONE EDUCATIVA NON FORMALMENTE DEFINITA. Nella SIMMETRIA ci può essere anche una parziale relazione/emissione educativa purché ci sia come requisito il bene dell'altro.
2. APERTA
Per il bene dell'educando, per il raggiungimento dell'autonomia.
- SITUATA in un contesto comunitario, relazionale, sociale, attraverso l'apertura verso il contesto.
- CONFINATA ossia con una relazionalità condivisa, però non è SPERSONALIZZATA, si basa sulla RELAZIONE PRIVILEGIATA tra educatore ed educando, che si conoscono e relazionano a partire dal loro NOME, ovvero SPECIFICA, NOMINATIVA.
3. BIDIREZIONALE
Nel senso di DONATIVA, quando si riceve qualcosa (elemento donativo), si scaturisce in noi un desiderio
direstituzione. Non è vero che l'essere umano vuole solo ricevere, ma anche donare. DESIDERIO DI DONAZIONE – PRINCIPIO DI DESIDERIO DI RESTITUZIONE verso le generazioni future. È quindi anche GENERATIVA (maturata come esigenza di restituzione generativa), il bene genera bene. 4. TESTIMONIALE Incarna nella propria esistenza quello che la sua magisterialità, li consente di avere. Il TESTIMONE incarna nella sua vita quello che sa di più, mentre il MAESTRO è colui che è depositario di un certo tipo di sapere ha il di più (magister). Una relazione educativa non testimoniale è STERILE, dove non si trasmette l'orizzonte educativo professato. L'educatore educa l'educando con la storia della sua vita, non con ciò che sa di più. La testimonianza passa per la passione educativa. 5. FINALIZZATA AL BENE E ALL'ESERCIZIO DELLA LIBERTÀ DA PARTE DEI SOGGETTI COINVOLTI La relazione comporta unatrasformazione che riguarda entrambi perché si tratta sempre di un rapporto adoppia circolazione, parla un LINGUAGGIO INTERIORE, della libertà in fieri.CHI È L’EDUCATORE?
L’educatore può intendersi con questi quattro principi, che non sono autoescludenti, ma tutte presenti, permeanti dentro il lavoro dell’educatore:
- MAGISTER - Educatore come maestro proprio, non tanto nelle conoscenze, ma per la maturità nei confronti del sapere che si è chiamati a trasmettere. Il sapere viene interiorizzato, non solo saputo a livello informativo. Non a livello quantitativo, ma a livello qualitativo. Ciò che sa in più non è la messa in fila di informazioni sterili, ma interiorizzate di un sapere vitale, incarnato in un’esperienza di vita. Motivo per cui quando sappiamo tante cose, ma non sappiamo tradurle in un significativo piano esperienziale di vita, tali informazioni sono superficiali, non plasmano la nostra
è sapere tutto e non dice all’altro ciò che deve fare.Oggi le nuove generazioni sono in balia di loro stesse, non trovano un punto di riferimento, cercano unriferimento di autorevolezza adulto.Il maestro è visto come FIGURA AUTOREVOLE (AUCTORITAS).
2. MINISTERLa ministerialità completa l’opera e contribuisce alla magisterialità.L’educatore come MINISTRO (dal latino minus, ossia meno) ossia si mette al livello dell’educando, non èperò esprimere lo stesso livello di maturità.Deve capire ciò che l’educando vive, comprendere il suo mondo è la parte più difficile, cercare di capire ilmondo degli altri, riuscire ad intravedere che è il loro orizzonte.Abbiamo la tendenza a reputare che le nostre scelte, esperienze siano le più difficili.Comprendere le preoccupazioni, le perplessità, proiettare sugli altri le nostre percezioni senza renderceneconto, è una
grande tendenza psicologica. Non è opera di scadimento o confusione di ruoli, ma è espressione di