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14. METODI VISUALI PER LA FORMAZIONEGEOGRAFICA

Elisa Bignante, Tania Rossetto

14.1 Visualità e geografia: dalla didattica tradizionale ai nuovi approcci

Negli anni Settanta del Novecento la geografia si impone un approccio slacciato dallo studio tradizionale dei paesaggi geografici che avanza un sapere più problematizzante rispetto al territorio e alle sue implicazioni sociali, dando attenzione alle percezioni dello spazio e alle geografie soggettive. La fotografia diventa una risorsa didattica, utile ad attivare diverse dimensioni dell'apprendimento: razionale, critica, estetica, emozionale, relazionale. Il ruolo delle immagini nel contesto odierno richiama il settore di ricerca che in ambito internazionale è definito geography of childhood and youth, in cui le metodologie visuali sono attente soprattutto a come lo spazio entra nelle dinamiche della diversità.

14.2 Le immagini come ambiente formativo: potenzialità e prospettive

L'utilizzo attivo di

immagini in ambito didattico è utile per insegnare agli studenti a conoscere e comprendere il mondo. A lungo le immagini sono state solo uno strumento per mostrare la realtà e non tanto per attribuirvi significati o costruirne interpretazioni. Il potenziale di questo strumento consiste nella capacità di stimolare percorsi cognitivi e costruire diversi sguardi sui luoghi e sui fenomeni nel loro spazio. Per fare ciò è necessario un allenamento al guardare e nell'insegnamento della geografia serve potenziare i modi con cui leggere, produrre, analizzare e utilizzare le immagini. Le immagini, anche prodotte dagli studenti, veanno utilizzate come stimolo per una discussione e sono uno strumento interattivo per far emergere modalità differenti di osservazione del territorio e delle dinamiche spaziali.

14.3 Riflettere e discutere con le immagini: la foto stimolo

La foto stimolo (photo elicitation) prevede di inserire un'immagine in

un'intervista e chiedere agli intervistati di commentarla, per ottenere diverse tipologie di informazioni ed esperienze di vita dei partecipanti allo studio, inoltre all'intervistato è consentito un ruolo più attivo nella produzione di conoscenza. Questa tecnica è nata nell'ambito della ricerca sociale, ma è utile anche nell'attività didattica. La produzione di fotografie o video da parte degli studenti è un modo per risalire alle percezioni della realtà di ciascuno.

14.4 Esplorare il rapporto intersoggettivo con gli spazi: un'attività di autofotografia

Esempio di esperienza di ricerca sul campo volta a indagare le dinamiche percettive dei paesaggi ordinari presso la popolazione migrante residente in ambiti territoriali urbani e rurali. Attraverso un'attività di "autofotografia" è facile esplicitare lo sguardo dei ragazzi mettendo in rilievo la loro percezione. È stato

chiesto ai ragazzi di scattare dodici fotografie che rappresentassero i loro ruoli di vita, poi è stato loro consegnato un album personalizzato in cui annotare data, luogo e commento alla foto. L'attività è proseguita con un'intervista individuale in cui l'album ha funzionato da materiale di supporto, infine si è organizzato un momento di lavoro di classe, divisa in gruppi, in cui gli album sono serviti da materiale di partenza per l'incrocio e la condivisione degli sguardi. La ricerca prevedeva il coinvolgimento di studenti italiani e stranieri e lo scopo era quello di portare i ragazzi a ragionare sulle questioni delle relazioni tra migranti e autoctoni, sui temi di identità e del senso di appartenenza, sulla condizione di radicamento e sradicamento, sulle emozioni legate ai luoghi dell'esperienza migratoria e sulla percezione della convivenza.

15. GEOGRAFIA E PENSIERO CRITICO. Stefano Malatesta, Enrico Squarcina

15.1 Una

pluralità di sguardi

È possibile fare geografia senza adottare un pensiero critico? Se per geografia si intende descrizione oggettiva sì, se invece ci si pone come obiettivo non solo la descrizione, ma anche l'interpretazione dei fatti spaziali lo spirito critico è necessario per indagare le cause più profonde, politico-sociali, o valutazioni di giustizia sociospaziale o estetica. Le stesse indicazioni curriculari italiane affermano che "fare geografia a scuola vuol dire formare cittadini del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile, guardando al futuro" (MPI, 2007). Franco Farinelli afferma che i geografi, a partire dall'epoca moderna, hanno acquisito una visione cartografica, che come la carta geografica, pretendono di fornire una descrizione geografica oggettiva, come se anche loro potessero assumere una posizione distaccata.

dal campo di osservazione. Il ruolo della geografia si sdoppia, non consiste solo nella descrizione-interpretazione dello spazio, ma anche nell'interpretazione critica della sua descrizione-interpretazione. Il termine geografia, non si riferisce più al dato spaziale che viene descritto, ma alla descrizione stessa, senza cui il dato spaziale non esisterebbe.

15.2 A scuola di spirito critico

La geografia scolastica deve porsi come la disciplina che fornisce agli alunni gli strumenti per elaborare le proprie descrizioni e interpretazioni con la consapevolezza che queste non hanno valore assoluto. I docenti devono dotarsi di spirito critico e devono alimentarlo negli alunni che devono creare una propria narrazione dei fenomeni spaziali analizzati. Nelle Indicazioni per il curriculo (MPI 2007), si dichiara che il ruolo educativo della scuola è concepito come rivolto a ogni singola persona, suggerendo l'idea che le conoscenze siano il frutto della rielaborazione.

dando spazio alla discussione critica e alla partecipazione attiva degli studenti. Tuttavia, è possibile cambiare questa situazione e rendere l'insegnamento della geografia più inclusivo e coinvolgente. Una delle prime azioni da intraprendere è quella di adottare un approccio più flessibile e personalizzato nell'insegnamento. Ciò significa tener conto delle diverse abilità, interessi e background culturali degli studenti e adattare il contenuto e le metodologie di insegnamento di conseguenza. Invece di concentrarsi solo sulla trasmissione di nozioni e concetti, è importante incoraggiare la partecipazione attiva degli studenti attraverso attività pratiche, discussioni di gruppo e progetti di ricerca. Inoltre, è fondamentale utilizzare materiali didattici aggiornati e inclusivi. I libri di testo, ad esempio, dovrebbero rappresentare una varietà di prospettive e culture, evitando stereotipi e pregiudizi. È possibile integrare l'uso di risorse digitali, come video, mappe interattive e giochi educativi, per rendere l'apprendimento della geografia più coinvolgente e stimolante. Infine, è importante promuovere una cultura di dialogo e rispetto in classe. Gli insegnanti dovrebbero incoraggiare gli studenti a esprimere le proprie opinioni, a confrontarsi con punti di vista diversi e a sviluppare una consapevolezza critica nei confronti delle questioni geografiche. In questo modo, si favorisce lo sviluppo di cittadini consapevoli e attivi, capaci di comprendere e affrontare le sfide del mondo contemporaneo. In conclusione, cambiare l'insegnamento della geografia richiede un impegno da parte degli insegnanti, delle istituzioni scolastiche e della società nel suo complesso. Solo attraverso un approccio più inclusivo, flessibile e coinvolgente si può garantire che tutti gli studenti abbiano l'opportunità di sviluppare una solida comprensione della geografia e delle sue implicazioni nella vita di tutti i giorni.

Potendo che descrivere da un punto di vista socialmente, culturalmente e spazialmente connotato il mondo e proporre interpretazioni e valore altrettanto connotati, la geografia diviene strumento per far accettare in modo acritico tali visioni e tali valori, considerati naturali e, conseguentemente, per giustificare la loro diffusione a scala planetaria. L'insegnate deve essere conscio del ruolo ideologico della disciplina e del suo ruolo professionale, e gli si chiede il riconoscimento della geografia scolastica come "discorso", cioè quell'apparato conoscitivo e comunicativo di elaborazione della realtà.

16. EDUCARE ALL'E-PARTICIPATION. Lorena Rocca

16.1 Introduzione

La partecipazione e l'apertura del cittadino riducono possibili conflitti e contrasti con gli abitanti e permettono di sensibilizzare la collettività, di stimolare riflessioni, di garantire la circolazione del sapere non codificato. La partecipazione è un obiettivo da

Costruire con il tempo e anche indicazioni dell'Unione Europea delineano l'importanza di tali azioni di governo. La risoluzione 311/8 del 19 dicembre 2009 evidenzia un settore di intervento denominato "partecipazione" che deve "sostenere la partecipazione dei giovani alla democrazia rappresentativa", attraverso lo sviluppo e la promozione di: meccanismi di dialogo con i giovani e la loro partecipazione all'elaborazione delle politiche nazionali in materia di gioventù; un uso efficace delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per ampliare e approfondire la partecipazione dei giovani. In Italia il ministro della Gioventù in collaborazione con l'ANCI promuove dal 2007 il processo di attuazione del Piano locale giovani, che ha permesso ai giovani di intervenire personalmente e attivamente nella costruzione di opportunità a loro destinate e da loro fruibili in una sorta di processo educativo rivolto.

All'esercizio della partecipazione. Accrescere il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali collettivi significa attivare strategie di empowerment.

16.2 E-participation

L'art. 48 della Carta europea di partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale auspica la partecipazione dei giovani grazie alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, il punto di debolezza è che solo un quarto della popolazione europea usa con regolarità i social network e le tecnologie del Web 2.0.

16.2.1 LA SCALA DELLA PARTECIPAZIONE

A seconda del grado di partecipazione si è definita una scala. La scala di partecipazione di Arnstein ha come estremi la totale esclusione di tutti gli attori, per arrivare a un totale controllo da parte dei cittadini di una comunità locale dell'operazione di progettazione e gestione di una trasformazione. Altri studi (OECD, 2003; Vedel, 2003; Macintosh, 2003), riconoscono tre assi:

L'asse dell'informazione, l'asse della comunicazione e del confronto relativo alle forme e alla qualità del dibattitto politico; l'asse della partecipazione attiva. Nel rapporto RUR-CENSIS(CENSIS, 2006) si evidenzia che l'informazione e la comunicazione sono perlopiù monodirezionali e scarsamente legati a un'effettiva azione territoriale. In uno studio sull'applicazione della scala di partecipazione è emerso che il 52% dei soggetti che fruiscono della rete non utilizza strumenti facilitanti la partecipazione e il 33% ne sono meri utilizzatori.

LE PRATICHE

I social network

Negli ultimi anni si è registrata una crescita esponenziale del numero di social network, cioè piattaforme di aggregazione solle quali le persone possono entrare in contatto, condividere contenuti, stabilire nuovi legami, oriprodurre quelli della vita reale. Biancu (2008) ne ha evidenziato diverse tipologie: community di relazioni (Myspace,

Facebook); interessi e passioni (koinup, MMORPG); condivisione delle informazioni (How to do justabout evrything, MakeMeSustainable); Nature Network. I giochi di simulazione Alcuni esempi sono: SimCity, Dungeons&Dreagons. Alcuni mondi virtuali sono: Active Worlds, V-Chat, Inter
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A.A. 2020-2021
33 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sarabalestra di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia umana e culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Giorda Cristiano.