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XIII.
L'uguaglianza, la disuguaglianza e gli squilibri
La società contemporanea, dall'Illuminismo, ha come obiettivo l'uguaglianza dei diritti dell'uomo e
del cittadino la realtà, valida per ogni epoca e per ogni spazio umanizzato, è che gli uomini
nascono e muoiono ineguali. Ogni uomo nel suo essere particolare è diverso da un altro e ciò è
evidente nello spazio che si procura e che gli è riservato La geografia sociale si occupa di studiare
le disuguaglianze, e lo fa fin dalle sue origini, nel XIX secolo. Il rapporto uguaglianza/
disuguaglianza deve essere confrontato con altri concetti, quali la libertà, identità, fraternità ed
equità. Lo squilibrio dominante è quello planetario, il più importante di tutti, che distingue, a grandi
linee il nord dal sud (in questo quadro le differenze tra gli Stati sono considerevoli), ma di squilibri
se ne trovano anche a scala più ridotta tra le regioni, all'interno dello stesso spazio locale, tra
quartiere e con quartiere.
Una disuguaglianza planetaria – Uno squilibrio fondamentale divide il mondo: quello tra Nord
sviluppato e il Sud che lo è infinitamente meno I geografi hanno preso coscienza degli squilibri che
interessano il pianeta, solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, e sempre da questo momento c’è
stata un’evoluzione nella terminologia che disegna questo fenomeno. Paesi “sviluppati” e
“sottosviluppati”, Paesi “tropicali” e “temperati”, “Terzo mondo” è l’espressione che domina
negli anni ’70 (indica i paesi in opposizione a quelli industrializzati dell’Occidente). “Nord” e “Sud” è
la distinzione più neutra, e a sud devono essere attualmente distinte tre categorie diverse di paesi,
una prima categoria di paesi che hanno accesso allo sviluppo, una seconda categoria intermedia,
che è più povera che ricca, una terza categoria, di cui fanno parte quei paesi che non possono
nemmeno lontanamente pensare a uno sviluppo. Lo squilibrio che si riscontra a livello mondiale è
prima di tutto economico, tra ricchezza e povertà, demografico (negli anni ‘60 e ‘70 spesso si è
utilizzato come criterio di sotto sviluppo la coincidenza tra la notevole crescita economica e un
forte incremento naturale della popolazione i paesi poveri si sono impegnati in una transizione
demografica che ha attenuato questa disparità) ed è evidente in tutte le attività umane. Di fronte a
tutti questi squilibri che interessano l’intero pianeta, il termine “globalizzazione” risulta corretto.
Gli squilibri regionali e le disuguaglianze locali – La geografia delle disuguaglianze si
manifesta sia su grande, che su piccola scala, sia che si tra di squilibri economici, culturali che
sociali. Le disuguaglianze tra stati permangono nel sistema mondiale e lo complicano; le
ineguaglianze tra regioni riempiono le carte di ciò che è forte e di ciò che lo è meno. Sono due i
grandi spazi che mantengono costante lo sviluppo: la metropoli e alcune zone in cui non è
presente una metropoli, ma è presente una fitta rete di città, con insediamenti sparsi, anche nello
spazio rurale e con numerose imprese di dimensioni modeste tutte orientate verso un'attività
dominante, ciò che colpisce è la capacità di rinnovamento di queste regioni.
Le ineguaglianze tra gli uomini sono una regola malgrado tutti gli sforzi messi in atto per
correggerle la geografia ha semplicemente contribuito a spiegare un fenomeno, ma sono
necessari altri apporti disciplinari per riuscire a capire bene questi sistemi.
XIV. La segregazione
La segregazione è definita come “Azione di ciò che separa, atto della messa da parte”, e nella
pratica può essere letta in due modi diversi: può essere il risultato di una determinata politica che
mira a separare un gruppo da un altro (per esempio i neri e bianchi), oppure può anche essere un
risultato geografico e manifestarsi come separazione di uomini nello spazio in base alla vita di tutti
i giorni, alle condizioni sociali, alla ricchezza e alla povertà.
La segregazione democratica – Sono diversi i fattori che influiscono sulla distinzione, quali il
reddito, il patrimonio, la ricerca della sicurezza, la ricerca dell’ambiente in cui vivere, la ricerca
della qualità delle istituzioni scolastiche.
Questa realtà contraddice le dichiarazioni politiche che raccomandano la promiscuità sociale,
ovvero una combinazione nello stesso spazio dei diversi strati della società, con la garanzia di una
“pace sociale”, tutto questo è una bella utopia, una proiezione verso un futuro capace di
correggere tutte le asperità sociali a favore di uno spazio suddiviso in modo più equo e di una vita
migliore per la maggioranza dei residenti.
La segregazione determinata dall'identità – Finora si è parlato come se le popolazioni
interessate fossero perfettamente omogenee e diverse solo per reddito, in realtà questo è vero
solo in rari casi spesso ci sono situazioni che si sovrappongono a quella del reddito e che
possiamo chiamare “dell’identità” cioè l'Etnia (in Africa), la razza (colonizzazione).
Su questa matrice si sono sviluppate numerose ideologie mostruose e si è voluto distinguere tra
uomini e sottospecie di uomini, giustificando in questo modo la schiavitù e le persecuzioni o lo
sterminio. Nell’organizzazione dello spazio, una divisione in base all’identità si aggiunge molto
spesso a quella delle classi sociali.
La demarcazione degli spazi, attraverso le frontiere, ha in teoria risolto problema delle identità
geografiche, un unico popolo, una unica lingua, spesso anche una sola religione, in un unico
spazio. Bisogna però notare che, un po’ ovunque, sopravvivono delle minoranze che non sono
state assimilate dalle frontiere questa situazione si è verificata dove gli imperi avevano riunito più
popoli piuttosto che uno solo senza riuscire a fonderli tra loro.
Dai Balcani fino in India, troviamo comunità che preferiscono convivere che non fondersi tra loro, in
Africa, la colonizzazione e la decolonizzazione hanno creato stati che raramente corrispondevano
agli antichi territori delle etnie, la maggior parte degli Stati è composta da più etnie o gruppi con
una forte identità, il cui intrecciarsi genera, nel migliore dei casi, tensione e nel peggiore guerre
civili e massacri.
Le soluzioni messe in atto per tentare di risolvere il problema di questi mosaici geografici, spesso
diventati territori dell'odio, sono almeno tre:
1. la soluzione peggiore è la pulizia etnica che elimina l'oggetto del conflitto attraverso la
cancellazione o il trasferimento altrove delle minoranze (come fecero la Serbia e la Croazia nel
territorio della Bosnia)
2. la seconda soluzione è il muro che divide due comunità (israeliani e palestinesi)
3. la terza è chiamare in soccorso l’ONU (Kosovo, Macedonia, Afghanistan e alcuni paesi
dell'Africa)
La segregazione data dall’identità trova la sua forma più compiuta nella maggior parte delle
metropoli contemporanee il meccanismo che la genera è quello dell'immigrazione; gli immigrati
tendono a riunirsi intorno alla loro comunità quando non si sentono molto loro agio nel nuovo
ambiente e, coloro che li hanno preceduti nel popolamento della città li vedono come estranei la
divisione è tanto più marcata quanto più si tratta di gruppi con una forte identità. ESEMPIO: nel
caso degli afro-americani, discendenti degli schiavi africani, la divisione fu portata all'estremo negli
stati del Sud, fino agli anni Sessanta del Novecento, appoggiata dalla legislazione. Poiché le
metropoli sono ovunque, il fenomeno si ritrova in ogni continente con modalità differenti. Un
antidoto alla segregazione può essere l’integrazione ogni stato ha costruito la propria identità
attraverso l’integrazione delle sue componenti in un unico popolo. La segregazione però è
diventata più evidente e duratura ai nostri giorni.
L’apartheid sudafricano è stato un caso esemplare di segregazione geografica estesa ad un vasto
territorio, è stata una segregazione applicata ad una intera nazione, non a una minoranza. Tutto è
iniziato dalla colonizzazione dell'Africa australe, prima scarsamente popolata, da parte di
protestanti calvinisti olandesi e poi continuata dai britannici. Ci sono stati molteplici e sanguinosi
scontri.
Tutto ciò è partito con l’ideologia afrikaaner (molto segnata dalla religione, veicolata da una lingua
e cultura proprie, credeva di essere un popolo eletto, eroico, superiore, alla ricerca di una terra
promessa) degli olandesi che hanno cominciato a escludersi dal resto della popolazione perché
avevano paura di perdere la loro identità di popolo. Quando il partito Nazionale sale al potere nel
1948, l’ideologia afrikaaner si traduce con l’applicazione di una politica chiamata di “apartheid”, che
si appoggiò su una serie di leggi emanate poco a poco.
Il sistema è crollato durante gli anni ‘80, per la precisione nel 1990, sotto la pressione di una
popolazione nera sempre più numerosa e in seguito al mutamento di un'ideologia che non poteva
soddisfare tutti i bianchi che non si riconoscevano più in questa concezione della democrazia e si
sentivano isolati a livello internazionale. A partire dall’inizio degli anni ’90, l’African National
Congress diventato il partito maggioritario sotto l'impulso di Nelson Mandela, ha sostituito al
sistema dell’ ”apartheid” quello di una società integrata, la nazione “arcobaleno”.Purtroppo
l’Olocausto non è l’unico esempio, perché i massacri di massa sopravvivono ancora oggi (basti
pensare alla Bosnia, al Ruanda e alla Cambogia).
XV. Il potere
I Territori del potere dello stato
La forma più evidente di potere esercitato su un territorio adesso è lo Stato o, più precisamente, lo
Stato-Nazione. Dall'inizio del ventesimo secolo, il numero di Stati non ha smesso di aumentare.
“Uno stato è un'organizzazione dotata di un governo che esercita un potere riconosciuto, all'interno
e all'esterno, su una popolazione e un territorio determinati con la massima precisione”. Il potere
dello Stato a lungo ha combinato il potere temporale con un riconoscimento di tipo religioso,
questa simbiosi esiste ancora in numerosi paesi che fanno riferimento a una religione o a un testo
sacro. La geografia degli Stati è molto dif