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Freud cura e tematizza solo il mondo nevrotico
Ovvero il mondo dove l'Io c'è. L'isteria.
Nel corso dell'800, l'isteria tra le donne delle classi benestanti raggiunge dimensioni epidemiche: il pallore, le crisi, gli svenimenti entrano addirittura a far parte dello stereotipo femminile dell'epoca.
Freud dimostrerà che si tratta di una malattia che ha legami inscindibili con la sessualità e con i tabù e i divieti che la società dell'epoca impone alla vita sessuale delle donne.
Il principio di piacere
L'uomo è un animale desiderante, cioè desidera ciò che non possiede.
La parola desiderio prevede un intervallo tra ciò che io desidero e l'oggetto che soddisfa il mio desiderio. Tale intervallo è la costruzione della psiche.
L'immediata soddisfazione del desiderio è chiamata principio di piacere. Tale principio, però, è in contrasto con la realtà.
crescendonoi siamo costretti a raggiungere la soddisfazione dei nostri desideri attraverso il lavoro psichico, va da sé che i bambini sempre accontentati non lo sviluppano. La psiche, infatti, non è qualcosa che si ha in dote per il solo fatto di essere nati, ma si costituisce attraverso quello che Freud chiama lavoro psichico, cioè dalla distanza che la realtà impone tra il mio desiderio e la sua realizzazione. Accedere al lavoro psichico significa accedere al principio di realtà (la realtà ci pone un certo lavoro per raggiungere la soddisfazione dei desideri). L'infantilismo è la rinuncia al lavoro psichico per pervenire alla soddisfazione ed è quindi una regressione nel mondo infantile. Le fasi dello sviluppo psichico Il mondo infantile viene organizzato da Freud in 3 fasi, in cui la libido (intesa non solo in termini sessuali, ma come energia psichica) si concentra in luoghi diversi del nostro corpo che sono poile uniche aperture cheEsso possiede: bocca, ano e genitali.
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Fase orale → investe i primi due anni di vita. La libido si concentra nella bocca perché se non ci fosse piacere nell'alimentazione i bambini non crescerebbero.
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Fase anale → il bambino inizia ad acquisire una sorta di padronanza del proprio corpo: dipende da lui se lasciare o trattenere le feci. Questo, per Freud, è la prima forma di controllo sul mondo. Si può essere gratificati e soddisfatti da questo controllo oppure no. Avremo dunque due processi: fissazione in questa fase o regressione ad una fase precedente. A seconda delle fissazioni o regressioni dipendono molte patologie: una fissazione o regressione alla fase orale comporta disturbi dell'alimentazione, una fissazione o regressione alla fase anale (fase del controllo) ha sua versione patologica nella paranoia, il bisogno di controllare il mondo circostante e siccome non si è in grado di controllarlo viene interpretato come effetto di una
persecuzione che altri ordiscono contro di noi.
Fase edipica → relazione con il padre e la madre in una forma significativamente drammatica.
Il complesso di Edipo Edipo Re).
Freud prende spunto da una tragedia di Sofocle (l’Laio, sovrano di Tebe, aveva ricevuto dall’indovino Tiresial’informazione che uno dei suoi figli l’avrebbe ucciso, allora fa uccidere tutti i figli che nascono.
Nel caso di uno di loro, Edipo, il pastore incaricato di ucciderlo lo trattiene con sé. Divenuto adulto, Edipo s’incammina verso Tebe e, a causa di una disputa su chi dovesse passare prima, entra in collisione con un carro, e l’effetto finale della lite è l’uccisione di Laio, che stava su quel carro.
Dopodiché Edipo entra nella città di Tebe, risolve l’enigma che avrebbe liberato quella città dalla peste, viene acclamato da tutti i Tebani e prende in sposa Giocasta, con la quale genera due figli senza sapere che fosse sua madre.
Alla fine,
incuriosito dalle sue origini, chiede a Tiresia di dirgli quale fosse la sua provenienza, la quale gli rivela che quello che lui ha ucciso è suo padre e la donna con cui ha generato è sua madre. Nella disperazione Edipo si acceca e si allontana da Tebe, smarrendosi nella foresta. Freud riprende da questo mito individuandolo come tappa dello sviluppo psichico. Edipo e il mondo maschile Illustrato dal punto di vista del figlio maschio, le cose vanno in questa maniera: il bambino vuole andare a letto con la madre e per farlo imita il padre. In questo processo di imitazione, il figlio crea la propria identità maschile, ma nonostante ciò non raggiunge il suo obiettivo e subentra quella che Freud chiama frustrazione che ha due possibili esiti: 1) Effetto depressivo → per quanti sforzi faccia non raggiungerà mai la meta 2) Effetto incentivo → nella vita in generale bisogna darsi da fare per raggiungere gli scopi. In questa maniera il bambino impara la sua identità maschile.identità imitando il padre, e impara la sua relazione con l'altro sesso amando il primo rappresentante dell'altro sesso, che è la madre. Quindi impara identità e relazione.
Edipo e il mondo femminile
Nel caso del mondo femminile la cosa è più complicata perché il corpo femminile è già costruito per due, l'uno e l'altro. L'altro dal punto di vista dell'economia della specie si chiama figlio. Quindi, la relazione è costitutiva del femminile e a partire dalla relazione essa costruisce l'identità.
La psiche femminile è decisamente più complessa di quella maschile perché quando la ragazza giunge alla pubertà e inizia a compiacersi del proprio corpo, il processo mestruale interviene come un promemoria per ricordarle che è anche una funzionaria della specie (anche l'uomo è funzionario della specie, ma non ne ha la percezione fisica o psichica).
Nel
caso femminile, il complesso edipico non è mai totalmente equiparabile a quello maschile: la donna ama il padre e vuole prendere il posto della madre, ma questo non è mai certo, perché la sua doppia soggettività (Io e funzionaria della specie) la rende incerta circa la sua volontà di diventare madre (funzionaria della specie).Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung, nasce a in Svizzera nel 1875 (è di 20 anni più giovane di Freud).
Si laurea a in medicina a Basilea nel 1900 e inizia a lavorare all'istituto psichiatrico di Zurigo.
Negli stessi anni Jung scopre la psicanalisi freudiana e vi aderisce intrattenendo una corrispondenza epistolare con Freud. Tra i due studiosi nasce subito un rapporto di reciproca stima e intensa collaborazione che si interrompe intorno agli anni '10 a causa di profonde divergenze teoriche tra i due studiosi che danno origine a due principali orientamenti storici della psicoanalisi.
Jung estende il mondo della psicoanalisi non
solo alla nevrosi (come aveva fatto Freud), dove l'Io è sempre presente, ma anche alla psicosi dove l'Io è soppresso dalle forze dell'inconscio. I sogni e l'ordine della ragione Noi ci riteniamo sani, normali e ragionevoli, ma questa sanità è qualcosa che dobbiamo costruire ogni giorno, perché ciò che ci contraddistingue è lo scenario di follia. Ciascuno di noi quando si alza al mattino esce da un contesto di follia: il mondo dei sogni è un mondo dove non funzionano le regole della ragione (come il principio di causalità o quello di spazio-tempo). Allora da svegli dobbiamo recuperare tutto l'ordine della ragione e lo facciamo con una certa fatica, per cui la prima ora di veglia è il momento più rituale di tutta la nostra giornata. Le personalità latenti La struttura della follia è ciò che ci distingue uno dall'altro, perché per quanto riguarda la ragione siamoTutti uguali perché osserviamo sempre tutti quanti le stesse regole. L'umanità nasce con la fuoriuscita dalla follia in cui prima si trovava. Questa follia viene attribuita al mondo degli dei, che gli uomini pensano come antecedenti alla loro vicenda antropologica. È in questa dimensione pre-umana che ciascuno di noi conserva nel suo fondo, in cui sono contenute tutte le possibili nostre esistenze non sviluppate, allo stato primordiale, potenzialmente espressive, che caratterizzano persino i nostri stessi umori. Noi non siamo identici a noi stessi dalla mattina alla sera. A seconda che qualcuna delle nostre personalità latenti prenda o non prenda il sopravvento. Talvolta siamo come i bambini. Talvolta siamo saggi come i vecchi. Talvolta siamo femminili. Talvolta siamo maschili.
Jung amplifica il concetto di inconscio: non solo sessualità e aggressività per l'economia della specie, ma luogo dove abita una popolazione di nostre possibili
esistenze non espresse, che trovano espressione sia nelle condizioni del nostro umore sia, nei casi gravi, nella follia quando si esprime. La concezione dei simboli Fondamentali in Jung sono sostanzialmente due concetti. Il primo è il concetto di simbolo, radicalmente diverso da quello di Freud. Per Freud simbolo equivale a segno: se sogni un campanile, hai sognato un fallo; se sogni una caverna, hai sognato un contenitore materno, quindi c'è perfetta corrispondenza tra ciò che io sogno e il significato di riferimento. Nel caso di Jung, invece, non c'è questa corrispondenza. Il simbolo mette assieme degli opposti, ed è un simbolo fintantoché non viene codificato. Per esempio la croce cristiana è un simbolo finché sta a significare un Dio che muore. Quando diventa l'emblema di una religione (il crocifisso), allora è diventato un segno, ha perso la sua potenza ed è diventato solo un elemento identificatorio.bambini appartengono alla follia: il bambino prende un pennarello, lo usa per scrivere, lo usa come biberon, lo usa in maniera indiscriminata. Questo è lo scenario attraverso cui noi passiamo e che non ci abbandona mai, tanto è che Jung propone di cambiare il concetto Bewusstsein (essere cosciente) in Bewusstwerden (diventare cosciente), perché la coscienza è un lavoro, non è uno stato, è un continuo superamento della nostra dimensione folle. La concezione della nevrosi Seconda caratteristica che differenzia Jung da Freud è la concezione finalistica della nevrosi. Freud riteneva che la nevrosi fosse solo l'esito di uno scompenso subito nel passato. Per Jung, invece, la nevrosi segnala una prospettiva di vita: ciò che