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INDOEUROPEA.
GRUPPO GERMANICO
Diviso in 3 parti:
-Orientale (estinto): gotico (lingua attestata nella II metà IV sec)
Lingua dei vandali/gepidi/burgundi
-Settentrionale: nordico occidentale: norreno (norvegese,islandese)
Nordico orientale: danese, svedese, faroese
-Occidentale: anglosassone (inglese), antico alto tedesco (tedesco), basso francone, afrikaans (olandese
sudafricano) , yiddish (ebreo+tedesco) frisone (germania del nord)
Cronologia della sua evoluzione:
• II-I mill. a. C. indeuropeo
• V/III sec. a.C.-I sec. d. C. I Mut. cons. + LV + mut. voc. germanico
• II-III sec. distacco del gotico
• V sec. invasione di Angli, Sassoni, Juti anglosassone
• VI-VII sec. II Mut. cons. antico alto tedesco
•
Prima mutazione consonantica (Legge di Grimm) (400-200 a.C.)
I.E. P,T,K,K ----- F,P,H,H (se due consecutive muta solo la prima, se preceduta da sibilante non muta)
B,D,G ----- P,T,K
BH, DH, GH ----- B,D,G
Legge di Verner
Se P,T,K,K (occlusive sorde) sono in ambiente sonoro non precedute da accento diventano B,D,G,G.
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TERRITORIO DI SVILUPPO DELLA LINGUA GERMANICA
Nasce in Scandinavia e in Germania settentrionale (CERCHIA NORDICA)
Fonti (mancanza di quelle scritte, primo autore che ne parla è Cesare) :
• Archeologiche (tombe, riti, metodi lavorazione ceramica)
• toponomastiche (basate sul nome del luogo, la mancanza di nomi germanici o la loro presenza ci fa
intuire dove possa essere nata la lingua)
Probabili origini del germanico: greca (scartata per ritrovamenti più recenti)
Latino
nord-etrusco/veneta (la più plausibile)
ALFABETO
Alfabeto runico più antico (II-III sec. dC) originariamente usato solo per brevi iscrizioni (epigrafe)
Origini dell’alfabeto runico:
• greca (teoria superata perché anacronistica): somiglianza con alfabeto greco
• latina
• nord etrusco veneta
Il primo alfabeto comprendeva 24 segni divisi in 3 gruppi da 8.
Le rune potevano essere lette da sx a dx e viceversa ma anche in modo bustrofedico (a zig zag)
L’alfabeto runico si legge da entrambi le parti, ad ogni runa corrisponde un nome la cui iniziale determina il
suono della runa all’interno della parola (acrofonia).
Con il tempo arrivarono i fonemi latini che, dove non soppiantarono la scrittura runica, portarono l’alfabeto
ad espandersi prima a 28 poi 33 caratteri (anglosassone)
In scandinavia invece le rune si ridussero a 16
La maggior parte delle rune si trova in Svezia poi Danimarca e Norvegia, alcune in Groenlandia (origine
islandese) e in puglia (pellegrini dal nord). False sono quelle canadesi. Con l’avvento del latino e dei testi le
rune scomparvero.
SIGNIFICATO RUNA: Comunicazione cifrata, probabilmente in origine era appannaggio di un’elite di
maestri incisori
TESTIMONIANZE DEI POPOLI GERMANICI
PUBLIO CORNELIO TACITO
Storico e uomo politico romano; autore anche delle Historiae (i cui libri rimasti riguardano la guerra civile
del 69-70) e degli Annales (che descrivono la dinastia giulio-claudia, dalla morte di Ottaviano a quella di
Nerone)
DE ORIGINE ET SITU GERMANORUM: breve trattato “etnografico” sui Germani, apparso nel 98 d.C.
Trattato diviso in 3 parti:
• collocazione geografica
• usi e costumi dei germani,
• descrizione dei singoli popoli
PROBLEMI SULLA VERIDICITA
• Fonti probabilmente orali o non di prima mano
• Mosso da un atteggiamento non neutro, utilizza il “mito del buon selvaggio” per criticare i romani
del suo tempo (vis polemica)
ECDOTICAETNOGENESI: nel cap. 2, Tacito fa riferimento a quello che potremmo definire un “mito
etnogenetico” (mito = racconto (prev. sacro) che “fonda” la realtà, perché narra della sua costituzione e del
suo destino, e ha per protagonisti esseri soprannaturali o comunque eccezionali). Abbiamo, ad esempio, miti
cosmogonici (= origine del mondo); eziologici (= causa di alcuni stati dell’esistenza: es. perché si muore,
perché un animale ha una certa forma, etc.); escatologici (= fine del modo e/o sua eventuale rigenerazione). I
miti etnogenetici si collocano tra quelli cosmogonici e quelli eziologici, e narrano le origini non dell’intero
universo, ma di un particolare popolo.
Lettura:
“Per quanto riguarda i Germani sono portato a credere che essi siano una popolazione indigena, e che non si siano mai mescolati con altre
genti, sia immigrate sia colà residenti per un vincolo di ospitalità, poiché una volta coloro che volevano cambiare paese arrivavano non via
terra ma per mare, mentre l'Oceano, che si estende oltre senza fine e, per così dire, a noi contrapposto, è solcato raramente da navi provenienti
dalle nostre zone. E poi, a parte i pericoli d'un mare tempestoso ed ignoto, chi abbandonerebbe l'Asia, l'Africa o l'Italia per andare in
Germania, in mezzo a paesaggi desolati, in un clima rigido, in una terra triste a vedersi e ad abitarsi se non per chi vi sia nato? In antichi
carmi, unica loro forma di trasmissione della storia, cantano il dio Tuistone nato dalla Terra. Gli attribuiscono come figlio Manno, progenitore
della stirpe germanica, e a Manno assegnano tre figli, i fondatori, dal nome dei quali derivano il proprio gli Ingevoni, i più vicini all'Oceano, gli
Erminoni, al centro, e gli Istevoni, ovvero tutti gli altri. Alcuni, per la libertà di interpretazione che l'antichità delle fonti consente, sostengono
che sono più numerosi i figli del dio [Tuistone] e più numerosi i nomi dei popoli, ossia i Marsi, i Gambrivi, gli Svevi, i Vandali, e che tali nomi
sono autentici ed antichi. Al contrario si è iniziato ad usare il termine ‘Germania’ di recente, perché i primi che varcarono il Reno e cacciarono
i Galli, quelli che ora vengono detti Tungri, allora si chiamavano Germani. Così a poco a poco prevalse il nome di una tribù, non dell'intera
stirpe: inizialmente tutti, per il timore che incutevano, vennero chiamati Germani dal nome dei vincitori, ma in seguito, ricevuto quel nome,
finirono per attribuirselo essi stessi.”
COMMENTO:
1. Tacito riprende il topos del mitico progenitore e della triplice discendenza di trazione classica (cfr. per es.
Erodoto, ma anche la genealogia biblica Sem-Cam-Iafet);
2. Tuisto(ne) contiene la radice di ingl. two, ted. Zwei “due” = divinità ermafrodita?
3. Manno contiene la radice di ingl. man, ted. Man “uomo”
4. Le tre tribù (Ingevoni, Erminoni, Istevoni) paiono essere delle leghe di culto in Tacito. Il teoninimo alla
base di Ingaevones (Ingevoni) è *Ingwja- > ags. Ing, aisl. Yngvi.
5. Tacito considera i Germani autoctoni dei luoghi descritti. E’ vero? No. Tacito fonda le sue argomentazioni
sulla cosmografia e geografia antropica dell’epoca: l’inaccessibilità dell’Oceano, il mare (più anticamente un
fiume) che circonda il mondo abitato, e la convinzione che il bacino del Mediterraneo possegga il clima più
adatto agl’insediamenti umani.
Il nome Germanici per Tacito è stato dato nel I a.C. dai Galli a tutti quei popoli che hanno attraversato il
reno, prima avevano tanti nomi diversi.
CAP.11: Tacito descrive l’assemblea degli uomini liberi, principale organo giudiziario germanico
“Sulle questioni di minore importanza decidono i capi, su quelle più importanti, tutti; comunque, anche quelle di cui è arbitro il popolo,
subiscono un preventivo esame da parte dei capi. Si radunano, tranne casi di improvvisa emergenza, in giorni particolari, nel novilunio o nel
plenilunio, perché credono che siano i periodi più favorevoli per prendere iniziative. Non contano il tempo, come noi, per giorni, ma per notti;
con tale criterio fissano date, così si accordano: per loro è la notte che guida il giorno. Dal loro spirito di libertà deriva questo inconveniente,
che non si presentano alle riunioni contemporaneamente, come dietro comando, ma perdono due o tre giorni per l'attesa dei partecipanti.
Quando la massa dei convenuti lo ritiene opportuno, siedono in assemblea, armati. Il silenzio viene imposto dai sacerdoti che, in quelle
occasioni, hanno anche il potere di reprimere. Quindi prendono la parola i re o i capi, secondo l'età, la nobiltà, la gloria militare e l'abilità
oratoria e li stanno ad ascoltare più per l'autorevolezza che hanno nel persuadere che per l'autorità. Se le opinioni non sono condivise,
manifestano disapprovazione con mormorii; se invece piacciono, battono insieme le framee (= lance): il plauso espresso con le armi è il più
apprezzato.”
COMMENTO: organismo assembleare di uomini liberi in grado di portare le armi (cioè maggiorenni),
riunito in periodi prestabiliti (salvo particolari urgenze). Era coordinato da figure particolari che Tacito
identifica come i sacerdotes, sotto la cui giurisdizione ricadeva anche l’irrogazione delle pene. Il ruolo di un
simile consiglio è descritto come centrale per le questioni di maggiore importanza, mentre sulle questioni
“minori” si sarebbe riunito in via preliminare un “consiglio dei capi”. L’assemblea deliberava, oltre alle
questioni belliche, trattati di pace o di alleanza e svolgeva funzioni giudiziarie (= di tribunale) nei casi
ritenuti d’interesse generale:
tradimento, diserzione, codardia e altri reati lesivi della morale del gruppo, tutti puniti con la morte (per
impiccagione nel caso dei primi due reati e per annegamento nel caso di atti contro la morale)
SIPPE
Legame parentale con legami di sangue simili ai clan o alle gens romane. Le sippe sono molto legate tra di
loro tanto da premettere l’interesse del gruppo a quello individuale. Nasce il concetto di faida tra famiglie
poi tenuto fino alla nascita del comitatus e dall’istituzione del guidrigildo (risarcimento)
Il legame al’interno della sippe era così forte che se due membri si sposavano, erano vincolati per sempre, le
donne seguivano persino gli uomini in guerra.
CAP. 13,14 IL COMITATUS
[13] “Essi non trattano né in pubblico né in privato se non armati. Ma, secondo costume, nessuno prende le armi prima che la comunità lo
abbia giudicato idoneo. Allora nella stessa assemblea o qualche capo o il padre o un parente ornano il giovane con lo scudo e la framea: presso
di loro questa è la toga, è questo il primo riconoscimento di maturità; prima di ciò sono considerati parte della famiglia, subito dopo dello
Stato. La nobiltà di nascita o i grandi meriti degli avi conferiscono anche ad un giovane la dignità di un capo; si uniscono ad altri più forti ed
esperti e non provano vergogna a comparire nel séguito di un capo. Anzi, lo stesso séguito ha una gerarchia a discrezione del capo; c'è una
grande emulazione sia fra i