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TEORIA E PRASSI DELL'INTERPRETARIATO DI CONFERENZA

Perché non vengono considerati alla pari di chi traduce per un lettore colto che legge il latino? Perché il vernacolo presenta un limite nel rendere i concetti espressi in lingue più evolute. Per questi traduttori si parla di "patriottismo" perché operano spesso sotto lo stimolo dei propri sovrani che, in nome del rafforzamento dell'identità linguistica dei propri popoli, attuano politiche culturali molto interessate alle traduzioni (Alfredo in Inghilterra, Carlo V in Francia, Alfonso X in Spagna).

A tutto ciò si aggiungono le difficoltà nel reperire i testi originali, componente che spesso limita la scelta del materiale da tradurre: molti traduttori per cercare i testi-fonte su cui lavorare lasciano il proprio paese d'origine: alla ricerca dell'Almagesto di Tolomeo, ad esempio, giunsero in Spagna traduttori da tutto il mondo. È in questo periodo che

Le traduzioni iniziano ad essere accompagnate da prefazioni nelle quali il traduttore informa il lettore in merito al proprio metodo.

“Scrivere sull’acqua”: traduzioni e nascita di nuovi alfabeti.

Nel medioevo vennero tradotti in particolare testi di: medicina, matematica, astronomia, filosofia e testi religiosi.

Molto importante è dunque la traduzione di testi sacri nell’Alto Medioevo, adibiti alla catechizzazione delle popolazioni pagane.

Gli esiti interessano però ambiti più ampi rispetto a quello prettamente religioso, contribuendo alla nascita di alfabeti e alla formazione delle letterature nazionali.

L’alfabeto gotico nacque dal desiderio del vescovo Ulfila (311-384 d.C) di evangelizzare i Visigoti. Egli si rese subito conto della necessità di inventare un alfabeto per evangelizzare le popolazioni di origine gotica, in quanto la loro lingua era ancora esclusivamente orale: ricorse ai caratteri greci e latini per trascrivere i suoni.

del gotico creando così l'alfabeto. Egli si dedicò pure alla traduzione della Bibbia attenendosi fedelmente al testo in greco e mantenendo quando possibile lo stesso ordine delle parole e la stessa sintassi dell'originale, dando vita a quello che è considerato il primo testo letterario scritto in un dialetto germanico. Accortosi che la predicazione del Vangelo in greco tra le popolazioni armene rendeva complessa la liturgia, nel 4° sec. d.C. il monaco e teologo armeno Mesrop Mashtots coniò un altro alfabeto. Egli inventò l'alfabeto armeno, modellandolo su quello greco con alcune lettere di origine semitica per i suoni che erano sconosciuti al greco. Terminata l'ideazione del suo alfabeto, con alcuni discepoli, tradusse la Bibbia in armeno da testi greci che portò un nuovo e moderno acculturamento -> si promosse la creazione di scuole pubbliche, per rafforzare un'identità comune armena. L'invenzione

Dell'alfabeto spinse a tradurre molte opere di diverso genere incentivando anche la scrittura di opere originali in lingua armena, dando così origine alla letteratura armena. Secoli più tardi l'imperatore Michele III (836-867 d.C.) affidò a Cirillo e al fratello di Metodio la realizzazione del suo desiderio, ovvero quello di evangelizzare la Moravia: crearono così il più antico alfabeto slavo. Quando l'imperatore propose a Cirillo le sue intenzioni, egli accettò a patto che esistesse un alfabeto. Il missionario, consapevole dei rischi che avrebbe comportato tale impresa, cercò la protezione dell'imperatore dal quale ottenne l'approvazione "se tu lo vuoi" lo incoraggiò Michele III "potrà dartelo Dio" (l'alfabeto). La creazione del nuovo alfabeto (e la traduzione delle sacre scritture che ne seguirà) è posta sotto una prospettiva divina concedendo al

traduttore di sfuggire all'accusa di eresia.

Scuole, circoli e collèges: Baghdad, Toledo e gli altri centri di traduzione.

Nell'Europa medievale, l'incontro con la cultura islamica ebbe ovviamente ripercussioni importanti anche nell'ambito delle traduzioni; al contempo, la traduzione fu una pratica che contribuì all'affermazione e alla genesi della cultura islamica.

Nel 9° e 10° sec. d.C., le traduzioni assunsero un ruolo importantissimo nell'assimilazione della cultura greca e si tradussero, o ritradussero, Platone, Aristotele, Ippocrate e l'Almagesto di Tolomeo, lasciando da parte la produzione più prettamente letteraria dell'antica Grecia.

In quei secoli, le biblioteche pubbliche o private ebbero un ruolo primario nella nascita della cultura islamica e tra queste la celebre "Casa della Sapienza" a Baghdad.

Figura di maggior rilievo della "Scuola di Baghdad" fu Hunayn Ibn Ishâq (839-873),

lo “sceicco dei traduttori” 6TEORIA E PRASSI DELL’INTERPRETARIATO DI CONFERENZA che all’epoca tradusse il maggior numero di trattati medici e scientifici: il suo approccio alla traduzione divenne poi un modello. Le traduzioni, per una maggiore accessibilità, erano spesso parafrasi corredate di commenti e spiegazioni che contribuirono gradualmente all’introduzione di nuove idee e stimolarono la produzione successiva di opere originali in arabo. Importante fu il medico-traduttore Mosè Maimònide (1138-1204) che in merito alla traduzione si espresse riprendendo l’approccio dei traduttori di Toledo: “Chi vuole tradurre da una lingua all’altra e si propone di rendere sempre una data parola unicamente con una parola che le corrisponda, durerà molta fatica e darà una traduzione incerta e confusa. Questo metodo non è giusto: il traduttore, invece, deve anzitutto chiarire lo svolgersi del pensiero, quindi esporlo e

Riferirlo in modo che lo stesso pensiero divenga chiaro e comprensibile nell'altra lingua. A questo si può giungere solo cambiando a volte tutto il complesso di ciò che precede o segue, rendendo un solo termine con più parole, e più parole con una sola, lasciando da parte alcune espressioni e aggiungendone altre, finché lo sviluppo del pensiero sia perfettamente chiaro e ordinato, e l'espressione stessa diventi comprensibile, quasi fosse tipica della lingua nella quale si traduce.

La grande eredità della cultura araba e, attraverso questa, di molte opere greche, verrà accolta dall'occidente grazie a traduttori di diversa provenienza che si stanziarono nei centri che rappresentarono i più importanti punti di contatto tra mondo musulmano e l'Europa: la Spagna e il Sud Italia.

A partire dall'11° sec. si sviluppa una fervente attività culturale caratterizzata da una fiorente attività

traduzione”, ma ha anche contribuito a creare una visione distorta della storia della traduzione. La cosiddetta "Scuola di Toledo" non era in realtà una scuola nel senso moderno del termine, ma piuttosto un gruppo di traduttori che operavano a Toledo durante il XII e XIII secolo. Questi traduttori erano attivi in diversi ambiti, come la traduzione di testi scientifici, filosofici e religiosi dall'arabo al latino. Tuttavia, l'idea che ci fosse una scuola di traduzione organizzata e istituzionalizzata a Toledo è stata smentita dagli studi successivi. In realtà, la traduzione era un'attività diffusa in molti centri culturali dell'epoca, come Barcellona, che era anch'essa un importante centro di traduzione. È importante sottolineare che la traduzione non si limitava alla sola Spagna, ma coinvolgeva tutto l'Occidente. I traduttori operavano in diversi luoghi e in diverse lingue, contribuendo alla diffusione del sapere e alla trasmissione delle conoscenze tra le diverse culture. In conclusione, l'idea di una "Scuola di Toledo" è un concetto errato che non tiene conto della complessità e della diffusione della traduzione nel Medioevo. È importante evitare semplificazioni e generalizzazioni e considerare la traduzione come un'attività complessa e multiforme, che coinvolgeva molti traduttori e centri culturali in tutto l'Occidente.

La profonda portata culturale di questo straordinario movimento di traduzione, ma ha anche dato origine alla leggenda secondo cui sarebbe esistita fisicamente un'istituzione a Toledo, in cui i traduttori volgevano i testi dall'arabo in latino e insegnavano regolarmente ad alcuni studenti" (Pergola)

Si trattò generalmente di traduttori di diversa origine che operarono là, spostandosi anche in altre città spagnole, in alcune fasi della propria vita, mossi dalla ricerca di testi e dal desiderio di conoscenza di nuovi saperi. Tra questi nomi un'attenzione particolare va rivolta all'italiano Gerardo di Cremona, che si recò a Toledo mosso dal desiderio di trovare l'Almagesto tolemaico, che lui, come altri traduttori, non essendo a conoscenza del manoscritto greco, cercava la versione araba. Fu sicuramente il più produttivo traduttore dell'epoca e tradusse dall'arabo, oltre al trattato astronomico di Tolomeo, opere di astrologia.

algebra, geometria, aritmetica, filosofia e medicina. Gerardo “potè contare sulla collaborazione di un gruppo di discepoli denominati con l’appellativo di socii”. La traduzione quindi fu una pratica molto diffusa nella penisola iberica, prevalentemente nel 12º e 13º secolo.

L’opera di Costantino l’Africano che operò già verso la metà del secolo XI e le cui traduzioni divennero testi di riferimento della scuola medica salernitana, può essere vista come quella di un precursore della tendenza che spinse diversi traduttori del secolo successivo a rivolgersi alla pratica traduttoria per colmare alcune aree del sapere traducendo opere dall’arabo. Il suo approccio è stato oggetto di critiche per la sua abitudine di “appropriarsi” del testo tradotto riassumendolo, parafrasandolo e talvolta omettendo parti dell’originale. Venne anche criticata la tendenza di nascondere la fonte araba di alcune.

Opere proponendole come proprie, ma quella odierna di plagio è una categoria che difficilmente può essere applicata al medioevo. In questo approccio costantiniano l'intenzione del traduttore era di risalire alla grande medicina greca, quella di Ippocrate e Galeno, di cui gli autori arabi erano ritenuti da lui semplici intermediari. Della vita di Costantino l'Africano non si hanno molte notizie, ma presumibilmente fu di origini arabe e dopo aver viaggiato nella prima parte della sua vita si stanziò prima nell'importante centro di medicina pratica di Salerno e poi a Cassino, dove tradusse diverse opere di carattere scientifico che resero possibile l'ampliamento del corpus medico sino ad allora conosciuto in latino.

TEORIA E PRASSI DELL'INTERPRETARIATO DI CONFERENZA

In Sicilia la cultura araba era ancora molto presente anche in virtù della tolleranza dei principi normanni che si erano adattati alla cultura trovata alla corte

dell'isola siciliana. Federico II accolse a corte intellettuali dall'oriente e filosofi e studiosi di provenienza e interessi molto distanti tra loro. Tra questi l'astronomo e astrologo di origini scozzesi Michele Scoto.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
22 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Claudia1204 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e Prassi della Traduzione e dell'Interpretariato e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Laurenti Francesco.