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Autori delle traduzioni della Bibbia

In un libro liturgico boemo del 1572 è conservata un'immagine che rappresenta Wyclif (1320-1384 circa) intento ad accendere una scintilla, Hus (1371-1415 circa) che aggiunge della legna alla fiamma, e Lutero (1483-1546) che alza una fiaccola verso l'alto. Tale raffigurazione è un modo efficace per comprendere il legame che si stabilirà tra questi traduttori della Bibbia: "il riformatore inglese è indicato qui come l'iniziatore di un processo di riforma della Chiesa (e di opposizione alla supremazia di Roma), immediatamente proseguito da Hus e ripreso e portato a compimento da Lutero più di un secolo dopo".

William Tyndale

Sempre a Oxford, negli stessi anni in cui operarono Wyclif e altri traduttori lollardi, si formò un altro intellettuale il cui nome avrebbe segnato la storia delle traduzioni della Bibbia, ma anche la genesi della lingua e della

legno nel 1536. Nonostante la sua tragica fine, l'opera di Tyndale ha avuto un impatto duraturo sulla letteratura inglese. La sua traduzione del Nuovo Testamento ha contribuito a diffondere la lingua inglese e ha influenzato notevolmente la successiva traduzione della Bibbia del Re Giacomo. Tyndale è considerato uno dei padri fondatori della letteratura inglese e il suo lavoro ha contribuito a plasmare la lingua e la cultura del paese.rogo. Nei decenni successivi vennero pubblicate diverse traduzioni bibliche in inglese che si rifecero espli-citamente alla traduzione di Tyndale e, tra queste, la Versione Autorizzata o Bibbia di Re Giacomo del 1611, voluta dal Re e scritta da quarantasette vescovi, che rimarrà per oltre tre secoli la Bibbia uffi-ciale. Tra le peculiarità delle traduzioni di Tyndale, c'è sicuramente la chiarezza espressiva (Tyndale co-nosceva otto lingue, era un abile predicatore, un attento studioso della tradizione dell'inglese scritto e un fine conoscitore della lingua parlata, che dettò i suoni e fornì il vocabolario alla sua traduzione). Si aggiunga anche il formato delle edizioni del 1526 e del 1534 che, diversamente dai voluminosi 15 libri manoscritti o a stampa delle Bibbie sino ad allora pubblicate, era tascabile, implicando, oltre a una più facile circolazione di contrabbando, anche un'espansione notevole della ricezione. Erasmo da

Rotterdam

L'incontro con Erasmo da Rotterdam fu per Tyndale una tappa fondamentale. L'eco delle parole erasmiane è stato in più occasioni rintracciato in Tyndale ("riuscirò a fare in modo che il ragazzo che spinge l'aratro conosca la Scrittura meglio di voi", dice a un dotto cattolico). Erasmo: "Non condivido affatto il parere di coloro che non vogliono che i Testi siano letti dagli incolti o siano tradotti in lingua volgare, come se Cristo avesse insegnato delle cose tanto oscure da poter essere a stento capite da un ristretto numero di teologi [...] Vorrei che ogni donnetta leggesse il Vangelo e le lettere di San Paolo e volesse il cielo che queste fossero tradotte in tutte le lingue in mondo".

La Bibbia di Martin Lutero

L'edizione del testo greco curata da Erasmo sarà alla base del Nuovo Testamento di Martin Lutero. Nascosto nel castello di Wartburg, in seguito alla condanna di morte emessa contro di lui, il

Riforma-tore lavorò per fornire ai fedeli tedeschi una Bibbia in tedesco, pubblicando una prima traduzione anonima del Nuovo Testamento nel settembre del 1522; da qui l'appellativo di Testamento di Settembre.

Se la traduzione del Nuovo Testamento richiese solo qualche mese, per la traduzione del Vecchio Testamento invece servirono alcuni anni di lavoro, anche collettivo, per giungere all'edizione del 1534, ricorretta poi fino al 1546 in una decina di edizioni. La revisione fu agevolata anche dall'attività pastorale di Lutero che gli concedeva la possibilità di osservare subito la reazione degli ascoltatori e di giudicare la possibilità di assimilazione delle sue parole.

Lutero non intendeva scrivere un trattato sulla traduzione o fornire una nuova teoria, ma le sue riflessioni riguardano aspetti linguistici, stilistici e culturali della traduzione, e si riferiscono anche alle problematiche della fedeltà o meno all'originale, come anche

alla ricezione dell'opera tradotta. In merito alla lingua scelta: "Non si deve chiedere alla lettera della lingua latina come parlar tedesco, secondo quanto fanno questi asini; lo si deve chiedere piuttosto alla madre di famiglia, ai ragazzi sulla strada, all'uomo comune al mercato, e lì si deve guardare direttamente sulla bocca per capire come parlano, e poi tradurre in conseguenza...".

Il traduttore deve possedere "un cuore retto, pio, fedele, diligente, rispettoso, cristiano, dotto, esperto ed esercitato" e la lingua che deve conoscere non è solo quella dei letterati, ma la lingua del popolo. Tuttavia non si può ritenere che egli traduca solo con la lingua della gente comune: la sua celebre affermazione sull'uomo "comune" non andrebbe presa alla lettera, quanto in senso figurato, come la lingua d'uso, quella parlata. Lutero sceglie uno specifico gruppo dialettale del tedesco, il tedesco centrale orientale (Ostmitteldeutsch),

Pur rimanendo aperto a diverse influenze, e rende così possibile l'affermazione e la standardizzazione di tale dialetto, in risposta anche al diffuso desiderio di una lingua unica e nazionale espressa a diversi livelli e nelle diverse classi sociali del tempo.

Nell'Epistola sul tradurre, pur privilegiando la lingua d'arrivo, puntualizza che se la tendenza è quella di una traduzione ad sensum, rivolta a quello che egli definisce il "senso del testo" e alle caratteristiche peculiari della lingua tedesca, egli non esita a tradurre letteralmente, dove ci sia rischio di fraintendimento.

Rispetto alla lingua dell'originale, quella luterana si distingue dalle precedenti traduzioni per una maggiore vicinanza alle prime versioni in ebraico e greco, allontanandosi dalla Vulgata di San Girolamo (che comunque prende in considerazione). "Quale arte e quale fatica sia tradurre" scrive Lutero, "io, l'ho provato davvero" e non

nega di aver impiegato talvolta diverse settimane, perquanto sostenuto dai collaboratori, per tradurre una sola parola e per rendere una lingua tedesca "pura e chiara". La rivoluzionaria scoperta di Gutenberg, qualche decennio prima della pubblicazione delle traduzioni luterane, costituisce la condizione tecnica che permette la loro distribuzione di massa, contribuendo all'influenza di queste su lingua, letteratura e cultura tedesca (anche su religione e politica). L'eco luterano sulla lingua e le traduzioni è evidente già nei decenni che seguono la morte del riformatore nel rilievo che le prime grammatiche tedesche pubblicate nel XVI secolo danno agli esempi citati direttamente dalla traduzione di Lutero e pure nel dizionario di Grimm del XIX secolo. Anche al di fuori della Germania, la Bibbia luterana avrà un eco notevole, diventando il modello di successive traduzioni bibliche. Scrittori, traduttori e volgarizzatori tra Medioevo e Umanesimo

Nel XIII secolo si assiste in Italia a una notevole diffusione delle traduzioni nei vernacoli della penisola. Se in Europa le traduzioni verso i volgari sono spesso legate alle istituzioni, religiose e laiche, in Italia le traduzioni verso i vernacoli sono spesso riconducibili alla presenza di "notari", banchieri e mercanti che contraddistinguono la realtà dei comuni. Traduzioni spesso anonime, quasi sempre in prosa, talvolta incompiute, creano le condizioni per una situazione in cui gli stessi lettori si trasformano in scrittori; tale fenomeno rientra a pieno titolo in quello che è stato definito volgarizzamento. La diffusione di queste traduzioni è conseguenza del contesto socio-culturale dell'Italia, in cui i notari sono mediatori culturali che quotidianamente traducono la legge in latino per una società che parla il vernacolo. Similmente i predicatori ricorrono al volgarizzamento delle scritture per la diffusione del loro messaggio.

L'Italia urbana del secolo XIII è una "terra di scrittori", dove mercanti e banchieri registrano ogni cosa sui loro registri (testimonianza importante di testi scritti in vernacolo). Il volgarizzamento della letteratura latina non consiste nell'importazione di un qualcosa di straniero, quanto piuttosto in un cambiamento di registro e di classe sociale ricevente un dato testo, talvolta dal clero verso la corte o, in Italia, dalla classe più colta a chi non conosce il latino. Per questi volgarizzamenti si è parlato di una transposizione intralinguale dalla lingua della cultura a quella della diffusione. I primi traduttori verso i volgari d'Italia sono consapevoli dell'inevitabile tradimento che la trasposizione dal latino verso la lingua del "volgo" comporta, ma sono maggiormente preoccupati della trasmissione dei contenuti più che alla correttezza della traduzione, senza una vera consapevolezza artistica.

Il paradosso peculiare della traduzione vernacolare sta nel fatto che da una parte essa mira a educare il popolo meno istruito attraverso una lingua che rimane però inevitabilmente quella di chi è meno istruito. Il volgarizzamento rimane quindi una pratica addomesticante piuttosto che estraniante, nel senso che la traduzione comporta l'adattamento alla cultura di arrivo. Parallelamente a questa attività che si è appena definita, si assiste durante questo periodo al diffondersi di traduzioni, in prosa e in versi, a opera di veri e propri scrittori e letterati. Nel caso delle opere letterarie, quando il traduttore è infatti al contempo anche uno scrittore, il tradurre costituisce spesso una fondamentale attività alla quale lo scrittore si rivolge come esercizio retorico o per una assimilazione di alcuni caratteri dell'opera straniera.

Scrittori e letterature europee Grazie a tale dinamica (come nell'antichità latina), a partire

Dal XII secolo, le diverse letterature europee iniziano ad assumere una nuova fisionomia, grazie soprattutto alle traduzioni. Non è possibile attuare una generalizzazione per definire un'unica tendenza, ma è possibile individuare alcune caratteristiche comuni.

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Publisher
A.A. 2016-2017
38 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mlaulm di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e prassi della traduzione e dell'interpretariato di conferenza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Laurenti Francesco.