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L'OMERO DI LEONZIO
Petrarca ha letto l'inizio dell'Iliade di Leonzio e non sembra soddisfatto del risultato e, comunque,
non abbandona il desiderio di poter leggere l'opera omerica nella traduzione che egli si auspica.
Il risultato finale dell'impresa di Leonzio confermerà le impressioni iniziali di Petrarca.
La poesia omericane usciva malconcia, ma pure il metodo doveva presentare i suoi pregi, primo
tra tutti quello della fedeltà alla lettera, e come prova del valore delle traduzioni Leontee si
adduca il continuo riferimento che i successivi umanisti fecero a questo primo Omero in latino e
l'influsso che queste versioni ha esercitato sull'opera di Boccaccio e, malgrado il giudizio
negativo espresso, sulle opere tarde di Petrarca.
TRADUZIONE E UMANESIMO
L’insegnamento del Petrarca, l’opera di Boccaccio e la poesia di Dante costituiscono, nel loro
" rapporto con l’antichità, la premessa al clima che si instaura verso la fine del Trecento e che nel
Quattrocento porterà, inizialmente a Firenze, ad un rinnovato interesse per le cultura classiche.
Durante tutto Quattrocento di chi coltiva gli studi humanitatis (ovvero la letteratura, la
" grammatica, la retorica insieme alla storia, alla poesia e alla filosofia) consiste non tanto nella
mole di opere del passato che vengono letteralmente riscoperte quanto piuttosto nella novità
dell’approccio a queste opere, che vengono lette per la prima volta, o rilette da un nuovo punto di
vista.
Gli umanisti viaggiano da una parte all’altra dell’Europa alla ricerca di testi, la loro percezione
" delle opere del passato è rinnovata, nella direzione di un avvicinamento a queste non attraverso
gli schemi del Medioevo, ma attraverso la conoscenza del loro messaggio autentico.
Traduzione di testi fino ad allora sconosciuti e la rilettura di testi tradotti durante il Medioevo al
" fine di ristabilire la correttezza del testo originario.
Se la traduzione verso in volgare rimase una pratica in generale comunque diffusa, per gli
" umanisti la traduzione è piuttosto intenta a rendere i testi dal greco in latino.
Tra i protagonisti dell’umanesimo, che si dedicarono assiduamente alla traduzione:
" Coluccio Salutati (1331-1406) Leonardo Bruni (1370-1444),
Lorenzo Valla (1405 ca.-1457), Giannozzo Manetti (1536-1459).
Un momento importante o se non altro esemplificativo dell'interesse verso la lingua greca è
segnato dall'arrivo dell'umanista bizantino Manuele Crisolara, che viene accolto con grande
entusiasmo dagli umanisti.
Il greco infatti, sulla scia dell'esempio di Petrarca e Boccaccio che promuovono la traduzione
delle opere omeriche, diventa la lingua alla quale l'humanista vuole ritornare per risalire
direttamente alle fonti.
Crisolora, tipico esempio di umanista itinerante, si sposta per insegnare a Venezia e a Milano e
rappresenta una sorta di pioniere dell'insegnamento del greco che avvia una tradizione che,
soprattutto dopo l'assedio di Costantinopoli, richiamerà diversi dotti bizantini nella penisola.
Per conoscere meglio Omero, anche Coluccio Salutati si auspica una nuova traduzione in latino
e in una lettera che egli scrive all’amico Jacopo Angeli mentre questo è a Costantinopoli, che
bene trasmette l’entusiasmo col quale il gruppo di umanisti si rivolge alle opere greche:
“ecco ora quello che devi fare. Innanzitutto convinci Manuele [...]. Poi fate in modo di arrivare al
più presto, onde soddisfare la nostra spasmodica impazienza, così grande che non saprei
descriverla. Terzo: porta quanti più libri puoi. Fa’ che non manchi nessuno storico che si riesce a
trovare, nessun poeta né autore che abbia discusso i testi poetici. Fa’ anche in modo di procuraci
dei trattati di metrica. Vorrei che portassi tutte le opere platoniche e quanti più vocabolari
possibile, perché sono fondamentali nel difficile compito di apprendere le lingue. Per me, poi,
compra tutto quello che c’è di Plutarco e quanto lo riguarda. Compra anche Omero, a caratteri
grossi su pergamena [...]. Quanto ai costi, pagheranno i soci di Giovannozzo de’ Biliotti; e se per
caso Manuele ha bisogno di soldi, fa’ pure in modo che se li procuri mettendoli in conto a me”.
Dal tono della lettera si comprende facilmente con quale desiderio Salutati si rivolga, anche a
nome degli amici, alle opere greche ancora da scoprire o che egli vuole rileggere in una nuova
veste latina. Quando Jacopo Angeli rientrerà a Firenze porterà con sé, insieme a Manuele
Crisolora, una preziosa cernita di volumi greci poco o nulla conosciuti dal Medioevo latino.
L’interesse di Salutati è rivolto anche alla Commedia dantesca, della quale egli è uno dei primi
grandi estimatori ed esperti e che, egli decide di rendere in esametri latini. L’operazione
salutatiana, è rivolta ad alcuni frammenti della Commedia.
LEONARDO BRUNI - DE INTERPRETATIONE RECTA
Al letterato di Arezzo, allievo di Crisolora, si devono molte traduzioni dal greco in latino che
contribuiscono a fare di Leonardo Bruni una delle figure di maggior rilievo dell'Umanesimo
europeo.
Per quel che riguarda la storia delle teorie della traduzione, l'Aretino è ricordato però soprattutto,
oltre che per essere il primo a ricorrere al termine traductio, per il De Interpretatione Recta (1420
ca.), l'opera forse più importante sulla traduzione che sia stata scritta tra il Medioevo e il
Rinascimento, che getta le fondamenta della riflessione moderna sulla traduzione.
Lo scritto di Bruni è ritenuto il trattato di maggior rilievo in ambito traduttologico dopo le tesi
esposte da San Girolamo.
Nel De Interpretactione Recta si afferma fondamentalmente la necessità dell'adesione della
traduzione all'originale senza trascurare per questo l'eleganza del dettato.
Punti da seguire:
Avere una conoscenza di quella lingua da cui si traduce; e tale conoscenza deve essere
profonda, particolareggiata, accurata e raggiunta attraverso una costante lettura dei filosofi, degli
oratori e d tutti gli altri scrittori;
Avere tutta in suo potere la lingua in cui si traduce, dominarla per poter rendere anche le minime
sfumature della lingua di partenza senza lasciare termini in greco solo per ignoranza del latino;
Seguire il senso dell’originale, rivolgere la mente, l’animo e la volontà all’autore tanto da
incarnarlo;
Conoscere la cultura e il gusto dell’autore in modo da poter capire a fondo il suo stile e percepire
tutte le sue doti e ugualmente riprodurle nella lingua in cui traduce;
Possedere un buono orecchio; oltre alla chiarezza del pensiero e alla raffinatezza formale, (il
traduttore) deve affidarsi anche al giudizio dell’udito, per non rovinare o sconvolgere il ritmo. Il
buon traduttore, conclude Bruni, deve conoscere la forza e la natura delle parole ed essere
rapito dallo stile dell’autore che traduce.
LEZIONE 6
LA TRADUZIONE COME IMITAZIONE. IL RINASCIMENTO
Un ruolo influente è da associare alla nascita della stampa a caratteri mobili e alla sua diffusione
(dalla metà del 15 sec) che contribuisce alla moltiplicazione delle traduzioni.
Alle lingue un tempo definite volgari viene riconosciuto uno status di lingua ufficiale nei diversi
ambiti della cultura ( amministrativo, diplomatico, giuridico, letterario, scientifico).
La riforma protestante porterà al riconoscimento e all'affermazione definitiva delle lingue
nazionali d'Europa e all'emancipazione dei volgari.
Sulla scia dell'Umanesimo, diventa più feconda l'imitazione delle opere classiche e dei modelli
del passato, anche se non mancano importanti traduzioni di opere più recenti.
Nel XVI sec.: le traduzioni sono maggiormente rivolte verso la lingua volgare, degna ormai di
sostituire, o affiancare, la produzione in latino.
Per comprendere l'entità di tale fenomeno e la rapidità con cui questa novità si impone bastano
alcuni numeri: in Italia, dal 1515 al 1528, la proporzione delle traduzioni in volgare in rapporto a
quelle in latino passa da 1/30 a 1/3 a Venezia e da 1/3 a 3/1 a Firenze.
SEBASTIANO FAUSTO DA LONGIANO
A Venezia viene pubblicato nel 1556 il Dialogo del modo de lo tradurre d'una lingua in altra
seconda le regole mostrate da Cicerone di Sebastiano da Longiano che (essendo i trattati
umanisti in latino) è ritenuto il "primo tratto in italiano sulla traduzione".
LA TRADUZIONE COME IMITAZIONE: IL RINASCIMENTO IN FRANCIA
Nel frattempo in Francia un impulso importante nei confronti delle traduzioni in volgare è da
imputarsi anche al Re Francesco I che nel 1539 obbliga a far redigere in francese gli atti ufficiali
ed i documenti pubblici, accelerando così lo sviluppo di una letteratura nazionale.
DOLET
All'apice del suo successo venne arrestato e condannato per eresia ed Ateismo.
La censura lo accusò di blasfemia e lo condannò al rogo (1546) per aver modificato una frase
sull'immortalità dell'anima in una traduzione di un'opera di Platone: laddove recita "Dopo la morte
non sarai più", Dolet aveva tradotto " Dopo la morte non sarai più assolutamente nulla".
Ciò dimostra come il trans-portare o meno una singola parola da un testo all'altro, sia anche per
motivi di sensibilità linguistica, potesse diventare a quell'epoca una questione di vita o di morte.
DOLET "LA MENIERE DE BIEN TRADUIRE"
Quando nel 1540 viene pubblicata La manière de bien traduire d'une langue en aultre, l'opera
suscita subito molto interesse tanto che ne verranno pubblicate diverse edizioni in pochi anni.
Secondo Dolet una buona traduzione dovrebbe rispondere ad una serie di principi:
Comprendere perfettamente il senso ed il significato dell'argomento trattato dall'autore che si
1. sta traducendo.
Conoscere perfettamente la lingua dell'autore originario come quella verso cui si traduce, nella
2. quale bisogna eccellere, per non impoverire nessuna delle due lingue.
Non essere asserviti al testo originale tanto da tradurlo parola per parola. Se questo succede
3. infatti è per povertà e mancanza di spirito.
Evitare, traducendo verso lingue che ancora non hanno raggiunto la categoria di lingue
4. artistiche o perfette, l'uso di termini appartenenti ad altre lingue e dei neologismi, cercando di
attenersi alla lingua d'uso.
Utilizzare uno stile bello, armonico, elegante che non sia pretenzioso ma che provochi il
5. piacere dell'ascolto secondo le regole dell'oratoria.
INGHILTERRA XVI SEC.
In Inghilterra, durante il cinquecento, l'attenzione dei traduttori è rivolta ampiamente agli scrittori
Romani e Greci dell'antichità di testi di tipo storico, epico, morale o filosofico del passato.
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