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RIASSUNTI “LA MACCHINA DEL CINEMA”
1. Lo spettatore/la spettatrice
Lo spettatore è un voyeur che quando va al cinema realizza con le immagini viste
sullo schermo un rapporto simile a quello del voyeur. Lo sguardo stesso produce
piacere che è legato al vedere. Lo spettatore come il voyeur non può toccare quello
che vede. Il piacere sta anche in questo : l’assenza di contatto con quanto viene
visto.
lo spettatore – voyeur guarda un insieme di oggetti in movimento e prova piacere.
Esempio classico è la condizione di Jeff in “ La finestra sul cortile”.
Perché prova piacere? Una prima risposta ha a che fare con le possibilità del cinema
di mostrare altri paesi e altri mondi, di produrre visioni spettacolari nuove. Una
seconda risposta riguarda l’identificazione. L’identificazione rafforza l’interesse e il
piacere dello spettatore, lo radica nel mondo e della storia narrata, crea
partecipazione con le immagini che sta guardando. Vi è partecipazione emozionale
perché lo spettatore si proietta nei personaggi effettuando un riconoscimento di se
stesso. Questa proiezione avviene in virtù del fatto che lo spettatore riconosce dei
tratti della sua personalità nel personaggio che vede ma anche tratti diversi lo
attraggono perché gli paiono significativi.
lo spettatore in tale prospettiva appare subire, è passivo perché non controlla le
immagini e non può fare nulla per esse.
La filmologia ha studiato la percezione del film affermando che questa investe il
sistema nervoso centrale. Lo sguardo dello spettatore si fissa soprattutto sullo
sguardo e sul volto dell’attore, ciò che interessa quindi è l’elemento antropomorfo
proprio perché è possibile il meccanismo di partecipazione ed identificazione.
Come si produce l’emozione nello spettatore? Prima di tutto dal processo di
identificazione. Mentre vediamo un film noi al tempo stesso crediamo e non
crediamo a ciò che vediamo, lo spettatore sa di trovarsi in un ambito di finzione ma
la considera vera. Si abbandona alla seduzione dello schermo in maniera passiva.
C’è chi crede che l’uomo e la donna guardino i film in maniera diversa, ne abbiano
una percezione diversa. Facciamo riferimento quindi alla Feminist Film Theory
secondo la quale nel cinema classico il personaggio femminile appare come un
soggetto che ha la forza della bellezza e della seduzione ma non dell’azione, è
correlata al personaggio maschile. La spettatrice si riconosce in questa condizione.
2. La tecnica e il linguaggio
( per la fotografia e l’illuminazione, i movimenti di macchina, il suono vedi Manuale
del Film)
Il montaggio è la combinazione di elementi per comporre un insieme significante
coerente. È una struttura segnata da un particolare coordinamento spazio
temporale del visibile.
Si attribuiscono al montaggio varie funzioni: significante, narrativa, descrittiva.
Nell’articolazione di queste 3 funzioni il montaggio definisce un effetto spaziale e
temporale. Ha inoltre una funzione ritmica perché definisce i tempo
dell’inquadratura e modi di congiunzione tra le inquadrature. Ha funzione
intellettuale perché produce idee; una funzione formale e una funzione sintattica
perché attraverso i raccordi garantisce effetti che privilegiano la continuità e la
coerenza del flusso visivo. Nel cinema classico i raccordi ( sull’asse, di movimento,
sonori, di sguardo ) sono essenziali perché garantiscono fluidità e chiarezza nella
narrazione. Nel cinema moderno si privilegiano le inquadrature lunghe ( piano
sequenza) e segmenti ampi ( profondità di campo ) che consentono allo spettatore
di guardare dove meglio crede.
Nel cinema moderno si evidenzia una grande quantità di effetti speciali che possono
dividersi in 3 grandi categorie:
Effetti speciali realizzati nel profilmico
1.
2. Effetti speciali realizzati integrando alterazioni del profilmico con
procedure ottiche
3. Effetti speciali ottici e/o digitali
All’interno di queste troviamo:
SOVRAIMPRESSIONE permette di sovrapporre due o più immagini sulla
stessa pellicola. È effettuata in postproduzione
RETROPROIEZIONE consente di realizzare un’immagine in cui gli attori che
recitano in un teatro di posa appaiono su uno sfondo girato altrove.
EFFETTO SCHUFFTAN permette di visualizzare immagini che integrano
riprese in scala normale con modellini trasformati visivamente in strutture di
ampie dimensioni. È un procedimento che consente di inscrivere gli attori in
scenografie enormi costruite su scala ridotta.
EFFETTI OTTICI microimmagini prodotte con tecniche diverse vengono
integrate in una macro immagine di particolare vero somiglianza e
spettacolarità.
MASCHERINO DIPINTO è costituito da un dipinto estremamente preciso di
uno spazio ampio o complesso.
PROIEZIONE FRONTALE la proiezione della scena – sfondo è riflessa
mediante uno specchio da uno schermo mentre la macchina da presa
riprende gli attori davanti allo schermo e l’immagine proiettata.
MASCHERINO MOBILE consente di integrare le riprese di uno o + attori su
uno sfondo blu a un’altra immagine registrata altrove
MOTION CONTROL fa parte degli effetti ottici e digitali. Permette di
realizzare effetti ottici programmando con un computer i movimenti della
macchina in relazione a modelli, riproduzioni e disegni.
EFFETTI SPECIALI DIGITALI sono realizzati integralmente al pc
3D STEREOSCOPICO è un sistema che gioca sull’illusione ottica della
profondità extra schermica.
3. I modelli di messa in scena e il lavoro del set
Esistono due grandi tipologie di messa in scena:
1. CINEMA CLASSICO in cui prevale il racconto, un carattere causale e
correlato della configurazione e finalistico del comportamento dell’eroe.
Il personaggio è collocato al centro dello spazio e delle inquadrature; le
sequenze sono organizzate secondo uno schema variabile ma con
costanti, ad esempio con gli establishing shot.
2. CINEMA MODERNO in cui il racconto è libero e aperto disgregando così
le regole della narrazione tradizionale; vige il rifiuto della causalità rigida
e c’è un carattere problematico e non finalistico del comportamento
dell’eroe. La costruzione degli spazi non rispetta i criteri di omogeneità,
non sono ordinati. Niente establishing shot.
Vi è poi il CINEMA CONTEMPORANEO il cui racconto è segnato da profonde
disgressioni, non vige la fluidità la chiarezza, tutto segue un suo filo logico secondo
coincidenze e concatenamenti.
Cos’è la messa in scena? La messa in scena o regia è il coordinamento di tutte le
componenti tecnico linguistiche volte alla realizzazione del film. Concretizza tutti gli
elementi preparatori e li trasforma in un insieme di immagini audiovisive. Occorre
fare una distinzione tra messa in scena e messa in quadro. La prima l’abbiamo
definita, la seconda è dedicata alla definizione dell’inquadratura e dei codici che la
riguardano. In sostanza per la prima si può parlare di profilmico e per la seconda di
filmico.
Le tipologie di lavoro sul set dipendono dai registi. Ogni regista ha un suo modo di
agire e rapportarsi al montaggio ad esempio. Ci sono quelli che hanno controllo del
montaggio e quelli che invece non lo hanno. Questi ultimi si definiscono director’s
cut. Ci sono poi quelli che controllano tutto sul set e non accettano contributi dagli
attori e dai collaboratori. Hitchcock fa parte di quest’ultima categoria. E ci sono
quelli che invece prediligono l’improvvisazione Godard, Rossellini.
L’immagine filmica
4.
L’immagine filmica è un’immagine segnata da una forza visiva ed emozionale così
grande che lo spettatore vede con piacere e una partecipazione particolare. Essa ha
una doppia valenza : essa è registrata e impressa sulla pellicola e in quanto tale è
proiettata e destinata ad apparire su uno schermo. L’immagine filmica è il risultato
di una proiezione che prevede nel cinema sonoro uno scorrimento di 24
fotogrammi al secondo.
Esistono diverse teorie riguardo l’immagine filmica:
Esiste un legame tra immagine e oggetto. Il cinema
La linea del realismo.
aggiunge all’immagine il movimento e la durata, in una parola il tempo.
Secondo Pasolini le immagini filmiche sono un’unità espressiva che esce dal
magma delle cose e viene percepita attraverso lo sguardo. L’immagine
quindi rappresenta la realtà attraverso la rappresentazione del mondo e
delle sue componenti. Si considera l’immagine come una struttura
L’immagine come forma visiva.
complessa che è organizzata dal regista e percepita dallo spettatore come
forma. È il risultato di un’elaborazione.
L’opposto della teoria sul realismo
Produttività dell’immagine.
dell’immagine. Qui è considerata come un processo di ricombinazione visiva
che permette la generazione/produzione del senso.
È sia segno di ciò che riproduce che segno all’interno di
L’immagine – segno.
una continuità discorsiva che implica l’esistenza di un linguaggio.
L’immagine ha diversi strati di
L’immagine e gli strati di significazione.
significazione : descrittiva, informativa, comunicativa, simbolica.
L’immagine coincide con il
L’immagine- movimento e l’immagine – tempo.
movimento e non è una semplice rappresentazione della realtà ha una sua
autonomia e una forza in sé.
L’immagine filmica è vana immagine , è immagine di qualcosa che è stato creato
artificialmente dalla messa in scena. È costituita sull’illusione e sull’inganno, è pura
apparenza. In questo modo riesce però a dare l’impressione della realtà.
È qualcosa che non esiste, è virtuale. La sua esistenza è dovuta alla luce così come
accade nella fotografia anche nel cinema l’immagine esiste grazie alla luce.
I fantasmi, l’immaginario, il racconto
5.
Immaginario e fantasmi sono la dimensione del cinema. Le immagini del film sono
immagini fantasmiche che non hanno consistenza e presenza concreta. Sono
immagini illusorie che possono trascinare le nostre emozioni. Infatti, la nostra
passione per il cinema è sicuramente legata al fatto che sullo schermo possiamo
trovare immagini che sono proiezioni del nostro mondo interiore, della coscienza,
dell’inconscio e del preconscio ovvero dei nostri fantasmi. I fantasmi che il cinema
produce non sono però fantasmi individuali ma collettivi che spesso sono diffuse
nell’immaginario di un’epoc