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Persone oltre le cose

Questo è lo slogan di una società della grande distribuzione italiana; una sorta di manifesto di umanità nel business. Rendere visibile all'esterno il back office ha però anche una funzione interna all'organizzazione, l'auto-rappresentazione è come la fotografia di una squadra. Per le auto-rappresentazioni interne nascono gli organigrammi, ma gli organigrammi non sono che schemi aridi e prevedono delle fessure o delle finestrelle che permettono di inserire e di rendere intercambiabili i nomi delle persone; sì, perché gli organigrammi non parlano di persone, ma di ruoli. Questa però è un'auto-rappresentazione interna insufficiente perché tutte i collaboratori per poter lavorare in un ambiente sereno devono avere a che fare con altre persone (e quindi con potenzialità, ma anche con debolezze, stress, rivalità, affettività, ecc.), altrimenti avremo

un’organizzazione i cui membri saranno destinati a non collaborare e a non supportarsi vicendevolmente. Sono indispensabili per una buona auto-rappresentazione interna rispettare le esigenze di riconoscimento sociale dell’individuo e della piccola collettività di reparto. Primo Levi in un passaggio del Il sistema periodico ci fa capire che non emerge durante una riunione o durante una discussione tecnica, bensì nel corso di una cena tra colleghi, ed emerge in forma di racconto orale; dunque, non sono necessariamente i verbali e le relazioni tecniche a consolidare il sapere collettivo dell’organizzazione.

4.3. Perché utilizzare lo storytelling nelle organizzazioni?

Poiché le storie, per essere definite tali devono avere la presenza di personaggi, i testi delle storie sono ciò che di meglio abbiamo per rispondere all’esigenza di parlare delle “persone oltre le cose”. Le storie, essendo percorsi diretti al conseguimento di un

Il divalore è un oggetto che, per definizione, ha come obiettivo quello di essere raggiunto. Questo metodo rappresenta al meglio il modo in cui le organizzazioni possono farsi conoscere.

Per studiare il comportamento umano nelle organizzazioni, non si deve partire dagli organigrammi, ma dalle decisioni e dalle motivazioni che le guidano. Ogni motivazione è composta da una componente razionale e una irrazionale. Mentre la componente razionale può essere rilevata a priori o a posteriori attraverso una documentazione non necessariamente narrativa (come ordini di servizio, formule, processi di lavorazione, verbali, procedure codificate), la componente irrazionale può essere esplicitata solo a posteriori e solo attraverso il racconto (spiegando il perché si è scelto di agire in un certo modo, ad esempio).

L'organizzazione che si racconta tiene traccia delle sue trasformazioni, fa memoria di sé stessa e crea una storia che è sempre in movimento, a differenza dell'organigramma che è statico.

è il miglior strumento dando alla rappresentazione una temporalità, un presente e un passato. Il racconto stesso è una catena di miglioramenti e peggioramenti, di successi e di capitolazioni. Le storie dentro l'organizzazione hanno dunque lo straordinario pregio di ruotare intorno alle difficoltà, intorno agli ostacoli che rendono difficile, se non impossibile, l'adempimento dei compiti4.4. I racconti si ricordano meglio. Gli aneddoti nelle organizzazioni creano dei punti memorabili attorno ai quali il gruppo trova la propria identità e la manifesta ai nuovi arrivati, a chi sta o stava fuori. Si proporranno ai nuovi assunti fino a che anche quel racconto assumerà le caratteristiche e le funzioni del mito. Sviluppare le narrazioni per le organizzative significa allora prestare molta attenzione agli aneddoti, i quali, tra l'altro, fungono da effetti di realtà.4.5. Qualche suggerimento per narrare nelle organizzazioni. Prendiamoci un

piccolo spazio per fare una sintesi di quanto detto in questo capitolo.

I racconti sull'organizzazione:

  • Un'organizzazione può narrare se stessa all'esterno per:
    • comunicare la propria "missione" ai suoi utenti;
    • rendersi evidente nel contesto sociale;
    • promuoversi.
  • Perché questi obiettivi vengono raggiunti più facilmente attraverso le storie?
    • perché le storie sono "amichevoli" e ognuno vi si può riconoscere;
    • perché le storie si ricordano facilmente.

    I racconti dentro l'organizzazione:

    • Un'organizzazione può narrarsi al proprio interno per:
      • rendere noti al gruppo i propri valori;
      • condividere e trasferire esperienza;
      • comprendere le proprie dinamiche;
      • perché è fatta di persone e le persone si rappresentano attraverso la loro storia.
    • Perché questi obiettivi vengono raggiunti più facilmente attraverso le storie?

    facilmente attraverso le storie? - perché le narrazioni calano i valori e le esperienze in una dimensione concreta, reale, umana e memorabile; - perché le autobiografie sono storie "vicine" e accessibili. Continuiamo adesso dicendo però, che anche se la narrazione è considerata un ottimo metodo di comunicazione, non dobbiamo pensare che il raccontare sia sempre facile e spontaneo, soprattutto se deve essere usato internamente in un'organizzazione affinché possano essere utili all'organizzazione stessa. Bisogna perciò evitare 4 punti salienti che potrebbero alterare la riuscita dell'esperienza: 1- Stare attenti all'effetto compito in classe: non far percepire ai dipendenti, che essendo una richiesta dall'alto sia giudicata o utilizzata contro di loro. L'effetto "compito in classe" si contrasta con un lavoro preparatorio che illustri le ragioni per le quali l'organizzazione chiede ai suoi

    membri di narrare e di narrarsi, ovvero, esclusivamente per farsi conoscere e per unirsi. 2-Evitare l'effetto Grande Fratello: non fargli percepire che devono scrivere e raccontare perché i capi magari, cercano di scoprire cose interne all'organizzazione, altrimenti finirebbero per inventare storie o non essere razionali e finirebbero per compromettere l'opera di storytelling che l'azienda sta attuando per farsi pubblicità. 3-Evitare l'effetto tema libero: non lasciare una traccia generica ai dipendenti, poiché loro non sono affatto narratori e finirebbero per parlare di cose che non ci potrebbero servire, ma appunto, bisogna creare una zona di confort, con delle direttive abbastanza vincolanti per riuscire ad ottenere il massimo da loro. Questi "narratori inesperti" devono quindi essere facilitati nel loro lavoro attraverso chiare consegne. 4-Effetto "superlavoro": non chiedere ai dipendenti di scrivere un racconto.

    Sull'azienda nel loro tempo libero, ma al contrario bisognaritagliare uno spazio di tempo nelle giornate lavorative e farladiventare un'attività di gruppo così che possa diventare più piacevole.

    4.6. Facilitare lo storytelling nelle organizzazioni

    Se, come abbiamo appena visto, l'applicazione delle tecnichenarrative in un'organizzazione non è affatto semplice comesembrerebbe, va da sé che uno dei ruoli di un professionista dellacomunicazione potrebbe essere quello di facilitare lo storytelling,ma, nel cominciare a tratteggiare questo ruolo, dobbiamo in primoluogo chiederci se privilegiare il processo o il prodotto dellanarrazione. Dobbiamo perciò prestare l'attenzione sulla differenzatra processo di narrazione e prodotto narrativo. Per facilitare iprocessi di narrativi dobbiamo:

    1. analizzare gli obiettivi del progetto, le tipologie di personecoinvolte e il loro ruolo nell'organizzazione, i tempi e i modi diattuazione,
    2. la forma, la destinazione e il prodotto finale con ladirigenza dell'organizzazione;

      definire il focus dei racconti e i vincoli dimensionali e stilistici;

      presentare il progetto ai futuri narratori;

      fornire ai narratori le competenze di base per svolgere il lorocompito;

      far riflettere i partecipanti sulle implicazioni di ogni tappa delcammino di narrazione;

      aiutare i partecipanti a trovare, nei focus definiti in precedenza,l'ispirazione per il loro lavoro narrativo;

      effettuare un editing leggero ai testi senza modificarne ilcontenuto. Migliorare invece l'intelligibilità del racconto e aeliminare gli errori più grossolani;

      riordinare i risultati curandone la presentazione ai destinatari finali e aicommittenti.

      Quando più che al processo si bada al prodotto, si da per scontato che ipunti 1, 2, e 3 siano identici a quelli visti sopra ma :

      intervistare i narratori in forma orale (e registrare l'intervista)ponendo loro una serie di

      domande per stimolare il racconto e poter individuare parole chiave per potersi focalizzare sul racconto da descrivere sul prodotto.
      1. stimolare la produzione di storie scritte seguendo i passaggi da 1 a 6 del precedente elenco e poi effettuando un "editing pesante", cioè una riscrittura gradevole, elegante e letteraria.
      2. raccogliere, attraverso dialoghi e interviste informali, il materiale di base per poi scrivere, con la libertà dell'autore letterario, una sorta di non-fiction novel sull'organizzazione.
      3. Raccontare il territorio: da Detroit a Matera
      4. Detroit: il primo "Department of storytelling" di una metropoli.
      5. Detroit, nel 2010 scala la classifica delle metropoli più violente. Sicuramente, la narrazione mediatica ha contribuito pesantemente a diffondere globalmente la notizia, facendo crollare il valore degli immobili e annullando il senso di appartenenza della popolazione. E proprio per questo che il sindaco di Detroit Mike Duggan

      Adotta una strategia esemplare: raccogliere narrazioni prodotte dall'interno della città, dai suoi abitanti raccontando storie di successo, di redenzione, di buon vicinato e di un'economia che riparte. Nasce così, il primo "Department of storytelling" guidato da Foley che ha affermato: C'è un'idea che chiamiamo "gentrificazione psicologica". È l'idea che se vivo a Detroit, ho una casa, le cose mi vanno bene, o quantomeno riesco a cavarmela, e non mi vedo rappresentato nei media, allora comincio a chiedermi se sono parte della narrazione di Detroit in corso. Quindi stiamo cercando di dare alle persone un sito internet dove possano vedersi e iniziare a colmare queste lacune. Piattaforma che nasce, con il nome di The Neighborhoods (i quartieri) e che aiuta a cambiare la visione della città.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
31 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alice Nettuno di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storytelling e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Perissinotto Alessandro.