Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 17
Riassunto esame Storia moderna LM, prof.ssa Lucrezio Monticelli, libro consigliato Napoleone deve morire, Benigno e Di Bartolomeo Pag. 1 Riassunto esame Storia moderna LM, prof.ssa Lucrezio Monticelli, libro consigliato Napoleone deve morire, Benigno e Di Bartolomeo Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia moderna LM, prof.ssa Lucrezio Monticelli, libro consigliato Napoleone deve morire, Benigno e Di Bartolomeo Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia moderna LM, prof.ssa Lucrezio Monticelli, libro consigliato Napoleone deve morire, Benigno e Di Bartolomeo Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia moderna LM, prof.ssa Lucrezio Monticelli, libro consigliato Napoleone deve morire, Benigno e Di Bartolomeo Pag. 16
1 su 17
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il 27 luglio 1794 (9 termidoro): l'atto finale

Robespierre e Saint-Just si presentarono al Comitato, ma gli impedirono di parlare. Un deputato paragonò Robespierre a Catilina, un altro sfoderò il pugnale di Bruto accusando Robespierre e complici di essere dei nuovi Verre. I due furono dichiarati in arresto.

Il processo a Robespierre e ai suoi fece, come ormai da prassi, largo ricorso al paragone dell'antica Roma e a quello della rivoluzione inglese. I rappresentanti del popolo si presentarono come "novelli Bruto" dicendo di aver sventato una congiura ordita da Robespierre, Saint-Just e Couthon contro la Convenzione nazionale. Venne coniato un altro paragone: Robespierre come Carlo IX e il Terrore come la notte di San Bartolomeo. Come disse Freron alla Convenzione, ormai anche la Rivoluzione stessa andava studiata come precedente storico, per evitare che si ripeta, in Francia come nel resto del mondo, la vicenda di Robespierre. A questo scopo,

Freron la scompose in quattro sottorivoluzioni, che nelle prime tre fasi seguivano esattamente quelle della rivoluzione inglese (passa indistintamente da un racconto all'altro), discostandosi però nella quarta, quella appena iniziata, perché in Francia il nuovo Cromwell è stato abbattuto. Eppure, c'era ancora il timore per l'esercito e per un ritorno al dispotismo, secondo il ciclo "naturale" delle rivoluzioni. Questo timore si rafforzò soprattutto dal 1796, quando la Repubblica francese stava ormai assumendo la forma di un impero.

IV. L'aldilà della Repubblica

Il generale Charles François du Périer, noto come Dumouriez, fu il primo militare a imitare l'esempio di La Fayette. Questi, abbandonato anche dai suoi uomini nell'agosto 1792, si era ritirato nei Paesi Bassi austriaci, e sostituito da Dumouriez alla guida dell'Armata del Nord. Al tempo, i generali erano guardati con rispetto per le

Vittorie ottenute e i sospetti di dittatura si concentravano ancora su personaggi politici come Robespierre o il duca d'Orleans.

Il 30 gennaio 1793, però, Jean-Baptiste Salles si disse preoccupato che i militari vittoriosi in Belgio potessero "varcare il Rubicone" per attuare un colpo di Stato ordito dal duca di Chartres (figlio di Orleans) in combutta con gli inglesi e restaurare la monarchia. Il duca era agli ordini di Dumouriez, su cui si concentrarono i sospetti.

1. Il tradimento di Dumouriez

Anche Dumouriez, quindi, come La Fayette, dopo essere stato celebrato alla maniera di un eroe antico per le vittorie a Valmy (settembre 1792, contro la Prussia) e a Jemappes (novembre 1792, contro l'Austria), iniziò a essere sospettato di tradimento. A sostenere questa accusa c'era Marc-Louis de Tardy, un ufficiale che nei primi mesi del 1793 pubblicò la tragedia Cromwell o il generale liberticida, in cui sottolineava l'irregolarità del

processo a Carlo I in riferimento a quello a Luigi XVI, prospettando anche in Francia l'avvento di unusurpatore. Anticipava così due eventi: il fallito colpo di Stato di Dumouriez e l'epurazione della Convenzione nazionale. Il 12 marzo 1793 una deputazione chiese la messa in stato di accusa di Dumouriez, ma i deputati lo difesero. Barère tentò di rassicurare l'aula con un'immagine in realtà ambigua: è vero che la Rupe Tarpea deve stare vicino al Campidoglio, ma Dumouriez non è ancora salito al Campidoglio. In realtà, si saprà poi, il generale aveva già un piano per prendere Parigi e attuare la restaurazione, ma sia i Giacobini che i Girondini aspettavano di vedere le sue prossime mosse. A differenza che per La Fayette, per Dumouriez abbiamo notizie più dirette riguardo alle sue intenzioni, grazie ad alcune discussioni riportate da testimoni dell'epoca: il 10 marzo il commissario del governo

Pierre-Jean-Baptiste Chaussard (noto come Publicola), avvertì il novello Cesare che lui, tribuno del popolo, era pronto a denunciarlo, al che Dumouriez si disse pronto ad assumere la dittatura in Belgio; l'11 marzo altri commissari della Convenzione lo accusarono di giocare a fare il Cesare, ma che loro sarebbero stati Bruto.

Il 18 marzo le truppe di Dumouriez furono sconfitte dagli austriaci a Neerwinden (Belgio) e il generale si convinse a realizzare un colpo di mano con l'appoggio del nemico. Consultò quindi i suoi ufficiali, ma Francisco Miranda si oppose fermamente, dichiarando che avrebbe combattuto sempre, come Labieno o Catone, dalla parte della Repubblica.

Il 25 marzo Dumouriez si incontrò col colonnello austriaco Mack illustrandogli il suo piano di marciare su Parigi, insediare Luigi XVII e nominare una nuova assemblea. Il giorno dopo, incontrati dei commissari giacobini, accusò il loro club di essere il male della Francia e annunciò che

avrebbe salvato il Paese "da solo malgrado la Convenzione", a costo di essere chiamato Cesare, Cromwell o Monck. Il 27 marzo diffuse un proclama contro l'anarchia e il 30 marzo la Convenzione lo convocò in aula. Il 1° aprile Dumouriez consegnò agli austriaci tre commissari della Convenzione e il Ministro della guerra Beurnonville. A uno dei commissari che citava esempi di obbedienza dell'antichità, il generale disse sprezzante che i Romani avevano una Repubblica eccellente, non l'anarchia prodottasi in Francia. Brissot fu uno degli ultimi a prendere le distanze dal generale e Robespierre non perse occasione per rinfacciarglielo, presentando il caso di Dumouriez come il frutto della guerra voluta dai brissottini. Screditati i Girondini, i Giacobini ebbero via libera per istituire il Comitato di salute pubblica. Dumouriez, rifiutatosi di tornare a Parigi, fu dichiarato "fuorilegge". Il 4 aprile tentò di far marciare.l'Armatadel Nord su Parigi, ma fallì e, come La Fayette, dovette consegnarsi agli austriaci. Il deputato girondino Jean-Marie Girey-Dupré chiese la condanna a morte del novello Alcibiade, Cesare e Monck. In molti, però, temevano che a quel Catilina sarebbe presto seguito un Cromwell, questa volta vittorioso. 2. Caccia al generale Nel maggio 1793 Condorcet avvertiva che la Francia stava per vivere una fase critica: una volta approvata la nuova Costituzione e prima della formazione del nuovo Parlamento, sarebbe stata esposta al duplice pericolo di un'invasione straniera e di una cospirazione interna. Propose quindi un piano di emergenza per la riunione automatica di una nuova Convenzione, ricordando i due sbagli commessi dai parlamentari inglesi quando avevano accettato la chiusura del Rump Parliament imposta da Cromwell (1653) e poi quella del Long Parliament imposta da Monck (1660), portando, rispettivamente, al Protettorato e alla monarchia. Il timore di un

colpo di mano dell'esercito era diffuso, e non infondato. Dopo che Dumouriez ebbe consegnato agli austriaci il ministro della guerra Beurnonville, il sostituto del generale, Adam Philippe de Custine, fu accusato di tradimento dalla stampa e da alcuni deputati, tra cui Marat. Il 9 aprile Custine rispose, come La Fayette e Dumouriez, con una lettera ultimativa, facendo intendere di essere pronto ad assumere un potere dittatoriale.

Dopo essere stato aggredito da un suo ufficiale, però, Custine ritrattò le sue affermazioni, salvo poi riprendere la polemica contro i commissari. Il 13 maggio, il Comitato di salute pubblica lo nominò comunque al comando delle Armate del Nord, ma i giornali radicali continuavano ad accusarlo e il 22 luglio il Comitato di sicurezza generale lo destituì e lo tenne a Parigi sorvegliato a vista. Accusato di istigare il popolo e di aver deliberatamente causato la caduta di Magonza (conquistata dal generale l'anno prima), Custine fu

Poiarrestato per tradimento e condannato a morte (28 agosto). Iniziò così una "caccia al generale", tra 1793 e 1794. Si trattava in parte di paranoia, ma effettivamente molti degli accusati avevano pensato di usare il loro potere per imporsi. Un caso particolare fu quello del generale Houchard, successore di Custine presso l'Armata del Nord, giustiziato il 15 novembre non per eccesso di protagonismo, ma per una vittoria (a Hondschoote, in Olanda) giudicata "insufficiente". Dietro la condanna stava in realtà la vicinanza del generale ai "nuovi" Cordiglieri, antagonisti del Comitato. Sempre il timore per i Cordiglieri portò alla condanna di Hébert, leader del gruppo, giudicato come pericoloso da Robespierre e Saint-Just. Il 9 marzo 1794, i cordiglieri Momoro, Ronsin e Vincent accusarono i leader giacobini come nuovi "cromwellistes", ma l'accusa gli si ritorse contro: Ronsin, comandante.

Dell'Armata rivoluzionaria di Parigi, fu presentato pubblicamente come un aspirante Cromwell (tra le prove, la passione per la storia di Ronsin) e condannato alla ghigliottina. L'ufficiale Maximilien Sebastien Foy fu condannato dal Tribunale rivoluzionario per aver approvato la diserzione di Dumouriez e anche per aver assunto il soprannome di Muzio Scevola, console romano noto per essere stato l'avversario di tutti quegli eccessi di cui si accusava Robespierre, novello Silla. La paura per le insurrezioni dei militari, che aveva portato a questa serie di condanne preventive, era motivata a quel punto sia dalla storia, sia dalla rivoluzione stessa (i casi di La Fayette e Dumouriez).

3. Difendere la Repubblica

La caduta di Robespierre (27 luglio 1794) non mise fine alla paura di un usurpatore, amplificata anzi dall'eccezionale successo ottenuto dall'esercito, che stava rendendo la Repubblica un impero. Era noto a tutti, infatti, che la Repubblicana romana era finita nel

dispotismo proprio a causa della sua espansione eccessiva. La prospettiva era per alcuni temibile, per altri auspicabile. A inizio 1795, una deputazione di Nantes, città-simbolo dell'oppressione giacobina, ricordò alla Convenzione che, dopo l'anarchia, il popolo si sarebbe affidato al dispotismo di uno solo come ad un porto sicuro: senza le proscrizioni di Mario, Silla e dei triumviri, Roma non si sarebbe sottoposta agli imperatori. L'anarchia si presentò a Parigi con le insurrezioni di aprile e maggio 1795, quando il popolo invase ancora una volta l'aula della Convenzione. A riportare l'ordine fu la Guardia Nazionale e da quel momento il governo si servì sistematicamente dei militari per reprimere l'opposizione. Mentre ci si apprestava a celebrare l'anniversario della caduta di Robespierre, il timore di un uomo solo al comando si ripresentò con forza. Jean-Charles-Dominique de Lacretelle, membro della jeunesse,denunciò la rielezione per decreto dei membri della Convenzione nel nuovo Parlamento e scatenòun'insurrezione contro il regime termidoriano (5 ottobre 1795). Per reprimere questo "moto reazionario divendemmiaio" fu chiamato un gene
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
17 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gringoire8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Lucrezio Monticelli Chiara.