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Nell'epoca in cui si mettono a frutto le grandi scoperte geografiche, il mercante avventuriero si
ripropone periodicamente rispondendo al richiamo di terre misteriose e sconosciute che lo
spingono a lasciare la sedentarietà dalla quale controlla piazze lontane.
Lascia i suoi racconti nei quali mescola informazioni sulla natura dei luoghi e informazioni uutili alla
mercatura.
Quando nel 1581 CESARE FEDERICI, mercante veneziano torna a casa, detta a Frà Bartolomeo
Dionigi da Fano le sue memorie, ha estrema cura di descrivere le mercanzie e fornire “consigli” atti
a proteggere gli interessi dei mercanti, ad esempio suggerendo che appena si giunge in India è
bene far testamento e affidarlo alla Confraternita della Misericordia che si trova nelle città dove
sono di stanza i Portoghesi. In caso di morte la confraternita venderà le merci e spedirà a Lisbona
il denaro per renderlo disponibile agli eredi.
FEDERICI è il prototipo del mercante avventuriero, intraprendente fino alla sventura e sempre
pronto a rimettersi in gioco. Affronta nel suo viaggio che lo porta fino all'arcipelago malese vicende
avverse. Senza mai prostrarsi descrive luoghi e merci, con particolare attenzione alle pietre
preziose, sia per il loro valore in quanto ampiamente apprezzate su mercati europei, sia come
monete ovunque accettate e facilmente occultabili. Ne fornisce un vero e proprio “atlante”, dando
informazioni sulle modalità contrattuali e sui rischi legati al commercio che si presentano
soprattutto sulla via del ritorno, dopo buoni affari, e che lo respingono verso l'oriente per rifarsi
delle perdite.
Non mancano informazioni anche di carattere storico, geografico e sui costumi (in India donne
sepolte vive con i mariti).
Nel 1590, tre anni dopo il libro di Federici, vengono pubblicate le memorie di GASPARE BALBI,
gioielliere veneziano che ha già una lunga esperienza di mercante a Costantinopoli e in Siria e
molti debiti. Il viaggio compiuto da Balbi ripercorre quello di Federici e il suo testo integra il
precedente, a dimostrazione che queste opere hanno la funzione di fornire informazioni aggiornate
atte a permettere le mercature.
IL testo ha la struttura del giornale e segue giorno per giorno il viaggiatore. Protagonista è il
mercante che, senza tradire emozioni,stende un vero e proprio compendio delle varie forme di
relazioni mercantili nei paesi orientali e chiude ogni capitolo con un preciso rendiconto delle spese
da sostenere in ogni tappa.
Tali rubriche fanno del l'opera di Balbi una fusione perfetta tra il diario con la pratica di mercatura
utile non solo al mercante viaggiatore ma anche a quei mercanti che conducono i loro commerci
mediante intermediari e che incominciano a utilizzare i primi esempi di tariffe a stampa appena
apparsi.
Non meno utili delle tariffe sono i riferimenti i tipo climatico, in particolare quelle sui venti che
condizionano la navigazione, da cui deriva un vero e proprio calendario.
Dimostra una sottile capacità di penetrare la cultura dei popoli con cui entra in contatto e la
consapevolezza e l'orgoglio del suo essere veneziano . Molto sobrio nel parlare di sé , è infallibile
nel giudicare le persone, di cui individua nei comportamenti le debolezze. Inoltre fa trasparire un
oriente esotico in cui la natura lussureggiante è piena di pericoli ( leoni, coccodrilli...)
Pag 108-116
Il viaggio in India di RALPH FITCH, mercante elisabettiano, è una copia del viaggio di Federici e
evidenzia l'analogia tra i mercanti avventurieri inglesi e italiani, quando si muovono su rotte non
battute. Infatti per quanto socio di una compagnia regolata il mercante avventuriero è solo con sé
stesso, poiché le società organizzano i viaggi e garantiscono la possibilità di commerciare ai soci
solo laddove hanno in essere trattati o compartecipazioni finanziarie e nei quali hanno fondato
aziende. Particolarmente rischioso diventa avventurarsi in quei territori che sono sotto il controllo di
altre compagnie, in quanto si è trattati alla strega dei pirati e la merce è confiscata. UN esempio è
la strage di Amboyna ne 1623, quando sette mercati inglesi vengono catturati dagli olandesi,
torturati e uccisi.
Anche Fitch si muove verso le Indie Orientali alla ricerca di nuove vie e piazze, in compagnia di un
gioielliere e di un pittore, finanziato da una compagnia londinese. La compagnia si dirige a Aleppo,
supera Baghdad e dal Golfo Persico, per mare, raggiungono Ormuz dove vengono catturati dai
Portoghesi, con l'accusa di spionaggio e vengono portati a GOA.I due mercanti fuggono e
raggiungono l'India di cui F. descrive mercati e mercanzie. A Agra F. rimane da solo e intraprende
un viaggo nelle favolose città indiane commerciali. Prosegue il viaggio arrivando fino all'arcipelago
malese e all'estremo oriente ( Giappone).
Costante è il riferimento al testo di Federici, ma non mancano descrizioni personali di personaggi (
santoni, mercanti birmani...)pur senza reali approfondimenti in quanto l'interesse di F. per i costumi
dei popoli che incontra è esclusivamente dettato da esigenze mercantili.
Nel 1591, al ritorno di F., inizia la spedizione marittima di JAMES LANCASTER. Finanziata da una
compagnia londinese e formata da tre navi,è diretta in India sulla rotta dei portoghesi. Il viaggio,
però, per l'imperizia degli inglesi che non padroneggiano adeguatamente le condizioni dei venti,
delle marre delle stagioni monsoniche e l'incapacità di seguire un sicuro orientamento finisce
tragicamente e i viaggiatori per sopravvivere sono stati costretti alla pirateria. Sulla strada del
ritorno, rimane una sola nave che sull'isola di sant'Eleena trova un marinaio che era stato
abbandonato sull'isola in fin di vita ( personaggio che entra nella narrazione romanzesca)..
Infine anche quest'ultima nave naufraga e gli ultimi marinai vengono salvati da una nave francese.
Nel 1559 L. riceve l'incarico di una nuova spedizione. Questa volta L. pnta direttamente su Giava e
Sumatra e quindi si dedica alla pirateria.
Negli anni a venire gli Olandesi allontana gli Inglesi dalle isole delle spezie. Essi si spingono verso
l'India dove a Surat fondano la principale sede della compagnia.
Costante diventa l'uso delle vie di terra nel raccordo tra le sponde del Mediterraneo e l'India
Pag 116-119
La nuova frontiera del mercato nel '500, soprattutto italiana, è la circumnavigazione del globo alla
ricerca di nuovi sbocchi commerciali non ancora monopolizzati dalle potenze atlantiche, con nuove
fonti di guadagno.
Si tentano di raggiungere le Indie Orientali attraverso il Pacifico ( Francesco Carletti parte da
Acapulco e raggiunge La Cina e l'India per poi tornare a Lisbona)dopo aver saggiato le prospettive
commerciali del nuovo mondo o direttamente dall'Europa ( Inglesi)
I mercanti italiani nel '500 assistono al progressivo ridimensionamento delle compagnie di Venezia,
Genova e Firenze con progressivi disinvestimenti legati allo spostamento delle rotte commerciali
sull'Atlantico dove sono controllati rigidamente, tramite monopoli, da Spagna e Portogallo, insidiate
da Olanda e Inghilterra.. Ad esempio il Portogallo impedisce che le spezie siano inviate in altri
luoghi dal Portogallo.
I mercanti italiani tentano di inserirsi nella lotta delle compagnie europee senza avere alle spalle
corporazioni influenti o potenze atlantiche. I loro racconti sono “riversati” in relazioni itineranti di
viaggi scaturiti dalla difficoltà dell'intero mercato mediterraneo, escluso dai nuovi commerci di
spezie, droghe e prodotti tropicali, fino alla scomparsa delle spedizioni commerciali, anche in
relazioni al deteriorarsi dei navigli e delle marinerie.
Si ricavano uno spazio solo coloro che ottengono appalti di commercio in zone sottoposte al
monopolio portoghese, come i fiorentini che sostengono con i loro finanziamenti la politica dei
portoghesi, lasciando testimonianze sulla nascita del monopolio portoghese in Oriente. E' il caso di
GIOVANNI DA EMPOLI che partecipa nel 1503 alla spedizione verso Goa e Sumatra, lasciandosi
ben presto permeare da atteggiamenti colonialistici di conquista in nome di Dio e saccheggio.
PAG 119-124
FILIPPO SASSETTI è un mercante scrittore. Dedito alle lettere, a quarant'anni, pressato da
esigenze economiche, nel 1578 a Lisbona, dove si trova per curare gli interessi di alcune
compagnie fiorentine,progetta di raggiungere l'India occidentale per aprire nuove rotte.
In India Sassetti rimane cinque anni e invia una serie di lettere al granduca e ai maggiorenti delle
finanze toscane in cui la spoglia del tradizionale alone di opulenze creata dai precedenti
viaggiatori.
Due elementi emergono: il progressivo ferreo controllo portoghese e la rovina, in senso ampio, che
la colonizzazione provoca. La descrizione dei costumi è sobria, senpre gravata dalla
consapevolezza delle responsabilità occidentali. In particolare emerge come la semicoatta
conversione al cattolicesimo ha portato alla rovina dei templi e alla dispersione dei fedeli in
pratiche a loro incomprensibili. Sono lontani i tempi in cui Giovanni da Empoli parlava di accordi
con i raja: la monopolizzazione dei commerci e l'insediamento dei Portoghesi ha portato alla
distruzione della civiltà del luogo. In senso stretto quella portoghese in India non si può neppure
dire una colonia poiché tutti quelli che vanno a popolare una terra diventano assegnatari di un
qualche bene(terra,casa, beni strumentali) che permette loro di vivere, mentre chi sbarca in India,
se sopravvive al viaggio, sono destinati a una vita di stenti. I Portoghesi esercitano semplicemente
un comportamento predatorio che ha portato alla distruzione della di GOA , un tempo splendida e
ricca quando le rotte marittime per raggiungerla non esistevano ancora ( rimpianto).
Sassetti fornisce ovviamente notizie utili ai mercanti sulle merci, sulle rotte e sulle condizioni
climatiche. Di fronte al progressivo restringersi delle possibilità mercantili italiane, Sassetti
progetta un viaggio di circumnavigazione del globo alla ricerca ddi nuove piazze, ma muore a
Goa.
Pag 125- 130
Nel 1602 FRANCESO CARLETTI conclude in modo drammatico la sua navigazione intorno al
globo depredato di tutte le sue ricchezze presso Sant'Elena da navi olandesi.
E' questo il segno di un cambiamento del dominio delle rotte commerciali da parte delle potenze
europee:
nel XVI il predominio è prima dei Portoghesi per poi passare agli Olandesi (isole delle spezie) e
Inglesi ( India)
nel XVIII secolo diventa appannaggio della Gran Bretagna grazie alla potenza e abilità delle sue
flotte
Gli Olandesi da tempo tentano con atti di pirateria di fiaccare il monopolio portoghese,
dimostrandosi però altrettanti spietati quando riusciranno a sostituirli.
Carletti è il prototipo del mercante avventuriero, non leg