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La storia di Palermo e l'influenza musulmana
La città di Palermo era importante: per secoli il suo spazio rimase relativamente ristretto, una semplice cittadina portuale. La storia della città cambiò nel momento in cui vennero a contatto con i musulmani, quando nell'anno 831 caddero le sue mura, e la città divenne il centro amministrativo della Sicilia musulmana. La città divenne popolosa e dinamica.
La condivisione di una nuova cultura, quella condivisione che passava dalla tradizione islamica e dall'arabo, aveva visto nascere una nuova classe di esperti di diritto: gli ulama e fuqaha. Entrambi ricoprirono allo stesso modo il ruolo di interpreti della legge divina, di guardiani di un'elaborata normativa di comportamento, talvolta influenzando parecchio le decisioni politiche. La formazione di questi sapienti siciliani passò attraverso l'istruzione di una vasta serie di discipline, ad iniziare dal Corano e la sua esegesi, passando per il ragionamento dialettico e gli studi.
di linguistica e letteratura. Sappiamo invece che, per quanto riguarda il campo medico, la presenza di medici ebrei nel mondo arabo era ampiamente attestata: le autorità islamiche del Mediterraneo non erano preoccupate alle possibilità che pazienti musulmani potessero essere curati da medici di un'altra confessione religiosa, anzi. Il legame tra cultura ebraica e medicina islamica continuò ad essere attestato in Sicilia anche dopo la fine del potere islamico. Per quanto riguarda i mercanti, sappiamo che a Palermo verso la fine del X secolo non erano pochi, vivevano grazie alle numerose attività commerciali che la città poteva offrire. Vi era un intenso commercio che coinvolgeva viaggiatori, importatori ed esportatori di materie prime o lavorate. Il lino egiziano era tra le merci più importate in Sicilia; poi vi erano le spezie. Nel porto di Palermo, il mare entrava più profondamente in città. Con ogni probabilità in epoca musulmana.era già presente quella catena posta a chiusura dell'imboccatura del porto. Le navimercantili erano per lo più grandi, sferiche e lente, al contrario delle navi da guerra. La Sicilia era una tappa naturale per molti di coloro che attraversavano il Mediterraneo. Oltre a Palermo un porto particolarmente favorito era Mazara del Vallo, data la sua prossimità con l'Africa, ma la navigazione toccava anche Trapani, Sciacca, Siracusa, Catania e Messina. 11. L'immagine della Sicilia all'epoca dell'Islam La Sicilia era terra di confine. Per l'Islam, così come per il cristianesimo la Rivelazione era uno dei criteri fondanti attraverso cui leggere gli altri popoli. I monoteisti erano accomunati dalla definizione di "Gente del libro". I teologi musulmani accusavano gli ebrei e i cristiani di aver deformato e falsificato i loro testi sacri. Infatti, la teologia trinitaria appariva commista al paganesimo. Gli arabi ebbero bisognoDella tradizione geografica greco-romana. Le raffigurazioni del mondo ponevano al centro la Mecca e Medina, oppure la capitale califfale di Baghdad. Bisanzio suscitò grande interesse, in particolare Costantinopoli. Lo stesso possiamo dire di Cina e India, mentre è un discorso ben diverso per l'Europa.
La Sicilia secondo i geografi arabi era posta sotto il segno del Leone. Lo spazio della Sicilia iniziava dai suoi dintorni, in particolare dall'Italia continentale. L'immagine araba della penisola italiana è fortemente schiacciata a sud, poiché era l'immagine delle rotte commerciali musulmane. In ambito mediterraneo le isole sono rappresentate come un insieme, soprattutto le maggiori: Cipro, Rodi, Creta, Sicilia e Sardegna. Ibn Hawqal e Maqaddasi stesero le prime descrizioni dell'isola nel X secolo. Anche al-Mas'udi descrisse la Sicilia. L'elemento rilevante è l'importanza data ai vulcani. Al partire dal X secolo le
Descrizioni del vulcano trovarono un posto privilegiato, in molta parte della letteratura araba. L'attività eruttiva delle isole Lipari, Vulcano e Stromboli dovette essere altrettanto importante. L'Etna aveva tanti nomi: Atma, burkan, Gabal (Montagna di fuoco). Spesso si ricordò l'eruttare della pietra pomice, ma più che altro l'incombere del vulcano sul paesaggio estoria dell'isola. Molti parlano di antiche costruzioni che si sarebbero incontrate sulle pendici dell'Etna e dell'acquedotto che dalle sue pendici sarebbe sceso verso Catania. Nel vulcano, alle sue pendici si sarebbe trovata la tomba di Porfirio (filosofo). Sappiamo da egli stesso che soggiornò spesso in Sicilia, ma in realtà morì a Roma. Altri filosofi che secondo la tradizione sono morti in Sicilia sono: Aristotele e Galeno.
12. La fine della Sicilia Musulmana
Tra la fine del X secolo e gli inizi dell'XI molto stava cambiando in Sicilia.
Governatore Kalbita Ga'far tentò di introdurre nuove tassazioni, ma il risultato fu un tumulto della popolazione: i rivoltosi marciarono verso Palermo e posero l'assedio al palazzo dei kalbiti, costringendo Ga'far e Yusuf, il padre, a lasciare l'isola.
Alla morte di Giovanni Zimisce, nel 95, il trono di Bisanzio passò a Basilio II, il cui regno fu quasi esclusivamente impegnato a respingere i molteplici invasori. Nei primi decenni dell'XI secolo si interessò dell'Italia Meridionale, ma la frammentazione e le tensioni politiche rendevano la situazione complessa. I principi di Capua stavano infatti tentando di imporsi a Gaeta e a Napoli, quelli di Salerno ad Amalfi e Sorrento, avanzando anche la pretesa sulla Puglia bizantina. Basilio II nel 1021 iniziò a progettare una grande spedizione contro la Sicilia, che naufragò con la sua morte: i bizantini furono dunque sconfitti dai musulmani. Negli anni successivi gli
imperiali sarebbero nuovamente penetrati nell'isola: attorno al 1033 il governatore Ahmad al-Akhal, avviò trattative con l'imperatore bizantino Michele IV, così dopo il ricevimento di titolo nobiliare di magistros nel 1035, al figlio dell'Emiro, per il momento finirono gli attacchi saraceni nel sud Italia. Ma quando al-Akhal fu ucciso, ricominciò la confusione nella Sicilia musulmana che spinse i bizantini ad un attacco decisivo: dall'imperatore venne mandato Giorgio Maniace, ed il suo esercito riportò numerose vittorie, riconquistando Messina e Rometta. Negli anni Trenta dell'XI secolo la situazione siciliana peggiorò: Ahmad al-Akhal chiese l'aiuto di Bisanzio e i Siciliani ribelli al governatore kalbita, richiesero l'aiuto agli Ziriti in Ifriqiya attorno al 1035. Dunque, essi penetrarono in Sicilia sino a Palermo, assediarono Ahmad uccidendo l'emiro kalbita. Fu proprio a questo punto che il potere musulmano in Sicilia iniziò a declinare.Sicilia iniziò a frammentarsi. Fu in questo momento che l'imperatore bizantino Michele IV decise di attaccare l'isola. Tra gli anni 40 e 50 del 1000, si parla di due protagonisti: ibn al-Tumma e ibn al-Hawwas. Vi fu una guerra civile in cui il primo marciò contro il secondo e conquistò il controllo dell'isola. A Castrogiovanni al-Tumma, subì una grossa sconfitta da al-Hawwas, così assoldò militari che da alcuni anni combattevano in Italia meridionale. Arrivò l'ora dei normanni.
13. La caduta dell'isola.
I Normanni dell'VIII secolo avevano iniziato ad assalire le coste baltiche e del Mare del Nord. Poi alcuni di essi si spinsero verso sud. Il primo insediamento normanno in Italia meridionale fu forse ariano. La loro aggressività portò ad inimicarsi tutti, dal papa ai bizantini, fino all'imperatore germanico. Quando papa Leone IX intervenne nel 1053 venne però sconfitto nella battaglia di Civitate.
Negli anni seguenti Roberto il Guiscardo e suo fratello Ruggero, sottomisero una buona parte dell'Italia meridionale. Attorno alla metà dell'XI secolo iniziarono le prime razzie in Calabria e in Puglia.