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L’ALTO MEDIOEVO
Capitolo 1, il tardo impero romano
Istituzioni e società del tardo impero romano
A fine II secolo d.c. l’impero romano consolida i suoi confini che vanno essenzialmente dall’Asia minore all’oceano Atlantico/alle isole britanniche e
dalla linea del Reno e del Danubio all’Africa settentrionale. La dominazione politica era unitaria, i valori ideologici e culturali erano condivisi.
All’inizio del III secolo si avviò dunque un processo di consolidamento e organizzazione delle aree conquistate, per garantire un equilibrio tra fisco,
protezione militare e la fornitura di servizi nelle varie aree dell’impero. Nonostante ciò vi erano alcune instabilità istituzionali e per questo nel 293
Diocleziano introdusse l’ordinamento tetrarchico: l’impero benché concettualmente sempre unitari, era diviso in una pars orientis e una pars
occidentis, dove accanto ai due augusti venne introdotta la figura di due cesari, i quali succedevano automaticamente ai primi, assicurando
continuità di potere. La città di Roma non fu più l’unica sede, in quanto le autorità iniziarono ad adottare come residenze anche altri centri, come
Antiochia, Treviri, Milano, Ravenna; fino al 330, quando Costantino fondò Costantinopoli.
Nel IV secolo l’instabilità si accentuò ulteriormente anche a causa del dissesto finanziario: alcune regioni consumavano più di quanto spendevano
(come quelle italiche, che avevano anche l’onere della corte e dell’apparato politico); vi era una grande differenza economica tra occidente e
oriente, poiché la prima era sempre più povera e la seconda sempre più florida e attiva. Il governo centrale intervenne sull’economia, ma
nonostante ciò tra IV e V secolo si verificarono episodi di rivolta sociale, soprattutto da parte dei ceti rurali, che inoltre volevano affermare la propria
identità etnica, poiché praticamente solo le èlite condividevano i valori della cultura ufficiale romana. Per ovviare a questo problema nel 212 venne
promulgata la Constitutio antoniniana, una legge dell’imperatore Caracalla con la quale si estendeva la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’impero.
Le stirpi barbare
I romani avevano la tendenza ad evitare la leva militare e così vennero spesso assoldati mercenari barbari. Intere tribù barbare venivano pagate per
proteggere i confini esterni e più tardi fu anche loro concesso di stanziarsi presso i confini dell’impero in cambio del servizio militare. Con il termine
barbari i romani indicavano l’insieme delle stirpi provenienti dal cuore dell’Europa che sino ad allora avevano vissuto oltre i confini dell’impero; ne
avevano una visione tutto sommato negativa: essi vedevano nei barbari l’antitesi della civiltà romana, depositaria dei valori più elevati ed erano
dunque percepiti come una minaccia.
In Oriente l’ostilità nei confronti dei barbari era più radicale e non vi fu lo stanziamento di tribù sul suolo imperiale e anche il loro arruolamento. Le
stirpi barbare erano gruppi di modeste dimensioni che si spostavano in caso di necessità pur non essendo nobili; erano gruppi umani etnicamente e
culturalmente misti, ma che condividevano tradizioni collettive, come il culto religioso e la storia della tribù e leggi consuetudinarie. Erano per lo più
di ceppo germanico e celtico oppure provenivano dalle steppe orientali e quindi erano di origine iranica o mongolica. Alla fine del IV secolo a capo
delle diverse tribù si posero gli unni, provenienti dall’Asia centrale, che sotto la guida di Attila raggiunse il culmine della propria forza ed estensione.
Intrapresero molte scorrerie fino alla Gallia e all’Italia, ma alla morte di Attila l’impero da lui creato si disgregò rapidamente. La società romana ebbe
una forte influenza sulle popolazioni barbare.
Le migrazioni delle stirpi e la fine dell’impero romano in Occidente
Alla fine del IV secolo, sui confini dell’impero romano si abbatté una forte ondata di barbari, senza precedenti, conseguenza di un forte movimento
migratorio su vastissima scala a causa di motivazioni molteplici: gli unni si mossero verso ovest, dando così il via a una serie di spostamenti a
catena di altre tribù; a causa di possibili mutamenti del clima, che resero inospitali intere regioni. Il 9 agosto 378 nella piana di Adrianopoli, in Tracia,
l’esercito romano condotto dall’imperatore Graziano venne sbaragliato dai goti, che sospinti dagli unni, erano diretti verso il Mediterraneo. Nel 410 le
bande del goto Alarico espugnarono e misero a sacco Roma per tre giorni, inviolata da circa ottocento anni. Negli stessi anni altre tribù travolsero le
deboli difese romane in Gallia e nella penisola iberica, stanziandosi in queste regioni e creando nuovi regni, retti da capi barbari. Per quanto
riguarda l’impero d’Occidente, l’ufficiale barbaro Odoacre nel 476 depose l’imperatore Romolo. Nessun imperatore venne mai più eletto in
Occidente dopo Romolo e per questo quella è la data della fine dell’impero romano d’Occidente. Ma la potestà imperiale romana continuava in
Oriente, in quella nuova Roma che era Costantinopoli.
Capitolo 2, la diffusione del cristianesimo
La penetrazione della religione cristiana nella società e nello stato romano
Queste vicende politiche e militari diedero alle popolazioni un acuto sentimento di insicurezza che le spinse alla ricerca di nuove espressioni
religiose; la religione ufficiale era basata sul culto delle divinità di discendenza greca. Il cristianesimo conobbe una rapida diffusione in Oriente e più
gradualmente anche in Occidente. Attecchì soprattutto negli ambienti urbani più colti e aperti alle novità, mentre incontrò maggiore resistenza nelle
campagne.
(pagano, dal latino pagus, il villaggio rurale)
Il clero cristiano si sviluppò come categoria sociale, la cui funzione era l’esercizio del culto.
Il monachesimo
Il monachesimo cristiano si sviluppò a partire dalla fine del secolo III nelle regioni orientali dell’Egitto, Palestina e Siria. I monaci ricercavano dio
attraverso l’allontanamento dal mondo e la rinuncia ai beni terreni. Quando il monaco è in completa solitudine, si dice eremitismo; se si trova in
comunità, cenobitismo. Dal IV secolo le tendenze monastiche si diffusero anche in Occidente, soprattutto in forma cenobitica. La numerosità dei
cenobi portò alla formazione di molte regole diverse, finchè nel XI secolo si impose quella benedettina, la quale divenne il modello per tutto il
monachesimo occidentale. Essa proponeva l’alternarsi equilibrato tra preghiera e lavoro manuale e intellettuale, più la costante penitenza e la
ferma obbedienza al capo della comunità monastica, l’abate. Particolare si mostrò il monachesimo dell’Irlanda, isola colonizzata dai romani ed
evangelizzata, secondo la tradizione, da Patrizio, nel V secolo: spiccava infatti il suo rigore ascetico.
L’evangelizzazione dei barbari
Iniziò nel IV secolo. I barbari per lo più aderirono all’interpretazione ariana del cristianesimo, poiché vedevano nell’arianesimo un modo per
differenziarsi culturalmente dal ceto romano e per ribadire quindi la propria identità. Solo più tardi, quando effettivamente i barbari si
“romanizzarono” del tutto, aderirono quindi al culto cattolico. Come avvenne ad esempio nel VII secolo, in Italia per i longobardi. La prima tribù
barbara ad abbracciare il cristianesimo direttamente dal paganesimo, fu quella dei franchi, con il re Clodoveo, il quale fu spinto al cristianesimo
dall’apparizione di dio prima di una battaglia, proprio come avvenne per Costantino. In realtà Clodoveo aveva finalità politiche: era desideroso di
creare relazioni privilegiate con l’impero d’Oriente.
Per i barbari adottare il cristianesimo significava adottare usi e costumi tipici romani, per questo la fede cristiana presso di loro era un fenomeno di
superficie, mal assimilato.
La definizione del dogma
Agli albori il cristianesimo presentava differenti interpretazioni teologiche, tradizioni e forme di culto locali. Quindi molteplici furono gli sforzi compiuti
per definire i cardini di una nuova fede unitaria. Sul piano teologico si discusse innanzitutto in merito al mistero della natura della figura di Cristo
(umana o divina o entrambe) e in merito alla Trinità. Si avviò dunque un ampio dibattito cristologico. Inizialmente ebbe buona fortuna presso le stirpi
barbare, la predicazione da parte del sacerdote Alessandro Ario, il quale sosteneva Cristo inferiore a Dio poiché da lui creato. Il concilio di Nicea
325 condannò come eretica questa interpretazione e stabilì che Cristo era consustanziale a Dio.
Il fatto che gli imperatori intervenissero nelle questioni relative alla Chiesa discendeva dalla tradizionale abitudine che gli imperatori pagani erano
anche pontefices maximi, cioè capi religiosi; l’imperatore era quindi rappresentante in terra di dio.
Capitolo 3, i regni dell’Occidente medievale
I nuovi regni dell’Occidente e la convivenza fra barbari e romani
Alla fine del V secolo, c’era un pluralità di regni, disomogenei fra loro per ampiezza e configurazione, in ciascuno dei quali una minoranza di barbari
conviveva con il ceto locale romano. Le famiglie locali romane conservavano solitamente un ruolo politico, assumendo anche cariche politiche di
alto profilo, mentre l’aristocrazia barbara deteneva in esclusiva per sé il potere militare ed il monopolio delle armi. Gli istituti fondamentali
dell’ordinamento romano rimasero in vigore nella maggioranza dei casi, poiché più idonei di quelli barbari nei riguardi di una società complessa e
non tribale.
Questi regni differirono anche per la loro durata e non ovunque vi era lo stesso grado di integrazione fra romani e barbari, senza contare le
differenze di carattere religioso (arianesimo per i barbari, cattolicesimo per gli autoctoni)
Il regno dei Franchi
A fine V secolo i franchi erano un insieme di tribù stanziate soprattutto lungo i fiumi Meno e Reno. La loro prima vera unità politica risale al regno di
Clodoveo, discendente del leggendario Meroveo, dal cui nome deriva il lignaggio dei Merovingi. Per il governo dei territori da lui conquistati,
Clodoveo si avvalse dell’appoggio dell’aristocrazia galloromana. Per rafforzare questo rapporto, inoltre, accettò il battesimo dal vescovo Remigio di
Reims (la sua stirpe era pagana) e di lì fu imitato dalle sue genti. Nel 751 il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve, scalzò dal trono l’ultimo della
dinastia dei Merovingi. Iniziò così la dinastia dei Pipinidi, sotto cui i franchi divennero la principale entità politica e militare della pars occidentis.
Conobbero l’apice della loro espansione con Ca