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ERIC ROHMER:
Anche lui appartenente al calle du cinema. Raccoglie spesso i suoi film attorno o a un concetto o a
un’idea e fa dei film che non sono collegati l’uno all altro, ma che rispondono a un disegno
complessivo che li unifica. Anche lui ha una grande passione per la letteratura che emerge dall’uso
dei dialoghi nei suoi film. I suoi film sono molto parlati e vanno ad essere collocati dal regista
secondo alcuni criteri che li assimilano l’uno all altro. “Racconti morali”, serie di film in cui il
regista cerca di far passare la morale del film.La Nouvelle vague tende a rifiutare l’uso della morale,
qui morale intesa in senso più ampio, in senso di racconti che insegnano qualcosa sulla vita
attraverso la scena e i personaggi. Film molto incentrati sui personaggi in cui il dialogo spesso di
ascendenza letteraria che viene messo in scena.
Un cinema minimale con minori desideri di rivoluzionare il cinema dal punto di vista del linguaggio
cinematografico. Un autore molto attento alla costruzione delle inquadrature ma molto legato al
tradizionale. I personaggi sono spesso storie di rapporti sentimentale spesso racconti di tradimenti
con però la volontà e capacità di racchiudere il tutto in una costruzione di un senso morale rispetto a
13
quello che viene mostrato. Quando protagonista fa questa considerazione prima di dare la risposta
alla moglie cambia los ceneraio morale del film. Farà un altra serie di film “commedie e proverbi”
in cui partono da un proverbio francese e cercano di illustrarlo volendo attualizzare i proverbi
portandoli nella contemporaneità, non in modo banale illustrandole e basta.
Regista che fa un cinema molto per adepti, cinema molto basato sul dialogo sulla messa in scena di
piccoli sentimenti apparentemente potrebbe essere cinema che non riesce a parlare al vasto
pubblico.
JEAN LUC GODARD:
è tra gli autori della nouvelle vague quello che sicuramente mostra l’uso del linguaggio
cinematografico atteggiamento più radicale trasgressivo e provocatorio che manterrà fino ad oggi.
Mai film accomodanti, mai cerca la facilità di rapporto col pubblico, anzi richiede al pubblico uno
sforzo impegnativo importante.
Per lui il girare un film e lo scrivere di cinema non è questione di qualità ma di quantità, scrivere di
film richiede una certa conoscenza di alcuni mezzi mentre fare un film richiede molte più
conoscenze. Il fatto di fare film non lo porta semplicemente dietro la macchina da presa ma è
comunque un attività critica. L’attività critica in fondo è prendere un’opera fatta per cercare di
intrattenere e affascinare il pubblico e di analizzarla con strumenti diversi di pensiero e scrittura.
In Godard il cinema non è mai solo raccontare in modo diverso ma chiamare in causa la riflessione
dello spettatore e quindi il pensiero e di raccordarsi con la scrittura, attività critica dello spettatore,
che raramente trova delle risposte nel film, deve interpretarlo e darsi le proprie risposte. E’ un
cinema che non è preconfezionato con un messaggio per lo spettatore, ma in cui lo spettatore deve
avere un ruolo attivo e di interpretazione di quello che vede sullo schermo.
“Fino all’ultimo respiro”1960, vince l’orso d’argento per la miglior regia a Berlino. Truffaut vince
la miglior regia a Cannes. Anche lui è al debutto nel lungometraggio e anche lui al debutto viene
insignito di un premio alla miglior regia. Premio importante perché segnala ancora di più
l’innovazione registica che in Godard è ancora più forte di Truffaut, perché alcune scelte stilistiche
e visive di Godard, storia di un malavitoso di mezza tacca che all’inizio del film quasi sbadatamente
uccide un poliziotto una scena anti drammatica e contraria all enfasi sull’evento, e che poi comincia
a peregrinare per Parigi fino ad essere a sua volta freddato
alla fine del film fatto in maniera anti retorica e anti
spettacolare.
In questa sequenza in cui è in auto utilizza una forma ancor
più estrema di provocazione dal punto di vista del
linguaggio che andrà sotto il nome di jump cut. Montaggio a
salti, quando associamo un inquadratura allo altra, c’è un
taglio della pellicola da un inquadratura all’altra.
Solitamente questo passaggio è giustificato dal cambio di
punto di vista o da un cambio di scena o di angolazione che
mostra qualcosa di diverso. La macchina da presa si trova
sul sedile posteriore dell’automobile, ha sempre lo stesso
angolo di ripresa ma ci sono evidenti salti di montaggio con cambi di posizione, cambi di luce, non
giustificati da cambio temporale o cambi di punti di vista. Questa pratica è chiamata jump cut che
tende a far vedere il linguaggio cinematografico (diverso da cinema classico in cui si usa
montaggio invisibile, spettatore non deve vedere gli interventi stilistici). Il cinema di Godard invece
vuole che lo spettatore sia consapevole della finzione filmica e quindi costretto a subire un
linguaggio cinematografico che non è invisibile ma che si mette in rapporto di relazione con lo
spettatore che deve cercare di razionalizzare quanto vede sullo schermo e di interpretare le scelte
registi che particolari.
Userà frequentemente anche lo sguardo in macchina mai usato nel cinema tradizionale a meno che
giustificata. Godard lo usa spesso come se personaggi si rivolgessero direttamente allo spettatore. 14
Godard esponente più rivoluzionario, più beffardo della Nouvelle vague, è quello che ha
maggiormente utilizzato il linguaggio cinematografico anche per chiedere allo spettatore un
intervento alla costruzione del senso del film molto più forte di Truffaut.
“Le petit soldat”1960, tema del colonialismo, in particolare modo della ribellione alla
colonizzazione francese dell’Algeria, argomento ancora tabù. Si occupava di questo momento della
storia francese e ha subito una censura che l’ha fatto uscire solo nel 1963.
Godard è uno degli esponenti della Nouvelle Vague che più si schiera con i movimenti studenteschi
di fine anni ’60. Godard fa entrare la politica all’interno del suo cinema. Dice che non bisogna fare
film politici ma fare film politicamente. Ovvero che non bisogna fare film che trattano temi politici
ma l’importante è che il film abbia una chiave di lettura anche politica, che possa essere letto
politicamente come uno spaccato di quel periodo. La differenza tra fare cinema politico e fare
cinema politicamente, la differenza sta qui, anche raccontare di una storia di amore o l avita di una
prostituta è un film altamente intriso di lettura politica della realtà. “Questa è la mia vita” storia di
una prostituta ma il film è strutturato in maniera particolare: divisione in capitoli, e il film acquisisce
andamento quasi più da film saggio. In Godard spesso il film diventa più simile a un saggio, a un
oggetto di studio. Questa è la mia vita ha dei momenti che non sono altro di una descrizione fuori
campo che descrive in maniera metodica, come se fosse un rapporto economico soprattutto. Mentre
le immagini mostrano le attività della prostituta. In questo c’è la sua idea di fare film politicamente.
Trattare un tema come quello della prostituzione, è fortemente politico l atteggiamento del regista e
la lettura che deve fare lo spettatore. Il cinema di Godard è intervallato da questi momenti di
riflessione che interrompono la narrazione per rivolgere l’attenzione dello spettatore verso qualcosa
di diverso.
Nel 1963 realizza con Carlo Ponti, “Il disprezzo”. Tratto da un romanzo italiano, film girato in
francese ma ci sono molte parti ambientate in Italia. Il film è un film sul cinema, sul fare i film.
Sono in Italia per cercare di trovare un finanziatore per il film non parlando però la stessa lingua c’è
bisogno di un interprete. In Italia i film sono doppiati. C’è quindi la figura dell’interprete che non fa
altro che ripetere la frase detta da uno all’altro, il film diventa qualcosa di fuorviante. Il film è uno
dei pochi che Godard ha girato con una star, Brigitte Bardot.
Sequenza realizzata con un unico piano sequenza, carrellata iniziale che si muove nello spazio di
questa stanza e poi l’inquadratura rimane fissa sui protagonisti.
La protagonista sta leggendo un libro, oggetto fondamentale
per l’attenzione alla letteratura enfatizzata con una differenza
da Truffaut, ancora più innovativa, diversa dal solito perché,
qui l’uso del libro e della citazione è funzionale al racconto,
ma sempre più i film di Godard diventeranno sorta di collage
di opere letterarie filosofiche. La letteratura non è più solo un
mezzo di ispirazione, qualcosa che i protagonisti amano molto
ma diventa essenza stessa del film. Con la differenza che
queste citazioni non sono esplicitate, successivamente i suoi
dialoghi dei film saranno ricavati da altri libri, solo nei titoli di
coda c’è l elenco dei testi di riferimento dal quale prende le
frasi. E’ riutilizzare, non prendere solo in prestito. Il cinema secondo lui è anche riutilizzo,
ridiffusione di un circuito culturale più ampio.
1983 vince Leone d’oro con Prenom Carmen un film che come olti suoi film sono ritenuti troppo
provocatori, sprezzanti nei confronti del pubblico tanto che la sua vittoria suscita nella platea un
forte dissenso.
Fino ad arrivare nel 1990 con “Nouvelle vague” anche se siamo lontani dalla nouvelle vague che
finisce ai primi anni ’70, film che mette pietra tombale sul movimento con il suo titolo. 15
RIVE GAUCHE
Sottocorrente di cui uno dei più importanti esponenti è Alain Resnais. La differenza con la
Nouvelle Vague, i registi della rive gauche non sono così cinefili come i nouvelle vague, ammirano
il cinema ma sono più propensi al cinema d autore. Hanno un percorso di formazione della
letteratura ma non sono critici e hanno un atteggiamento più legato a visioni poetiche e a riflessioni
sull’essenza dell’uomo, dei rapporti d’amore e su uno scavo psicologico diverso da quello dei
registi della Nouvelle vague. Sono meno di rottura rispetto alla nouvelle vague ma non per questo
non fanno un cinema innovativo anche loro.
Resnais per esempio viene dal cortometraggio di impresa, quei film che si realizzano per
pubblicizzare imprese, aziende invenzioni innovazioni.
1959 “Le chant du styrene”, film legato un pò alla poesia del creare un oggetto in plastica che a
quel periodo era una grande novità. Fa un utilizzo di questa invenzione non in senso industriale ma
costruisce un vero e proprio poema visivo, un canto. E già questo mostra un atteggiamento anche
n