CAPITOLO 5 : LA CRISI DELLA CITTA’. I PRIMI SAPIENTI
La tradizione più o meno mitica dei Sette Sapienti ci fa cogliere e comprendere un momento di
storia sociale , un momento di crisi che inizia alla fine del VII secolo e si sviluppa nel VI , un
periodo di conflitti interni , crisi vissuta dai greci come una crisi estrema di tutto il loro sistema di
valori.
Le conseguenze di questa crisi sono delle riforme alle quali trovano appunto associati si trovano
associati sia veggenti purificatori come Epiminide sia Solone Pittaco o Periandro.
Nel campo intellettuale si compie uno sforzo per tracciare il quadro delle nozioni fondamentali della
nuova etica greca.
La crisi fu dovuta essenzialmente a fattori economici ma fu un’occasione per la nascita di una
riflessione morale e politica che considera in modo positivo i problemi dell’ordine e del disordine
umano.
Le trasformazioni economiche sono legate alla ripresa e allo sviluppo dei contatti con l’Oriente.
Nella Grecia continentale le relazioni sono ristabilite nell’VIII secolo per il tramite dei navigatori
fenici. Sulle coste della Ionia i greci entrarono in rapporto con l’entroterra anatolico;
successivamente verso l’esterno e la zona degli scambi si estende fino all’Africa e alla Spagna a
ovest e a est fino al Mar Nero.
Perché questo ampliamento d’orizzonte ? per ricerca di terra, nutrimento e metalli.
A partire dall’ VIII secolo si aprono nuove fonti per l’approvvigionamento di metalli preziosi ; per
tutto il VII secolo la quantità di oro,d’argento e di elettro messa in circolazione nel mondo greco si
accresce, il loro uso si estende sotto varie forme : gioielli,lavori di oreficeria, oggetti personali e
altro.
La poesia lirica rappresenta un buon mezzo per descrivere il cambiamento della struttura sociale
provocato dall’orientamento di tutto un settore dell’economia greca verso il commercio marittimo.
Essa mostra come l’influsso dell’Oriente si manifesti in tanti settori della vita greca, tra i quali gli
strati sociali ; ad esempio, personaggi nuovi compaiono nel senso stesso della nobiltà l’uomo di
condizione elevata , il kalos kagathos , che si cimenta nel traffico marittimo ; si vede sorgere anche
un tipo di proprietario fondiario che vigilia sul rendimento delle sue terre e ne specializza la coltura;
il nobile estende la sua appropriazione pesando sulle collettività del villaggio e può anche
appropriarsi dei beni dei suoi obbligati : clienti o eventuali debitori.
In questo periodo arcaico si sviluppò inoltre una popolazione di artigiani che formano fin dentro la
città,residenza aristocratica, una categoria sociale nuova la cui importanza va crescendo.
I cambiamenti tecnici ed economici non si limitarono al mondo greco : le città fenicie ne conobbero
di analoghi. Questi cambiamenti suscitarono nel gruppo umano la reazione di rifiuto di una
situazione sentita e denunciata come uno stato di anomia, il rinnovamento di tutta la vita sociale per
organizzarla conformemente ad aspirazioni comunitarie ed egualitarie. Lo sforzo di rinnovamento
operò su diversi piani: religioso, giuridico,politico ed economico.
Mira sempre a fissare un limite all’ambizione ed iniziativa dei gene sottomettendoli ad una regola
generale la cui costrizione si applica in egual misura a tutti.
Dike
Questa norma superiore è la , invocata come una potenza divina dal mago , la quale deve
stabilire tra i cittadini un giusto equilibrio che garantisca l’equa ripartizione delle cariche, degli
onori, del potere tra gli individui e le fazioni che compongono il corpo sociale. Le prime
testimonianze dello spirito nuovo riguardano certe materie del diritto. In particolare ciò che cambiò
nel campo giuridico a causa dei cambiamenti sociali fu la visione nei confronti del crimine : questo
fu universalizzato , dunque non avrebbe dovuto coinvolgere solo i parenti del morto ma tutta la
comunità , la quale avrebbe dovuto sentirsi impegnata come tale.
Un’osservazione di Aristotele ci permette di cogliere come il fattore religioso,giuridico e sociale
possano trovarsi in uno stesso sforzo di rinnovamento.
Inoltre i legislatori , prima di decretare le pene repressive, vogliono agire preventivamente sui
malvagi mediante una magia purificatrice che utilizza la virtù calmante della musica e della parola
cantata. Il criminale è presentato come un posseduto ,anima turbata e malata che può essere calmata
attraverso la katharsis del legislatore.
Tra le novità più felici della costituzione soloniana Aristotele e Plutarco annoverano il principio
secondo cui il torto fatto ad un privato è in realtà un’offesa contro tutti , così Solone dà a tutti il
diritto di intervenire legalmente a favore di chiunque sia leso e perseguire l’adikia senza esserne
personalmente la vittima.
Non è comunque possibile concepire gli inizi del diritto al di fuori di un certo clima religioso : il
movimento mistico corrisponde a una coscienza comunitaria più esigente, traduce una sensibilità
nuova del gruppo di fronte all’omicidio,la sua angoscia davanti alle violenze e ai rancori generati
dalla vendetta privata.
Grazie all’avvento della legge ci fu un mutamento intellettuale illustrato da Louis Gernet : quando la
figura del giudice rappresenta il corpo civico,la comunità nel suo insieme e può personalmente
decidere,sentenziare seguendo la propria coscienza e secondo la legge, la situazione cambia :
cambia la concezione della prova e della testimonianza questa diventa basata sulla tecnica della
dimostrazione, di ricostruzione del plausibile e del probabile , di deduzione in base a indizi e segni e
l’attività giudiziaria contribuirà a elaborare una nozione di una verità oggettiva che era ignota ,nel
quadro del pre diritto ,al processo antico.
CAPITOLO 6 : L’ORGANIZZAZIONE DEL COSMO UMANO
Il fervore religioso ha presentato anche uno sforzo di riflessione morale, ha orientato le speculazioni
politiche.
Ad esempio,all’interno delle sette si è creata una nuova immagine dell’areté : la virtù diviene non
più una qualità naturale legata al lustro della nascita ma come il frutto di una disciplina lunga e
severa.
Inoltre si diffonde l’ideale di controllo di se stessi per sfuggire alle tentazioni del piacere
,all’attrazione della mollezza e sensualità.
Le stesse tendenze le ritroviamo anche nella piena vita sociale dove modificano i comportamenti, i
valori,le istituzioni . Il fasto,la mollezza e il piacere sono rifiutati , la ricchezza è denunciata, mal
vista.
La condanna alla ricchezza mina alle sue conseguenze sociali, ai mali che essa genera nel gruppo e
alle divisioni che suscita nella città.
Ormai ciò che conta è il denaro e la ricchezza non può essere limitata in alcun modo, l’essenza
della ricchezza è la sua dismisura e chi la possiede vuole ancora di più. La ricchezza finisce col non
avere altro oggetto che se stessa, questa diventa fine a se stessa,si pone come bisogno
universale,insaziabile,illimitato che nulla potrà mai appagare.
Alla base del desiderio di ricchezza c’è una volontà sviata e malvagia, un desiderio di avere più
degli altri e più della propria parte ,tutta la parte. In contrasto con l’idea del ricco si delinea la
temperanza, la proporzione, la giusta misura e il giusto mezzo.
Sarà la classe media che potrà esercitare nella città una funzione moderatrice stabilendo un
equilibrio tra gli estremi delle due sponde : la minoranza dei ricchi che vogliono conservare tutto e
la folla dei non abbienti che vogliono ottenere tutto.
Solone , lui stesso uomo del “centro” , fa da arbitro,mediatore e riconciliatore.
Della polis in preda alla dysnomia egli farà un kosmos armonioso se riuscirà ad assegnare ai diversi
elementi che compongono la città la parte che loro spetta nell’arché.
Questa distribuzione impone un limite a quanti sono animati dallo spirito della dismisura , traccia di
fronte a loro una frontiera. Solone si erge come un confine incrollabile, uomo che fissa il confine
che non va superato.
( PAG 86)
Alla virtù del giusto mezzo corrisponde l’immagine di un ordine politico che impone un equilibrio a
forze contrarie e che stabilisce un accordo tra elementi rivali.
E’ necessaria la presenza di un giudice che, per applicare la sua decisione o per imporla se
necessario debba riferirsi ad una legge superiore alle parti, ad una legge uguale e la stessa per tutti.
Al fine di raggiungere questo scopo Solone rifiuta la tirannide. Solone ha operato nel nome della
legge unendo la costrizione e la giustizia, elementi che servono il Nomos che ormai troneggia,al
posto del re,al centro della città. Questo Nomos conserva una sorta di risonanza religiosa e si
esprime anche e soprattutto in uno sforzo di legislazione , in un tentativo razionale di mettere fine
ad un conflitto,di equilibrare forze sociali antagonistiche,di accordare atteggiamenti umani opposti.
La giusta misura deve spezzare l’arroganza dei ricchi, far cessare la schiavitù del demos. Il giusto
mezzo, la sophrosyne , in Omero ha il valore di buon senso ,nozione che sembra essere elaborata in
certi ambienti religiosi e indica il ritorno, dopo un periodo di turbamento e possessione, a uno stato
di calma, equilibrio e controllo.
I mezzi ai quali si ricorre sono ad esempio la musica, i canti,le danze e i riti purificatori.
La sophrosyne assume , nel clima religioso delle sette, una colorazione ascetica. Essa consiste nel
tenersi lontani dal male,nell’evitare ogni contaminazione tenendosi puri anche dal commercio
sessuale ,frenando gli impulsi dell’eros e gli appetiti legati alla carne. La sophrosyne ha come idea
quella della padronanza di sé, la quale sembra implicare nell’uomo una certa tensione tra due
elementi : ciò che appartiene alla sfera del thymos ,dunque l’affettività,le emozioni e le passioni e
ciò che appartiene alla sfera di una prudenza meditata, di un calcolo ragionato. Queste potenze non
sono sullo stesso piano perché i sentimenti devono sottomettersi alla ragione ; le tecniche di
guarigione formano una paideia che realizza negli individui la sanità e l’equilibrio e acquista anche
una funzione sociale e politica : facendo scomparire i mali di cui soffre la società,dunque
l’incontinenza dei ricchi e lo spirito di sovversione dei “malvagi” la sophrosyne realizza una città
armoniosa e concorde nella quale i ricchi ,lontani dal desiderare sempre di più,danno ai poveri il
superfluo e in cui la massa,lungi dall’entrare in rivolta,accetta di sottomettersi a coloro che hanno il
diritto di possedere di più.
E’ al di fuori delle sette che
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