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Passo che dimostra l’esistenza dell’ekkyklema. Il testo greco usa la parola Ipotesi:
rotolare fuori.
Agatone viene fuori alla luce del sole. Se ci fosse l’ekkyklema essa non servirebbe per mostrare
• l’interno della casa;
forse Agatone, essendo poeta femminile, è associato all’ingresso delle eroine euripidee che sono
• colte dalla “malattia d’amore” e vengono portate in scena da lettighe.
Ad ogni modo A. entra in modo teatrale.
Cirene, prostituta di Atene, molto conosciuta.
M. sfotte Agatone, che esordisce con un è un canto particolare che articola in parte del coro
pezzo cantato:
e parte della fanciulla che guida il coro (ma canta sempre lui!). Agatone è mimetico, ma questa è una presa
in giro di Aristofane dello stile elaborato perché nella poesia corale greca c’erano dei generi dedicati ai cori
Qui il coro canta come se fossero ragazze troiane e salutano Febo (Apollo). Le divinità scelte sono
femminili.
particolari, come madre di Apollo e Artemide, dei venerati in Asia minore, con colonie greche. I versi
Leto,
insistono sugli aspetti raffinati, una caratteristica irritante perché i greci seguivano l’ideale di virilità scontrosa
e la raffinatezza è una caratteristica dei barbari, orientali.
M. si eccita sessualmente durante il canto di A., ma lo attacca con un discorso medio-alto attraverso il teatro.
La trilogia di Eschilo, prende il nome da colui che si oppose all’arrivo di Dioniso nella sua
Licurgia, Licurgo,
terra. Il culto di D. era perturbante e che si opponeva faceva una brutta fine. Nella trilogia di E., Dioniso ha
aspetto androgino, è giovane, dai tratti delicati e femminili. E’ Licurgo ad arrestare il Dio e a sottoporlo ad un
interrogatorio. Qui Aristofane ha conservato frammenti di Eschilo: es. Da dove vieni? Chi sono i tuoi genitori?
Nel testo greco di Eschilo viene utilizzata la parola variazione della parola donna. Rappresenta una
gynnis,
storpiatura, una via di mezzo tra uomo e donna.
Continua con ossia Agatone ha abiti femminili. Vengono citati la
quale è il tuo abito?, perché sei vestito così?.
cuffia, oggetto femminile, e lo specchio, oggetto di vanità. Ricorda che dato
Agatone non ha il fallo comico,
che lui è privo degli elementi tipici dell’uomo e si trova in una condizione di sessualità indistinguibile. Ciò per
M. è un problema!
A. risponde in modo memorabile attraverso un’antica forma di teorizzazione della poesia mimetica: l’autore
rispecchia la poesia che crea, e deve adattare i suoi modi al dramma. Qui c’è l’esasperazione di arte e vita
(che si equivalgono).
A. indossa il la veste gialla greca, considerata provocante.
krokotos,
Fedra, donna con costumi sessuali criticabili.
Continua A.: per l’uomo è facile scrivere di uomini, ma quando deve scrivere di ciò che non conosce (donne),
entra in ballo la mimesi: il poeta deve comportarsi imitando il genere femminile.
Si citano tre grandi poeti tra VII e VI secolo che provenivano dalla regione della gruppo etnico su
Ionia,
territorio greco, erano raffinati e per questo criticabili perché si erano fatti condizionare dalle popolazioni
conquistate. Infatti vestivano abiti tipici della Ionia (vesti lunghe, considerate femminili). Agatone vorrebbe,
attraverso il processo mimetico, diventare una donna e comporre poesia bella.
M. fa una battuta con parole connotate in senso etico e poetico:
brutto, infame, che suscita vergogna, malvagio. Ricorda che per i greci aspetto fisico e
aischros,
• morale sono la stessa cosa (es. Finocle);
da poco, povero, malvagio, vile (es. Senocle);
kakos,
• freddo, usato per connotare la poesia e l’arte mal riuscita, quella che non dà emozioni (es.
psychros,
• Teognide).
E. interrompe il diverbio. E. è stato anche lui mimetico e ritiene che è necessario adeguarsi al tipo di poesia
che si vuole realizzare.
v. 175 Aristofane critica giocosamente la teoria estetica di Agatone. Euripide fa la sua richiesta.
Citazione: in Euripide gioca ruolo importante la retorica. La struttura dei discorsi retorici è riconoscibile: si
abbina la verità al breve tempo di racconto.
aggettivo caratteristico della produzione epica di E., assume la ricerca di novità di
Inaudita sventura. Nuova,
stile e contenuti (come quelle che capitano ai personaggi delle sue tragedie).
era la difesa del singolo. Quando qualcuno teme di subire violenza, si supplica una persona con
Supplica,
gesti convenzionali mettendoci sotto la sua protezione. Si può supplicare anche un luogo sacro,
abbracciandone l’altare. E’ una situazione che accade spesso in tragedia. E. parla ad A. col linguaggio della
tragedia: è una persona che va da A. come supplice.
A. Si libera di E. con una citazione dell’Alcesti del 438 a.C., scena dove Admeto cerca qualcuno che vuole
morire al suo posto: lo chiede al padre ma egli rifiuta. Il verso è lo stesso.
Parola originale radice che significa l’atto (att. passivo) diverso dall’atto di agire (att. attivo).
pathos, di subire
La traduzione letteraria inizia con l’Odissea: Ulisse ha capacità di sopportazione. L’uomo si oppone alla
sofferenza grazie alla sopportazione. A. attacca il mondo euripideo e coloro che cercano espedienti per uscire
illesi dalle situazioni difficili. Qui viene usato per gli Con
omosessuali passivi.
pathos ricevendola dentro di
si capisce il doppio senso.
noi,
A. si pone come potenziale concorrente rispetto le donne. A. presenta ciò come se l’ira delle donne sia dovuta
alla gelosia che lui possa prendere i loro piaceri.
E. inizia con battute tragiche, es. Per tre volte sciagurato!
M. cambia registro e diventa il protagonista: si fa impietosire dal dolore tragico di E. e si propone come
infiltrato alla festa. Rasoio, tipico attrezzo femminile. Inizia la di M.: egli diventa una donna.
trasformazione
E. gli impone passaggi comici, anche non così necessari (es. il radere le parti intime). E. gli taglia la barba ma
lo ferisce più volte. M. scappa via.
Tempio delle Eumenidi, qui vi faceva le sedute il tribunale che giudica i delitti di sangue.
M., una volta completamente rasato, afferma di non poter fare altro che il soldato leggero. Egli si sta
femminilizzando e ha cura del suo aspetto fisico come se fosse una donna. Egli si guarda allo specchio.
Clistene, personaggio omosessuale effemminato.
La è il fallo tra le gambe.
coda
La depilazione ha causato E. vuole lavarlo ma M. non vuole. L’autore tragico A. offre le vesti a M.:
fuliggine.
è la situazione scenica che Aristofane elaborò negli quando Diceopoli va da Euripide a chiedere dei
Acarnesi,
costumi di scena. Qui A. dà le sue vesti quotidiane, ossia la tunica gialla (indossato da donne sposate ma
anche non sposate, durante il rito di Artemide, il rito di raggiungimento della maturità sessuale). L’abito è
tinto con lo zafferano, M. sta indossando l’abito più femminile di tutti e non è più restio!
kroko.
Battuta sui sandali (che non piacciono morbidi…).
A. rientra a casa ordinandolo anche al suo servo.
Il tema è centrato nel A. veste e pensa come una donna, ma non
superamento dei limiti tra i due generi.
vuole nascondere la sua mascolinità. E’ un intellettuale che ha deciso di vivere così per scopi poetici.
Rimangono in scena E. e M. e fanno un M. si sente come un personaggio di E., e se ci fosse la necessità,
patto:
sarà E. ad inventare uno stratagemma. E. giura con una citazione della tipico della
giuramento
Melanippe,
poesia euripidea: giura su un’astrazione, ossia l’etere, che per E. è una divinità. E’ un processo tipico della
filosofia del tempo: i filosofi propongono la personalizzazione di forme divine. Ciò era molto criticato. Ma
questo per M. non va bene! Egli vuole un giuramento tradizionale perché è più affidabile e se non dovesse
essere mantenuto, il Dio in questione lo punirà. Il giuramento è una forma di impegno assoluto di tipo sacrale
e sottolinea la grande forza della parola. E. riformula il giuramento.
M. riprende un verso di E. e lo rovescia: allude all’Ippolito di E. Qui Ippolito viene informato dalla nutrice di
Fedra a proposito del suo amore. Lei però le aveva chiesto di giurare al silenzio. Lui si sente ingannato e dice
“Il giuramento è solo parola”, perché lui non sapeva. Qui M. lo rovescia: ha giurato con la mente.
Si chiude il prologo col completamento del progetto.
Cambia la scena: la diventa il tempio elle donne: siamo dentro la festa. M. assume il ruolo di una donna,
skene
accompagnato da una schiava: Tratta. Si unisce alle donne e si dispone per ascoltare gli oratori. Di queste
feste sappiamo poco, ma Aristofane ha un’idea geniale: dato che le donne decidono la sorte di E., egli
concepisce la festa come un’assemblea Qui l’autore fa cominciare l’assemblea con una
ateniese. battuta in
che riprende la forma di un’assemblea tradizionale. La banditrice chiede il silenzio dicendo “Ci sia
prosa,
eufemia”. Cita:
Pluto, dio della ricchezza;
• Caligenia (calos: bello), dea che genera cose belle;
• terra nutrice;
• Ermes;
• grazie, divinità femminili.
•
Entra in scena il coro di donne e canta una è un’invocazione agli dei principali della Grecia:
preghiera:
Zeus, dio di tutti;
• Apollo, dio di Delo, dio del canto;
• Atena, dagli occhi scintillanti (da civetta, luminosi) patrona di Atene;
• Artemide, dai molti nomi (divinità onorata che cambia nome a seconda dei luoghi). C’erano epiteti
• che la caratterizzavano (simboli di potenza);
Poseidone, dio del mare, ricorre “Venite!”. E’ un’invocazione alla divinità;
• figlie di Nereo, ninfe del mare;
• naiadi, ninfe dei monti.
•
Viene aggiunta una i nemici di Atene verranno colpiti da essa. I nemici delle donne sono coloro
maledizione:
che denunciano le loro malefatte! Ciò era presente anche nell’assemblea maschile. Ricorda i coloro
Persiani,
con i quali non si possono fare accordi.
Il coro subentra cantando: si è aperta ufficialmente l’assemblea. La propone il tema attraverso la
banditrice
formula dei decreti del consiglio ateniese. La inizia con una parodia della retorica applicata ai
prima oratrice
discorsi assembleari: essi cominciavano sempre con delle scuse per la perenzione.
Figlio dell’ortolana, accusa ai danni di E., molto diffusa tra gli ateniesi: si diceva che E. fosse figlio di una donna
del popolo, ma ciò non era vero perché egli ricevette una buona educazione. E&rs