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SCHMITT

Vive nel periodo della repubblica di Weimar (dopo la prima guerra mondiale), aderisce al nazismo nel 1933 ed ottiene la

cattedra di diritto politico all’università di Berlino, una posizione di grande rilievo nel sistema culturale dell’epoca; a

causa delle sue idee verrà attaccato da parte delle SS che lo portarono ad abbandonare la sua posizione di giurista

ufficiale del regime. Successivamente la seconda guerra, S. verrà imprigionato ed in seguito liberato.

Le opere: teologia politica, cattolicesimo romano e forma politica, il custode della costituzione (in cui insiste nel potere

personale, non pensa che la sovranità stia nelle leggi ma negli individui), il concetto di politica, il nomos della terra e

teoria del partigiano.

Il punto di partenza del suo pensiero è la critica del liberalismo, inteso come l’ideologia di un ordine politico fondato 22

Storia del pensiero politico

sull’individuo (nel disordine si ritrova l’ordine) e la critica al pensiero giuridico, considerato un ideologia che

riconduce la politica al sistema delle norme giuridiche statali (tutto è riconducibile alle leggi). Secondo Schmitt alla

base del liberalismo e di tutte le idee politiche moderne vi è la teologia, dottrina della complexiooppositorum e la chiesa

cattolica  fare coesistere gli opposti. Tutti i concetti politici sono quindi dei concetti teologici che nel tempo sono stati

secolarizzati, essi infatti sono sati strappati dal loro fondamento (che li collegava al loro messaggio religioso) e sono

stati razionalizzati. Modernità = neutralizzazione, razionalizzazione, tecnica. Alla base della politica, vi è un elemento

irrazionale, la decisione, lo si ritrova nel sovrano di Hobbes e nella teoria del proletariato di Marx la politica non è un

calcolo razionale ma un atto creativo che fa nascere l’ordine dal nulla.

S. fa riferimento al concetto di politico, un sfera che comprende la politica ma non solo, essa indica la politica statuale,

incarnata nella forma di neutralizzazione dello stato, essa è la sfera dello stato; il concetto di stato presuppone quello

politico. La sfera politica è la das politiche, la quale si fonda sulla contrapposizione tra amico e nemico, la più forte ed

estrema.

• Politica = architettura costituzionale.

• Politico = energia conflittuale.

S. considera lo stato come un’unità politica decisiva, totale e sovrana; ciò è possibile solamente se alla base vi è un

concetto di uguaglianza formale di tutto il popolo, la quale deve essere prodotta tramite l’esclusione o l’eliminazione

dell’elemento eterogeneo. Questo tipo di stato è quindi totale poiché dispone di un ordinamento che impedisce

dissociazione e scomposizione; esso si basa sulla distinzione tra amico e nemico, quest’ultimo non è inteso come un

avversario, ma come uno straniero  lastatualità si caratterizza grazie al diritto all’eliminazione dei nemici interni ed

esterni dello stato. In questo tipo di apparato, la democrazia plebiscitaria, la volontà del popolo è espressa dal plebiscito,

per questo motivo non sono necessarie le votazioni. chi ha la maggioranza è nella condizione di trasformare in diritto e

legalità tutto ciò che fa.

S. si contrappone ad un giurista austriaco, Kelsen; secondo cui la legittimità sta nella legalità e lo stato è una costruzione

razionale che si fonda sulla grundnorm, la norma fondamentale, cioè la costituzione che pone delle leggi fondamentali;

da questo punto di vista la sovranità è destinata a diventare inutile all’interno nella società, egli crede nella creazione di

una politica che si fondi su procedure democrazia formale e procedurale. In contrapposizione S. afferma che il

sovrano è colui che è in grado di creare nello stato una condizione di ordinamento e di impediere la dissociazione dalla

sua unità totale; “il sovrano è chi decide nello stato di eccezione”: non è una norma (ne possiamo fare a meno), il suo

potere sta nel monopolio della decisione ultima democrazia sostanziale e polemica.

All’interno dello stato chi detiene la maggioranza è nella condizione di trasformare in diritto e legalità tutto ciò che fa; il

diritto è considerato da Schmitt nomos, un ordinamento concreto e totale. All’interno dell’opera Il nomos della terra,

l’autore tratta della fine del diritto pubblico europeo, ponendosi domande a riguardo delle relazioni internazionali e alla

fine dell’ordine europeo. S. parte dalla contrapposizione tra potenze terrestri che si basano su una consapevolezza

spaziale (fondate sui confini, sulla proprietà, USA) e potenze marittime (GB). Egli afferma “ordnung und ortung” =

l’ordine è il luogo, l’ordine politico si basa sul riconoscimento territoriale. La nomos non è quindi definita da una

contratto ma dalla conquista dei territori, questo stato di juspublicumeuropeaeum durò fino al XIX secolo. momento in

cui nasce l’ordine europeo dovuto al raggiungimento dell’equilibrio nei rapporti delle nazioni, incentrata sulle differenze

e non sull’universalismo, un equilibrio ottenuto tramite lo scontro territoriale. La crisi del juspubblicumeuropeaeum

inizia con la prima guerra mondiale e l’inizio della guerra marittima ed aerea, le quali non tengono conto dei confini

territoriali, e portano ad una guerra totale, all’avvento del totalitarismo. Ciò che avvia questi conflitti sono quindi i

concetti di uguaglianza, uniformità e guerre giuste. S. considera come unico elemento che scardina l’universalismo è la

figura del partigiano, un individuo fortemente legato al territorio, che si oppone alla globalizzazione.

Domande: tesi della supremazia della costituzione, concetto di stato, riflessione sulla sovranità, tesi del nomos della terra.

ARENDT

Nasce in una famiglia ebrea benestante, ha una formazione filosofica in Germania sotto il professore Heidegger; nel

1933 fugge in FR e poi negli USA, la sue opere più importanti sono: le origini del totalitarismo(1951), la condizione

umana(1958), la banalità del male, Eichmann a Gerusalemme (1963)  susciterà polemiche nel mondo intellettuale

ebraico.

Le origini del totalitarismo: la Arendt ne spiega l’origine, affermano che esso ha come fondamento tre concetti:

1. l’antisemitismo, fenomeno diffuso in tutta Europa nel XX secolo, esso crede in un uguaglianza formale, priva

di minoranze ebraiche che non godono di alcuna protezione da parte dello stato; i meccanismi apparentemente

egualitari nascondono invisibili procedute di esclusione portando così ad una diversità razziale. Vi è la

trasformazione dell’identità ebraica in un fattore biologico.

2. l’imperialismo,corsa inarrestabile all’espansione, all’accumulazione di capitale e potere e lo sfruttamenti di 23

Storia del pensiero politico

risorse umane e naturali; in esso la Arendt intravede il primo sintomo di crollo degli stati nazionali, che li

porterà alla prima guerra mondiale. Alla gestione del potere si combina l’ideologia razzista che sancisce la

superiorità dell’uomo bianco sulle popolazioni conquistate = superiorità razziale, che andò a giustificare lo

sfruttamento di popoli e territori.

3. ilrazzismo, la sua prima espressione la si ebbe con i panmovimenti, gruppi che predicavano la separazione tra

etnie, esaltando la propria comunità di sangue ed incitando alla lotta per la supremazia di una razza sulle altre.

Il razzismo è la base ideologica più adatta a tenere unite le masse, poiché gli individui, privi di legami a causa

della società capitalista, ritrovano una loro identità all’interno del movimento totalitario.

Il totalitarismo pur basandosi su fenomeni che appartengono al passato è comunque considerato un “fatto nuovo”,

diverso da qualsiasi altra forma di violenza politica, esso è nato tramite il tramonto della società dominata dalla classi e

l’avvento della massa; le masse non hanno una coscienza precisa a differenza delle classi, esse sono composte da

individui messi ai margini, che non partecipano alla vita politica. Il totalitarismo è un regime apparentemente

democratico, poiché votato dal popolo, ma che effettua una ‘non politica’, esso ha tre caratteri di fondo:

1. l’ideologia, strumento di indottrinamento delle menti, che attraverso la propaganda è in grado di raggiungere in

modo capillare l’intera massa.

2. ilterrore, motore del funzionamento del regime, esso è privo di fini precisi, si instaura dopo che i nemici del

regime sono stati annientati, si afferma nella vita quotidiana contro individui innocenti.

3. ilager, considerati “laboratorio dell’uomo nuovo” in cui vi era la totale cancellazione dell’individuo, esso era

privato di ogni caratteristica umana; la logica dei campi di concentramento era la riduzione dell’uomo a atomo

privo di iniziativa, incapace di solidarietà e pietà verso gli altri.

La vita activa: opera in cui la Arendtriprende la polemica contro la modernità di Aristotele, afferma che essa abbia

portato ad un ribaltamento della gerarchia appartenente alla vita activa, la vita pratica dell’uomo, la quale è

caratterizzata da tre attività fondamentali:

1. lavoro, dimensione della vita intesa nel senso dello sviluppo biologico dell’uomo, esso appartiene alla sfera

della necessità, legata alla sopravvivenza dell’intera specie umana.(animallaborans)

2. Opera, dimensione non-naturale dell’esistenza umana, essa rappresenta il mondo trasformato dall’homo faber,

l’artigiano, il quale instaura un rapporto di famigliarità con le cose cerate da noi stessi.

3. Azione, attività che mette in rapporto diretto gli uomini, essa corrisponde alla condizione umana di pluralità,

l’essere umano implica due concetti: l’uguaglianza della specie e la distinzione individuale. La politica è

considerata dalla Arendt come la capacità umana d’iniziativa, che si fonda su due concetti della natura umana

fortemente connessi, la nascita che da la possibilità di agire e di modificare il nostro mondo e quello di agire,

che mette sempre in moto qualcosa di nuovo. (zoonpolitikon, l’essere politico partecipe alla comunità)

 La rivoluzione è un azione collettiva destinata a cambiare il corso degli eventi e ad aprire spazi di libertà.

In questo senso le rivoluzioni moderne rappresentano un ulteriore recupero della tradizione nascosta della

storia politica.

Prima dell'età moderna vi è l'età del cristianesimo, in cui il biostheoretikos (uomo teoretico) è superiore al biospolitikos

(uomo politico).La modernità è caratterizzata proprio dalla desac

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A.A. 2016-2017
32 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher linda.forni di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del pensiero politico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Borgognone Giovanni.