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La famiglia nucleare, formata dalla sola coppia, è il sistema familiare di più breve vita che mai sia stato sviluppato.
Durante il feudalesimo la famiglia era di tipo genealogico, il capo era il genitore maschio più vecchio e i lavori
domestici erano divisi tra tutte le donne. L’amore romantico come motivo di coabitazione era di ben scarsa
importanza. All’uomo bastava aver voglia di procreare con una donna che sembrasse andar bene per il suo ambiente
familiare. Questa è rimasta una costante fino a quando gli effetti dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione,
cambiando lo schema di insediamenti e richiedendo la mobilità della mano d’opera, affrettarono il decadimento
della famiglia patriarcale, che nell’europa occidentale cominciò a declinare un po’ prima del sedicesimo secolo. Con
lo spostamento verso le città la densità della comunità urbana comportava l’isolamento rispetto ai vicini di casa, e la
necessità di trovare lavoro portava i figli fuori dall’immediato ambito familiare. Anche l’istruzione ha contribuito ad
allontanare le generazioni e a promuovere i cambiamenti. Le donne iniziarono a chiedere a gran voce il diritto di fare
lavori diversi dalle faccende domestiche. Il numero di donne non sposate aumentò e le grandi case vittoriane furono
divise in piccoli appartamenti. Inoltre materie prime in seno alla famiglia patriarcale, come la cura dei vecchi,
vennero adempiute dallo stato. la famiglia degli anni 60 è piccola, autonoma e di breve vita. i giovani si allontanano
dai genitori appena possono. La ragazza lavoratrice che si sposa, lavora per un certo periodo dopo il matrimonio poi
sta a casa per partorire e non è preparata all’isolamento del nucleo unifamiliare. Il suo orizzonte si restringe al
supermarket, alla tv e alla casa. E la situazione edipica tra madre e figlio raggiunge livelli spaventosi. Dipendenza non
significa amore. Sentendosi sola cerca di legare i figli a sé. Anche i tentativi di fare un po’ d’amicizia falliscono poiché
le donne mantengono gelosamente la separazione delle loro famiglie, temendo ogni genere di immaginarie
corruzioni dei oro figli e del loro modo di vita da parte degli estranei. E le nuove densità abitative, con i nuovi
rapporti lavorativi (babbo datore di lavoro) non rendono facile la vita della famiglia unifamiliare che inizia a
disgregarsi. Viene imposta una sorta di conformismo sessuale alle donne, oggetti sessuali; le donne sono ancora
oggetti di cui vantarsi con i colleghi del marito e cambia anche la concezione di figlio, visto ora come potenziale
effetto distruttivo per il rapporto coniugale. La diffusione dei contraccettivi ha permesso il controllo delle nascite a
livello economico e molti genitori passano alla sterilizzazione perché non possono permettersi più di due bambini.
Tuttavia l’immagine stereotipata del perfetto compagno di matrimonio sopravvive accanto alla consapevolezza di cià
che la famiglia significa realmente per il ragazzo che diventa adulto, ovvero la paura di perdere la libertà. I ragazzi
sono infatti consapevoli che la funzione della famiglia di struttura patriarcale nella società capitalistica ha la funzione
di immobilizzare il lavoratore, il suo impegno deve andare in direzione della sua piccola famiglia e del suo datore di
lavoro, non verso la comunità. Anche le donne adottano comportamenti antisociali, ma perché temono che i loro
uomini possano conoscere altre donne, quindi vietano loro le uscite. Ovviamente questo non vale per tutti, ma
buona parte della società attuale è strutturata in questo modo. Se le donne potessero guardare alla gravidanza non
come un obbligo, ma qualcosa per cui lottare, nello stesso modo in cui gli uomini potrebbero lottare per il diritto di
avere una famiglia, allora i bambini non crescerebbero col peso della gratitudine della vita che essi non avevano
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chiesto. Se le donne potessero dedicarsi ad altro oltre che ai figli, in particolare quelle che svolgono importanti
compiti nella società e nelle aziende, sarebbero più inclini a riprodursi e non ci sarebbe questo calo di nascite con
temibile estinzione dell’umanità. La Greer aveva anche pensato di comprare una fattoria in italia dove far crescere i
figli suoi e delle sue amiche e dove i padri si sarebbero recati spesso per fare visita, ma non avrebbero convissuto.
Voleva creare una nuova tipologia di famiglia, quella organica che aveva come obiettivo di liberare i figli dall’essere
un prolungamento dei genitori, di eliminare i rapporti di dipendenza e succubanza, facendo nascere una nuova
generazione. Ma questo è un sogno utopico. La famiglia è ancora autoritaria e repressiva come parte integrante di
quello che è lo stato, autoritario e repressivo.
3.9 sicurezza
La sicurezza, tanto bramata, effettivamente non esiste nel mondo esterno. L’unico posto dove un uomo forse è
davvero al sicuro è una cella di sicurezza. Gli esseri umani sono meglio equipaggiati per far fronte al disastro e la
miseria che non una sicurezza che non cambia mai. La cosa più strana, a proposito di questa chimera della sicurezza
propria della nostra epoca, è il fatto che questa idea sia stata concepita proprio ora, nel periodo della maggior
minaccia. Prima dell’era atomica, nessuno aveva neppure sognato un disastro tanto imminente e distruttivo quanto
la guerra totale. Per la gente le donne che rifiutano di sposarsi rischiano l’insicurezza e hanno davanti a sé una vita
desolata, povera e sola. Ma anche la donna sposata rischia tutto ciò: se lavora è mal retribuita e nel caso il marito
muoia si ritrova nella stessa situazione di quella non sposata. Quindi come può il matrimonio dare sicurezza? Per le
donne che lo intendono come una sorta di contratto a vita non è del tutto soddisfacente, infatti vorrebbero delle
salvaguardie e delle indennità precisate sulla carta, ma di fatto anche questo non procurerebbe la sicurezza emotiva.
La donna, incapace di esercitare la virtù della sicurezza personale, si rifugia nel marito che viene così incapsulato
nella macchina commerciale. Se le donne rifiutassero il loro ruolo in questo ordine, se riconoscessero che
l’insicurezza è libertà, non starebbero peggio di ora. Una donna sta meglio se la sua condotta non può essere sempre
considerata del tutto prevedibile. Se le donne si associassero spontaneamente tra di loro il mondo esterno non le
minaccerebbe più; non avrebbero più paura dell’adulterio o di qualsiasi altra minaccia. Ma di fatto accettano il
matrimonio che fa promesse che non può mantenere perché il raggiungimento della sicurezza è una questione
individuale.
Cap. 4 Odio
4.1 Ripugnanza e disgusto
Le donne non hanno chiaro quanto gli uomini le odino. Le ragazze sono considerate un nulla e sono indifferenti,
acquiescenti e impotenti. Probabilmente sperano che dal sollievo che credono di dare durante un atto sessuale
nascerà un po’ d’affetto e di sentimento protettivo, ma non è così. I ragazzi vedono il sesso come la loro rovina,
come una vile schiavitù che le donne ignare impongono. Dove un grado abbastanza elevato di agiatezza in una
coppia assicura la presenza di elementi antiestetici nei convegni amorosi, il disgusto per l’atto stesso può essere
diminuito, ma fino a quando il sesso resta una cosa furtiva e sporca, permane anche una profonda ambivalenza nei
confronti dell’oggetto dell’attenzione sessuale. nei casi estremi, può anche essere motivo di impotenza nel
matrimonio perché non si può e non si deve degradare una moglie. Gli stessi uomini non conoscono la profondità del
loro odio. Esso viene sfruttato in articoli istigatori su quelle riviste ideate da cretini, che trattano problemi di virilità e
che vengono vendute nei bar frequentati dai camionisti. Questi articoli cercano di insinuare che il mondo è pieno di
sgualdrine lascive, travestite in modo poco convincente, che sono disposte, nonostante le loro pudiche negazioni, ad
accogliere gli approcci più indecorosi. Tutto quello che succede loro se lo sono meritato. Questi articoli contengono
anche descrizioni di scappatoie per sfuggire alle reti di tali cagne calde. C’è timore da parte degli uomini nel farsi
beccare a masturbarsi, e per sfogarsi abusano di una donna: non vi è vergogna per loro in questo, la vergogna che
dovrebbe connettersi all’attività masturbatoria viene trasferita sulla donna. l’uomo la considera una specie di
contenitore nel quale versa il suo sperma. Fino a quando l’uomo sarà in conflitto con la sua sessualità e fino a
quando la donna conserverà per lui un significato unicamente sessuale, egli la odierà, almeno in certi momenti.
L’uomo di cultura si rende conto di questo disgusto e cerca di domarlo, ma non è comunque immune a quella cultura
che lo ha cresciuto. La più grande umiliazione che un uomo possa immaginare è quella di fare il ruolo femminile
nell’atto sessuale, che si acuisce ancora di più se la vittima scopre con orrore che gli piace. L’odio per la vagina è
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sopravvissuto nella nostra civiltà in una miriade di piccole manifestazioni, come l’avversione per il pelo nelle pin-up,
intesa come azione per minimizzare l’area genitale, motivata dallo schifo per l’organo stesso. Il disgusto represso per
i genitali femminili è il motivo per cui molte delle cause dei pruriti e delle infiammazioni genitali di rado vengono
investigate a fondo e per il quale molte donne curano sa sé, in modo efficace, dei fatti patologici che esse
considerano cronici e di origine nervosa o psichica, fino a quando non diventano inguaribili. Anche le donne
disprezzano il loro organo. Hanno un atteggiamento verso di loro caratterizzato da furtività e da reticenza. Le donne
hanno subito un tale lavaggio del cervello sui clichés estetici che al contrario di quanto avviene nei romanzi di
evasione che trattano l’argomento, raramente si spogliano con slancio. Il proprio corpo non piace, c’è sempre
qualcosa che le disgusta. Spinte dal disgusto e dalla paura ricorrono ad espedienti per mascherare la loro realtà,
come illuminazione bassa, indumenti a pizzo, alcool possono aiutare a piazzare “la merce scadente” che vista alla
luce del sole potrebbe rivelarsi disgustosa. Fino a quando la donna non riuscirà a scacciare dalla propria mente e da
quella dell’uomo questo fantasma di plastica continuerà a scusarsi e mascherarsi. Si dice spesso che le donne non
provino mai disgusto: non per gli uomini, più spesso disgustano loro stesse.
4.2 insulto
Gli insulti riservati alle donne spesso sono stati indeboliti causa l’uso indiscriminato dei termini stessi. purtroppo
l’indebolimento dell’insulto mediante l’esagerazione isterica non &egrav