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Si ritiene in genere che il patriarcato occidentale sia stato addolcito dai concetti di amore cavalleresco e romantico.

In confronto al candore del machismo o del comportamento orientale, si capisce che il comportamento cavalleresco

non è altro che un mezzo concesso alla femmina per salvare la faccia; la cavalleria non è altro che una tecnica per

mascherare la condizione sociale della donna (es. epoca vittoriana la femmina è la coscienza del maschio che lo

porta a condurre una esistenza meritevole e buona). Il concetto di amore romantico offre un mezzo di

manipolazione emotiva che il maschio è libero di sfruttare, in quanto l’amore è la sola circostanza nella quale alla

femmina viene perdonata l’attività sessuale. Quindi nel patriarcato ci si trova spesso davanti a contraddizioni che

nascono da sole caratteristiche di classe. La classe operaia, inglobata poi in quella media, ha portato con sé l’ideale di

virilità brutale, diventato poi molto influente nella nostra epoca. Uno degli effetti principali della classe nell’ambito

del patriarcato è quello di porre una donna contro l’altra, in passato creando un acceso antagonismo tra prostituta e

signora, e nel presente tra donna di carriera e massaia. L’una invidia all’altra la sicurezza e il prestigio, mentre l’altra

invidia la libertà, le avventure e i contatti con il mondo. Infine è inoltre asseribile che la donna ha una minore questo

molte donne sono conservatrici: identificano la loro stessa sopravvivenza con la prosperità di chi le sfama. La

speranza di cercare per loro conto soluzioni liberatrici radicali sembra troppo remota alla maggioranza delle donne

perché possano osare di contemplarla, e tale rimane fino a quando non le si rende consapevoli del problema. Anche

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la razza ha un gioco in tutto questo: tradizionalmente il maschio bianco è stato abituato a concedere alla femmina

della sua razza uno status superiore a quello del maschio negro. Ma man mano che si smaschera l’ideologia razzista è

anche vero che emerge sempre più quella patriarcale (bianca). Molti sociologi considerano rilevante una

restaurazione dell’autorità maschile per sorpassare l’oppressione dei negri nella società bianca, ma così facendo non

fanno altro che dare per scontati i valori patriarcali senza metterli in dubbio, e soprattutto nascondendo il vero

carattere e le responsabilità dell’ingiustizia razziale.

5 – economica ed educativa: uno degli effetti più efficienti del patriarcato è il dominio economico che esercita sulle

femmine. Così come la loro posizione sociale è surrogata e conseguita tramite i maschi, il loro rapporto con

l’economia è anch’esso tipicamente surrogato o limitato. Stessa cosa per il livello educativo, maggiore negli uomini

che portano le donne a svolgere lavori servili, di cura, mal retribuiti e privi di importanza sociale. le donne sono

sempre state forza lavoro, ma molto spesso sostitutiva (guerre, america, paesi socialisti); spesso si giudicano le

donne madri e lavoratrici, tranne per quelle proletarie per cui il lavoro è vista come una “necessità”. Si crea così il

doppio lavoro (casa, bambini, fabbrica) che viene addossato alle donne senza essere ripagato in alcun modo. La

discriminazione non finisce qui, ma anche nelle assunzioni, nella maternità, nelle paghe e negli orari lavorativi. La

condizione lavorativa delle donne può essere paragonata a quella dei popoli coloniali o preindustriali: non

producono valore di mercato e se lavorano non capiscono i principi grazie ai quali un elettrodomestico funzioni (es.

frigorifero, donne lo producono, lo utilizzano, ma non sanno come funzioni). Le donne sono distanti dalla tecnologia:

se la conoscenza è potere, il potere è anche conoscenza e le donne sono tenute ignoranti apposta. Sebbene i

patriarcati moderni abbiano reso accessibili alle donne tutti i livelli educativi, il genere e la qualità di istruzione non è

uguale per entrambi i sessi. Si accetta una programmazione culturale tendente a dividere in generale le materie

maschili da quelle femminili (scienze umanistiche e sociali alle donne; scienza, tecnologia, ingegneria, affari agi

uomini). Così facendo ne soffre il prestigio delle scienze umanistiche.

6 – Forza: non siamo abituati ad accomunare il patriarcato e la forza. le brutalità del passato le consideriamo

costumanze esotiche o primitive. Quelle del presente vengono considerate il prodotto di deviazioni individuali,

limitate ad un comportamento patologico. Eppure il dominio della società patriarcale sarebbe imperfetto e

inattuabile se non potesse contare sull’imperio della forza, sia in situazioni di emergenza, sia come onnipresente

strumento di intimidazione. Storicamente, quasi tutti i patriarcati hanno istituzionalizzato la forza mediante i loro

sistemi giuridici, come il rigidismo nell’Islam o la lapidazione in Medio oriente. Nel caso di adulterio, ad esempio, il

maschio in giappone di estrazione sociale minore, veniva considerato colpevole con la moglie del suo padrone e

decapitato insieme alla donna. Indirettamente una forma di “pena di morte” esiste anche oggi in America dove gli

uomini spingono le donne ad aborti illegali, non potendo disporre liberamente del loro corpo. Inoltre il patriarcato si

affida anche alla violenza specificatamente sessuale, lo stupro. La vergogna stessa dell’evento dissuade la donna

dallo sporgere denuncia e dall’esporsi di conseguenza alla pubblicità di un processo. Lo stupro è inteso come

violenza di un maschio contro un altro maschio, che ha commesso abuso sulla “sua donna”. È tipico inoltre nelle

società patriarcali mettere in rapporto crudeltà e sessualità: il sadismo per il maschio, la vittimizzazione per la

femmina nel patriarcato la reazione emotiva alla violenza fatta alle donne è spesso curiosamente ambivalente: gli

accenni a percosse alla moglie suscitano risate e imbarazzo. La risata in particolare è tra le forme artistiche la più

propagandistica, il cui scopo è rinsaldare entrambe le fazioni sessuali nella loro condizione. Nei secoli era stata

soppressa lentamente questa risata, ma il suo riemergere nella letteratura del 20 secolo è il risultato del

risentimento determinato dalla riforma patriarcale, cui ha contribuito la sempre maggiore leicità di espressione

determinatasi in misura crescente negli ultimi 50 anni. Oggi più che ininterrotta, l’ostilità maschile ha avuto un nuovo

incremento: la letteratura contemporanea (vedi miller) ha assorbito non solo la sincerità della pornografia, ma anche

il suo carattere antisociale. Da quando questa tendenza ad offendere o a insultare ha potuto esprimersi liberamente,

è divenuto molto più facile valutare l’antagonismo sessuale nel maschio. Con l’espressione “battaglia dei sessi” in

pratica si giustificano tutte le atrocità commesse dal patriarcato nei confronti delle donne, come spose bambine,

piedi bendati in cina, il velo imposto, la clitoridectomia. Sono tutte giustificazioni che servono allo scopo, mascherate

da tradizioni che influenzano ancora il nostro pensiero.

7 – antropologica: mito e religione: nel patriarcato la femmina non si è inventata tutti i simboli ce la descrivono.

L’immagine delle donne è un’immagine creata dagli uomini e foggiata per soddisfare le loro necessità. Radicata e

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diffusa in tutto il mondo è la sensazione che le funzioni sessuali della donna siano impure ed è impressionante

quanto ancora il concetto persista oggi. L’evento della mestruazione ad esempio è una cosa generalmente

clandestina e l’effetto psico-sociale del marchio di infamia attribuitogli deve avere gravi ripercussioni sull’Io della

femmina. Il disagio e il disgusto che i genitali femminili destano nella società patriarcale è attestato dalla

proscrizione religiosa, culturale e letteraria. Anche nelle tribù primitive e preletterate si riscontrano questi aspetti,

anche dal punto di vista della condivisione dei pasti, vietata quella tra donne e uomini. Come per i negri, sono sudice,

infetti, ma devono comunque preparare il cibo ai loro padroni. In tutte le società patriarcali è quindi d’obbligo che il

maschio venga servito dalla femmina. Per quanto riguarda la verginità anch’essa è un tabù ambivalente. Da un lato è

un bene misterioso, che attesta di aver ricevuto la merce intatta. Dall’altro rappresenta un male ignoto legato al

sangue e ad una terrorizzante “diversità”. In alcune tribù lo sposo-proprietario cede la moglie ad un anziano o ad uno

più forte per scongiurare le conseguenze del caso. I timori della deflorazione sembrano aver origine dal timore della

sessualità estranea della femmina. Nel caso in cui le donne vogliano unirsi insieme poi, c’è ancora più forza da parte

del patriarcato per far sembrare e agire queste come fossero delle totali incapaci, come se tentassero invano di

imitare organizzazioni maschili, quindi il potere. Le attività sono maschili e se praticate dalle femmine sono solo una

cattiva copia. Molti credono che l’associazionismo sia una prerogativa esclusivamente maschile (case degli uomini).

Solo questi hanno la capacità di sviluppare un legame consociativo, ma non è così. Nelle case degli uomini, ad

esempio in Melanesia, è normale che i più anziani trattino da “femmine” i più giovani, bistrattandoli, imponendo loro

tormenti, proprio come farebbero con una donna. In realtà le case degli uomini non sono altro che un gruppo di

uomini uniti nel culto di un oggetto che è un pene materializzato e nell’esclusione delle donne dalla loro società. Il

fascino del cameratismo maschile è perso totalmente, nonostante in tempo di guerra torni a fare sempre capolino.

Inoltre è importante specificare che nelle case degli uomini si pratica il sesso, di tipo omosessuale, ma il tabù è pur

sempre tale e cerca quindi di rincanalare la libido nella violenza. Questa associazione tra sessualità e violenza è una

forma mentis particolarmente militaristica. Per quanto riguarda il mito è il decorso naturale del piano

propagandistico del patriarcato. Due sono i miti dominanti nella cultura occidentale: pandora e il racconto biblico del

peccato originale. In entrambi i casi il male femminile è passato da una fase letteraria a una giustificazione etica.

Pandora è uno dei due importanti archetipi occidentali che condannano la femmina per la sua sensualità e ne

spiegano la posizione come il meritato castigo per il peccato originale. Questa versione mitica della femmina quale

causa delle sofferenze umane, della conoscenza e del peccato, continua ad essere in fondamento degli atteggiamenti

sessuali, perc

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
25 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simosuxyeah di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di storia del pensiero politico moderno e contemporaneo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Adamo Pietro.