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IMPERATORI”

Quella giapponese è l’ultima tra le grandi cinematografie ad insistere sul cinema

erotico in pellicola, grande base di formazione per molti dei grandi registi giapponesi

degli anni 90’-00. Zeze esponente di maggior spicco, ma negli anni 90’ nascita del

”Shitenno”(”i quattro imperatori”),

gruppo composto da Zeze, Sato toshiki, Sano

Kazuhiro e il veterano Sato Hisayusu. Quattro registi che nella loro diversità hanno

usato il cinema Pink come modo per esprimere sé stessi e la loro visione del cinema,

insieme ad una forte volontà di ricerca e sperimentazione. Zeze come già detto è il

più riconosciuto.

9.15 UN CINEMA AL FEMMINILE ha visto l’affermazione di una generazione di

Negli ultimi anni il cinema giapponese

cineaste donna, nate tutte nella prima metà degli anni 60’ ed esordienti nel nuovo

millennio. Con stile misurato e narrazione discreta, si caratterizzano per la sensibilità

con cui mostrano diversi aspetti della società giapponese contemporanea.

esordisce con “Wild Berries” (2003),

1) Nishikawa Miwa: film sul crollo di una

rispettabile famiglia borghese per i debiti del padre che ha perso il lavoro.

Assistente prima e sponsorizzata poi dal suo mentore Koreeda, ha ottenuto

riconoscimenti in patria e due selezioni a Cannes.

Premiata al PiaFF CON “Yoshino’s Barber shop” (2004),

2) Ogigami Naoto: film

che ha ottenuto una menzione anche al Festival di Berlino. Ambientato in un

idilliaco villaggio fuori tempo fedele alle rigide tradizioni. Arrivo in comunità di

un bambino da Tokyo che rifiuta le coercizioni e induce i coetanei ad interrogarsi

sul rapporto tra individualità e rispetto di gruppo/tradizioni. Propensione regista

per località esotiche. al PiaFF nel 2001 , si guadagna l’attenzione della

3) Tanada Yuki: Premiata

critica con il suo lungometraggio d’esordio “Moon and Cherry”(2004), racconto

spregiudicato e anticonvenzionale di una giovane scrittrice di racconti erotici che

sceglie un giovane vergine come amante per alimentare la sua immaginazione.

9.16 RACCONTI CRUDELI DI GIOVENTU: “ENJO KOSAI”, “OTAKU” E IL

CINEMA DI IWAI

Pur trattandosi di una tendenza e non un genere vero e proprio, il cinema giovanilistico

(seishun eiga) ha assunto in Giappone una rilevanza maggiore a quella di ogni altro

paese. Nato nella 2° metà degli anni 50’, conquista una dignità artistica prima con i film

degli anni 60’, poi con il cinema successivo tanto con

dei registi della Nouvelle Vague

quello d’autore quanto in quello commerciale. I filoni principali del seishun eiga sono 2:

“Enjo Kosai”(incontro a pagamento):

1) Si basa su uno dei problemi più dibattuti e

drammatici della società giapponese contemporanea: la prostituzione adolescenziale.

Le ragazze del liceo con le loro obbligate divise da marinarette viste in chiave erotica

da quarantenni/cinquantenni che ne fanno feticci del proprio desiderio. (es. il sempre

più diffuso interesse per gli Hentai, manga e anime a soggetto erotico).

“Otaku” e “Hikkomori”:

2) Drammatico quanto il primo filone. Gli Otaku trattano

l’isolamento dalla società dei giovani maschi giapponesi a causa della loro

ossessione per Manga, anime o internet. Gli Hikkomori invece trattano sempre

l’isolamento dalla società dei giovani maschi giapponesi ma esasperando se possibile

l’isolamento degli Otaku senza nemmeno più reggersi su una mania/passione, ma

confinandosi in un’autoreclusione del tutto fine a sé stessa.

Il mondo dei Seishun eiga non si ferma però ai due filoni sopra citati, ma abbraccia il

fenomeno della gioventù in tutta la sua complessità: dalla violenza (bande giovanili e

bullismo), alle emozioni, alla fragilità dei sentimenti, amicizie adolescenziali e prime

Riguardo quest’ultimo aspetto uno degli autori emblematici è

trepidazioni sessuali. Iwai

“Love letter”(1995) ,

Shunji. Autore del già citato successo commerciale realizza il suo

“Swallowtail Butterfly”

progetto più ambizioso con (1996), film ambientato in una

Tokyo del futuro, Yentown, su di un gruppo di giovani immigrati clandestini e il loro

tentativo di realizzare i propri sogni. Narrato attraverso gli occhi di una giovane

adolescente di origini cinesi, colpisce per il suo stile di ripresa MTV(numerose sequenze

musicali, movimenti di macchina a spalla, montaggio rapido ecc) che evidenzia lo stretto

rapporto del regista con la cultura giovanile.

10: AI MARGINI: STORIE DI OUTSIDER DEL NUOVO MILLENNIO

Il cinema giapponese del nuovo millennio ha dimostrato di riuscire a imporre una nuova

degli anni 90’. I quattro autori

generazione di cineasti che ha saputo proseguire il lavoro di quella

che, nella loro diversità, hanno saputo ben rappresentare quest’ultima onda del cinema giapponese:

Sono Sion, Hiroki Ryuichi, Kobayashi Masashiro e Yamashita Nobuhiro. I loro personaggi si

muovono ai margini della società, sono un variegato ritratto di un mondo fatto di outsider.

10.1 ALLA RICERCA DEL PARADOSSO: SONO SION

Poeta, scrittore, attore e musicista oltre che regista cinematografico. Vincitore del premio PiaFF nel

1987 per “A Man’s Hanamuchi” e del Tokyo Sundance Festival per “The Room” (1992) proiettato a

Berlino e Rotterdam (trama: killer allac ricerca di una stanza in un tetro e desolato distretto di

Tokyo) , incuriosisce per la sua fama di artista bohémien. Nei primi anni del nuovo millennio svolta

con l’inatteso “Suicide Club/ Suicide Circle”

successo di (2002): girato in sole 2 settimane, il film

si occupa del drammatico tema dei suididi giovanili (scena cult del film: 54 studentesse che

tenendosi per mano si gettano tutte insieme sotto un treno alla centrale stazione di Shinjuku).

Epidemia di suicidi che due poliziotti scopriranno legati a un mondo a loro estraneo fatto di hacker,

messaggi in codice, community e chat. La vena surreale di Sono lo porterà al cinema Horror nella

versione erotico-grottesca.

DONNE SULL’ORLO DI…: HIROKI RYUICHI

10.2

A lungo regista di film erotici, già dagli anni 80’ inizia con i film Mainstream focalizzandosi su

sentimenti ed emozioni adolescenziali. I due film che più hanno contribuito a dargli una credibilità

e all’estero sono senza dubbio “Tokyo trash baby” “Vibrator”

autoriale in patria (2000) e (2003).

Qui il regista mette in scena due esistenze femminili appartenenti alla generazione delle ventenni

del primo e delle trentenni nel secondo. , che vivono un rapporto alienante con il mondo che le

circonda e cercano rifugio nei loro sogni.

trash baby”:

1)”Tokyo storia di una giovane e solitaria Otaku che passa il tempo a collezionare

rifiuti di un vicino di casa di cui è innamorata, con cui riuscirà a passare una notte prima di tornare

alla suo solitudine.

2)”Vibrator”: donna alla deriva e prigioniera della propria incapacità di esprimersi, incontra un

giovane camionista e trascorre alcuni giorni con lui prima di far ritorno alla propria solitudine.

Entrambi i film sono strutturati come un Roman Porno, nel loro focalizzarsi su di un personaggio

femminile inquieto e sul suo rapporto claustrofobico, oppressivo con un uomo che ne consegue. Nel

suo insieme l’opera di Hiroki manifesta non solo una grande capacità di ritrarre l’alienazione e la

solitudine femminile della donna nella contemporaneità, ma anche una sentita partecipazione del

regista verso le sue creature, assunta in termini fortemente drammatici.

10.3 SILENZI E RIPETIZIONI: KOBAYASHI MASAHIRO

Nonostante i suoi film abbiano ottenuto molto credito nel Festival cinematografici occidentali (in

particolare a Cannes e Locarno, ma anche al Tokyo Filmex) rimane un regista molto sottovalutato

dalla critica internazionale sul cinema giapponese. Si ispira fin dagli esordi a registi come Truffaut e

Tarantino e ripone una certa attenzione per i personaggi emarginati e segnati da difficili esperienze

di vita. Trova ispirazione inoltre nella Nouvelle Vague francese. Spesso ambientati nel profondo

nord dell’Hokkaido (si potrebbe pensare a lui come al cineasta della neve) i film del regista sono

storie di solitudine e assenza.

10.4 LO SGUARDO ATTONITO: YAMASHITA NOBUHIRO

Ha portato sullo schermo lo smarrimento di una generazione conseguente alla crisi economica degli

anni 90’, raccontando in “Hazy life” (1999) le vicissitudini di 2 doppiatori di film porno amatoriali.

Esempio perfetto, tra i suoi film, dello stringente humour, il carattere sardonico, la presenza di

giovani ingenui, patetici e del disarmante squallore di questi film accompagnato da uno stile

minimalista, fatto spesso di personaggi silenziosi, immobili. Sulla scia tra gli altri dei Fratelli

Cohen, Yamashita rappresenta realtà drammatiche e disperate in toni quasi comici con distanza e al

tempo stesso partecipazione. Caratteristiche che si ritrovano tutte nel suo maggior successo,

“Linda, Linda, Linda (2005) (trama: un gruppo punk rock femminile poco prima della sua

esibizione ad una festa scolastica è costretto a sostituire la cantante con una stralunata studentessa

coreana). Lo sguardo freddo ma anche partecipe del regista si ritrova costante dunque in ogni sua

opera.

5. IL CINEMA SUDCOREANO DAGLI ANNI ’90 AD OGGI

La storia della Corea del Sud degli ultimi 100 anni si divide in 3 fasi:

4) Occupazione giapponese 1907-1945

5) Guerra con Corea del Nord e divisione del paese 1948-1991

6) Democrazia e elezione di Kim Young-san (primo pres della repubblica) 1992-oggi

La seconda fase è caratterizzata dalla violenza e da eliminazione di ogni forma di opposizione es.

sollevazione popolare repressa sanguinosamente nel 1980 a Kwanju con più di 2mila morti. Anni

’70 periodo buio, poi nel 1988 Olimpiadi in Corea: crescita economica del paese. Nel 1997 grande

crisi, ma la Corea diventerà successivamente una delle prime dieci potenze economiche mondiali.

5.1 ANNI BUI:

Il cinema coreano aveva già conosciuto 2 età dell’oro:

4) 1926-1938

5) 1955-1969 (cinema energico e pieno di divi)

Nel 1962 Legge sul Cinema: case di produzione devono ottenere licenza governativa, quindi

vengono bandite le produzioni indipendenti. Inoltre era presente la censura.

Negli anni ’70 la situazione peggiora: periodo nero! riduzione spettatori di un quarto rispetto al

decennio precedente (quando venivano creati circa 200 film all’anno).

Nel 1973 revisione della legge: per centralizzare e controllare ancora di più il sistema produttivo

cinematografico. Inoltre la legge diceva che una società poteva distribuire un film straniero solo

dop

Dettagli
A.A. 2018-2019
16 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandro.lora-1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Tomasi Dario.