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Si trattavano di film popolari per un pubblico popolare. Sia i film storici sia quelli comico-grotteschi
si inserivano in quel panorama cinematografico di opere di largo consumo che fu caratteristico di
tutto il cinema muto europeo e americano degli anni precedenti la prima guerra mondiale.
Il cinema muto italiano riuscì solo in parte a fornire quegli elementi indispensabili per la formazione
di una vera e propria cinematografia nazionale che dopo la fine della prima guerra mondiale non fu
più in grado di rivaleggiare con i prodotti americani.
Giovanni pastrone
Fu impegnato sia nell’ambito della produzione, sia in quello della ragia. È autore di un solo grande
film di rilievo avendo la felice di idea di realizzare un prodotto che unisse le esigenze dello
spettacolo popolare a quelle della cultura mondana.
Cabiria (1914): opera punta di diamante della cinematografia nazionale. Il film fu il modello di
Griffith per “Intollerance”. Le didascalie letterarie furono firmate da Gabriele D'Annunzio e tutta
quanta l’operazione fu impostata in termine di eccellente preveggenza commerciale. Da un lato
c’era il soggetto che alternava l’avventura alla passione, la storia alla leggenda, dall’altro una
realizzazione spettacolare che utilizzava tutti i mezzi tecnici che il cinema metteva a disposizione .
Ci fu poi la capacità di sfruttare una delle principali novità tecniche dell’epoca: le lampade ad arco,
si ricorre al montaggio interno alle scene, viene usato il carrello, brevettato dallo stesso Pastrone
nel 1912.
Maciste, impersonato da Bartolomeo Pagano, che non era un attore, ebbe un successo che
determinò la realizzazione di una serie di film interpretati dallo stesso personaggio.
Il divismo
Nel corso degli anni dieci si impose anche un cinema dedicato alla rappresentazione della società
mondana attraverso film d’argomento contemporaneo come “Ma l’amor non muore” del 1913.
Opere costruite da passioni e intrighi, eroismo e morte, mondanità dei costumi, veniva evidenziato
un costume sociale che il “realismo” delle immagini cinematografiche caricava di un valore
documentario inaspettato.
I personaggi maschili e femminili dovevano essere imitati ed invidiati. Il divismo da un lato
rappresentava la sintesi del costume sociale, dall’altro creava una nuova mitologia.
I loro volti, i loro sguardi, le loro fattezze erano a volte fissati in lunghe pose statiche che ne
esprimevano le loro incontenibili passioni.
Emilio Ghione
Attore e regista che propose nuovi canoni interpretativi, rappresentando un cinema naturalistico.
Ghione creerà il personaggio di Za la Mort sull’esempio degli eroi dei romanzi d’appendice e dei
seriales cinematografici, si impose con una recitazione stilizzata, contratta, lontana dall’enfasi del
periodo.
Danimarca e Svezia
Due aspetti hanno caratterizzato il cinema nordico: la recitazione secca, perfettamente adatta al
“realismo” del cinema e un uso del paesaggio non soltanto in funzione descrittiva ma narrativa e
drammatica.
Il nuovo divismo vedeva in Asta Nielsen la rappresentante più qualificata. Fu un’attrice che
impostò su nuove basi la recitazione cinematografica, liberandosi progressivamente dai
condizionamenti del palcoscenico. A languori e agli svenimenti delle dive italiane opponeva una
recitazione controllata e appassionata, provocante e concretissima. Divenne il simbolo di una
nuova sessualità aggressiva ma anche una donna disposta a sacrificare tutto alla sua passione, il
prototipo delle vamp. Negli anni venti vi sono i risultati più brillanti della sua carriera. È considerata
dalla maggior parte degli storici e dei critici la più grande attrice del cinema muto non solo europeo.
5. La grande stagione del cinema muto americano (1918-1929)
Hollywood negli anni venti
Gli anni della prima guerra mondiale consolidano Hollywood come capitale mondiale del cinema.
L’isolazionismo americano si era accentuato con la rottura parziale dei rapporti con l’Europa e la
creazione la creazione di un’industria cinematografica aveva solidissime basi finanziarie.
I dieci anni che vanno dalla fine della prima guerra mondiale alla crisi del 1929 misero in luce le
sostanziali debolezze di un sistema politico e sociale che non era riuscito a risolvere i molteplici
problemi di una nazione in fase di sviluppo economico, ebbero poi nel cinema una sorta di
specchio.
Carattere verticale
Un aspetto fondamentale dell’industria cinematografica americana fu il suo carattere verticale, il
quale faceva sì che le principali compagnie controllassero l’intero ciclo produttivo fino al posssessp
delle sale in cui i film erano proiettati. Il block booking costringeva gli esercenti, per ottenere un
certo di film di successo, a noleggiare anche altri dalle prospettive commerciali inferiori. Le sale
furono ritenute in quegli anni un elemento fondamentale nella fruizione dello spettacolo
cinematografico, la differenza tra i primi nickelodeon e queste sale maestose bene rappresenta
come il cinema fosse sempre proteso alla conquista di un pubblico ben più rispettabile.
Nascita della MPPDA
Nel 1922 viene fondata la Motion Pictures and Distributors Association, un’organizzazione dei
principali studi cinematografici atta a regolamentare il contenuto morale dei film ed eliminare
eventuali momenti offensivi. Voleva trovare il giusto equilibrio fra la possibilità di rappresentare
certe situazioni eticamente riprovevoli, ma redditizie, e, nello stesso tempo, condannarle. Stabilire
all’interno della stessa industria cinematografica un proprio codice di regolamentazione morale era
anche un modo per evitare l’intervento dello stato.
Talenti del cinema europeo
Una tendenza importante del decennio fu la “politica di acquisto” di alcuni dei maggiori talenti del
cinema europeo, che sia a livello di poetica, sia sul piano stilistico segnarono il cinema americano.
Molti di questi registi non trovarono a Hollywood ciò che speravano, altri però, come Lubitsh, Lang
e Hitchcock riuscirono a integrarsi nel sistema hollywoodiano.
Affinamento del linguaggio cinematografico
Si andò verso la trasparenza della rappresentazione e la cancellazione degli effetti di montaggio
attuate tramite il ricorso ai raccordi di sguardo, di movimento e d’asse.
Si sviluppò sempre più l’uso dell’illuminazione artificiale e si elaborò un sistema a tre luci, si
diffonde anche la prassi di tenere a fuoco l’avan-piano dell’immagine e di sfocare lo sfondo.
Case cinematografiche
Si sviluppò un cinema di generi che si impose nella sua struttura artistica e produttiva, garantita dal
marchio di fabbrica hollywoodiano delle principali case cinematografiche, ovvero le tre grandi:
Paramount, MGM, First nation e le cinque piccole: Universal, Fox, Warner Bros, Producers
Distributing Corporation e Film Booking Office.
Hollywood significò anche il mondo nei nuovi dei della mitologia cinematografica, attori, registi e
divi che guadagnavano somme altissime e conducevano una vita diversa da quella degli altri
uomini.
Hollywood Babilonia
Il materiale di cronaca rosa e cronaca nera costituì il supporto di quella che venne definita
Hollywood Babilonia, servendo egregiamente la causa dell’industria cinematografica e
contribuendo a mantenere e rafforzare il mito di Hollywood.
Douglas Fairbanks e Mary Pickford rappresentarono sia in patria sia all’estero un determinato
modello di “americanismo”. Pickford era considerata la “fidanzata d’America”, puritana e romantica,
Fairbanks fu il modello di nuovo americano uscito dal conflitto bellico per affrontare
coraggiosamente la realtà quotidiana.
Al polo opposto si trovavano Theda Bara e Rodolfo Valentino , i due maggiori rappresentanti
dell’America hollywoodiana degli “anni folli”.
Theda Bara fu la prima vera vamp dello schermo, fu il simbolo d’una femminilità che si
contrapponeva esplicitamente a quella ingenua e casalinga della Pickford. Valentino fu il simbolo
dell’amante latino, appassionato e bello, dai tratti romantici ma senza smancerie.
Il regista che meglio rappresentò i caratteri peculiari del cinema di Hollywood fu Cecil Blount De
Mille , il quale sull’eclettismo della sua opera e sul grande senso dello spettacolo costruì la sua
fama. Con il suo film del 1915 “I prevaricatori” impose l’uso espressivo della luce e i film diretti nel
dopoguerra puntarono soprattutto su temi leggeri a sfondo erotico e diedero vita a un nuovo filone
cinematografico: la commedia di costume brillante e libertina.
In sintonia con la crescita di budget nel 1923 realizza “I dieci comandamenti”, film che si basa
essenzialmente sulla grandiosità delle scenografie, le masse delle comparse e una storia popolare
di forte attrattiva.
Charles Spencer Chaplin
Chaplin nasce a Londra nel 1889. Cominciò a lavorare nel cinema presso la Keystone di Sennet
nel 1914, i primi film non uscivano dagli schemi sennettiani e non consentivano innovazioni
profonde o cambiamenti importanti. Nel 1915 lascia la Keystone e va alla Essanay con un contratto
che gli consentiva di scrivere e di dirigere i propri film, i quali saranno le prime vere tappe di una
carriera artistica che di anno in anno si arricchirà di opere di notevole valore. La comicità esteriore
si fa più profonda e si carica progressivamente di una dimensione umanissima, quasi patetica.
Mentre L’Europa è travolta da una guerra immane Chaplin scava più profondamente nel tessuto
sociale, nella Londra dei quartieri poveri e malfamati.
Periodo alla Mutual
Il passaggio alla Mutual nel 1916 segna un ulteriore passo avanti verso una più complessa e
completa strutturazione del personaggio, il quale ha perso il carattere della macchietta per
assumere una comicità dai riflessi al tempo stesso patetici e tragici, ingenui e poetici, riuscendo a
fare del suo personaggio il simbolo di un’umanità debole e oppressa ma che tenta in qualche
modo di ribellarsi.
Il discorso poetico di Chaplin affonda le sue radici in un giudizio sulla società che, pur tra
incertezze e ingenuità, può essere considerato esplicitamente politico e ideologico. Accanto a
questo impegno politico troviamo nella sua opera matura un aspetto fortemente romantico.
Modern Times (1936): due linee narrative si intersecano più volte fino a confluire nella
conclusione carica di speranza. I due personaggi incarnano il patetismo e la commozione e fanno
da contraltare alla sferzante satira sociale e alla critica alle istituzioni che sono i veri motivi
ispiratori del film. Fin dai titoli di testa viene data concretezza all’ansia dei tempi moderni di cui il
ritmo concitato del lavoro in fabbrica diven