Anteprima
Vedrai una selezione di 11 pagine su 47
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 1 Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 2
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 6
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 11
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 16
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 21
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 26
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 31
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 36
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 41
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia Contemporanea, prof. Capperucci, libro consigliato Storia contemporanea 800, Sabbbatucci, Vidotto Pag. 46
1 su 47
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il centro di irradiazione del moto rivoluzionario fu ancora una volta la Francia

L'insurrezione parigina di febbraio portò alla proclamazione della Repubblica, con presidente Luigi Napoleone Bonaparte. Nel dicembre 1851 Bonaparte attuò un colpo di Stato e riformò la Costituzione. L'anno successivo un plebiscito sanzionò la restaurazione dell'Impero: Luigi Napoleone Bonaparte divenne imperatore con il nome di Napoleone III.

In marzo il moto rivoluzionario si propagò all'Impero asburgico, agli Stati italiani e alla Confederazione germanica: a Vienna Metternich dovette lasciare il potere e venne concesso un Parlamento dell'Impero. In Ungheria l'agitazione ebbe un accentuato carattere indipendentistico. Nell'area tedesca, la rivoluzione di Berlino portò inizialmente ad alcune concessioni da parte del re Federico Guglielmo IV e alla nascita di un'Assemblea costituente.

a Francoforte, presto assorbita dal dibattito sulla questione nazionale. Ludovica Prezioso ludovica.prezioso@gmail.com.

Il Risorgimento

L'Italia e la questione nazionale

Nella prima metà dell'800 l'Italia conobbe un processo di graduale riscoperta della propria identità nazionale. Questo processo fu definito "Risorgimento". L'Italia non aveva mai conosciuto, lungo il corso della sua storia, l'esperienza di uno Stato unitario, eppure già esisteva una nazione italiana, in quanto comunità linguistica, culturale, religiosa. Nel '700, col diffondersi della cultura illuminista, si era manifestata in misura crescente l'aspirazione a un rinnovamento culturale e morale di tutto il popolo italiano. Negli ultimi decenni del secolo, voci unitarie e indipendentiste erano emerse all'interno del movimento giacobino.

I moti del 1820-21 e del 1831

Nel luglio 1820 un'insurrezione nel Napoletano, obbligò il

re a concedere la Costituzione.

Nel marzo 1821, invece, una rivolta scoppiò in Piemonte e, dopo essere stata inizialmente appoggiata dal principe Carlo Alberto, venne schiacciata dal nuovo re Carlo Felice. Nel '21 gli austriaci posero fine alla rivoluzione napoletana. La rivolta scoppiò anche nelle Legazioni pontificie e si estese successivamente ai Ducati. La novità dei moti stava nel fatto che i protagonisti furono i ceti borghesi, appoggiati dall'aristocrazia liberale e da una certa mobilitazione popolare.

8.3 La penisola italiana tra arretratezza e sviluppo

Lo sviluppo economico era assai lento: nell'industria non erano ancora arrivate le avanzate scoperte tecnologiche del resto d'Europa, le ferrovie si diffondevano in modo irregolare e lentamente. Qualche progresso non bastò a ridurre il divario che si stava accumulando nei confronti dell'Europa più avanzata. Ma soprattutto, mancava un mercato comune nazionale.

8.4 Il progetto

La sconfitta dei moti del '31 provocò la crisi definitiva della Carboneria a favore di un nuovo indirizzo che ebbe il suo principale sostenitore in Giuseppe Mazzini. Il pensiero mazziniano ricercava indipendenza, unità, repubblica attraverso l'insurrezione popolare. Fondata la Giovine Italia (1831), Mazzini si impegnò nell'organizzazione di insurrezioni ma fallirono. Nella prima metà degli anni '40 ci furono altri tentativi di insurrezione. Nel 1843 e nel 1845 furono soffocati i due moti nelle legazioni pontificie. Nel 1844, invece, fallì una spedizione in Calabria organizzata da due giovani veneziani, i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, aderenti alla Giovine Italia, che avevano sperato di sollevare i contadini contro il governo borbonico ma la popolazione locale rimase indifferente. Il ripetersi di episodi insurrezionali ispirati dai repubblicani e destinati al fallimento contribuì ad alimentare le critiche nei confronti del movimento mazziniano.

confronti dei mazziniani e fornì nuove strategie rivoluzionarie.

8.5 Moderati, cattolici e federalisti

Negli anni '40 emergeva una tendenza moderata che cercava di dare soluzioni graduali e federaliste al problema nazionale. Tale orientamento, che ebbe il suo maggiore interprete in Gioberti, era basato sulla riscoperta della funzione nazionale della Chiesa cattolica (neoguelfismo). Secondo Gioberti, l'Italia aveva il "primato" dell'essere la sede del papato, quindi per tornare alle glorie passate, l'Italia doveva diventare una confederazione di Stati, fondata sull'autorità superiore del Papa. Il successo delle correnti moderate era dovuto al fatto che esse sembravano offrire soluzioni che non implicavano vie insurrezionali e rivoluzionarie.

L'opera di Gioberti fu seguita da altre proposte che ne riecheggiavano i temi fondamentali. Cesare Balbo auspicava anch'esso la formazione di una Lega ma - a differenza di Gioberti - si poneva il...

problema della presenza dell'Austria, e proponeva di risolvere la questione con mezzi diplomatici, spostando l'interesse dell'impero asburgico verso l'Europa centro-orientale. Elementi di gradualismo e federalismo erano presenti anche nella corrente democratica e repubblicana lombarda, il cui maggior esponente fu Cattaneo. Questi mirava a una confederazione repubblicana, sul modello degli Stati Uniti o della più vicina Svizzera.

Ludovica Prezioso ludovica.prezioso@gmail.com

8.6 Pio IX e il movimento per le riforme

L'elezione al soglio pontificio, nel '46, di Pio IX suscitò un'onda di grande entusiasmo in tutta Italia: un entusiasmo che venne accresciuto da alcune riforme che egli varò. Nel corso del 1847 gli altri Stati italiani - escluso il Regno delle Due Sicilie - si trovarono costretti, di fronte alle pressioni dell'opinione pubblica e alle manifestazioni popolari, a concedere anch'essi alcune limitate riforme.

Un'insurrezione a Palermo, scoppiata all'inizio del '48, costrinse però Ferdinando Il a concedere una Costituzione moderata, sul modello di quella francese del 1830. Successivamente lo imitarono Carlo Alberto, Leopoldo II e Pio IX. Il '48 italiano. La guerra contro l'Austria In Italia la rivoluzione del 1848 ebbe, nella sua fase iniziale, uno sviluppo autonomo rispetto agli altri paesi europei. Le vicende della rivoluzione in Francia e in Austria riportarono in primo piano la questione nazionale. A Venezia si proclamò la Repubblica. A Milano, dopo le "cinque giornate" di insurrezione, fu costituito un governo provvisorio. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto dichiarò guerra all'Austria, ottenendo l'appoggio del re delle Due Sicilie, del granduca di Toscana e del papa, con l'intento di annettere il Lombardo-Veneto al Piemonte. Ma, di lì a poco, questo appoggio sarebbe stato ritirato. I piemontesi vennero sconfitti a

Custoza (luglio 1848) e costretti a firmare un armistizio con l'Austria.

La sconfitta dei democratici italiani

A combattere contro l'Impero asburgico restarono i democratici. Mentre in Sicilia resistevano i separatisti, a Venezia fu proclamata di nuovo la Repubblica e lo stesso accadde in Toscana e a Roma dopo la fuga del papa (novembre 1848). Il Piemonte riprese la guerra contro l'Austria. Subito battuto a Novara, Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele Il (marzo 1849). I governi rivoluzionari vennero sconfitti in tutta Italia: gli austriaci posero fine alla Repubblica toscana e i francesi intervennero militarmente sconfiggendo la Repubblica romana. L'ultimo focolaio rivoluzionario a soccombere fu quello veneto a opera degli austriaci.

Il patriottismo risorgimentale

Si affermò in questi decenni, nella penisola ancora dominata da dinastie e governi stranieri, un discorso attorno alla patria e alla nazione italiana cui parteciparono scrittori,

poeti, intellettuali e artisti. Si costituì un repertorio comune, una tradizione patriottica e un messaggio nazionale. La patria italiana aveva i suoi martiri (i fratelli Bandiera), il suo inno nazionale, Fratelli d'Italia, scritto da un patriota morto in giovane età, Goffredo Mameli, e importanti punti di riferimento in Mazzini e Garibaldi.

9. L'Unità d'Italia

9.1 il Piemonte liberale del conte di Cavour

Nel marzo 1861 fu proclamato a Torino l'unità d'Italia. Questo fu risultato, imprevedibile dopo le sconfitte delle rivoluzioni del '48-'49, Fu dovuto al successo dell'iniziativa del Piemonte guidata dal conte di Cavour e alle vittorie sul regno borbonico della spedizione dei Mille comandata da Garibaldi.

Dopo il fallimento delle rivoluzioni, il ritorno dei sovrani legittimi e il consolidamento dell'egemonia austriaca bloccarono ogni esperimento riformatore. La situazione del Piemonte sabaudo era ben diversa da tutti gli altri stati italiani.

fu l'unico contesto in cui sopravvive t tel'esperimento costituzionale inaugurato con la concessione dello statuto Albertino. Il regno di Vittorio Emanuele II cominciò con un duro scontro fra la corona e la camera elettiva. In questo contesto il governo d'Azeglio poté portare avanti, senza ostacoli da parte della corona e con l'appoggio della maggioranza parlamentare, l'opera di modernizzazione dello Stato già avviata negli ultimi anni di Carlo Alberto. Una decisione di grande rilievo fu quella di porre fine ai privilegi di cui il clero ancora godeva. Nella battaglia parlamentare per l'approvazione di queste norme, chiamate "leggi Siccardi" emerse la figura di un nuovo leader: il conte Camillo Benso di Cavour, direttore di un combattivo organo di stampa dal titolo "il Risorgimento". 7 Ludovica Prezioso ludovica.prezioso@gmail.com Liberalismo e intraprendenza borghese furono le due caratteristiche di Cavour. Il suo era

Unliberalismo moderato, infatti era convinto che l'ampliamento della partecipazione politica dovesse essere attuato con gradualità nell'ambito di un sistema monarchico-costituzionale.

Cavour entrò a far parte del governo d'Azeglio nel 1850, come ministro per l'agricoltura e il commercio. Due anni dopo fu incaricato di formare un nuovo governo, in questo contesto fu protagonista di un rovesciamento degli equilibri politici, promuovendo un accordo fra il "centro-destra", di cui egli stesso era il leader, e la componente più moderata di "centro-sinistra". Grazie al "connubio" (come fu allora definito) Cavour poté ampliare la base parlamentare del suo governo e spostarne l'asse verso sinistra.

Negli stessi anni si affermò in Piemonte un sistema di governo di tipo parlamentare (uguale a quello britannico), che modificava lo statuto Albertino facendo dipendere il governo non più solo dal sovrano ma anche dal parlamento.

anche e soprattutto dalla maggioranza parlamentare. Cavour si adoperò per sviluppare l'economia del Regno di Sardegna, promuovendo politiche di libero scambio e modernizzazione delle infrastrutture. Inoltre, cercò di ottenere l'appoggio delle potenze europee, in particolare della Francia, per raggiungere l'obiettivo dell'unità italiana.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
47 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinelli.l di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli - (LUISS) di Roma o del prof Capperucci Vera.