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Declino americano?
Alcuni analisti sottolineano che per gli stati che ne beneficiano può essere razionale preservare questo quadro istituzionale, anche se le risorse di potere americane declinano. L'egemonia americana non è mai stata un ordine globale, come osserva Kissinger, un ordine mondiale veramente globale non è mai esistito. La loro egemonia potrebbe essere definita una "mezza egemonia".
Se mai ci fosse stata un'egemonia degli Stati Uniti, questa sarebbe iniziata nel 1945, quando gli Stati Uniti controllavano quasi la metà dell'economia del mondo, e sarebbe terminata nel 1970, quando il Pil degli Stati Uniti arrivò ai minimi prebellici. L'unipolarità arrivò solo nel 1991, con il collasso dell'Unione Sovietica.
Capitolo 2: Declino americano?
Qual è il ciclo di vita di un paese? Le entità politiche sono costrutti sociali senza una durata precisa della "vita", a differenza degli...
essere umano per il quale un secolo è generalmente il limite della sua esistenza terrena.1) Alcuni analisti e storici hanno cercato di isolare dei modelli secolari nei cicli di vita dei paesi dominanti. Nel 1919 il geopolitico britannico Mackinder sostenne che la disuguale crescita delle nazioni sfocia in una guerra mondiale ogni circa 100 anni. Più di recente lo scienziato politico Modelski ha proposto un modello per cui la leadership mondiale cambia anche essa dopo circa 100 anni. La nuova leadership ha inizio con una guerra, a seguito della quale un trattato di pace legittima il potere del vincitore, fino a che esso non viene messo in discussione da una nuova guerra.
Cercare di identificare una nazione con un secolo è sempre una costruzione alquanto arbitraria. La storia non si ripete. Secondo Mark Twain a volte potrebbe far rima con se stessa, ma dobbiamo stare attenti a rime che sono per lo più solo nelle nostre menti.
Gli americani hanno sempre temuto il declino.metà del 19o secolo Charles Dickens osservava che se si desse ascolto solo ai suoi cittadini l'America sarebbe depressa, sempre "sempre attraverserebbe un periodo di ristagno, sarebbe sempre colpita da una crisi allarmante, e non è mai stato altrimenti". Lo scienziato politico Huntington individuò per gli Stati Uniti cinque fasi di declino nel tardo 20o secolo: - A partire dal 1957, dopo il lancio del primo satellite da parte dell'Unione Sovietica; - dalla fine degli anni '60, dopo l'annuncio di Nixon che gli Stati Uniti avrebbero rivisto la propria strategia di alleanze internazionali a favore di un mondo multipolare; - dal 1973, dopo l'embargo petrolifero a opera dei paesi arabi; - dalla fine degli anni '70, dopo l'espansione della zona d'influenza sovietica; - dalla fine degli anni '80, dopo l'esplosione del deficit fiscale e il saldo ampiamente negativo della bilancia commerciale seguiti alle.
politiche reaganiane. Come sottolinea James Fallows, solo dopo la Seconda guerra mondiale, con l'emergere dell'America al rango di potenza globale, l'idea del "declino" americano implicò il timore di arrivare dietro qualcun'altro. A volte "l'ansia da declino" può portare all'adozione di politiche nazionalistiche e protezionistiche dannose. Al contrario, l'arroganza del potere, esibita ad esempio nel 2002, può portare a politiche aggressive su larga scala, come l'invasione americana dell'Iraq nel Marzo 2003, le cui conseguenze sono tuttora sotto gli occhi di tutti. Non c'è virtù né nella sottovalutazione né nella sopravvalutazione del potere americano.
Bisogna notare che la parola "declino" è ambigua perché mette insieme due concetti differenti: da un lato una diminuzione della potenza proiettata all'esterno, dall'altro
Il deterioramento o decadimento interni. Il primo è un declino relativo, il secondo è un declino assoluto. I due sono connessi ma non necessariamente. Ad esempio, che dire circa il declino dell'impero britannico? L'estensione del proprio dominio non sarebbe bastata senza la straordinaria capacità di convertire risorse di potere interne in espansione esterna. Nel 1900, però, molti erano coloro che avevano il timore che la Gran Bretagna non fosse più in grado di mantenere la sua primazia. Lo scrittore americano Henry Brooks Adams spiegò la perdita della vitalità britannica con lo sfarzoso stile di vita dei sudditi di Sua maestà e con la riluttanza ad accettare delle perdite nella Guerra boera. Dopo la Prima guerra mondiale, fattori esterni ridussero il suo potere relativo. C'erano anche segni di declino interno assoluto, come l'incapacità di mantenere ad alti livelli la produttività dell'industria.
britannica o la difficoltà di eccellere in settori nuovi come la chimica el’elettricità.Il problema principale della Gran Bretagna fu tuttavia il declino relativo. La potenzabritannica avrebbe potuto sopravvivere ai problemi interni se no fosse stato perl’ascesa di altre potenze. 4 di 20
Capitolo 3 : Gli sfidanti e il declino relativo
Alla fine dell’800 l’ascesa simultanea della Germania e della Russia in Europa, delGiappone nel Pacifico e degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale portò la GranBretagna a scendere a patti con gli Stati Uniti e a restringere il raggio d’azionedella sua marina alle acque che bagnano le coste europee. Nessun paese puòsuperare gli Stati Uniti, ma un’alleanza tra stati potrebbe porre fine alla preminenzaamericana e alla sua capacità di mantenere un ordine internazionale. Vi sonocandidati plausibili affinché ciò possa succedere?
- L’Europa :
Quando agisce come
un’unica entità l’Europa è la più grande economia del mondo. Il Pil totale dell’Unione Europea è solo di poco superiore a quello degli Stati Uniti, e la popolazione dell’Europa è di gran lunga più numerosa di quella dell’America. Prima del 2010, quando i drammatici problemi del debito pubblico, in Grecia e non solo, crearono forti tensioni nei mercati finanziari, alcuni economisti avevano ipotizzato che l’euro avrebbe presto sostituito il dollaro come principale valuta di riserva. In termini di risorse militari il bilancio dell’Europa per la difesa è meno della metà di quello degli Stati Uniti, ma conta più uomini. Nel campo del soft power la cultura europea ha esercitato per molto tempo una vasta attrattiva nei confronti del resto del mondo, e il senso di un’Europa unita ha suscitato un grande fascino nei suoi vicini, poi eroso dalla crisi finanziaria. Gli europei hanno anche avuto un
ruolo centrale nelle istituzioni internazionali. La questione chiave per valutare nel prossimo futuro la potenza dell'Europa è quella di appurare se l'Unione avrà raggiunto un'unità politica e un'identità politica e un'identità socioculturale tali che le permettono di agire come un attore unico nello scacchiere internazionale. La capacità di conversione di potere dell'Europa è limitata e varia a secondo delle diverse questioni. In quanto alla politica commerciale, l'Europa è pari agli Stati Uniti ed è in grado di bilanciarne il potere. Il peso dell'Europa nel mondo monetario internazionale è secondo solo a quello degli Stati Uniti. Nel mondo cibernetico l'Unione Europea sta fissando standard globali per la protezione della privacy che le multinazionali dovranno osservare pena sanzioni. Nello stesso tempo l'Europa trova notevoli difficoltà nel raggiungere unIl livello soddisfacente di unità. Anche se molti giovani si definiscono principalmente "europei", le identità nazionali restano più forti di una comune identità europea, come hanno dimostrato le elezioni per il parlamento europeo. In Europa, l'integrazione e l'uniformazione dei sistemi giuridici sono in aumento, dal punto di vista legislativo ed esecutivo, i passi fatti non bastano e ne occorrerebbero di più decisi. Le nazioni europee non possono stare in una sola barca, ma il modo in cui le barche nazionali sono legate insieme è storicamente unico.
Malgrado l'Europa sia in continua evoluzione è improbabile che riesca nel sorpasso a danno degli Stati Uniti. L'Europa affronta gravi problemi demografici, sia per quanto riguarda i tassi di natalità sia per la riluttanza ad accettare gli immigrati.
In termini di soft power, l'Europa conta 27 università tra le prime 100 del mondo e la spesa in
istruzione e in ricerca e sviluppo è solo la metà di quella destinata dagli Stati Uniti a tale settore. Nonostante inevitabili attriti tra Europa e America, una guerra economica è improbabile. La quota degli investimenti diretti in entrambi i mercati è superiore a quella che si destina al mercato asiatico, e ciò aiuta a saldare le due economie. A livello culturale, se è vero che per secoli tra americani ed europei vi sono state spesso divergenze, è anche vero che entrambi condividono i valori della democrazia e dei diritti umani, soprattutto quando di mezzo ci sono loro cittadini e non popolazioni di altre regioni del mondo. In conclusione, la probabilità di un'Europa unita che diventi più potente degli Stati Uniti e che contribuisca alla fine del secolo americano è molto bassa.
- Il Giappone:
Tre decenni fa molti americani temettero il sorpasso del Giappone ai danni degli Stati Uniti. Gli studiosi predissero la nascita di
Un blocco dei paesi dell'area del Pacifico con a capo il Giappone, che avrebbe escluso gli Stati Uniti, e anche una guerra tra i due paesi. Alcuni pronosticarono che il Giappone sarebbe diventato una superpotenza nucleare. Tali opinioni si basavano su un'impressionante avanzata dell'economia giapponese. Invece, nei primi anni Novanta del secolo scorso l'economia del Giappone ha sofferto di almeno due decenni di scarsa o nulla crescita, a causa di inadeguate decisioni politiche seguite allo scoppio di una bolla speculativa. Nonostante il sorpasso della Cina, il Giappone può contare su risorse di potere impressionanti. Il Giappone è ancora la terza economia del mondo. Il suo esercito è il più moderno e il più equipaggiato tra quelli dei paesi asiatici. Il Giappone è anche in possesso del know-how necessario per sviluppare molto rapidamente armi nucleari. Il Giappone deve affrontare seri problemi demografici: le stime relative
alla popolazione parla