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LE “TEORIE DELLA MODERNIZZAZIONE” NORDAMERICANE
II dopoguerra:
(anni successivi al 1945)
• processo di decolonizzazione in Asia e Africa;
• Guerra Fredda tra USA e URSS, che cercano di attrarre i nuovi Paesi nella propria orbita;
• USA = nuova potenza egemone.
È in questo contesto che nasce l’espressione “Terzo Mondo”
(= insieme dei Paesi che non appartengono né al “Primo Mondo” capitalista né al “Secondo
Mondo” comunista.)
Teorie della modernizzazione = insieme di studi americani che, negli anni ‘50 e ‘60, si sono
occupate dei processi di mutamento in corso nei Paesi non
occidentali, ispirandosi allo struttural-funzionalismo di Parsons,
soprattutto per quanto riguardava la divisione tra società moderne e
società tradizionali.
Come aiutare i Paesi del Terzo Mondo a svilupparsi come quelli del Primo?
Attraverso uno sviluppo graduale e non rivoluzionario (al contrario di come sosteneva il
comunismo), fondato sull’universalità dei caratteri del progresso occidentale.
→
Walt W. Rostow , “ Gli stadi dello sviluppo ” modernizzazione in 4 stadi validi per ogni
Paese e per ogni contesto.
Gli ostacoli allo sviluppo, più che economici, sono culturali,
in quanto le società del Terzo Mondo sono ancora basate
sull’ascrizione e sul particolarismo, quindi su un atteggiamento
tradizionalistico. Tuttavia, l’influenza dei Paesi centrali può
superare questi ostacoli.
I Paesi centrali infatti dovrebbero incentivare:
- la diffusione di macchine e fonti di energia inanimate;
- lo sviluppo di istruzione e media;
- il sostegno alle élites locali animate da spirito imprenditoriale.
Tuttavia, queste teorie hanno mostrato presto i loro limiti, che Jedlowski individua:
• attenendosi agli studi di Gino Germani, nel fatto che l’occidente è progredito un passo
dopo l’altro, dunque non può pretendere che i Paesi del Terzo Mondo colmino le loro
“lacune” tutte insieme;
• nella grossolanità della contrapposizione tra società tradizionali e moderne, dal
momento che mette in secondo piano sia la realtà storica che le immense diversità locali,
nonché il fatto che nelle società “moderne” non manchino le tradizioni, così come hanno
affermato anche autori vicini a Parsons stesso;
• nella selettività dello sviluppo della modernità (si sviluppa in ambiti diversi
autonomamente) e nella non esistenza del nesso modernizzazione economica-
democratizzazione della vita politica (spesso regimi autoritari sono stati fautori dello
sviluppo economico di certe aree del mondo). Gli stessi Paesi europei hanno seguito
percorsi diversi.
Inoltre, alle teorie di modernizzazione si contrappongono con forza le teorie della dipendenza,
sviluppatesi soprattutto in America Latina da autori come Gunder Frank, secondo cui
l’integrazione dei Paesi “in via di sviluppo” nel mercato mondiale si configura in uno “sviluppo-
sottosviluppo”, che costituiscono due facce della stessa medaglia. Il modo di produzione
capitalistico produce uno scambio ineguale, poiché ne traggono vantaggio solo i Paesi del centro,
che senza la povertà dei Paesi periferici non potrebbero essere così ricchi.
L’ANALISI FUNZIONALE: ROBERT K. MERTON
Anche al nome di Merton è comunemente associato un orientamento funzionalista.
Tuttavia, egli non condivide l’approccio di Parsons.
≠
Merton Parsons
- Teorie di medio raggio - Grand theory
(posizione intermedia tra universalismo ed (universalismo);
empirismo: teorie parziali che possono essere
collegate tra loro); - Concetto di funzione centrale per costruire un
approccio globale;
- Concetto di funzione utile per un’analisi
funzionale, ossia come strumento utile alla - Unità funzionale della società
ricerca (i singoli sono considerati funzionali al sistema
(e non come concetto centrale per la costruzione di complessivo);
una teoria onnicomprensiva della società:
relativizzazione della funzionalità); - Essendo ogni elemento funzionale, la società è in
uno stato di coesione.
- Rigetto dell’unità funzionale della società
(i singoli soggetti non devono essere considerati
funzionali al sistema complessivo); Insieme di teorie di medio raggio
- Esistenza nella società del conflitto tra elementi appartenenti a un determinato campo di
funzionali ed elementi disfunzionali, che studio = paradigma.
produce cambiamento. Il paradigma liberal-marxista è quello più
vicino alla realtà.
Merton distingue per ogni fenomeno
funzioni
Manifeste Latenti
funzione apparente funzione nascosta
Esempio: compro un automobile non solo per provvedere al mio bisogno di spostarmi più
rapidamente, ma ne compro una costosa per rafforzare il mio status sociale agli occhi
degli altri.
Acquisto dell’automobile = fenomeno;
bisogno di spostarmi = funzione manifesta;
bisogno di mostrare la mia ricchezza ai vicini = funzione latente.
Gli uomini, non essendo sempre coscienti dei loro scopi, non lo sono neanche delle funzioni che
assolvono i loro comportamenti. Questo vale sia per i singoli attori che per le istituzioni. Spesso
funzione latente e manifesta sono in contraddizione, più spesso si affiancano l’una all’altra.
//
Merton estrae e amplia concetti anche di altri autori a lui precedenti, come Durkheim.
Per Durkheim, devianza = insieme di comportamenti che si discostano dalla norma sociale.
Ebbene, Merton individua 4 tipi di devianti:
→
• Innovatori utilizzano mezzi inconsueti per raggiungere scopi consueti;
→
• Ritualisti utilizzano mezzi consueti per raggiungere scopi non consueti;
→
• Rinunciatari rifiutano sia i mezzi che gli scopi consueti e si ritirano dalla scena
sociale;
→
• Ribelli rifiutano sia i mezzi che gli scopi consueti e lottano per affermarne il
cambiamento.
Per Durkheim, anomia = assenza o incertezza di norme sociali condivise.
Per Merton, anomia = disgiunzione tra scopi proposti dalla cultura comune e possibilità
concrete di raggiungerli. Perciò, molti propendono a raggiungerli con
comportamenti devianti.
Anomia tipica delle società contemporanee = difficoltà a raggiungere il successo
personale, scopo comune. Dunque, spesso viene raggiunto attraverso comportamenti
devianti o illegali. //
Nei suoi studi, Merton si è molto interessato alla relazione tra società e scienza, creando una
vera e propria “sociologia della scienza”.
Infatti, egli osserva che la scelta dei temi di cui gli scienziati occupano dipende in gran parte dagli
interessi del mondo circostante.
Inoltre, l’idea che ha reso l’esistenza della scienza possibile, cioè che la verità sia accertabile
razionalmente mediante osservazioni empiriche, è scaturita dalla cultura dell’età moderna.
(cosa capitalismo”)
che aveva intuito anche Weber in “Etica protestante e spirito del
Jedlowski acconsente nel affermare che la scienza non può esistere senza una cultura che la
legittima, che ponga le domande a cui essa deve rispondere e che dia agli scienziati uno status.
Dunque, scienza = istituzione sociale
Tuttavia, essa ha una propria autonomia perché:
• si basa su procedure caratteristiche
(esperimento – osservazione – formalizzazione – ricerca di costanti…)
• si fonda su uno specifico ethos, che prevede:
- il valore del dubbio sistematico;
- la verificabilità intersoggettiva di ogni affermazione;
- il dialogo aperto tra gli scienziati;
- la disponibilità universale dei risultati;
- la valutazione di merito.
Per questo, la comunità scientifica può entrare in contrasto con la società che la circonda,
anche se non tutti suoi membri si conformano a questo ethos.
CAP. 13 - VERSO LA SOCIOLOGIA CONTEMPORANEA
→
Sessantotto movimento antiautoritario di studenti e giovani.
Esso fu internazionale, ma articolato e differenziato localmente.
In particolare, è stato caratteristico dei Paesi più ricchi del mondo.
→
• USA diritti civili dei neri / opposizione alla guerra in Vietnam;
→
• Europa (soprattutto in Italia) lotte operaie;
→
• Germania opposizione alla rimozione della memoria dell’Olocausto;
→
• Europa centro-orientale dissidenza nei confronti del regime sovietico.
Negli anni ‘70, in gran parte in Italia e in Germania, minuscole parti del movimento, ispirate al
marxismo-leninismo, tentarono la lotta armata i cui risultati furono disastrosi per l’insieme del
movimento, accelerandone la fine.
I componenti del movimento erano i figli di coloro che avevano gestito la ricostruzione post-bellica.
I genitori dicevano di aver costruito la democrazia, i figli ne criticavano gli esiti.
Il risultato fu, in diversi Paesi, un ampliamento dei diritti civili, un maggiore impegno
democratico delle istituzioni, la promozione di rapporti sessuali liberi, una certa parità
tra uomini e donne e la sperimentazione di nuove forme di convivenza e di lavoro.
Spesso si dice che il Sessantotto non abbia conseguito risultati politici di rilievo. Ma la sua
influenza sull’opinione pubblica contribuì alla caduta delle ultime dittature fasciste in Europa e
contribuì in tutti i paesi occidentali alla crescita dei servizi pubblici e alla realizzazione di migliori
condizioni di lavoro per la classe operaia.
Il Sessantotto ha indubbiamente influenzato la sociologia.
Prima: emergere dei movimenti collettivi = espressione di conflitti di classe o di condizioni di
particolare deprivazione;
Adesso: emergere dei movimenti collettivi = uno dei fattori più potenti e ricorrenti del
mutamento sociale.
Numerosi sociologi cominciarono a studiare le loro forme organizzative, le loro risorse, i diversi
modi di mobilitare i propri membri, e via dicendo.
In questo quadro, però, un ruolo rilevante fu assunto dai movimenti delle donne.
Neofemminismo (≠ da quello delle suffragette di fine 1800), molto
→
attivo negli anni ‘70 e ‘80 radicale messa in questione della
subordinazione femminile e promozione
Conseguenze sociologiche dell’emancipazione in ogni ambito.
• Rivoluzione della sociologia della famiglia;
• Teorizzazione della costruzione sociale dei ruoli di genere;
• Rovesciamento dei modi di intendere alcuni temi tradizionali, come quello del lavoro, che
ha modificato tutto il campo della sociologia economica.
Così facendo, gli studi delle donne hanno proposto problemi e oggetti che il pensiero sociale prima
tendeva ad ignorare.
//
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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