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GOFFMAN
routine. parla invece di , cioè di strutture cognitive di
frame
base che organizzano la percezione della realtà: la vita quotidiana è una
rappresentazione in cui gli attori (i soggetti) cercano di controllarla e di
trasformare le situazioni in modo da trasmettere significati ad essi
HOMANS
favorevoli. parla di concentrandosi
interazione come scambio
sullo scambio che si verifica tra individui. Quando si vuole fare una ricerca
in ambito sociologico, si possono utilizzare due approcci diversi: uno
qualitativo ed uno quantitativo; con il primo si intendono le diverse forme
di ricerca sul campo che vanno dall’indagine di comunità allo studio di
piccoli gruppi, con il secondo invece si intendono le ricerche che
utilizzano la statistica. Parte seconda
L’interazione sociale (capitolo 1)
Gli esseri umani quando devono svolgere un’azione, spesso lo fanno in
sinergia e questo è un punto fondamentale di tutte le scienze sociali
sociologia compresa ovviamente. Quest’ultima considera quale oggetto di
studio proprio l’intreccio di relazioni e le modalità attraverso le quali
“agire
queste si verificano. Si possono individuare quattro tipologie di
sociale” che gli individui pongono in essere:
-agire : il soggetto agisce scegliendo i mezzi
razionale rispetto allo scopo
secondo lui più consoni per raggiungere un obiettivo;
-agire il soggetto agisce spinto dalle proprie
razionale rispetto al valore:
credenze e convinzioni;
-agire : il soggetto agisce in base ad abitudini tramandate
tradizionale
dalla tradizione;
-agire il soggetto agisce secondo impulsi,emozioni e sentimenti,
affettivo:
Nella realtà l’individuo può orientare la propria azione anche in modi
diversi e quindi utilizzando tutti questi approcci. Molti sociologi parlano
“effetti
però anche di imprevisti dell’azione” che si verificano quando le
azioni individuali si combinano tra loro e danno vita a fenomeni irrazionali
e non previsti. Comunque sia un agire dotato di senso prevede sempre
un’interazione perché si concretizza attraverso relazioni sociali cioè
comportamenti che si instaurano reciprocamente. Studiare l’interazione
vuol dire approfondire i fenomeni cooperativi (come il lavoro in gruppo), i
fenomeni conflittuali ( come individui che competono tra loro), i fenomeni
durevoli ( rapporti che si consolidano in una comunità), fenomeni
transitori ( come i rapporti che si verificano in un lasso di tempo breve
come un saluto o un gesto di cortesia). GOFFMANN ha usato la
“rituale”
terminologia per indicare quelle azioni che si svolgono
quotidianamente. Ognuno di noi entra in relazione con gli altri in base alle
nostre qualità personali quali personalità e competenze linguistiche, ma
allo stesso tempo abbiamo una specifica collocazione sociale. Ciò prende
il nome di e due sono i criteri in base al quale questo può essere
status
attribuito: naturale, di volontà o acquisito. Nelle epoche passate
l’appartenenza ad uno status specifico era rigido e disciplinato da regole
specifiche e spesso si ereditava al momento della nascita; invece in epoca
moderna lo status si acquisisce per meriti e capacità e chiunque può
modificare il proprio status. In un’interazione sociale, ogni individuo ha un
determinato che lo porta a ricoprire uno status specifico all’interno
ruolo
di una società; inoltre, ogni individuo,inoltre, deve rispondere a delle
aspettative di ruolo che gli altri membri della società si aspettano e
mantenere sempre una distanza di ruolo necessaria. I ruoli in una società
contemporanea sono diversi:
-universalismo/particolarismo : ruoli che richiedono di trattare le persone
secondo regole generali e senza considerare caratteristiche individuali;
-diffusione/specificità :ci sono ruoli che sono più circoscritti di altri;
-affettività/neutralità spesso ci sono ruoli che portano
affettiva:
inevitabilmente a delle relazioni nelle quali si esprimono affetto ed amore,
pensiamo al rapporto tra madre e figlio;
-ascrizione/acquisizione : alcuni ruoli dipendono da status che abbiamo fin
dalla nascita, altri dipendono da nostre acquisizioni nel corso del tempo;
-orientamento : ogni ruolo è motivato
all’io/orientamento alla collettività
in base al proprio ruolo.
Quando più persone interagiscono tra loro siamo in presenza di un
“gruppo”: questo è formato da un insieme di individui che provano
sentimenti di appartenenza al contesto nel quale vivono e che si
riconoscono reciprocamente come suoi membri. Un gruppo,comunque, per
“identità
definirsi tale deve manifestare un’ di gruppo” ossia i suoi membri
devono avere gli stessi interessi e la medesima visione delle cose. Un
gruppo si caratterizza per caratteristiche specifiche che lo portano a
“primario” “secondario”.
distinguersi tra e Un è formato
gruppo primario
da un determinato numero di individui che interagiscono tra loro, mentre
un è costituito da persone che non hanno alcun legame
gruppo secondario
emotivo tra loro, ma solo uno scopo da raggiungere. Gli individui scelgono
di unirsi in gruppo spinti da due funzioni: strumentale ( quando questi si
uniscono lo fanno per svolgere compiti specifici) ed espressiva ( quando
questi si uniscono, lo fanno per un proprio piacere e gratificazione).
Le istituzioni (capitolo 3)
Possono essere definite come un insieme di regole di comportamento
caratterizzato da stabilità ed un certo livello di sistematicità. Alcuni
sociologi come BERGER e LUCKMANN sostenevano che il linguaggio
sia già un’istituzione, addirittura quella per eccellenza. Infatti il linguaggio
è la prima forma di oggettivazione dell’espressività umana e lo strumento
regolatore per ogni condotta individuale:è proprio attraverso la
comunicazione simbolica che si fonda l’interazione sociale. In generale, le
istituzioni devono essere capaci di regolare la condotta ossia individuare
sanzioni che assicurano una linea esatta di comportamento e di rispetto
delle norme. E’ più corretto, però, dire che le istituzioni sono un processo
che si modifica e che non resta fisso. Tuttavia hanno una caratteristica
comune tra loro:il controllo sociale che regola il comportamento degli
“istituzioni
individui. Il massimo controllo sociale si fa nelle cosiddette
totali” di cui parla GOFFMAN e riguardano strutture isolate al mondo
esterno come possono essere le carceri o le caserme; all’opposto ci sono le
regolamentazioni informali del comportamento che si servono
dell’approvazione sociale e dell’elogio senza utilizzare alcuna forma di
costrizione. Le istituzioni nascono per assicurare a tutti gli individui una
cura costante in quanto questi non poso assolvere da soli a tutte le loro
necessità. Il modo in cui si forma o si sviluppa un’istituzione dipende dal
grado di modernizzazione della società, che segue un po’ lo stesso
percorso evoluzionistico dell’uomo: applicate le idee darwiniane al nostro
contesto, potremmo dire che la società in grado di sopravvivere è quella in
grado di arrivare a livelli di complessità sempre più elevati. Le istituzioni
attraversano l’intera esistenza dell’individuo:esistono già al momento della
sua nascita e resteranno quando questi morirà. Hanno carattere universale
e generale, facilitano la risoluzione di problemi che l’individuo presenta
fornendo schemi di risoluzione necessari.
Le organizzazioni ( capitolo 3)
Le organizzazioni sono enti strutturati in modo complesso, riconosciute ed
in grado di agire per raggiungere obiettivi comuni e si caratterizzano per
essere cooperazione, gerarchia rigida ed obiettivo comune.
Un’organizzazione può essere volontaria, come quelle religiose o la
Confindustria oppure burocratica, ossia legate al perseguimento di
“burocrazia”
determinati scopi. In passato il termine aveva una
connotazione dispregiativa, fu WEBER a darle un’accezione differente
individuandone tratti distintivi quali:
-divisione dei compiti: ogni azione deve essere regolata da norme
specifiche e soprattutto occorre che ogni soggetto svolga una determinata
funzione;
-gerarchia degli uffici: sistema di sovra/sub ordinazione degli organi di
autorità;
-ufficio pubblico: disciplinato da documenti specifici;
-specializzazione: ogni attività d’ufficio deve presupporre una
preparazione adeguata di taglio specialistico;
-remunerazione: l’attività di ufficio richiede la piena capacità lavorativa di
ogni funzionario;
-regole generali: che disciplinano ogni condotta dei funzionari.
Un’organizzazione può definirsi come un sistema razionale quando si
individuano gli strumenti necessari per arrivare al perseguimento di uno
scopo. Quest’ultimo si compone di specificità e di formalizzazione, ossia
regole che governano il comportamento di un sistema. Ma
un’organizzazione può anche essere un sistema naturale, come sosteneva
SCOTT. Ancora, un’organizzazione è definita anche come sistema aperto
secondo il biologo BERTALANFFY: ha avuto il merito di superare la
divisione tra le discipline promuovendo collegamenti tra scienziati e fisici
per poter studiare al meglio ed in modo sempre più approfondito ciò che
riguarda l’uomo. Un’organizzazione concepita in questo modo è un
sistema che si autoregola, un sistema in cui ogni parte è collegata ad altre,
un sistema che si autosostiene.
Socializzazione, identità e devianza (capitolo 4)
L’individuo non nasce membro di una società ma lo diventa con il tempo.
Con il termine si indica proprio questo processo attraverso
socializzazione
il quale il soggetto entra a far parte della società. Questa cambia e non è
mai uguale a se stessa. Una componente fondamentale di questo processo è
l’interiorizzazione di oggetti sociali: un individuo interiorizza tutto ciò che
può prendere dal proprio ambiente. La socializzazione secondo PIAGET
porta allo sviluppo del giudizio morale nel bambino grazie all’interazione
con gli altri e con il proprio ambiente. MEAD pensa che gli individui
inizino a conoscere se stessi e il mondo grazie al gioco: questo può
intendersi come un processo evolutivo che segue le tappe
dell’apprendimento durante l’infanzia e l’adolescenza. Queste tappe sono:
-gioco il bambino quando gioca assume diversi ruoli che
puro e semplice:
osserva nel mondo adulto, questo significa imparar