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La radio diviene uno stile di vita
Al contempo, la base di attenzione e consenso che essa offre, diventa uno strumento della concorrenza politica in campo amministrativo ed elettorale. Franklin Roosevelt fu il primo presidente a rivolgersi regolarmente al pubblico americano attraverso la radio. Istituì la tradizione di discorsi settimanali, che chiamò le chiaccherate al caminetto.
Mass media, miti e teorie dell'industria culturale
Una tragica cornice: prima e seconda guerra mondiale
Nel primo capitolo si sono descritti i processi che avviano la dimensione dei media tecnologici in tempi di industrializzazione e metropolizzazione della vita quotidiana nelle grandi città dei paesi occidentali e, naturalmente, in quelli in via di occidentalizzazione in conseguenza del colonialismo e dell'espansionismo capitalista. Sin qui, oggetto dell'analisi sono state la scena urbana, la stampa e la fotografia nel quadro del rapido incremento dei trasporti pubblici; delle
architetture e delle strutture espositive necessarie all'espandersinazionale e mondiale delle fabbriche e delle merci; dei fenomeni emergenti dai processi di individualizzazione e di massificazione che avevano caratterizzato il distacco dai regimi aristocratici, l'avvento della borghesia e i suoi modelli di organizzazione del lavoro e della società civile.
Il secondo capitolo è servito a dimostrare che, sul finire del secolo e nei primi del 900, si realizza un rapido processo di maturazione della dimensione moderna verso una più elevata e strategica utilizzazione della tecnologia sia per quanto riguarda i trasporti e l'organizzazione urbana, sia sotto l'aspetto della riproducibilità tecnica dell'immagine e della voce.
Accanto al cinema e all'avvio della radio, si è sottolineato il ruolo delle avanguardie artistiche, passaggio sostanziale per comprendere con quali dispositivi espressivi i media saranno messi a sistema dal pieno
regime tecnologico dell'industria culturale. Ora, il periodo da coprire in questo terzo capitolo riguarda l'ingresso dei media nella dimensione audiovisiva del cinema sonoro e della televisione. Entriamo così nel secolo breve, quello dentro il 900, per fermarci più o meno agli anni 50, cioè alla prima fase di avvio della tv. Teoria sulla cultura di massa: tra metropoli e avvento della televisione Le teorie sulla cultura di massa precedono in massima parte la nascita della televisione o si affiancano al suo primo sviluppo. Si è già detto che l'innovazione televisiva in quanto tale è già cosa fatta negli anni 30 e dunque di essa come medium si è qui parlato ragionando sull'audiovisivo. Qui descriviamo le qualità del mezzo e cosa ha a che vedere con i processi di socializzazione. Con la definitiva apparizione della televisione - come dimensione generale della vita quotidiana in sistemi di mercato - sipuò dire che inizia un processo altrettanto radicale di mondanizzazione delle arti. La pittura e la scultura utilizzeranno sempre più gli universi pop dei consumi televisivi, entrando in sintonia e in competizione con la loro capacità immediata di evocare esperienza vissuta. Possiamo ora trattare le principali teorie che sono state formulate sui media tecnologici, o almeno quelle che ci sembrano più congrue con il percorso sino a qui compiuto nel descrivere le forme di comunicazione e rappresentazione in un ambito che riguarda una più generale sociologia della cultura di massa. Alcuni autori già spesso citati e utilizzati anche implicitamente vanno ripresi: Simme e Benjamin, tra i non citati; Mauss, Bataille, Adorno e Horkheimer e Morin. All'insegna di Walter Benjamin La metropoli è la forma generale che assume il processo di razionalizzazione dei rapporti sociali. È la fase, o il problema, della razionalizzazione dei rapporti sociali complessivi.che seguono la razionalizzazione dei rapporti produttivi. Secondo Simmel, la moda è un momento determinante dell'esperienza moderna, mentre per Benjamin è un ulteriore momento del dominio del capitale, in quanto struttura della società. Benjamin ha sviluppato i temi della moda e dello straniamento dell'esperienza metropolitana negli anni '20 e '30. Riassumendo i contributi sostanziali di Benjamin alla sociologia dei media, è importante considerare il contesto epocale in cui sono emersi. Questo contesto consiste nella fase in cui l'approccio estetico, formatosi prima dell'invasione assoluta e visibile della tecnica, guarda con smarrimento alle forme espressive emergenti. La riflessione di Benjamin rappresentava il passaggio necessario per inserire, nella discontinuità tra passato e presente aperta dalla rivoluzione industriale, l'avvento della riproducibilità tecnica. Questo ci permette di pensare alle forme di comunicazione e rappresentazione dei modi di essere.Dell'universo autoritario borghese riuscissero a diventare strumenti della collettività: una massa riferita da Benjamin a volte al proletariato ma più in generale al pubblico in quanto moltitudine che, abitando la città moderna e assorbendone le forme distratte di percezione, era diventato esperto di un universo relazionale oggettivamente in opposizione con le forme di devozione aristocratica verso l'universalità della sfera estetica tradizionale. Occorre tuttavia perimetrare criticamente l'apporto teorico di Benjamin e forse ancor più l'uso che ne è stato fatto e che ha esasperato per più ragioni e fini l'opposizione tra l'aura delle arti (l'aureola di sacralità che le circondano) e la democratizzazione di massa che sarebbe stata il risultato della sua caduta. È Benjamin stesso a suggerire esplicitamente che l'aura sottratta alle opere d'arte tradizionali si riproduce sui prodotti della tecnica.
Lo fa nei modi in cui descrive tanto la messa in scena degli spettacoli metropolitani, quanto l'avvento dei media tecnologici e dei modi in cui essi eccitano l'immaginazione di massa. Dando ragione dei processi di attribuzione sociale di senso che, trascinati dai mutamenti sociali, combinano insieme operazioni di dissacrazione e risacralizzazione, disincanto e reincanto, Benjamin parla dell'esattezza meccanica dell'obiettivo fotografico, ma discute anche del valore magico con cui la natura straniata della fotografia subentra alla sterilizzazione mondana delle arti figurative convenzionali. Restava qualcosa di utopico nell'idea che la riproducibilità tecnica, la dissacrazione operata sulla tradizione delle avanguardie storiche e la conseguente perdita dell'aura bastassero a liberare da rapporti di potere i linguaggi espressivi, perché immersi nel bagno rigeneratore delle nuove regole della produzione di massa, in grado a suo avviso di emancipare.l'artista, dalla produzione artistica cosi come il pubblico della produzione sociale. Benjamin, dunque, aveva trovato, o stava cercando, nell'immaginario prodotto dai mediatecnologici il punto di catastrofe dei processi di socializzazione instaurati dal razionalismo strumentale. Il problema conoscitivo che si imponeva era saper vedere il senso politico dell'innovazione, l'esperienza vissuta che ne emergeva. Questo stesso problema era affrontato da Weber nel cercare di definire lo spazio empirico del metodo sociologico. Benjamin decise invece di analizzare proprio la letteratura e il cinema per trovare un metodo adeguato all'esperienza tecnologica. Su questa linea e riguardo ai tempi che stiamo trattando, Dal Lago ha recentemente avanzato una tesi radicale: le analisi benjaminiane vengono messe a confronto con la situazione attuale di fenomeni di consumo in cui i mercati dell'arte si collocano proprio grazie alla distinzione tra forme di aura diverse esocialmentediversificate: "stabilire se venga prima la mercificazione dell'aura o l'aurizzazione dellamerce non ha troppa importanza. Qualsiasi cosa può divenire arte, e quindi essere dotata d'aura.". Si potrebbe tuttavia commentare che proprio questa scoperta e uso dello spaesamento tra valori e luoghi, lo choc di cui si è parlato nel precedente capitolo, è la ragione di slittamenti progressivi degli effetti di culto fuori dall'ambito dei musei delle mostre (Salons) che hanno messo in gioco oggetti e soggetti nuovi, e dunque luoghi di soddisfazione identitaria che sono andati coinvolgendo ambiti umani prima esclusi. Ancora Dal Lago: concentriamoci invece sull'evidente natura relazionale dell'arte; l'aura di un'opera d'arte è semplicemente l'effetto che produce. Sotto questo profilo le pagine di Benjamin sulla Parigi del XIX secolo sono in effetti una ininterrotta sequenza di genealogie dello spirito moderno,
colte in una serie di effetti che animano il flaneur come figura metaforica di un abitare simbolico senza più la trasparenza dell'arte ma che ne riproduce il modo d'essere sul piano della vita quotidiana. Dal Lago: Marx parla di feticismo delle merci nella relazione di scambio, intendendo il fatto che laddove una cosa sia scambiata, essa diviene uno spettro, esattamente come un fantasma si separa da un corpo e acquista vita autonoma. E ciò avviene esattamente con l'arte. Da quando questa è divenuta esclusivamente una relazione sociale, è il suo spettro che consumiamo, cioè la sua aura. Quando la critica lamenta la morte dell'arte o la fine dell'aura, sta semplicemente dicendo che dall'aura come uso si è passati all'aura come scambio. Se Benjamin resta in qualche modo impigliato in una analisi ancora estetologica delle tecnologie della comunicazione, la sua attenzione alla riproducibilità tecnica comeIl pianomateriale delle forme di produzione culturale risulta tuttavia un fondamentale punto di partenza per riconoscere il progressivo strutturarsi lungo l'arco di più di un secolo dellanatura seriale in cui sono andati convergendo tanto il lavoro intellettuale, quanto i testiveicolati dai media industriali, quanto infine il pubblico dei consumatori. Un apporto sostanziale per l'interpretazione dei media cinematografici e televisivi che troveranno appunto nella serialità la loro principale forza espansiva, sociale e insieme individuale. Questi processi di serializzazione vengono assunti in chiave positiva invece che negativa, inaugurando una ottica critica che lo distanzia dal filone sociologico da cui egli stesso proveniva, la Scuola di Francoforte. È a lui che si deve la possibilità di una teoria dei media tecnologici come sviluppo delle forme metropolitane, e dunque una prima sostanziale divaricazione tra pensiero sociologico (la città di Simmel e
di Weber) e pensiero mediologico.
Insorgenze arcaiche nel mondo moderno
In particolare ci si deve soffermare su Mauss e Bataille.
Negli anni 20, Marcel Mauss