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Nel XIX sono nati progressivamente i media tecnologici: fotografia, telefono e cinema. La stampa
riguarda una forma di comunicazione che utilizza l’efficacia della tipografia industriale, mentre
fotografia, telefono e cinema sono tecnologie che utilizzeranno direttamente l’attitudine umana a
vedere e udire.
Quando la regina Vittoria inaugura l’Esposizione londinese, la serie di Esposizioni di settore o
nazionali promosse dai sistemi moderni è già molto lunga. Sono proprio il razionalismo politico del
capitalismo e la burocrazia (le due forme di potere individuate da Weber come struttura intellettuale
e organizzativa dei regimi moderni) a costituire la trama continua e crescente che presuppone il
dipanarsi periodico delle Grandi esposizioni in quanto eventi mondiali e locali realizzati nella
seconda metà dell’800 e durante tutto il 900, seppure con funzioni gradualmente diverse, cioè
subordinate a sistemi e dimensioni di mercato sovrastanti e alle quali l’andamento periodico degli
eventi espositivi centralizzati non poteva più bastare. Le esposizioni si servono di appositi giornali
illustrati, concepiti per “far vedere” attraverso il disegno le strutture dei padiglioni, le tecnologie e
le opere d’ingegno e arte esposte, l’afflusso di spettatori, le novità scenografiche.
1.3.8 La stampa e il giornalismo
Park ha descritto gli effetti della mobilità urbana rispetto alle relazioni umane dei luoghi PARK
tradizionali: “Non soltanto i trasporti e le comunicazioni, ma anche la separazione della
popolazione urbana tendono ad agevolare la mobilità dell’individuo. Ciò incoraggia a
vivere allo stesso tempo in mondi diversi contigui, e tuttavia fortemente separati” che hanno
un “effetto falena” sull’individuo metropolitano. Park aggiunge: “In queste circostanze, la
posizione dell’individuo viene determinata da simboli convenzionali, cioè dalla moda e dalla
“facciata”; e l’arte della vita si riduce a camminare sul filo del rasoio e allo studio scrupoloso
dello stile e delle maniere”.
Continua Burgess: “La mobilità è forse l’indice più sicuro delle condizioni del metabolismo
urbano. Come il polso del corpo urbano, essa è un processo che riflette tutti i mutamenti che
avvengono nella comunità”.
Benjamin afferma: “La quantità si trasforma in qualità, e cioè il numero di relazioni sociali
determinate dallo sviluppo urbano si trasforma in una gamma di nuovi bisogni identitari e di forme
di comunicazione in grado di rappresentare la vita ordinaria in modo adeguato a tali bisogni”.
Il principale contributo di Pulitzer al giornalismo sensazionale fu la divulgazione dello scandalo,
quello di Hearst fu soprattutto il “colore”. Fino ad allora il giornalismo era stato redatto in base alla
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teoria che il suo compito fosse quello di istruire. Hearst rifiutò questa concezione e si rivolse al
cuore. Per lui il giornale era soprattutto una forma di svago.
Dall’uscita di “The New York Sun” di Day (1833) a quella del “New York World” di Pulitzer
(1883) passano 50 anni. Lo slogan di Day era stato “Splende per tutti” e nel 37 il “Sun” distribuiva
già 30.000 copie. Il suo bassissimo costo era possibile grazie alle inserzioni pubblicitarie.
Émile Durkheim (1858-1917):
è stato tra i fondatori della sociologia moderna e tra i primi a studiare la dimensione umana a partire
dalle forme di società che la ordinano. Fondatore della prima rivista dedicata alle scienze sociali,
fissò alcuni principi teorico-metodologici sulla base dei quali la sociologia avrebbe potuto farsi
scienza moderna. I fatti sociali dovevano essere analizzati attraverso un’osservazione distaccata. Fu
tra i primi ad individuare le diverse componenti di una società in riferimento alle funzioni che esse
assolvono nel mantenimento dei suoi ordinamenti. La sociologia non deve interessarsi tanto di ciò
che motiva le azioni degli individui, quanto dei fenomeni aventi una propria esistenza in sé e per sé,
al di là delle azioni individuali. Mentre nelle società tradizionali la coscienza collettiva inglobava
completamente quella individuale, nelle società moderne la divisione del lavoro è motivo di una
coesione, di una solidarietà, definita “organica”. Il suicidio, fatto dipendente da condizioni sociali
più che da infelicità individuali, e quindi legato ad analoghi fenomeni “anomia”, ovvero di rottura
degli equilibri della società e disordine di alcuni dei suoi valori dominanti. Durkheim ha individuato
nelle forme religiose l’esprimersi di una volontà di aggregazione sociale.
Le prime grandi analisi della modernità – in particolare gli studi di Durkheim – si sono concentrati
sul venir meno, nei processi di urbanizzazione, degli antichi legami religiosi. Furono significative le
riserve manifestate sulla nascita del fumetto da parte del tipo di sapere sostanzialmente iconoclasta
dei ceti alfabetizzati. La stampa di consumo fu chiamata dagli Stati Uniti anche “giornalismo
giallo” (dal personaggio “The yellow kid”). Il fumetto era frutto di grande sensibilità verso il
multiculturalismo vocale e comportamentale delle grandi città.
1.3.9 Illustratori e fotografi del presente
Nella potenza dell’immagine si realizza uno dei piani espressivi che hanno traghettato l’esperienza
metropolitana della dimensione dei territori fisici alla dimensione mentale della lettura,
contribuendo a formare la sensibilità interiore dell’individuo metropolitano.
Doré (1832-1883) illustra tutta la letteratura francese e mondiale, tra cui “La divina DORÉ
commedia”, “La Bibbia”, “Il paradiso perduto” e “Il Don Chisciotte”. Egli illustrava senza
alcun intento storiografico; il suo compito era creare forti impatti visivi, fondati sulle
emozioni. Non prestava attenzione ai contesti geopolitici e culturali.
La scrittura restava chiusa nella sua origine alfabetica, ma le illustrazioni fungevano da sussidio alla
letteratura, aiutando a immaginare quanto i codici alfabetici, e dunque dando corpo direttamente
sulla pagina ai contenuti della comunicazione scritta. Alla pari delle ricostruzioni di quartieri o
episodi della storia che le Grandi esposizioni usavano offrire al pubblico della tecnica e del
commercio, si tratta di una strategia di “traduzione al presente” di ogni dimensione sincronica e
diacronica del mondo che culminerà con i linguaggi di flusso della radio e della televisione. 13
È molto significativa la distanza che separa l’approccio alla fotografia di Baudelaire (1821- BAUDELAIRE
1867) da quello di Holmes (1809-1894). In “Salon de1859” Baudelaire, polemizzando con
le tendenze del gusto per il “vero” invece che per il “bello”, critica la fotografia come uno di
quei fenomeni che più gli sembravano corrispondere allo spirito delle masse. Daguerre
appare qui colpevole di confondere l’arte con l’alta precisione tecnica.
Baudelaire individua il nodo teorico da affrontare nell’abbondanza con cui gli intellettuali
“democratici” ovvero “progressisti” andavano usando la rapida fortuna dell’apparecchio
fotografico per svincolarsi dalle modalità e dai valori della pittura e della messa in scena teatrale.
Baudelaire inscrive così la fotografia in una pulsione collettiva verso “l’osceno”. Per lui la
questione centrale non stava nella possibilità che la fotografia riguardasse il desiderio dei
viaggiatori per il paesaggio o le necessità di ricerca dei naturalisti o degli astronomi; egli
condivideva un uso della riproducibilità fotografica del mondo in chiave conservativa. La vera
questione imposta dall’avvento della fotografia consisteva invece nell’uso delle sue potenzialità
distruttive. Per Baudelaire non era ammissibile che la fotografia invadesse la natura in tutto
“impalpabile” dell’immaginario. Intendeva preservare “l’immateriale” dalla “follia industriale”.
Holmes si mostra prioritariamente suggestionato da uno sguardo artistico. A colpirlo sono le HOLMES
doti della fotografia come nuovo mezzo di comunicazione e rappresentazione, ragione per
cui la colloca accanto ai fenomeni della moda, dell’architettura e della musica. Due capacità
della fotografia: 1) smaterializzare il mondo: cedimento del territorio fisico alla
manipolazione umana; 2) agire sul tempo e sulla memoria, dal momento che la collettività di
una nazione senza storia può assorbire le proprie origini.
La fotografia è mezzo di molteplici nature: forma espressiva personale, forma espressiva parimenti
in grado di essere efficace fino ad oggi, forma espressiva che inaugura la sua definitiva presenza di
massa sulla stampa periodica in termini di informazione e di comunicazione pubblicitaria, forma
estetica.
Tra le prime esperienze fotografiche, da un lato fanno notizia le interpretazioni del nuovo mezzo
come sconfitta della morte (sfera percettiva alterata) e il ricorso degli scrittori realisti alla fotografia
come sussidio alla loro scrittura. Dall’altro lato, già le immagini di Parigi, scattate da Nadar, dal
punto di vista innaturale di una mongolfiera, attestano il naturale inserimento del mezzo nelle
strategie panoptiche con cui i regimi occidentali, guidati dal razionalismo strumentale dei loro
modelli organizzativi, si apprestano a costruire la loro realtà sociale attraverso specifiche traiettorie
dello sguardo. All’estremo di tutte queste ottiche della socializzazione urbana, si fa significativo lo
sguardo oggettivo, distanziato, apparentemente neutrale e scientifico, con cui l’antropologia
criminale e il viaggiatore in terre lontane dallo spazio-tempo delle economie politiche dei moderni
andavano fotografando i volti e i corpi del deviante, del pazzo e del primitivo.
Come dirà McLuhan, il medium è sempre pre medium di qualcosa d’altro, ma ciò che esso MCLUHAN
veicola dipende dalle sue specifiche caratteristiche tecniche. Lo specifico della fotografia è
clamoroso: lo scatto fotografico sulla fluidità del mondo realizza qualcosa di eccezionale in
quanto fissa l’istante. Lo scatto meccanico dell’obiettivo fotografico sulla realtà che vuole
riprodurre costituisce un’intrusione del dispositivo automatico nell’esperienza umana.
La fotografia si contrappone ai linguaggi dello spettacolo dal vivo, quindi alle piattaforme
espressive ancora basate sulla fisicità dei luoghi e dei corpi. Il mondo inizia ad essere creato dai
media in quanto forme di una visibilità mediata dal consumo. E alla fotografia, dunque, possiamo
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