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- LA DINAMICA TRA STANDARDIZZAZIONE E INNOVAZIONE
Dall’altro:
- IL SINCRETISMO E LA CONTAMINAZIONE TRA REALE E IMMAGINARIO
Ciò che comporta un’ulteriore caratteristica della cultura di massa : il pubblico che ne fruisce. Essa
rappresenta l’unica terreno di scambio e comunicazione per la classe che sta emergendo (il nuovo
salariato). Essendo fondata sul consumo e essendo portatrice di un’etica del consumo, la legge
fondamentale della cultura di massa p quella del mercato e la sua dinamica risulta un dialogo
continuo tra produzione e consumo.
Il vero problema è la dialettica tra il sistema di produzione culturale e i bisogni culturale dei
consumatori. Secondo Morin la cultura di massa trova il suo ambiente ideale là dove lo sviluppo
industriale e tecnico crea nuove condizioni di vita che disgregano le precedenti culture e fanno
emergere i nuovi bisogni individuali. I contenuti essenziali della cultura di massa sono dei bisogni
privati:
- affettivi
- immaginari
- materiali
A mano a mano che le trasformazioni sociali incrementano tali bisogni, essa si diffonde
contribuendo a sua oltre a radicare questo sistema di valori- il consumo dei prodotti diventa
insieme autoconsumo della vita individuale e autorealizzazione.
Secondo Morin la cultura di massa contribuirebbe a indebilore gli istituti intermediari dalla famiglia
alla classe sociale per costituire un agglomerato di individu , la massa al servizio della “super
macchina sociale”.
Al di là dell’assenza di sistematicità della teoria culturologica, tale approccio è messo in
discussione da problemi anche banali.
LA PROSPETTIVA DEI “CULTURAL STUDIES”
Tale prospettiva si profilò tra al metà degli anni 50 e i primi 60 in Inghilterra. L’ineresse è rivolto
soprattutto ad anlizzare una forma specifica di processo sociale, relativa all’attribuzione di senso
alla realtà.
Secondo tale approccio la cultura non è una pratica né la somma delle abitudini e costumi della
società. Essa infatti passa attraverso tutte le pratiche sociali ed è la somma della loro
interrelazioni.
Nel concetto di cultura rientrano:
- significati e valori che sorgono e si diffindono nella classi e gruppi socialei
- pratiche realizzate attraverso cui valori e significati sono espressi e nelle quali sono contenuti.
LE TEORIE COMUNICATIVE
Io modello comunicativo della teoria dell’informazione :
storicamente si può osservare come i termini comunicazione e comunicare come a livello
semantico si modifichino in modo sensibile: gli usi che nel complesso significano “condividere”
passano progressivamente in secondo piano per lasciare posto agli usi linguistici contrati intorno
al significato di “trasmettere”.
La teoria della società di massa e la corrispondente “bullet theory” della comunicazione
rappresentano questa tendenza, la cui espressione più consistente è fornita dalla teoria
dell’informazione.
L’origine del modello si rintraccia tra i lavori di ingegneria della comunicazioni (schema di
Shannon-Weaver). Tali studi hanno come obiettivo quello di migliorare la velocità di trasmissione.
La teoria matematica della comunicazione è essenzialmente una teoria della trasmissione ottimale
dei messaggi.
Fonte di destinatario
informazione
messaggio messaggio
Segnale
ricevuto
trasmittente segnale ricevente
Fonte di rumore
(Shannon- Weaver, 1949)
Il trasferimento di n info si effettua dalla fonte al destinatario, mentre il trasferimento dell’energia
vettrice avviene dal trasmittente al ricevente.
Questo schema analitico in versioni diverse e con differenti terminologie costituisce una presenza
costante negli studi comunicativi, “ogni” processo comunicativo si sviluppa secondo lo scherma qui
riprodotto:
a) Tra due macchine
b) Tra due esseri umani
c) tra una macchina e un essere umano
la funzionalità di tale modello si è focalizzata sul fatto che consentiva di individuare i fattori di
disturbo della trasmissione delle informazioni, ovvero il problema del rumore. Uno dei meriti di
Shannon è stato quello che vien chiamato “teorema del canale rumoroso”. Si trattava di arrivare a
determinare il modo più economico e sicuro di codificare un messaggio, senza che la presenza del
rumore ne rendesse problematica la trasmissione.
L’informazione come misura statistica come entità misurabile in termini puramente quantitativi non
è confondibile con il significato.
La teoria informazionale privilegia l’accezione di comunicazione come di trasferimento di
informazione tra due poli e non come “trasformazione” da un sistema all’altro.
In tal modo essa può costituire un metodo per “l’indagine sempre più accurata della forma
dell’espressione sotto il suo aspetto di segnale fisico, ma non può avere valore orientativo.
Questo fondamentale limite del modello informazionale rappresenta un punto fondamentale.
Modello comunicativo semiotico informazionale
Eco e Fabbri1978 definirono il livello semiotico informazionale: la sua differenza più rilevante dal
precedente schema è che ora la linearità della trasmissione è vincola al funzionamento dei fattori
semantici introdotti mediante il concetto di codice.
Si passa dal concetto di comunicazione come trasmissione a comunicazione intesa come
trasformazione tra gli elementi di diversi sistemi.
Il codice acquista quindi valore teorico, come oggetto di ricerca empirica acquista valenza il
concetto di decodifica, cioè i processi in cui i componenti dei pubblici costruiscono il senso da ciò
che ricevono dalle comunicazione di massa.
Il modello semiotico informazionale (vedi schema su slides).
Tra lo spazio del messaggio inteso come forma significante che veicola un certo significato e il
messaggio ricevuto come significato si apre uno spazio composito e articolato. In esso entra in
gioco il grado in cui il destinatore e il destinatario condividono le competenze. (dal punto di vista
semiotico); (dal punto di vista sociologico invece..) in tale spazio prendono forma le variabili legate
ai fattori di mediazione tra individuo e comunicazioni di massa ( rete di piccoli gruppi, flusso a più
livelli, ruoli di leadership d’opinione, abitudini e modelli di consumo di mass media ess).
Le correlazioni tra i due ordini di motivi delimitano la possibilità della “decodifica aberrante” : in
essa i destinatari attuano un’interpretazione dei messaggi difforme dalle intenzioni dell’emittente e
del mondo in cui egli prevedeva sarebbe avvenuta la decodifica.
Il modello semiotico- testuale
Rispetto al precedente, tale modello rappresenta uno strumento più adeguato per interpretare
problemi specifici della comunicazione di massa, sottolineando:
a) i destinatari non ricevono singoli messaggi ma insiemi testuali
b) i destinatari commissionano i messaggi non a semplici codici riconoscibili ma ad un insieme
di pratiche testuali depositate ad un ulteriore livello di astrazione
c) i destinatari non ricevono mai un solo messaggio, ne ricevono molti altri sia in senso
sincronico che in senso diacronico.
Non sono più i messaggi a essere veicolati nello scambio comunicativo ma è la relazione
comunicativa che si costruisce intorno a insieme di pratiche testuali.
La natura testualizzata dell’universo della comunicazioni di massa ha profonde conseguenze delle
modalità di fruizione dei media stessi: la competenza interpretativa dei destinatari è probabile si
fondi e si articoli soprattutto su aggregati di testi già fruiti. Nella comunicazione di massa ,
l’orientamento al testo già fruito i già prodotto è dunque un criterio comunicativo “forte”. Molti
rilevante è dunque il richiamo a testi precedenti e il confronto intertestuale.
La sostanziale somiglianza delle routines produttive nei diversi media di informazione, non solo
provoca un’omogeneità di fondo nella copertura informativa, ma si correla anche all’effetto che ne
deriva sui sistemi di conoscenze dei destinatari (in quanto le persone condividono la stessa
agenda di informazioni)
Un secondo aspetto riguarda il ruolo del destinatario nella costruzione e nel funzionamento
comunicativo di un testo. L’emittente anticipa la comprensione del ricevente, sceglie la forma
di messaggio che si accettabile al destinatario e nel far questo risulta che la codificazione è
influenzata dalle condizioni di decodifica.
Emittente e ricevente hanno l’uno dell’altro un’immagine che essi si costruiscono, modificano e a
cui attribuiscono rilevanza ma fanno ciò in un modo piuttosto autistico senza riferimento all’altro e
tendono a cadere negli stereotipi.
CONCLUSIONI: lo studio dei mass media dovrebbe riguardare essenzialmente il loro ruolo di
diffusori delle strutture dominanti di potere e la loro capacità di generare un effetto di
conformazione all’audience- solo a questo livello macrosociale si può cogliere il significato della
comunicazione di massa.
NUOVE TENDENZE DELLA RICERCA: MEDIA E CONSTRUZIONE DELLA REALTà
LO STUDIO DEGLI EFFETTI A LUNGO TERMINE
Lo studio sugli effetti è rimasto a lungo legato a quello che Schulz definisce (1982) Transfermodell
der Kommunikation, esso implica le seguenti premesse:
a) i processi comunicativi sono asimmetrici: un soggetto attivo che emetto lo stimolo e un
soggetto piuttosto passivo che viene colpito da questo stimolo e reagisce
b) la comunicazione è individuale, riguarda singoli individui ed è da studiare su questi
singoli individui
c) la comunicazione è intenzionale ed è diretta ad uno scopo
d) i processi comunicativi sono episodici : inizio e fine della comunicazione sono
temporalmente limitati e i singoli episodi hanno un effetto isolabile e indipendente
tale paradigma risulta oggi profondamente modificato, si è passati dagli effetti intesi come
mutamenti a breve termine, agli effetti intese come conseguenze di lungo periodo. Le
comunicazioni non mediano direttamente il comportamento esplicito esse tendono ad influenzare il
mod con cui i destinatario organizza la propria immagine del mondo.
Le principali innovazioni rispetto allo schema precedente sono :
1) non più studio su signoli individui ma compertura complessiva dell’intero sistema dei media
focalizzata su determinate aree tematiche
2) non più dati ricavati dalle interviste al pubblico ma metodologie integrate e complesse
3) non più l’osservazione dei cambiamenti di attitudine di opinione ma la ricostruzione del
processo con cui l’individuo modifica la propria rappresentazione della realtà sociale
l’effetto non è un effetto cognitivo, cambi anch