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SI FA PRESTO A DIRE PUPE…
Si può parlare del modello dei “compiti di sviluppo”, la vita dell’individuo è interpretata
come una serie di compiti, da risolvere al momento opportuno e prestabilito. Qualora
ciò non dovesse avvenire, lo sviluppo ne risulterebbe compromesso. Determinanti
biofisiche e pressioni culturali contribuiscono a definire la lista dei compiti. Inoltre più
rapidi sono i fenomeni di mutamento sociale, maggiore sarà la necessità di una
ridefinizione dei compiti di sviluppo. Inoltre più alto risulterà l’individualismo sociale
più aumenterà la disuguaglianza tra i percorsi seguiti dai singoli adolescenti.
Ad oggi quindi si parla di precocità perché determinate tappe appaiono anticipatorie
rispetto ai quadri di riferimento precedenti.
Ogni generazione dal secondo dopoguerra ha sempre fornito l’impressione di bruciare
le tappe inerenti ai compiti di sviluppo. L’unica generazione in cui questo non è
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successo è la generazione di mezzo, negli anni 80 infatti ci si è trovati di fronte a una
sorta di resistenza del sistema e di ricollocazione temporale dei compiti di sviluppo. Ad
oggi quindi i genitori faticano più che mai a riconoscere le fasi di crescita dei propri
figli, perché proprio loro non hanno anticipato quelle dei loro genitori.
CAPITOLO 4: Il marketing dell’autorappresentazione
In questo capitolo si fa riferimento a due saggi che permettono di spostarci dall’analisi
dei giornali a quella della realtà sociale. I due testi sono entrambi scritti di giornalisti e
sono “Ho 12 anni e faccio la cubista, mi chiamano principessa” di Pijola e “Cocaparty”
di Angeli e Radice. Sono entrambi una raccolta di storie in cui la voce narrante è quella
dei protagonisti, in cui il quadro dipinto è più particolareggiato soprattutto per quello
che riguarda il vissuto quotidiano.
a. Il rapporto con i genitori
Le relazioni con i genitori sono caratterizzate da odio, bugie, lontananza e
compassione, in cui l’unico momento in cui questa lontananza si riduce è quando
anche i genitori sono protagonisti di comportamenti devianti (fumare marijuana ecc.),
ma in questo modo perdono completamente la loro autorità.
I genitori sono incapaci di dettare regole ben precise e di applicarle in modo rigoroso.
Inoltre pensano che il rispetto possa essere conquistato attraverso continui regali. Non
riescono a comprendere le reali minacce della rete.
All’interno della famiglia ci si trova da soli, soprattutto in quei contesti familiari tipici
dell’era contemporanea con separazioni, convivenze, famiglie allargate…
b. Il rapporto con la scuola
Bagni cortili di scuole medie e superiori si sono trasformati in zone in cui si può
spacciare, avere rapporti sessuali e assumere stupefacenti.
Non c’è traccia di docenti visti come punti di riferimento da imitare, ma vanno presi in
giro, imbrogliati. I ragazzi si ritrovano incompresi proprio da questi insegnanti, quindi il
voto non conta più si trasforma in un giudizio ininfluente perché espresso da una
persona non validata.
c. Il rapporto con il denaro
I giovani si ritrovano a gestire enormi quantità di soldi, dati i regali di genitori e
parenti. Le paghette settimanali sono sganciate da ogni forma di premialità, non sono
collegate a risultati scolastici o ad altre forme virtuose di comportamento.
Per quanto riguarda le forme di guadagno dei giovani emergono 2 schemi di
riferimento:
Nel primo si vedono giovani alle dipendenze di adulti, i quali li utilizzano per vendere
prodotti in maniera capillare (es prevendite per la discoteca). Lo stesso sistema viene
utilizzato per commerci di stupefacenti, lo spacciatore adulto delega il compito a
ragazzini di vendere le droghe all’interno del gruppo di pari.
Nel secondo si riferisce alla cessione di beni e servizi, come vendita di foto
pornografiche, o prestazioni sessuali a pagamento, oppure ancora esibizioni in veste di
cubiste nelle discoteche.
d. Il rapporto con il sesso
Le esperienze sessuali precoci sono un punto in comune dei due testi, in cui il sesso
rientra in quel meccanismo di competizione e agonismo tipico di questa generazione,
anche se il tema dell’innamoramento e della dolcezza non sono estranei a questi
racconti. 13
Manca totalmente il confronto con i genitori su queste tematiche, infatti i ragazzi si
documentano in autonomia. Non si avverte alcuna esigenza di ottenere consigli o di
condividere le esperienze con persone più grandi.
Un punto a favore però è che i metodi di contraccezione (es preservativo) sono entrati
a far parte della cultura giovanile.
e. Il rapporto con la droga e l’alcol
Un’altra costate dei due libri è l’utilizzo di stupefacenti e sostanze alcoliche. Anche se
esiste una nuova pratica quella del “personal” cioè di fumarsi la canna in totale
solitudine.
Droga e alcol sono assunti all’interno della compagnia di amici con la necessità di
annullare i freni inibitori. Inoltre, la possibilità di acquistare stupefacenti è
relativamente semplice.
Vi è una totale mancanza da parte dei giovani di essere scoperti, sapendo che
qualsiasi punizione non comporterà costi sociali ecc
OLTRE I MEDIA: ALLA RICERCA DEL “PASSAGGIO A NORD-OVES” (p.147)
Il contesto in cui ci troviamo vede bambini molto precoci e genitori assenti o complici
che vanno a vanificare il concetto di ordine generazionale. Non si può però parlare di
temi come l’individualismo all’interno della società moderna o di conflitti generazionali
per spiegare questo fenomeno ma bisogna volgere l’attenzione verso le teorie del
mutamento come le autonomie intellettuali, le nuove paure, i processi di costruzione
identitaria e la ridefinizione di legami sociali. Secondo gli autori, è necessario spostare
l’obiettivo dagli atteggiamenti delle persone alle conoscenze condivise, dall’azione alla
relazione con l’universo sociale. La meta da raggiungere sarà non quella di aggiungere
un tassello all’identikit dell’adolescente ma di definire meglio le mappe culturali di
queste generazioni. In tal senso, si è sviluppata una nuova branca della sociologia,
dedicata all’infanzia, a partire dagli scritti dello storico Philippe Ariès, nei quali mise in
luce i processi che hanno portato alla percezione del bambino in chiave di attore
sociale autonomo. L’infanzia viene quindi vista come categoria permanente e
strutturale della società nella quale ogni attore si orienta, confronta e prende parte
alla costruzione delle realtà sociale. Tutto ciò avviene attraverso pratiche quotidiane le
quali ruotano attorno a culture di riferimento. Dobbiamo infatti studiarli nei loro
contesti di vissuto quotidiano mettendo al centro le relazioni che si vengono a formare
verso i nuovi e vecchi media. L’assunto di partenza è dato dalla convinzione che la
rete sia diventata ormai un luogo di interazione e specchio delle attività svolte nella
real life second life).
(opposto di Due punti a sostegno di questa prospettiva:
tecnoager,
1. Siamo di fronte ad una generazione di cioè la prima generazione
che ha posto il web come punto di riferimento, in contrapposizione alla figura
dei genitori i quali non riescono a fornire tutte le risposte alle domande che
internet riesce a dare;
2. Siamo davanti ad una generazione nata all’interno della network society.
LA PAURA DI ESSERE INVISIBILI E L’ANTIDOTO DELL’UPLOADING (p. 152)
Di rilevante importanza, è la quantità di informazioni e materiali che i 12/16enni
mettono in rete. Pierre Bourdieu parla di capitale sociale, cioè quella rete di relazioni
personali utilizzabili dall’individuo per perseguire i propri fini e migliorare la posizione
sociale. Il capitale sociale sostanzia la relazionalità, esprimendosi attraverso forme di
interazione alternative più dinamiche e dotate di maggior apertura.
Tutto ciò si più ritrovare nell’attività dell’uploading che porta all’aggiornamento di
blog, siti, comunità virtuali. Per ogni file e post aggiunto, si può ottenere una risposta
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in termini di contatti, risposte e commenti. Per ottenere i feedback voluti, c’è la
necessità di seguire un determinato codice che è chiaro ai destinatari. Tutto ciò viene
svolto per emergere dall’anonimato. Si ritrova quindi un’ostentazione del successo
finalizzata all’acquisizione dell’onore e all’ottenimento di un ruolo sociale più agiato
rispetto ai pari. Entra in gioco anche la dimensione dell’abilità, cioè la capacità di
saper gestire informazioni attraverso le nuove tecnologie e di renderle fruibili ad un
pubblico più ampio. Si può ritrovare tutto ciò nella SECOND LIFE, nella quale ogni
persona possiede un alter ego che deve compiere delle abilità per essere riconosciuti
nella comunità virtuale.
Nella dimensione dell’uploading, il passaggio chiave è quello dell’esposizione al
giudizio del pubblico e l’accesso alle vetrine della rete. Questo assunto si pone in
relazione alla paura di rimanere invisibili.
A VOLTE PERDONO: LA SCOPERTA DEI NUOVI GIOCHI
In questa generazione si nota un fenomeno chiamato “consumismo sentimentale”,
cioè l’abitudine a divorare le emozioni, affetti con un forte disimpegno emozionale.
Anche il rapporto con la sconfitta, la delusione, la percezione della sofferenza porta
questi attori sociali (cioè i ragazzi) all’alienazione o alla voglia di rivalsa. Insieme a ciò,
vengono a formarsi “nuovi giochi”, cioè quegli atteggiamenti che noi stessi adottiamo
di fronte a degli schemi d’azione-reazione, inseriti in un sistema di aspettative. In
fondo, seguiranno un percorso identico a quello delle generazioni precedenti ma
cambiando le variabili da cui tali processi vengono generati.
LA SINGOLA LOGICA DELLA TRASGRESSIONE
La distanza generazionale passa anche attraverso l’elemento della trasgressione.
Anche se la trasgressione è stata comune in ogni generazione, adesso ci troviamo
davanti ad un’esposizione netta e alla mancata paura verso la reazione negativa delle
figure adulte. La trasgressione è compresa all’interno della devianza sociale, cioè un
comportamento che devia rispetto alle credenze della collettività. All’interno
dell’attuale generazione di ragazzi, si sta creando un cortocircuito nei confronti della
figura dell’autorità, che dovrebbe sanzionare per confermare il proprio ruolo all’interno
della comun