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RICAPITOLANDO:

I legami sociali della rete sono cinque:

• legami forti: sono quelli duraturi, come l’amicizia o la parentela. Connette persone che

insistono l’una sull’altra, che condividono una porzione significativa del proprio vissuto.

Sono ad alta intensità ma a basso potenziale di networking.

• legami deboli: sono quelli più superficiali, come tra colleghi o conoscenti. Sono meno

coinvolgente e spesso temporanei, si accendono in momenti determinati e si prestano al

raggiungimento di uno scopo specifico.

A bassa intensità ma ad alto potenziale di networking

• legami assenti: rappresentano una relazione che non c’è.

—> Modello classico di Granovetter

• legame latente:

il è il caso in cui la connessione è tecnicamente disponibile ma ancora non

attivata da un’interazione sociale. L’uso della comunicazione mediata dal computer per

contattare persone non conosciute mostra come gli individui possano convertire un legame

latente in uno debole.

Connette, potenzialmente, a tutte le altre persone presenti sul Web.

—> Caroline Haythornthwaite

legame dormiente:

il indica quelle relazioni di sfuggita o timidamente cominciate. Senza social

• network, in particolare Facebook, questi rapporti, nati nell’esperienza fuori dalla rete,

andrebbero perduti.

Inizia nella vita off-line ma viene recuperato solo attraverso i social network.

—> Danah Boyd e Nicole Ellison

Nel presente coesistono livelli diversi, così che gli stili tradizionali di relazione convivono con

formule più moderne, ed i legami digitali, spesso traducono in forma tecnologica nuova i materiali

recuperati dalla storia.

Due principali questioni tecniche su cui la ricerca si è interrogata: 14

1) se il Web serva a costruire nuove relazioni o a mantenere quelle esistenti.

Si hanno risultati (a) non definitivi, perchè il numero di ricerche disponibili non consente di

azzardare delle generalizzazioni conclusive ma solo di trarre indicazioni tendenziali [il dato

ricorrente è che la formazione di nuovi legami sulla rete sia un fenomeno marginale e destinato

a produrre relazioni marginali] e (b) coerenti perchè se guardiamo all’uso generale della rete,

l’inizio di nuove relazioni non sembra essere pratica diffusa. Lo sforzo di costruzione di nuovi

rapporti sembra limitato ad ambienti specifici (es. siti di incontri, chat, giochi online).

Le ricerche confermano l’inimicizia tra networking e social network, mostrando come questi ultimi

servano a mantenere relazioni già avviate.

2) se la socializzazione sul Web insista maggiormente sui legami forti o su quelli deboli. Il

problema riguarda la natura dei rapporti favoriti dalla socializzazione sul Web e la sua inclinazione

verso i legami forti, o verso i legami deboli, di semplice conoscenza e di potenziale apertura al

networking.

La classica correlazione tra uso del Web ed incremento del numero complessivo delle relazioni

non offre soluzioni, poiché non chiarisce il tipo specifico di rapporti su cui si svolge l’esperienza

su Internet.

In termini tecnici, lo studio sulla “forza dei legami in Internet”, mostra come gli utenti del Web

abbiano lo stesso numero di legami forti, i core ties, dei non utenti, ma un numero maggiore di

legami deboli, i significant ties. Il numero dei legami forti è per definizione più limitato di quello dei

legami deboli, ed il loro sviluppo non agisce in ampiezza, ma in profondità, attraverso il bonding.

Da questo si deduce che la socialità del Web insiste su entrambe le dimissioni, (a) potenziando

l’articolazione dei legami deboli attraverso il recupero dei rapporti latenti o dormienti, il bridging,

(b) e dando stabilità e tenuta nel tempo alle relazioni forti, offrendo uno spazio di mantenimento, il

bonding.

Per quanto riguarda il rapporto tra le potenzialità del Web ed i limiti dell’esperienza sociale, si fa

riferimento al “numero di Dunbar”, che ha fissato a 150 la quantità massima di amici gestibili da

un individuo: secondo Dunbar un legame profondo, richiede un alto investimento di tempo e di

energie nervose e basandosi sulle capacità neurologiche dell’uomo e dell’economia cognitiva

delle relazioni, gestire attivamente più di 150 amicizie è semplicemente non realistico. Le relazioni

sul Web svelano esattamente gli stessi limiti che caratterizzano il quotidiano e lo stesso punto per

cui la formazione di nuovi contatti rimane una possibilità sempre aperta eppure non praticata.

Oltre ad un limite strutturale nella costruzione di nuovi legami, l’80% del tempo speso sul Web

serve a mantenere le relazioni con appena cinque persone, che rappresentano il core dei legami

forti.

Se la prospettiva macro si è interrogata sull’affermarsi di un nuovo “paradigma”, la ricerca

microscopica pone come regola la continuità anziché la discontinuità come nella macroscopica,

assumendo la prospettiva del legame sociale, che determina l’uso del mezzo e non viceversa. E’

la trama di significati del quotidiano a dare valore alle piattaforme social ed ad investirle dei suoi

valori. Haythorthwaite osserva che il punto di partenza rimane la dialettica tra legami forti e legami

deboli, che ispira le pratiche di uso dei nuovi media: i legami forti, si sviluppano attraverso diversi

canali, mentre i legami deboli sfruttano di norma un solo canale per valorizzare i legami dormienti.

Il Web allora appare come un canale di relazione tra i tanti, utile a mantenere i rapporti già stabiliti

più che a modificali in modo sostanziale. La qualità dei rapporti dipenderà dalle proprietà della

rete sociale più che dal canale tecnico utilizzato o dall’incremento di amicizie misurato dalle

metriche dei social.

RICAPITOLANDO:

Tra i molti risultati della ricerca microsociale, tre sembrano le indicazioni più ricorrenti in merito

agli usi quotidiani della rete:

• più che a costruire nuove relazioni, il Web serve a mantenere i legami esistenti, nati

dall’esperienza offline

• il Web è uno straordinario strumento di visualizzazione delle relazioni: le rende più visibili e in

qualche modo offre alcune possibilità di ampliamento della rete sociale e si presta al bonding e

bridging

• l’uso del Web serve al mantenimento sia dei legami forti che di quelli deboli

Capitale sociale: esperienze, relazioni, legami, il modo in cui le persone si scambiano significati. Il

numero delle relazioni, non è una misura diretta del capitale sociale ma è una premessa. 15

4. C’è un punto su cui la prospettiva micro converge con quella macro ovvero l’idea che la posta

in gioco sulla rete sia l’accumulazione di uno specifico bene, fatto di reputazione e dal numero di

contatti attivati, dalla popolarità dei contenuti proposti e dalla centralità nelle reti di discussione.

Pierre Bourdieu distingue tre forme di capitale:

o capitale economico

o capitale culturale

o capitale sociale: si può intendere come l’insieme di risorse reali o potenziali legate al possesso

durevole

di una rete di relazioni, di reciproca conoscenza e riconoscimento, che procura ai suoi

membri il sostegno del capitale collettivo. Il capitale sociale è la capacità di mobilitare una rete

sociale e sfruttare il suo patrimonio di risorse per la conversione di rapporti deboli e vaghi in

relazioni stabili da cui può trarre all’occorrenza vantaggi di ordine materiale o simbolico.

E’, per definizione, la capacità di mobilitare una rete in funzione di scopi precisi.

La stabilità è un requisito fondamentale per lo sprigionarsi del capitale sociale dalle interazioni:

l’adesione ad un network è qui equiparata all’appartenenza ad un gruppo, al contrario delle tesi

dell’individualismo in rete che si basavano sulla contrapposizioni di questi due modelli di

aggregazione.

Secondo Bourdieu una rete sociale può produrre una cultura solidale solo se diventa qualcosa di

stabile (simile ad un gruppo).

James Coleman dirà che una rete sociale può produrre una cultura solidale solo se si chiude

intorno ad un perimetro di scambi prevedibili e ripetuti.

Secondo Bourdieu, il capitale sociale non è parte del patrimonio biologicamente trasmesso

dall’uomo, ma non è nemmeno “socialmente dato” ma è il prodotto di una continua azione

costituente, di uno sforzo di investimento che le persone devono mettere in gioco, per godere poi

di riflesso della propria appartenenza al gruppo stesso e del rinforzo di sè che ne deriva. Le

relazioni avviate sono appena la materia prima, che l’azione dell’uomo deve modellare in modo

funzionale agli scopi.

Esattamente come le altre forme di capitale, si distribuisce tra la popolazione in modo

drammaticamente disuguale. E’ la misura combinata di due diversi fattori: (1)l’espansione

complessiva della rete a disposizione e le proprietà specifiche dei nodi che la compongono e (2)

le qualità di ognuno dei soggetti con cui si è in relazione. Il totale non è dato quindi dalla somma

delle relazioni che lo compongono, ma da una misura ponderata della loro influenza, che dipende

dallo status dei soggetti coinvolti:

il livello del capitale sociale che ne misura la centralità nelle reti interpersonali

* il livello culturale basato sul grado di educazione

* il livello economico basato sul reddito

*

Tanto più ricche e ben introdotte saranno le persone con cui si è in relazione, e tanto più semplice

sarà la conquista di un nuovo capitale sociale, in un meccanismo che riproduce quello

dell’accumulazione economica.

Per Bourdieu il mondo delle relazioni quotidiane può essere rappresentato con la metafora della

piramide, nella quale le persone sono disposte secondo l’ordine gerarchico della loro centralità.

Alla base troviamo gli individui dotati di relazioni sporadiche e poco influenti; a salire quelli con

capitale sociale medio e poi medio-alto; al vertice, si trovano le persone famose, quelle

conosciute o riconosciute da un numero di soggetti maggiore di quelli con cui sono attivamente in

contatto, sfruttando questi divario per rendere produttiva ogni iniziativa di networking.

La conversione tra le diverse forme di capitale: la ricchezza, la condizione sociale e lo status

intellettuale costituiscono tre ambiti a sé, ognuno con le proprie regole. Lo spazio reale della

società è segnato dall’incrocio tra due forme di mobilità:

o quella verticale= la lotta per l’accumulazione di una specifica forma di capitale, combattuta

all’interno di tre ambiti (economico, sociale e culturale)

o quella trasversale = come co

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
30 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher arianna.remo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Miconi Andrea.