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L’ERA DELLO SCHERMO

Realtà e rappresentazione

Nel corso della storia gli esseri umani hanno impiegato vari strumenti espressivi allo scopo

di creare una realtà altra, differente da quella reale.

1. Partendo dalle prime arti figurative per rappresentare le parole si è poi passati ad

una scrittura alfabetica, composta da segni astratti e codificati che rappresentano

un suono, togliendo a questo punto la necessità di rappresentare fisicamente gli

oggetti.

2. Con l’acquisizione di questo metodo esso si è sviluppato, fino all’avvento del teatro

che ha educato gli individui all’ascolto, alla partecipazione con il pensiero e ad

affinare il punto di vista. Già nel ‘500, nel teatro inglese, si può notare un

comportamento che è tipico al giorno d’oggi, e cioè del mescolamento con la vita

reale e della finzione. Gli attori infatti avevano dei ruoli che rispecchiassero le loro

professioni nella vita reale. Inoltre il teatro costringe ad un quadro che non cambia,

lo spettatore quindi è fissato nello stesso modo con cui fissa gli schermi

contemporanei.

3. A seguire con i libri, il modello della comunicazione ha preso potere, soprattutto dal

punto di vista della finzione grazie ai romanzi borghesi che hanno permesso le

prime vere forme di astrazione mentale.

Attraverso questi processi l’idea di rappresentazione si è affermata nella società, nel

senso di presentazione del mondo reale in modo fittizio, con modalità che possono

sembrare vere.

Nel corso del ‘900 poi sono progressivamente comparsi nuovi strumenti elettrici di

comunicazione, che hanno svolto la stessa operazione di astrazione dei media cartacei, in

forma sicuramente intensificata.

Con il computer poi non ci si limita a ricevere una semplice rappresentazione, ma una

realtà intensificata che appare agli individui come più affascinante e convincente della

realtà vera e dunque tende sempre più a sostituirla.

Il processo tecnologico ha portato quindi a una realtà simulacrale (immagine-simulacro =

che simula e prevede). I simulacri sono copie di copie che si rinviano senza fine, copie

delle quali non esistono più originali, e nel corso del tempo, a partire dal Rinascimento, si

sono succeduti tre differenti ordini di simulacri:

1. L’ordine della contraffazione, basato sull’immagine e sull’imitazione e guidato dalla

legge naturale del valore.

2. L’ordine della produzione, fondato sull’energia, sulla forza e sulla legge del valore.

3. Quello della simulazione, basata sulla legge strutturale del valore, cha ha

introdotto la logica del codice dell’informatica.

Oggi le esperienze individuali sono sempre più vissute attraverso la rappresentazione che

ne danno i media e per questo si parla di realtà aumentata, la riproduzione cioè di un

reale arricchito e migliorato. Essa porta a trovare deludente la realtà fisica in cui

effettivamente viviamo.

L’era dello schermo 1

Oggi l’idea di rappresentazione viene sempre più accettata anche per la sua elevata

diffusione sociale. Per il fatto che gli individui tendono sempre più a rappresentarsi e a

vetrinizzarsi.

Lo scopo per molti oggi è diventato quello di apparire, il concetto di notorietà supera

quello di reputazione. Il mondo di internet quindi tende oltre che ad essere reale, a

sostituire la vera realtà.

Si parla in questo caso di un privato costruito, una sfera privata che nasconde il qualche

modo quello che è il privato vero, che rimane inaccessibile, mentre il privato che non

corrisponde alla realtà viene costruito e reso vendibile.

Stiamo imparando a costruirci delle identità, e più immagini si hanno e più ci si gioca,

come se fosse un reality show tutelare il vero privato e comunicare di sé quello che si

vuole (vetrinizzarsi).

Questi due flussi però, come succedeva con il teatro inglese, tendono a mescolarsi,

creando episodi in cui la vita vera e la vita da reality non si distinguono più.

Lo schermo è un operatore neutro, perché rappresenta un canale di passaggio in cui si

fondono linguaggi di varia natura. Essi consentono di vedere dentro il mondo mediatico e

artificiale, o almeno questa è l’idea dello spettatore, che dall’esterno ha l’illusione di poter

controllare quella realtà.

L’idea di potersi collegare al mondo intero attraverso uno schermo rende l’esperienza

dell’individuo gratificante.

Tutto ciò, sommato all’innovazione dello schermo tattile, crea un ponte, un’unione tra il

dispositivo e il corpo.

L’esperienza del cinema è molto simile, infatti oggi non si vuole più solamente guardare

uno spettacolo, ma penetrarlo. L’ambiente mediatico da vita ad un mondo che ci sembra

vivo e continuamente a portata di mano, ma in realtà è solo un’illusione perché è il mondo

a controllare noi: siamo controllati nel tentativo di controllare.

Viviamo la nostra esistenza dentro uno schermo, è un mondo di finzione che ci porta a

chiedere se la realtà esista ancora. La verità però, è che viviamo tutti nel deserto del

reale, e siamo attirati dalla finzione perché la realtà non ci seduce e siamo attratti dalle

sue rappresentazioni immaginarie.

Verso il capitalismo estetico

Tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 il regista Ridley Scott ha dato vita a due

film che sono stati per certi versi epocali.

Alien e Blade Runner sono lo specchio delle metropoli postmoderne e degli individui che

ci vivono. Entrambi mettono in luce il disgregarsi del tessuto sociale comune che

contraddistingueva le società occidentali durante l’epoca d’industrializzazione che si era

sviluppata a partire dagli anni Cinquanta.

Nel primo il pericolo si nasconde nell’altro e l’altro è uguale a noi, come se fosse uno dei

replicanti di Blade Runner, degli individui che a causa del poco tempo per rimanere in vita

vivono in una vita di continua accelerazione, come nelle società odierne.

Blade Runner inoltre rappresenta il modello per eccellenza delle metropoli postmoderne,

ed è in sintonia con l’attuale fase del capitalismo. Da una rappresentazione buia e cupa

della vita urbana in cui manca la fiducia in un modello sociale positivo.

2

Film come questi, e altri simili, sono il risultato dei cambiamenti che hanno caratterizzato

gli anni ’70 in Occidente e che hanno portato alla fase detta del biocapitalismo.

In questi anni infatti sono avvenuti i mutamenti più radicali, destinati a modificare in

profondità la struttura economica e sociale del mondo.

Secondo Charles Jencks nel 1972 si può

collocare il passaggio dalla modernità alla

postmodernità. Esso coincide con la distruzione

del complesso immobiliare Pruitt-Igoe.

Nel 1969 si parla ancora di società postindustriale, ma nel decennio successivo si passa

definitivamente al modello postfordista. Il modello cioè che segue la produzione delle

FORD T, attraverso la catena di montaggio in cui gli operai producevano beni

standardizzati accessibili alle grandi masse.

In questi anni la fabbrica, viene smembrata, si passa ad una struttura reticolare, dispersa

nel territorio e composta da piccole realtà produttive. La forza lavoro viene frammentata in

tante unità.

La fabbrica inoltre si è fatta integrata, attraverso l’unione capitale e lavoro in un unico

sforzo di produzione.

Tutti questi cambiamenti sono stati portati dalle rivolte durante gli anni ’60, quindi si può

dire che siano stati prodotti da un momento di lotta di classe.

Il metodo lavorativo subisce una svolta fondamentale nel 1975, con la messa in

commercio del primo PC di Apple. Grazie a questo il lavoro si basa su ricezione,

elaborazione e trasmissione di informazioni.

Dall’altra parte però, nel 1975 si vive un rallentamento del tasso di sviluppo economico e

quindi una conseguente crisi economica. Non basta più produrre, ma bisogna creare più

consumatori, educando gli individui al piacere ricavato dal consumo.

Negli anni a venire si è formata la figura del prosumer (producer e consumer), che è

diventata centrale per lo sviluppo del mondo dei consumi.

Il sistema economico è riuscito a “mettere al lavoro” grazie al continuo processo di

mediatizzazione della vita quotidiana e del consumo, e le imprese hanno cominciato ad

utilizzare le marche come mezzi di comunicazione, sviluppano un’identità capace di

operare come centro di relazioni sociali.

Ogni marca ha cercato quindi di differenziarsi sul mercato e questo ha portato le società

capitalistiche verso una fase dominata dall’estetica. L’intento è ora di stimolare

sensazioni attraverso il corpo Estetica di superficie (stile, apparenza, forma…)

L’estetica da un piacere visivo e un’eccitazione corporea senza freni. Con l’estetizzazione

si facilita l’ingresso di oggetti, persone e associazioni nel mercato del consumo e avviene

una compenetrazione tra città e media.

Catturati dalla rete

Internet è come un’enorme rete che sta imponendo alla società il proprio modello. Oltre ad

avere un ruolo tecnologico e comunicativo ha anche un ruolo economico e culturale, e di

fatto mutua la natura della società contemporanea.

L’era dello schermo 3

Di rete si potrebbe parlare già dall’Ottocento, quando progressivamente si sono sviluppate

le reti elettriche, telegrafiche e telefoniche. Si intendono quindi tutti i modi in cui le

informazioni sono state liberate dalla necessità di un trasporto fisico (istantanenità).

In ogni caso le società hanno sempre puntato verso il completo abbandonamento alla rete,

ed è chiaro che il concetto di rete oggi sia rappresentato quasi solo ed esclusivamente da

internet.

La rete è anche il risultato della fusione di più media, infatti con il processo di

digitalizzazione ogni medium acquisisce la possibilità di far circolare i propri messaggi

attraverso diversi canali tecnologici.

Queste reti stanno configurando pian piano il passaggio dal modello del’industrialismo a

quello dell’informazionalismo, si intende cioè il processo mediante cui la produzione di

ricchezza si basa sulla creazione e sul commercio dell’informazione, piuttosto che sui

prodotti fisici.

Oggi anche il capitalismo si sta fondendo con lo spazio immateriale di internet, sempre

mantenendo la produzione di valore economico. E internet, d’altra parte, tende a chiudersi,

rendendo molti dei servizi a pagamento.

Queste chiusure portano le persone a comunicare attraverso dei format uguali per tutti,

un

Dettagli
A.A. 2016-2017
7 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nicola.cenedese di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Codeluppi Vanni.