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POLEMICHE E STRATEGIE
All'interno di ogni racconto è presente una struttura polemica dove si incrociano quanto meno due programmi narrativi
di base: quello del Soggetto e quello del suo Antisoggetto. Ogni Soggetto è tale in funzione del suo Antisoggetto, si
trasforma e si forma nella relazione con il suo Altro. L'identità del Soggetto si costituisce nel percorso narrativo e nello
scontro dialettico con l'Antisoggetto. L'eroe è quello tra i due Soggetti antagonisti i cui valori vengono fatti propri dal
narratore della storia stessa (prospettive valoriali con le quali si interpretano ideologicamente le storie).
Inoltre è possibile rintracciare un contrasto polemico tra due programmi: occorre ipotizzare pertanto la presenza e le
trasformazioni di due Soggetti, due Destinanti, due sistemi di valori tra loro diametralmente opposti --> il senso si dà nel
dissenso (ogni comportamento ha senso se si oppone a un altro comportamento). Raccontare una storia è sempre
prendere posizione per uno dei due Soggetti ed è impossibile scegliere un punto di vista neutro.
Le strategie hanno un ruolo fondamentale, tutto il racconto è permeato dal fatto che le rispettive strategie d'azione
presuppongono la presenza dell'altro, di cui si costruisce un simulacro e si cerca di prevedere le mosse. Alle strategie
globali del programma narrativo di base, si accompagnano le tattiche locali dei programmi narrativi di sostituzione,
programmi allestiti per rimediare alle azioni dell'altro o per anticiparle. Necessario è che i due contendenti abbiano
qualcosa in comune, un codice per capirsi, un sistema di valori mediante cui dare agli stessi gesti gli stessi valori. La
strategia ha quindi una sua cultura di riferimento.
Le tattiche sono ulteriori programmi narrativi che si mettono in atto per schivare un ostacolo, veri e propri contro-
programmi da istituire di contro ai programmi messi in atto dall'avversario. Ogni azione è quindi l'esito di una
cognizione, un pensiero tattico, di una valutazione delle reali capacità dell'altro.
L'idea della narratività lascia così spazio, accanto all' azione
, alla cognizione e alla passione. Appaiono un gran numero di
soggetti: soggetti pragmatici che intraprendono dei programmi d'azione, soggetti cognitivi che cercano di costruire
l'essere dell'altro, soggetti simulacri che vengono immaginati dall'altro, soggetti di finzione che si danno a vedere
all'altro. Il calcolo razionale e preciso delle presunte mosse dell'altro porta infine a lasciarsi trasportare dalla spontaneità
del gesto, da una irrazionalità nata dall'eccessivo bisogno di razionalità.
LOGICHE DELL'AFFETTO
Si apre la questione dell'affettività. Il "modo d'essere" relativo all'identità di un soggetto o di un'atmosfera è la
processualità interna degli stati di congiunzione e di disgiunzione fra Soggetto e Oggetto.
Gli "stati d'animo" sono sommovimenti interiori della psiche che si configurano come una sorta di ricarica
motivazionale profonda che conferisce nuovo vigore ai sistemi di valori e rilancia i programmi narrativi. Vengono
neutralizzate le opposizioni tra ragione e passione e tra azione e passione.
La dimensione passionale è da una parte linguisticamente e culturalmente determinata, mentre dall'altra parte esistono
delle "passioni senza nome": modulazioni emozionali indipendenti dai modi in cui le lingue le nominano.
La categoria timica è alla base di ogni passione, altri fenomeni che contribuiscono a produrre un effetto di senso
passionale sono la temporalità, l'aspettualità, la tensione, il ritmo e l'intensità. Tali questioni si intrecciano fra loro e dal
loro intersecarsi gli affetti nascono e si modificano. L'esito non è mai conchiuso poiché viene inserito in un processo di
continui mutamenti. Il meccanismo della passione è dinamico e processuale.
In analogia allo schema narrativo canonico, i processi affettivi fanno riferimento a un loro percorso canonico, costituito
da tre tappe fondamentali (costituzione, sensibilizzazione, moralizzazione), la seconda delle quali è a sua volta divisa in
tre parti (disposizione, patemizzazione, emozione). Ogni situazione passionale può essere inserita in uno di questi cinque
momenti del processo standard dell'affettività, che si configura come un crescendo, che dai semplici e indefinibili umori
porta a un catalogo etico.
costituzi sensibilizzazione moralizzazione
one disposizione patemizzazione emozione
1. Costituzione . In questo momento si manifesta una specie di predisposizione del soggetto ad accedere al percorso
passionale. Non si tratta di vere e proprie passioni, ma di propensioni patemiche che, date certe condizioni,
potranno essere culturalmente circoscritte come stati affettivi. Questo è il regno delle passioni senza nome e senza
oggetto singolo.
2. Sensibilizzazione. La disposizione affettiva diventa passione propriamente detta, riconoscibile e nominabile.
Nella disposizione il soggetto acquista le capacità necessarie per disporre il proprio animo ad appassionarsi in un
modo anziché in un altro. La patemizzazione è la vera a propria performance passionale. L'emozione ,
conseguenza della passione sul corpo del soggetto, è la manifestazione somatica dell'affetto che tende a
trasformare la corporeità o a farla agire; con l'emozione il processo passionale raggiunge l'intimità più profonda
del soggetto e al contempo si apre alla più ampia socialità.
3. Moralizzazione. I dispositivi passionali vengono posti al vaglio di una regola sociale che tende a configurarsi
come norma etica. La passione diventa vizio o virtù.
Non è detto che tutti i momenti del percorso debbano essere presenti nella superficie del testo e debbano seguirne lo
svolgimento lineare. Reperendo in superficie anche solo uno dei momenti del percorso è possibile ricostruire in
profondità tutti gli altri. PRINCIPIO DELLA DISCORSIVITà
ENUNCIAZIONE E DISCORSO
Dalla narratività si passa alla discorsività, ovvero dai contenuti e i valori enunciati nel testo al modo in cui essi vengono
enunciati, alle strategie comunicative messe in atto. I processi comunicativi vengono intesi come iscrizione, non come
produzione e ricezione empiriche; ciò significa reinterpretare la comunicazione come enunciazione .
All'interno del linguaggio c'è un lato variabile, tale per cui ogni parlante si esprime in modo diverso, e un lato invariante,
codice astratto e sociale che garantisce la riuscita della comunicazione. Ogni forma di storicità e di soggettività viene
messa al bando in quanto manifestazione occasionale di codici sottostanti. L' enunciazione è l'istanza di mediazione tra
langue e parole che si manifesta nel concreto atto comunicativo, ma che in qualche modo è prevista dalla lingua. Essa
non è solo un fenomeno linguistico, ma più in generale un fatto semiotico. Semioticamente ogni enunciato presuppone
un'enunciazione, ossia un atto produttivo originario che in seconda battuta può essere manifestato o meno all'interno
dell'enunciato stesso. L'enunciazione è sempre presente nell'enunciato, anche quando non è percepibile. L'enunciazione è
un'azione e in quanto tale si può inserire in una serie di azioni precedenti e successive e può essere interpretata mediante i
modelli narrativi.
Ogni prodotto comunicativo presuppone qualcuno che lo ha comunicato e qualcuno verso il quale è diretto. Il discorso è
un fenomeno che racchiude il processo comunicativo, il suo prodotto, gli attori che lo producono, la traccia del processo
e degli attori all'interno del prodotto medesimo. La relazione fra discorso astratto immanente e testi empirici che lo
manifestano è reciproca. Il testo da una parte tiene un discorso, cioè fa proprio il portato semantico dell'enunciato e
dell'enunciazione; dall'altra parte il testo ha bisogno di formare delle materie fisiche in cui esprimersi concretamente. Il
problema diviene quello della costruzione e del mantenimento della coerenza discorsiva a partire da testi molto diversi:
uno dei modi più efficaci per produrre coerenza è quello di mantenere in superficie gli stessi valori profondi e il
medesimo patto comunicativo. Le forme di coerenza sono intrasemiotiche se le materie dell'espressione sono le stesse,
sono intersemiotiche se i testi fanno ricorso a differenti materie dell'espressione. Una forma diversa di coerenza è quella
estetico-estesico: l'identità passa dall'attività del senso somatico.
Ogni comunicazione è una forma di conversazione. Non c'è un momento iniziale di contratto da cui prende avvio il
discorso. Il patto viene ristipulato, ovvero riaffermato e modificato, nel corso del processo comunicativo.
ENUNCIATO, ENUNCIATORE ED ENUNCIATARIO
L'enunciato è il risultato di un primo atto fondativo implicito, chiamato débrayage, grazie al quale entrano in gioco le tre
fondamentali categorie dell'attore, del tempo e dello spazio. Queste categorie possono essere modificate e possono quindi
darsi numerosi altri casi di débrayage, oppure di embrayage, cioè di ritorno indietro a figure precedenti.
L'Enunciatore è il simulacro testuale di chi produce l'enunciato, mentre l'Enunciatario è il simulacro testuale di colui al
quale l'enunciato si rivolge, egli è da intendere come una proposta di senso che il destinatario può o meno accettare. Essi
sono variamente caricati di valori modali ed entrano in relazione tra loro attraverso i carichi modali che li
contraddistinguono. Essi sono soggetti pragmatici e cognitivi. La comunicazione diviene un racconto e i suoi personaggi
fondamentali (emittente, messaggio, destinatario) possono essere pensati come attanti narrativi. Un Soggetto operatore
(Enunciatore) congiunge un Soggetto di stato (Enunciatario) con un Oggetto (messaggio). Tra attanti e attori non si dà
quasi mai una corrispondenza biunivoca. Il criterio di verità o falsità di un enunciato è dato dalla relazione interna
all'enunciato stesso tra Enunciatore ed Enunciatario. L'enunciato è portatore di una dose di sapere ed è interpretabile
come un Oggetto di valore che l'Enunciatore si adopera a congiungere con l'Enunciatario.
EFFICACIA ED EFFICIENZA
Nelle strategie comunicative, per poter interagire, emittente e destinatario (attori empirici) devono mettersi d'accordo sui
valori della comunicazione, dunque devono negoziare e confliggere. Si dotano allora di simulacri di sé e dell'altro, in
modo da usarli come armi persuasive l'uno contro l'altro. L'emittente propone un'immagine di sé (Enunciatore) e