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A
B
C
PARTE QUARTA: LINGUISTICA GEOGRAFICA
Capitolo 1
La diversità delle lingue
Capitolo 2
Complicazioni della diversità geografica
Capitolo 3
Cause della diversità geografica
Capitolo 4
Propagazione delle onde linguistiche
PARTE QUARTA: QUESTIONI DI LINGUISTICA RETROSPETTIVA CONCLUSIONI
Capitolo 1
Le due prospettive della linguistica diacronica
Capitolo 2
La lingua più antica ed il prototipo
Capitolo 3
Le ricostruzioni
Capitolo 4
La testimonianza della lingua in antropologia e preistoria
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Capitolo 1 SGUARDO ALLA STORIA DELLA LINGUISTICA
La scienza che si è formata intorno alla lingua ha passato 3 fasi successive prima di riconoscere il
suo oggetto unico:
1) La grammatica: studio inaugurato dai Greci continuato principalmente dai francesi, è fondato
sulla logica ed è privo di ogni visione scientifica circa la lingua stessa. Bada solo a fornire le
regole sulle forme corrette e quelle non corrette.
2) La filologia: termine legato ad Friedrich August Wolf a partire dal 1777, la critica filologica è in
difetto su di un punto; essa si dedica troppo servilmente alla lingua scritta e dimentica la
lingua viva.
3) Filologia comparativa o grammatica comparata: il primo errore contenente il germe di tutti gli
altri è che essa non si è mai chiesta cosa volessero dire i confronti che essa faceva, che
cosa significassero i rapporti che scopriva. Fu esclusivamente comparativa invece di essere
storica.
Soltanto vero il 1870 ci si cominciò a chiedere quali fossero le condizioni della vita delle lingue.
La linguistica propriamente detta nacque dallo studio delle lingue romanze e germaniche. In
effetti i romanisti si trovavano in condizioni privilegiate:
- conoscevano il prototipo delle lingue romanze, il latino
- data l’abbondanza di documenti, potevano seguire nei particolari l’evoluzione degli idiomi.
I germanisti in una situazione analoga.
Un primo impulso fu dato dall’americano Whitney, si formò subito dopo una nuova scuola quella
dei neogrammatici (Junggrammatiker) il loro merito fu quello di collocare nella prospettiv torica
tutti i risultati della comparazione, e per tal via concatenare i datti nel loro ordine naturale. Grazie
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ad essi non si scorse più nella lingua un organismo che si sviluppa per se stesso, ma un
prodotto dello spirito collettivo dei gruppi linguistici.
Capitolo 2: MATERIA E COMPITO DELLA LINGUISTICA SUOI RAPPORTI CON LE SCIENZE CONNESSE
La materia della linguistica è costituita dalla totalità della manifestazioni del linguaggio umano,
dalle espressioni di ogni forma.
Il compito sarà:
a) Fare la storia delle famiglie delle lingue e ricostruirle (le lingue madri di ciascuna famiglia)
b) Estrarre le leggi generali cui possono ricondursi tutti i particolari della storia
c) Delimitare e definire se stessa
La linguistica deve essere accuratamene distinta dall’etnografia e dalla preistoria, nella quali la
lingua interviene a puro titolo di documento.
Capitolo 3 OGGETTO DELLA LINGUISTICA
Le sillabe che si articolano sono impressioni acustiche percepite dall’orecchio, ma i suoni non
esisterebbero senza gli organi vocali. Non è dunque possibile ridurre la lingua al suono, né
distaccare il suono dall’articolazione boccale.
Il linguaggio ha un lato individuale e un lato sociale, e non si può concepire l’uno senza l’altro.
Inoltre, in ogni istante il linguaggio implica sia un sistema stabile che una evoluzione, in ogni
momento è istituzione attuale e prodotto del passato.
Ma cos’è la lingua?
Per noi essa non si confonde con il linguaggio essa non è che una determinata parte,
ovviamente essenziale. Essa è al tempo stesso un prodotto sociale della facoltà del
linguaggio ed un insieme di convenzioni necessarie, adottate dal corpo sociale per
consentire l’esercizio di questa facoltà degli individui.
Non è provato che la funzione del linguaggio, quale si manifesta quando noi parliamo, sia
interamente naturale, nel senso che il nostro apparato vacale sia fatto per parlare come le nostre
gambe per camminare.
I linguisti sono lontani dall’esser d’accordo su questo punto.
Per Whitney che assimila la lingua ad un’istituzione sociale alla pari di qualunque altra, è per
caso, per semplici ragioni di comodità, che adoperiamo l’apparato vocale come strumento della
lingua.
Questa tesi è senza dubbio troppo rigida. La lingua non è un’istituzione sociale somigliante in
tutto alle altre, inoltre Whitney va troppo oltre quando dice che la nostra scelta p avvenuta per
caso sugli organi vocali, ma su di un punto essenziale il linguista americano sembra aver
ragione: la lingua è una convenzione, e la natura del segno sul quale si conviene è indifferente. Il
problema dell’apparato vocale è dunque secondario nel problema del linguaggio.
Si potrebbe dire che non il linguaggio parlato è naturale nell’uomo ma la facoltà di
costituire una lingua, vale a dire un sistema di segni distinti corrispondenti a delle idee
distinte.
Broca ha scoperto che la facoltà di parlare è situata nella terza circonvoluzione frontale sinistra,
ci si è così fondati su ciò per attribuire al linguaggio un carattere naturalistico. Ma si sa che
questa localizzazione è stata constatata per tutto ciò che si rapporta al linguaggio, compresa la
scrittura, e queste costatazioni, congiunte alle osservazioni fatte sulle diverse forme di afasia
dovute a lesione dei centri di localizzazione, sembrano indicare:
1 che i vari disturbi del linguaggio orale sono in cento modi intrecciati a quelli del linguaggio
scritto.
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2 in tutti i casi di afasia e di agrafia ciò che viene colpito non p tanto la facoltà di proferire questo
o quel suono o di tracciare questo o quel segno quanto invece al facoltà di evocare con un
qualsiasi strumento i segni del linguaggio regolare.
Tutto ciò induce a credere che al di sotto del funzionamento dei diversi organi esiste una facoltà
più generale, quella che comanda ai segni e che sarebbe la facoltà linguistica per eccellenza.
Per tale via torniamo alla stessa conclusione di prima: è la lingua che fa l’unità del linguaggio.
Occorre collocarsi dinnanzi all’atto individuale che permette di ricostruire il circuito della parole.
Questo atto presuppone almeno 2 individui:
A e B
Il punto di partenza del circuito è nel cervello di uno dei due individui (per esempio A), in cui i fatti
di coscienza che noi chiamiamo concetti, si trovano associati alle rappresentazioni dei segni
linguistici o immagini acustiche che servono alla loro espressione.
Supponiamo che un dato concetto faccia scattare nel cervello una corrispondente immagine
acustica: è un fenomeno interamente psichico, seguito a sua volta da un processo
fisiologico: il cervello trasmette agli organi della fonazione un impulso correlativo alla immagine,
poi le onde sonore si propagano dalla bocca di A all’orecchio di B: processo puramente
fisico.
Successivamente il circuito si prolunga in B in un ordine inverso: dall’ orecchio al cervello,
trasmissione fisiologica dell’immagine acustica, nel cervello, associazione psichica di questa
immagine con il concetto corrispondente. Se B parla a sua volta, questo nuovo atto seguirà dal
suo cervello a quello di A esattamente lo stesso cammino del primo e passerà attraverso le
stesse fasi successive.
Parti fisiche (onde sonore)
Parti fisiologiche (fonazione e adizione)
Parti psichiche (immagini verbali e concetti).
L’atto individuale è soltanto l’embrione del linguaggio. Tra tutti gli individui collegati dal linguaggio, si
stabilisce una sorta di media: tutti riprodurranno, certo non esattamente, ma approssimativamente,
gli stessi segni uniti agli stessi concetti.
L’esecuzione è sempre individuale: parole. La lingua non è completa in nessun singolo individuo ma
esiste perfettamente soltanto nella massa.
La parole, è un atto individuale di volontà e di intelligenza, nel quale conviene distinguere:
1) Le combinazioni con cui il soggetto parlante utilizza il codice della lingua in vista
dell’espressione del proprio pensiero personale
2) Il meccanismo psico-fisico che gli permette di esternare tali combinazioni
Ricapitoliamo i caratteri della lingua:
1) È un oggetto ben definito, la si può localizzare nella parte determinata del circuito in cui una
immagine uditiva si associa a un concetto. È la parte sociale del linguaggio, esterna
all’individuo che da solo non può né crearla né modificarla; essa esiste in virtù di una sorta di
contratto stretto tra i membri di una comunità.
2) La lingua, distinta dalla parole, è un oggetto che si può studiare separatamente. Non
parliamo più le lingue morte, ma possiamo tuttavia assimilare il loro organismo linguistico.
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3) La lingua così delimitata è di natura omogenea: è un sistema di segni in cui l’essenziale è
soltanto l’unione di senso e dell’immagine acustica ed in cui le due parti del segno sono
egualmente psichiche.
4) La lingua, non meno della parole, è un oggetto di natura concreta il che è un grande
vantaggio per lo studio. I segni linguistici, pur essendo essenzialmente psichici, non
sono della astrazioni, le associazioni, ratificate dal consenso collettivo, che nel loro insieme
costituiscono la lingua, sono realtà che hanno la loro sede nel cervello. Inoltre i segni
della lingua sono, per dir così tangibili; la scrittura può fissarli in immagini
convenzionali, mentre sarebbe impossibile fotografare in tutti i loro dettagli gli atti della
parole, la produzione fonica d’una parola, per quanto piccola, comporta un’infinità di
movimenti muscolari estremamente difficili da conoscere e raffigurare.
Nella lingua al contrario non vi è altro che l’immagine acustica e questa può tradursi in
un’immagine visiva costante.
Ogni immagine acustica altro non è che la somma di un numero limitato di elementi. Proprio
questa possibilità di fissare le cose relative alla lingua fa sì che un dizionario e una
grammatica possano esserne una rappresentazione fedele, la lingua essendo il deposito
delle immagini acustiche e la scrittura essendo la forma tangibile di tali immagini.
La lingua è una istituzione sociale, essa però si distingue per diversi tratti dalle altre istituzioni
politiche, giuridiche ecc. La lingua è un sistema di segni esprimenti delle idee e pertanto è
confrontabile con la scrittura, l’alfabeto dei sordomuti ecc. essa p semplicemente il più imp