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TRUMP CONTRO TUTTI? GLI STATI UNITI E LA CRISI DEL MULTILATERALISMO
La storia e l'evoluzione del multilateralismo
Il multilateralismo, l'orientamento delle politiche nazionali di più Stati basata su regole stabili che limitano attività e ruoli bilaterali, è considerato uno degli elementi costitutivi dell'ordine internazionale liberale.
L'affermazione del multilateralismo è associata all'impatto dei 14 punti del presidente Wilson, che dopo la Prima guerra mondiale propose un progetto caratterizzato dal libero scambio, dal principio di autodeterminazione, dalla riduzione degli armamenti, dal superamento della diplomazia segreta e dalla diffusione della democrazia. Il multilateralismo avrebbe permesso di superare la logica dell'equilibrio di potenza in favore della sicurezza collettiva.
Il progetto ebbe tuttavia scarso successo per via del mancato consolidamento della democrazia e al contrario l'affermazione dei
regimi autocratici, così come a causa del collasso del commercio internazionale con il crollo di Wall Street nel 1929, e del fallimento della Società delle Nazioni. Dopo la Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti si convinsero della necessità di contribuire al processo di costruzione di un nuovo ordinamento internazionale. Il sistema della Guerra Fredda si strutturò in due ordini distinti aventi come perno gli Stati Uniti: - Ordine bipolare basato sulla logica dell'equilibrio tra le due superpotenze (URSS e USA) - Ordine liberale occidentale fondato sul principio costituzionale In quest'ordine, lo Stato guida rinunciava ai dividendi del potere in favore di dividendi istituzionalizzati che garantivano un ritorno di lungo periodo dato dalla partecipazione dei partner al mantenimento dell'ordine stesso. Il multilateralismo divenne un elemento fondamentale del sistema internazionale e si tradusse in una serie di istituzioni economiche, politiche e.di sicurezza, quali Bretton Woods, il General Agreement on Tariffs and Trade (Gatt) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite. L'ONU ha svolto due funzioni a livello multilaterale: a. Ha assorbito la trasformazione del sistema rappresentata dalla corsa alla statualità iniziata con il processo di decolonizzazione. b. Si è affermata come la principale istituzione per la negoziazione di meccanismi di governance globale. L'ordine liberale andò poi a coincidere con il perimetro della North Atlantic Treaty Organization (NATO), che ha iniziato a mostrare i tratti di un'organizzazione multilaterale caratterizzata da una struttura militare comune e dalla condivisione dei costi tra gli alleati. Con il collasso dell'Unione Sovietica, l'unipolarismo e l'internazionalismo liberale hanno visto una fase di espansione e successo sul piano globale grazie al ruolo attivo degli Stati Uniti nel favorire l'estensione del mercato e della democrazia. LaLa fine della storia di F. Fukuyama ha quindi rappresentato per gli Stati Uniti l'opportunità di modificare il mondo per renderlo più vicino agli interessi americani. Questa fase si è spenta con l'11 settembre 2001, che ha evidenziato alcune tendenze già in atto, come l'orientamento unilaterale dell'egemone, che ha quindi cercato di forzare regole e istituzioni per favorire i propri interessi.
La presidenza di Obama ha descritto un ritorno a un atteggiamento più dialogante, cercando di rilanciare le istituzioni multilaterali e promuovendo riforme che hanno tuttavia alimentato l'insoddisfazione degli attori emergenti, come la Cina.
Con la presidenza Trump si assiste invece a una contestazione dell'ordine liberale che si traduce nella volontà di abbandonare gli accordi commerciali multilaterali. Alla causa di questo rifiuto vi sono il pragmatismo tipico dell'amministrazione Trump e l'assenza di discriminanti ideologiche.
per cui gli alleati tradizionali passano in una posizione subalterna rispetto a leader autocratici, come Putin o Xi Jinping.
GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA SULLA POLITICA
La pandemia ha messo in luce il rischio di una crisi generale, ovvero la ristrutturazione dei sistemi politici ed economici e ha evidenziato la necessità di una maggior cooperazione internazionale:
- Emergenza sanitaria: Gli Stati più forti avrebbero dovuto aiutare gli Stati in maggior difficoltà
- Best practices: La cooperazione avrebbe potuto aiutare le politiche e la convergenza delle soluzioni
- Cooperazione scientifica: Per produrre i vaccini in modo rapido e renderli disponibili a tutti i Paesi
- Stimolo economico coordinato: Un coordinamento degli interventi economici nazionali avrebbe potuto ridurre il rischio di una recessione globale
L’impatto della pandemia è stato caratterizzato da elementi asimmetrici: diversi Paesi occidentali sono stati investiti in modo simile dalla diffusione del
virus ma hanno implementato politiche diverse con capacità diverse. L'Unione Europea si è trovata ad affrontare una serie di crisi che ne hanno incrinato la solidità interna e la capacità d'azione in campo internazionale: la reintroduzione dei controlli ai confini, la scarsa solidarietà, il ritardo nell'organizzazione di una risposta coordinata, il negoziato per la definizione di risorse e la diplomazia delle mascherine. Alcuni regimi, come Cina, Russia e Cuba, hanno infatti sfruttato la situazione per migliorare la propria immagine internazionale a scapito della comunità divisa, all'interno di una cyber guerra di propaganda (che ha investito anche Stati Uniti e Unione Europea). L'ordine liberale si basava sull'idea del legame tra pace e prosperità con il commercio internazionale. Questa strategia di interdipendenza armata è stata rilanciata nell'ordine liberale 3.0, ma potrebbe trasformarsi in
una vulnerabilità se gli attori internazionali sfruttano le catene globali per avvantaggiarsi a spese dei partners. La pandemia ha esasperato le dinamiche anti-establishment di Trump, il quale ha affiancato un atteggiamento di negazione o minimizzazione del virus a una retorica volta a compattare la nazione contro il nemico invisibile e contro i responsabili della sua diffusione, tra cui la Cina. La decisione di Trump di tagliare i fondi dell'OMS non è inaspettata. L'organizzazione è caratterizzata da un basso livello di delega, perciò il processo decisionale è particolarmente lento. Questa difficoltà è esemplificata dal ritardo con cui è stata riconosciuta la trasmissibilità del virus, da errori di comunicazione e da un atteggiamento troppo conciliante verso la posizione di._____________________________________________________________________________________________________________________________________________
PARTE II - GLI ORDINI REGIONALI
CAPITOLO VI - ESSERCI O NON ESSERCI? L'AMBIVALENZA DELLA PRESIDENZA TRUMP VERSO L'ASIA-PACIFICO
La National Security Strategy di Trump è ispirata a un realismo di principi per cui il mondo è un terreno di competizione in cui il ruolo del potere statale è centrale. È venuto meno l'assunto che l'engagement con i rivali e la loro inclusione nelle istituzioni e nel commercio internazionali li ha trasformati in attori fidati, perciò gli Stati Uniti devono adeguare la propria strategia di politica estera per rispondere alla sfida posta da Russia e Cina.
Si assiste così a un ritorno alla geoeconomia, ovvero l'utilizzo di strumenti economici per difendere gli interessi nazionali e per produrre risultati geopolitici. Gli Stati Uniti puntano al
mantenimento della supremazia militare e al rafforzamento dell'economia interna. In quest'ottica, è necessario fare affidamento sugli alleati, tramite i quali si può preservare l'interesse nell'Indo-Pacifico contro le minacce esterne. Molti Paesi dell'Asia-Pacifico mantengono, tuttavia, un atteggiamento di doppia lealtà verso Cina e Stati Uniti: non possono inimicarsi la Cina perché ne dipendono a livello economico, mentre non possono fidarsi dal punto di vista della sicurezza perché la Cina ha intenzioni tradizionalmente aggressive. Questi Stati ricorrono quindi a comportamenti di hedging e balancing: scelgono il benessere economico tollerando una minor sicurezza oppure scelgono una maggior sicurezza accettando la diminuzione di ricchezza.
Gli Stati Uniti applicano la strategia dell'offshore balancing per conservare l'egemonia riducendo i costi di mantenimento dell'ordine. Questa Grand Strategy mantiene
l'equilibrio tra le potenze in Europa, nel Golfo Persico e in Asia nordorientale in modo che la Russia e la Cina non interferiscano nell'area occidentale. In caso di conflitto, lo sforzo bellico ricadrebbe sugli alleati regionali e gli Stati Uniti potrebbero intervenire solo in un secondo momento. In Asia, la presenza dell'egemone non ha cancellato le rivalità storiche, le relazioni commerciali e le vicinanze culturali tra i Paesi. L'ordine regionale è stato continuamente negoziato e discusso imponendo un accomodamento tra gli interessi degli Stati Uniti e degli alleati. La Scuola Inglese considera l'ordine egemonico come fondato su tre pilastri: 1. Social compact - gli Stati riconoscono la posizione privilegiata dell'egemone in cambio di beni pubblici 2. Struttura sociale - la percezione collettiva dei rispettivi ruoli 3. Sviluppo di processi che creano, mantengono e alterano l'ordine Nel Pacifico, gli Stati Uniti hanno assicuratomercati aperti, sicurezza e istituzioni multilaterali in cambio dell'accettazione da parte degli alleati. La rinuncia di Trump a offrire beni pubblici e la discussione sul contributo alla sicurezza indeboliscono la relazione sociale tra i partner regionali, che devono affrontare la contestazione dell'ordine da parte cinese. Trump ha adottato una politica che auspica un commercio equo/fair invece che libero/free a protezione dell'industria manifatturiera. Quest'approccio si basa su tre elementi: a. Ritiro degli accordi commerciali non ancora ratificati b. Valutazione che l'Organizzazione Mondiale del Commercio non difende l'interesse americano c. Dazi per limitare il vantaggio scorretto della Cina L'amministrazione Trump ha la percezione che la Cina abbia agito da free-rider nell'ordine commerciale internazionale: mentre gli Stati Uniti aprivano il loro mercato, la Cina manteneva parti della sua economia chiuse, incoraggiava il furto della proprietà intellettuale e praticava pratiche commerciali sleali.proprietà intellettuale e precludeva alle aziende estere l'accesso agli appalti pubblici. Le politiche neo-mercantilistiche di Trump sono quindi una risposta dell'Occidente alla forza economica della Cina.
Nel 2020 Cina e Stati Uniti hanno siglato il Phase One Deal, con il quale intendevano giungere a una tregua nella guerra commerciale attraverso la cancellazione dei da