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Dopo un lungo periodo caratterizzato da politiche di assimilazione forzata (dei gruppi
etnici) e di brutale segregazione (gruppi razziali) negli Stati Uniti si è prodotto ciò che
è stato definito ethnic revival ed un interesse verso le differenze. Il revival etnico
nasce sulle ceneri del mito del melting pot il crogiolo di fusione delle etnie che
avrebbe dovuto dar luogo a una superiore identità americana. Una teoria ottimistica
presupponeva che i gruppi etnici sarebbero stati integrati nell’American way of life. A
distruggere il mito del melting pot furono le rivolte dei ghetti neri che resero possibile
lo sviluppo di una molteplicità di altri movimenti di rivendicazione etnica.
L’abbandono della prospettiva assimilazionista in favore di quella pluralista inaugura la
politica della azioni positive nei confronti della minoranze, partendo dal presupposto
della tutela e della valorizzazione delle identità culturali, in modo da eliminare le
discriminazioni.
La minoranza nera continua ad occupare il gradino inferiore e la segregazione
abitativa e scolastica è tutt’alto che superata, per non parlare del fatto che la
maggioranza delle persone incarcerate negli stati uniti è costituita dalle minoranze.
Multiculturalismo o società policulturale?
Il modello anglosassone riconosce i diritti individuali universali e tende
all’assimilazione che rifiutando i criteri di distinzione fondati sulla comune origine non
riconosce i diritti collettivi alle minoranze. In Francia il riconoscimento delle identità
etniche è tuttora considerato come potenziale fonte di pregiudizio. Il modello di
integrazione alla francese continua a esigere l’inserimento sociale e l’uguaglianza dei
diritti universali. Nei paesi in cui il modello prevalente è quello multiculturalista accade
che l’accettazione delle differenze e il riconoscimento dei diritti tramite le azioni
positive favoriscano la segregazione e la marginalizzazione. Oggi si parla molto di
società multietnica o società multiculturale, in cui si allude a una società in cui sia
riconosciuta e rispettata la diversità culturale, in cui si realizza una pacifica
convivenza. In questa visione si pone l’accento sul mantenimento delle differenze
culturali. Un’altra accezione è il multiculturalismo o società multiculturale in cui si
auspica che le diverse appartenenze culturali non siano ostacolo al riconoscimento dei
diritti di cittadinanza. In questa visione si ha la libertà di assumere o abbandonare una
cultura.
Bauman continua a ritenere che multiculturalismo resti una formula ambigua che
suggerisce una varietà di culture, rimanda all’idea che le culture siano delle totalità
chiuse e autosufficienti e che appartenere a una cultura dipenda dal fatto di esservi
nati, non da una libera scelta. Per questo vuole sostituire il termine multiculturalismo
con il termine società policulturale.
Idee razziste
L’impiego della categoria di razza
È opportuno ricordare che la categoria razza è stata ormai abbandonata.
La storia dell’umanità è storia di migrazioni, di incontri, scambi, senza tutto ciò non
esisterebbe il genere umano. Questo rende l’idea di razza scientificamente infondata.
Quindi non esistono le razze, esistono dei gruppi umani razzizzati. Alla base della
costruzione della razza vi è la propensione a distinguere alcuni individui dal resto della
popolazione per essere discriminati. Tali caratteristiche possono essere fisiche o
morali, visibili o invisibili, in definitiva tutte le razze sono inventate.
Prenderemo in esame le razza per analizzare i modi in cui è stata adoperata. Possiamo
individuare almeno tre livelli: il livello teorico basato sulla classificazione descrizione
del genere umano in termini di tassonomie razziali, il livello dottrinario assume l’idea
che i valori razziali svolgano un ruolo primario e determinante nell’evoluzione della
società umana ed il livello ideologico che tende a fondere i primi due stabilendo una
gerarchia tra le razze valorizzandone una a sfavore delle altre e proponendone la
separazione e addirittura lo sterminio. L’individuazione di questi tre livelli ha un valore
puramente euristico.
La costruzione dell’ideologia razzista
La maggior parte degli storici dell’ideologia razzista identificano il momento in cui
essa perviene a compiuta maturazione in Europa nel diciannovesimo secolo, epoca in
cui convergono fenomeni come il colonialismo, l’industrializzazione, lo sviluppo delle
scienze, i grandi flussi migratori e la spinta dei nazionalismi. Decretando l’inferiorità
naturale degli altri (donne, zingari, ebrei). Non che nei secoli precedenti sia mancata
una produzione di idee etnocentriche, l’intero pensiero moderno è dominato dall’ansia
di gerarchizzare i gruppi umani secondo criteri che sono la “norma”: uomo bianco
europeo cristiano.
Fra la fine del diciassettesimo e l’inizio del diciottesimo secolo si delineano le gerarchie
di razze umane, al primo posto la razza bianca e all’ultimo posto la razza negra e la
razza gialla in posizione intermedia.
Bisogna dire che è tutto l’ottocento in cui si afferma il principio dell’altro come diverso,
quindi decreta l’esistenza di categorie umane e il diciannovesimo secolo aggiunge che
sono tali poiché determinate biologicamente. Quindi il diciannovesimo secolo è l’epoca
in cui ci si appassiona alle dimensioni del cranio, alla pigmentazione della pelle, al
colore degli occhi e si elaborano le classificazioni razziali. Il razzismo si afferma come
modello generale dell’ideologia della discriminazione.
A tutto ciò va aggiunta l’opera di Darwin sull’origine della specie e dall’idea della lotta
alla sopravvivenza che diede maggiori impulsi, anche per quanto riguarda
l’involuzione o degenerazione destino riservato ad alcune razze decretato dalla natura
o dalla volontà divina.
Dal totalitarismo della razza alla disciplina della razza
Uno dei capisaldi del razzismo è l’opera di Gobineau “L’essai sur l’inégalité des races
humaines”. Nell’opera viene narrata la perdita del sangue puro, per effetto delle
mescolanze tra le razze; continua dicendo che la forza di una razza risiede nella
capacità di assorbire le altre, ma l’ibridazione delle razze conduce all’indebolimento e
la dissoluzione della razza bianca, decretando il declino dell’intera umanità. Non tutti
pensano che quest’opera sia stata la causa della nascita del razzismo, dato anche
dalla scarsa notorietà del personaggio.
Di Gobineau è innegabile l’orrore dell’espressione “decadenza della razza bianca
provocata dalla mescolanza tra le razze” e la necessità di creare una razza élite
configurano una visione del mondo quasi omogenea a quella a cui si ispirerà il Mein
Kampf Hitler, definibile come totalitarismo della razza.
Ed è quasi mezzo secolo più tardi che si darà vita alla disciplina della razza, della quale
è massimamente rappresentativo uno dei grandi ispiratori del razzismo nazista:
Chamberlain. Egli suppone che si può arrestare la decadenza a condizione che si
realizza un programma di sistematica selezione razziale capace di rigenerare la razza
dei “celti-slavi-teutoni”. Egli conobbe Hitler, dal quale fu apprezzato e si diede avvio al
processo di nobilitazione della razza ariana.
La disciplina della razza esige che si seguano 5 leggi che rappresentano la condizione
per la formazione di classi nobili: possedere una materia prima di qualità eccellente,
selezionare gli elementi migliori, determinare le mescolanze tra razze e limitare le
mescolanze non scelte, favorire una pratica endogamica prolungata (matrimonio tra
persone dello stesso gruppo).
Il determinismo biologico: la razza come destino
Fra Gobineau e Chamberlain vi è più di mezzo secolo di costruzione del razzialismo
scientista. Soprattutto a partire della metà del diciannovesimo secolo dilaga la
tendenza a classificare e misurare gli esseri umani. Vi partecipa l’antropologia, la
demografia, la medicina, la psichiatria e così via. Tutte le scienze contribuirono in
modo decisivo alla costruzione dell’ideologia razzista.
Ci furono altri che mettevano sotto accusa il pregiudizio etnocentrico verso i popoli
colonizzati e il fanatismo di razza: Durkheim contestava radicalmente il postulato del
determinismo biologico e Weber che conduceva una serrata critica della categoria di
razza.
Per tornare al tema del razzismo va ricordato in Inghilterra Galton che si ispira
all’opera di Darwin, e anche molti altri, abusivamente assunta a sostegno della razza
bianca come quella più evoluta e ad applicare immediatamente le leggi della selezione
naturale.
L’eugenetica (si riferisce a tutto un insieme di teorie e pratiche miranti a migliorare la
qualità genetica di un certo gruppo d'individui) sarà messa in pratica per la prima
volta negli Stati Uniti con programmi di sterilizzazione forzata nel 1907, sarà poi
portata alla estreme conseguenze dal delirio nazista.
In Francia Broca inaugura la craniologia ovvero la tecnica di misurazione e
classificazione del cranio allo scopo di stabilire la capacità intellettive delle diverse
razze umane. Ancora in Francia possiamo trovare il pensiero di Le Bon sulle razze
storiche, ovvero che solo tra i selvaggi e i barbari vi sono le razze pure. In questo
modo di rovescia il concetto delle teorie razziali e inoltre contesta la migrazioni poiché
sostiene che sono gli elementi peggiori a migrare.
Nello stesso periodo in Italia viene fondata la moderna criminologia di Lombroso. Nella
sua classificazione dei criminali introdusse il delinquente nato riconoscibile da
determinate caratteristiche fisiche e mentali, in questo modo spiega la degenerazione
di criminali con caratteri propri delle razze inferiori.
De Lapouge riprende il tema della decadenza della razza di Gobineau ed arriva a
proporre un programma di proibizione degli incroci razziali e di eugenetica spinta fino
alla eutanasia degli individui e dei gruppi razzialmente degenerati.
“Una nazione straniera e nemica”. L’antisemitismo di fine secolo.
L’antiebraismo diventa antisemitismo. Proprio quando gli ebrei godono degli stessi
diritti di tutti gli altri, la loro presenza diventa intollerabile e vedono in loro un pericolo
per il proprio status. Nell’impresa della costruzione dell’ebreo quale nemico
profondono un particolare impegno le chiese cristiane.
Il periodo tra fine ottocento e inizio del novecento vede un’incalzante escalation
dell’antisemitismo e la nascita di partiti antisemiti in Francia, G