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CORRETTIVA

Ferenczi, attraverso il suo coraggioso pensiero innovatore, tracciò nella mente di un analista da lui analizzato le linee guida di quella che venne chiamata "la scuola di Chicago". Questo analista fu Franz Alexander, considerato una delle figure di riferimento di questa scuola, uno dei più famosi psicoanalisti succeduti generazionalmente a Freud. La caratteristica principale della corrente di pensiero che contraddistinse la Scuola di Chicago è rappresentata dall'importanza data al rapporto emotivo, piuttosto che all'insight intellettuale, come principale fattore curativo in psicoanalisi. Al pari di Ferenczi anche Alexander era considerato un outsider, un indipendente senza remore nello scavalcare le rigide regole dell'ortodossia. Di particolare rilievo furono i suoi studi sulla psicosomatica ma il suo apporto teorico più significativo fu considerare come chiave di lettura nella cura del paziente la relazione.

l'insighte soltanto in conseguenza di questa, .Vediamo di scoprire quale è stato uno dei contributi più importanti e controversi di Alexander, nella storia della psicoanalisi: l'esperienza emotionale correttiva. Partendo da una disamina storica delle modificazioni avvenute nella tecnica analitica nel pensiero di Freud, l'autore descrive quelle che sono le condizioni per accelerare la trasformazione della terapia analitica dell'ipotesi catartica in una procedura mirata a raggiungere "cambiamenti permanenti nella capacità funzionale dell'Io". Sedimentare la pratica clinica nell'ortodossia è per Alexander un ostacolo all'obiettivo di trovare la forma di psicoterapia più appropriata per ottenere questo tipo di cambiamento. In questo senso è sicuramente uno dei primi autori a porre il problema di distinzione tra psicoanalisi e altre forme di terapia. LA RIEDUCAZIONE EMOTIVA Uno dei luoghi ritenuti

“intoccabili” nel setting analitico è rappresentato dallettino, l'”arena della psicoterapia”. In quest'arena è l'atto interpretativo dell'analista a muovere il paziente verso lo sviluppo dell'Io. Alexander critica duramente questa concezione e giudica presuntuosi coloro che ritengono confinato nel setting tradizionale lo svolgersi della terapia. Un buon analista, come già Ferenczi aveva notato, è colui che non sottovaluta nessun aspetto della vita quotidiana del paziente.

Si crea così un atteggiamento scisso nell'analista: il terapeuta, centrato esclusivamente sulla seduta, e l'uomo di buon senso, la cui consapevolezza lo porta a considerare l'eventualità di “guidare le attività quotidiane del paziente”. L'errore, secondo Alexander, è di non rendere quest'ultimo aspetto una parte integrante del processo analitico. Utilizzando la metafora della catalisi

(di Ferenczi), l'autore nota come le sedute possono essere considerate agenti che accelerano e rendono possibili nuovi fenomeni quotidiani. Se durante la prima infanzia un soggetto fosse vissuto in un ambiente familiare particolarmente oppressivo, questo non gli avrebbe permesso di sviluppare quell'assertività necessaria nella vita adulta. Alexander riconosce altresì che è solo nell'esperienza delle sedute analitiche che un paziente può ritrovare la capacità di esprimere, per la prima volta, quell'assertività mancata nell'infanzia. Da quel momento in poi, l'influenza terapeutica svolgerà un ruolo molto maggiore nella vita reale di quella delle stesse sedute, che "sono solo un gioco d'ombre (della vita reale". Alexander muove anche una critica al significato del recupero dei ricordi. Egli ritiene che l'eccessiva enfasi sulla ricostruzione e la comprensione intellettuale del passato

abbia cristallizzato lo scopo terapeutico dell'apsicoanalisi. Ma se è vero che tutte le rimozioni seguono la modalità stabilita dal bambino quando per la prima volta rimosse emozioni dolorose a cui il suo Iodebole e inesperto non poteva far fronte, è altrettanto vero che le emozioni rimosse di recente sono recuperate più facilmente del corrispondente materiale infantile. La relazione transferale funziona da sostegno per consentire all'Io del paziente di raggiungere una permeabilità alle memorie affettive precedenti la rimozione. In questo senso il progresso a livello terapeutico è dato dalla tollerabilità del paziente al conflitto emotivo, prima non sostenibile dall'Io. Il principale potere curativo di questo trattamento è ravvisato dal fatto che l'aggressività inespressa del paziente durante l'infanzia trova ora un bersaglio su cui potersi sfogare, senza il contraltare inibitorio rappresentato dalla punizione.

L'assertività può essere espressa senza il timore di essere criticati: l'esperienza reale è necessaria prima che il paziente raggiunga la percezione emotiva che lui non è più un bambino di fronte al padre onnipotente. Chiamiamo "esperienza emozionale correttiva" questo tipo di esperienza emotiva che avviene durante la terapia, e la consideriamo il più importante fattore in tutti i tipi di terapia espressiva.

L'enfasi terapeutica si focalizza quindi sul fatto che il paziente non soffre a causa delle sue reminescenze ma dal fatto che è incapace a far fronte alla ricostruzione genetica delle problematiche della sua vita reale, quotidiane. Il passato ha un ruolo secondario per il paziente a dispetto di quello attribuito gli dall'analista. Solo attraverso una conoscenza profonda delle dinamiche affettive del paziente, l'analista può fornire una risposta adeguata a ristabilire un equilibrio nell'inconscio del paziente.

Il carattere della relazione transferale presenta il vantaggio di riprodurre un conflitto originario (infantile) ma con una tonalità meno intensa. In questo modo si possono evidenziare nel paziente diverse modalità transferali-comportamentali non più attuali. Il terapeuta ha quindi l'opportunità di assumere un atteggiamento diverso da quello che il genitore aveva assunto verso il bambino nella situazione conflittuale originaria, conformato alla situazione terapeutica nell'hic et nunc. È l'esperienza emozionale correttiva a creare uno sbilanciamento nel paziente. Infatti quest'ultimo è abituato ad aspettarsi determinate reazioni (non adattive) ai suoi movimenti affettivi: sarà solo la risposta dell'analista non conforme a queste sue aspettative a rendere la reazione difensiva del paziente priva di senso. La comprensione efficace deriva non dal ricordare ma dal ripetere-riprodurre (e dallo sperimentare a lungo) ciò cheviene ripetuto-riprodotto nel corso delle sedute e della singola seduta. Soltanto vivendo fino in fondo nell'interazione attuale con l'analista, sia le vicende esperienziali "traumaticamente interrotte" che le relazioni patogene intrapsichiche che sono radice di sofferenza e sintomi, per di più vivendole in una situazione emozionale e cognitiva diversa da quella vissuta nell'infanzia e nell'adolescenza, si può in breve accedere ad una soluzione nuova. Soluzione "new beginning". nuova che Alexander definirà insieme a Balint. Questo concetto sottolinea che in analisi il passato deve ri-accadere e ri-farsi presente, questa volta in presenza di quell'insieme di condizioni psichiche indispensabili allo sviluppo che possono non essere state presenti nei tempi addietro. Alexander depone l'atteggiamento neutrale e l'astinenza del terapeuta in favore di un atteggiamento obiettivo e supportivo, ma spontaneo: reazioni spontanee.agli atteggiamenti del paziente spesso non sono desiderabili per la terapia, dato che possono ripetere l'impazienza o la sollecitudine dei genitori che causarono la nevrosi, e non possono quindi costituire l'esperienza correttiva necessaria per la guarigione. Il principale risultato terapeutico del suo lavoro è la conclusione che il paziente, per essere liberato dalle sue modalità nevrotiche di sentire ed agire, deve avvalersi di nuove esperienze emotive adatte a disfare gli effetti morbosi delle esperienze negative della sua infanzia. Il ri-proporsi nel presente della seduta del vecchio conflitto irrisolto ma con una nuova conclusione è per Alexander il fulcro di ogni penetrante risultato terapeutico. Solo la reale esperienza di una nuova soluzione nella situazione transferale o nella vita quotidiana crea nel paziente quello spazio psichico affinché possa abbandonare le modalità nevrotiche-disadattive. Alexander indica come questione secondaria quale sia.la tecnica usata per produrre questa integrazione, questo cambiamento nell'Io del paziente: la standard tecnica psicoanalitica è solo una delle molte possibili applicazioni dei principi psicodinamici fondamentali che possono essere utilizzati per questo tipo di training emotivo. L'utilizzo pedissequo di ogni procedimento standardizzato costituisce uno svantaggio nel perseguire l'intento terapeutico poiché spesso i meccanismi nevrotici si adattano a una tecnica standardizzata e così la svuotano della sua efficacia terapeutica. Il risultato può essere una "interminabile" nevrosi di transfert in cui il paziente sostituisce il suo vecchio disturbo con una relazione nevrotica col terapeuta che gradualmente perde gran parte della sua sofferenza e mantiene principalmente una gratificazione morbosa. Solo contrastando continuamente le tendenze regressive del paziente e cambiando la procedura standard può essere evitato questo rischio della.tecnica psicoanalitica classica. Se le nuove esperienze emozionali non sono confinate alla situazione terapeutica (setting terapeutico), è conseguente che al di fuori del setting il paziente può fare esperienze emozionali che lo influenzano profondamente. L'esperienza emozionale correttiva all'interno della situazione transferale, influenza positivamente la tollerabilità a tutte le esperienze di vita cui il paziente era incapace di fronteggiare e la possibilità di esito positivo del trattamento è essa stessa rinforzata da simili successi. Ne consegue che la tecnica da adottare con un paziente debba tener conto dei risultati ottenuti dallo stesso anche al di fuori del setting. "principio della flessibilità nella Alexander suggerisce l'introduzione del terapia: l'applicazione della tecnica meglio adatta alla natura del caso" quando afferma che i principi dinamici della psicoanalisi si prestano ad essere applicati.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
35 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher davidepirrone di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di teorie e tecniche del colloquio clinico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Rocco Diego.