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CHE COS'E' L'ATTENZIONE?
Dare una definizione di attenzione è molto complesso. Essa è coinvolta in numerose attività che svolgiamo
quotidianamente, in modo quasi automatico. (attraversare la strada, leggere un libro).
Possiamo descrivere l'attenzione come un processo mentale di selezione, che ci permette di elaborare
appieno e in maniera cosciente una parte limitata delle info che catturiamo mediante i sensi. (N.B.
L'attenzione può essere rivolta anche a fatti interni, come ricordi e pensieri.)
Con attenzione ci si riferisce anche a quelle risorse mentali e cognitive di cui il singolo è dotato per
l'elaborazione delle info e l'esecuzione di azioni.
L'attenzione esercita anche una funzione di controllo e di integrazione delle info.
L'attenzione opera in tutte le modalità sensoriali e si divide in più componenti.
L'ATTENZIONE SELETTIVA
il nostro cervello è costantemente bombardato da info interne ed esterne, ma non è in grado di elaborarle
tutte contemporaneamente, perciò attiva un meccanismo di selezione, volto a scegliere solamente gli
stimoli rilevanti in quel dato momento. Focalizzare l'attenzione su uno solo stimolo favorisce la velocità e
l'efficienza con cui lo elaboriamo.
L'attenzione selettiva uditiva
Un esempio di attenzione selettiva è quello del fenomeno del cocktail party : quando siamo in un ambiente
affollato e rumoroso e cerchiamo di conversare con un nostro amico, dobbiamo attivare maggiormente la
nostra attenzione selettiva uditiva in modo da concentrarci solo su ciò che dice il nostro amico.
Quando due messaggi differenti vengono trasmessi dalla stessa voce, contemporaneamente alle due
orecchie, diviene molto complesso discriminarli in base al loro significato. Quanto più aumenta la differenza
percettiva tra i due messaggi, tanto più facile distinguerli.
Cherry lo shadowing: Cherry faceva ascoltare ai suoi soggetti due messaggi, e questi dovevano ripetere ogni
parola di uno solo dei messaggi.
Messaggi presentati contemporaneamente a entrambe le orecchie → ascolto binaurale → grande difficoltà
nel ripetere uno solo dei messaggi
Messaggi presentati contemporaneamente ma uno all'orecchio destro ed uno all'orecchio sinistro → ascolto
dicotico → capacità di ripetere il messaggio quasi perfettamente
Il messaggio a cui non si presta attenzione non viene totalmente ignorato: i soggetti sono infatti in grado di
riferire cambiamenti nei toni della voce o passaggi da una voce femminile ad una maschile. Tuttavia non
sono in grado di afferrare il significato del messaggio. Le info a cui i soggetti non prestano attenzione non
vengono elaborati.
In seguito a questi primi esperimenti venne postulata l'esistenza di un filtro fra input e output. Questo filtro
determina la quantità e la qualità dell'informazione che passa agli stadi successivi di analisi.
Broadbent (1958) → selezione precoce : filtro posto immediatamente dopo i registri sensoriali. Analisi
sensoriale e/o percettiva dell'info. E' un filtro di tipo “tutto o nulla”: permette solo all'info rilevante di venire
analizzata fino alla costruzione di un percetto.
Treisman (1964)→ teoria dell'attenuazione/ filtro attenuato : la teoria postulata da Broadbent venne
superata in seguito ad alcuni esperimenti che dimostrarono che almeno una parte dell'informazione che
non viene elaborata viene analizzata semanticamente (Es. ci si rende conto di udire il proprio nome anche
se presentato senza altri cambiamenti sensoriali). Esempio dell'elaborazione a livello semantico è
l'affioramento o intrusione/breakthrough. Treisman ipotizza l'esistenza di un filtro che attenua, ma non
preclude completamente l'ingresso all'info non selezionata. Lo studioso sostiene che ogni parola abbia un
suo livello di soglia e che questa viene riportata solo se viene superato questo livello soglia.
Proprietà delle soglie:
- possono variare da parola a parola
- possono essere momentaneamente abbassate dalle aspettative del soggetto (effetto del contesto)
In sostanza Treisman mantiene il filtro precoce di Broadbent ne cambia le proprietà, rendendolo più
permeabile.
Deutsch (1963) & Duncan (1980) → teoria del filtro tardivo/selezione tardiva → in questa teoria il filtro è
posto dopo i processi percettivi e prima della risposta, ovvero nella fase decisionale/ di programmazione
della risposta. Questo approccio è concettualmente differente: tutte le info vengono infatte analizzate
indistintamente, ma solo quelle salienti vengono lasciate passare attraverso il filtro. Tutti gli stimoli vengono
dunque analizzati, ma solo alcuni producono una risposta.
La teoria dell'attenuazione e della selezione tardiva contemplano la possibilità per l'info disattesa di
raggiungere un livello semantico. Tuttavia, la selezione tardiva sostiene che l'estrazione del significato sia la
regola e non l'eccezione.
Secondo studi recenti ci sono altre due possibili interpretazioni:
– modello ibrido che contempla entrambi gli stadi
– soggetto con alto grado di controllo sulla posizione del filtro: è in grado di spostarlo a seconda delle
caratteristiche del compito.
Attenzione visiva spaziale
Attenzione spaziale → relativa alla modalità visiva e la selezione di info presenti nel nostro campo visivo.
Orientamento manifesto ed orientamento implicito
Possediamo due modalità di esplorazione della realtà circostante:
- orientamento manifesto/overt → consiste nello spostare i nostri occhi in modo da indirizzare la fovea
verso gli oggetti o le posizioni spaziali di interesse. Implica un'elaborazione efficiente dell'info e il
riconoscimento accurato degli oggetto
- orientamento implicito/covert → non concerne il movimento degli occhi. Focalizza l'attenzione su
determinate parti del campo visivo.
Generalmente i due orientamenti operano congiuntamente, ma è possibile separare le due modalità (es.
quando guardiamo con la code dell'occhio). Quando l'attenzione viene posta su una particolare zona del
campo visivo, l'informazione proveniente da quest'area viene elaborata in modo più efficiente.
Orientamento volontario e orientamento automatico
In base alla natura dello stimolo il nostro cervello utilizza due differenti tipi di orientamento:
- orientamento volontario →risponde a stimoli endogeni (o centrali). Permette di selezionare
intenzionalmente gli stimoli rilevanti per raggiungere gli scopi che ci siamo prefissati.
- orientamento automatico → risponde a stimoli esogeni (o periferici), ad esempio un lampo o un
improvviso rumore forte. Agisce come un riflesso: ci permette di rilevare eventi imprevisti e/o
potenzialmente importanti per l'adattamento all'ambiente.
Michael Posner (1980) → descrisse le caratteristiche dell'orientamento volontario e automatico e propose il
paradigma dello spatial cueing (suggerimento spaziale) o paradigma di Posner.
– cue endogeno: viene utilizzato per lo studio dell'orientamento implicito volontario. In questi
esperimenti viene presentato un cue centrale che può fornire info utili sulla posizione di comparsa del
target.
I risultati mostrano che i soggetti rispondono più velocemente al target nelle prove valide, più lentamente in
quelle invalide e hanno TR intermedi nelle prove neutre. Questo secondo gli studiosi starebbe ad indicare
che il soggetto è riuscito a spostare in anticipo la sua attenzione nella posizione suggerita dal cue. La
differenza fra i TR delle prove vali e i TR delle prove invalide viene detto effetto di validità.
– Cue esogeno : viene utilizzato per lo studio dell'orientamento automatico, ovvero indipendente
dalla volontà del soggetto. Viene presentato un cue periferico (un flash) che non fornisce alcuna info
affidabile sulla posizione di comparsa del target. Il soggetto è informato dell'inattendibilità di questo cue e
non ha perciò alcuna ragione per spostare volontariamente l'attenzione su di esso. I TR per le prove valide
sono minori rispetto a quelli per le prove invalide → se ne deduce che lo stimolo esogeno ha comunque
attratto e orientato su di sé l'attenzione del soggetto.
Fra i due tipi di orientamento esistono molteplici differenze, alcune qualitative, alcune quantitative.
Orientamento volontario Orientamento automatico
Velocità di efficacia Lento Veloce
Effetto di validità (varia in funzione Lungo Svanisce rapidamente
dello Stimulus Onset Asynchrony) Ha luogo anche se il soggetto è
impegnato in altre attività
Non dipende dalle aspettative del
soggetto
Innesco Può essere interrotto Non può essere interrotto
Nell'orientamento automatico, quando lo stimolo esogeno e la presentazione del target compaiono ad una
distanza compresa fra i 250 e i 300 ms, si assiste ad una inversione dell'effetto di validità: le prove invalide
sono associate a una prestazione più rapida rispetto alle prove valide. Questo fenomento si chiama
inibizione di ritorno(IOR) . Evita che l'attenzione ricada su aree del campo visivo già esplorate → favorisce
l'esplorazione di aree inesplorate e potenzialmente interessanti.
Date le notevoli differenze fra i due tipi di orientamento si è ipotizzato che essi derivino da due meccanismi
distinti, che però interagiscono. Grazie al progresso delle scienze, è stato recentemente possibile, mediante
delle fMRI, mettere in luce l'esistenza di circuiti neuroanatomici diversi ma parzialmente sovrapposti per i
due orientamenti. Un circuito fronto-parietale dorsale bilaterale per l'orientamento volontario, e un circuito
fronto-parietale ventrale destro per l'orientamento automatico.
Cattura contingente dell'attenzione → quando vengo distratta da stimoli che nonostante siano irrilevanti
per il compito e spazialmente non predittivi, presentano caratteristiche contestualmente rilevanti per il mio
compito (colore, forma etc.)
la ricerca visiva
paradigma della ricerca visiva →
- viene presentato uno stimolo sullo schermo di un pc.
- ai soggetti viene richiesto di cercare un target
- i soggetti hanno due tasti: uno per rispondere alla presenza del target, uno per rispondere all'assenza del
target.
- in ogni prova sono presenti dei distrattori
- la dimensione dell'insieme degli elementi è variabile ad ogni prova. Per ogni esperimento sono presenti
almeno tre dimensioni diverse.
- il tempo necessario per eseguire il compito dipende dalle caratteristiche che distinguono il bersaglio dai
distrattori.
Quando siamo in presenza di un compito in cui il bersaglio ha una sola caratteristica e nessuno dei
distrattori la presenta, la funzione che descrivo meglio l'andamento dei TR rispetto al n