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FRONTALI) SIA POSTERIORI (SOLCO INTRAPARIETALE).
WM per gli oggetti: la reiterazione dell’info per gli oggetti è legata alle CORTECCE TEMPORALI E OCCIPITALI.
In particolare si è osservato che l’attività durante il periodo di ritardo nella corteccia temporale è specifica
per la categoria:
- Zona inferiore solco temporale superioreàselettività colore
- Giro fusiforme mediale del lobo temporaleàmaggiore attività se il soggetto sta guardando una
casa piuttosto che un volto
- Giro fusiforme lateraleà maggiore attivazione per volti piuttosto che per case.
Un paziente che aveva deficit nel riconoscimento dei volti (prosopagnosia) e dei colori (acromatopsia)
presentava un deficit anche nella descrizione di queste coseàregioni necessarie per percezione sembra
che lo siano anche per l’immaginazione.
fu fatto un altro studio in cui ai pazienti veniva chiesto di immaginare alcune cose: l’immaginazione attivava
la corteccia visiva e la corteccia occipitale laterale destra. Per vedere se queste regione avessero un ruolo
causale nella WM vennero indagati gli stessi compiti con la TMS DELLA CORTECCIA VISIVA è
àL’ATTIVITA’
NECESSARIA NON SOLO PER LA PERCEZIONE DEGLI STIMOLI VISIVI MA ANCHE PER MANTENERE ATTIVE LE
IMMAGINI VISIVE NELLA WM.
Differenze tra WM spaziale e WM per gli oggetti: i meccanismi di ritenzione spaziale e per gli oggetti sono
diversi sia a livello comportamentale che neurale.
MEMORIA DI LAVORO IN ALTRE MODALITA’
WM uditiva: le immagini uditive producono attività nella corteccia uditiva (maggiormente se il suono p
familiare). L’immaginazione di melodie strumentali attiva anche la corteccia primaria.
WM somatosensoriale: si è osservato che la traccia di memoria di una vibrazione viene inizialmente
immagazzinata nella corteccia somatosensoriale primaria controlaterale. Questo effetto si verifica nei primi
secondo del periodo di ritardo, poi si pensa che la registrazione percettiva sia ritenuta nelle aree di
elaborazione di ordine superiore, probabilmente nella corteccia somatosensoriale secondaria.
CORTECCE SENSORIALI GIOCANO UN RUOLO IMPORTANTE NELLA RIETENZIONE DELLE
àLE
RAPPRESENTAZIONI DELLA MEMORIA DI LAVORO NELLE MODALITA’ DI WM DIVERSE DA QUELLA VISIVA.
IL RUOLO DELLA CORTECCIA PREFRONTALE DORSOLATERALE
ci sono delle evidenze che anche la corteccia prefrontale dorsolaterale (oltre alle aree già citate prima) sia
coinvolta nel funzionamento della WM. Un danno a questa regione compromette la prestazione nel
compito di risposta ritardata. Ci si domanda se il contributo di questa area alla WM dipenda dal contenuto
dell’info o dal tipo di processo coinvolto; e quale sia il processo sostenuto dalla corteccia prefrontale
dorsolaterale e se questo sia specifico della wm.
I modelli basati sul contenuto contrapposti ai modelli basati sul processo: due modelli sull’organizzazione
della corteccia prefrontale, entrambi postulano che le regioni ventrolaterale e dorsolaterale di questa
corteccia svolgono ruoli diversi nella WM, ma differiscono sulla natura di questa distinzione:
- modella basato sul contenuto: REGIONI PREFRONTALIVENTROLATERALIàWM per gli oggetti;
REGIONI PREFRONTALI DORSOLATERALIàWM spaziale. Questo modello è coerente con l’evidenza
che la via ventrale per l’elaborazione degli oggetti proietta principalmente alle regioni
PREFRONTALI VENTROLATERALI e la via dorsale per l’elaborazione spaziale alle regioni
PREFRONTALI DORSOLATERALI.
- modella basato sul processo: REGIONI PREFRONTALI VENTROLATERALIàcoinvolte in processi di
ritenzione semplici; REGIONI PREFRONTALI DORSOLATERALIà coinvolte nei processi più complessi
di monitoraggio e manipolazione dell’info nella WM.
Entrambe questi modelli hanno un fondo di verità: le regioni ventrolaterali potrebbero essere coinvolte sia
nella WM per gli oggetti sia nella ritenzione degli oggetti, le regioni dorsolaterali potrebbero essere
coinvolte maggiormente nella WM spaziale e nella manipolazione. Per altro all’interno di queste aree ci
sono delle popolazioni di neuroni coinvolte in entrambe le dimensioni.
La natura e la specificità dei contributi prefrontali dorsolaterali: il contributo di questa area va ben oltre la
semplice reiterazione. Si pensa che l’attività prefrontale dorsolaterale durante il periodo di ritardo rifletta
l’organizzazione dell’info nella WM rendendola più resistente agli effetti della distrazione. Questa ipotesi
spiega perché l’attività prefrontale dorsolaterale è maggiore per le sequenze strutturate di posizioni spaziali
o di numeri che per quelle non strutturate.
Alcuni ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che il ruolo chiave della corteccia prefrontale dorsolaterale sia la
selezione nella WM di quelle rappresentazioni che risultano appropriate per guidare una certa azione.
Grazie a una serie di studi che avvaloravano la loro ipotesi, giunsero alla conclusione che la corteccia
prefrontale dorsolaterale è specificamente coinvolta nella selezione delle rappresentazioni della WM allo
scopo di eseguire una risposta appropriata piuttosto che nella ritenzione di info. durante la fase di ritardo di
un compito che coinvolge interferenza e accorpamento, l’attività di questa regione è dovuta al fatto che
questi processi coinvolgono ripetuti processi di selezione.
UNA DESCRIZIONE GENERALE DELLE EMOZIONI – CAP 17
Che cos'è un'emozione?
Gli psicologi tendono a definire le emozioni in termini di sentimenti coscienti, quali rabbia, amore, gelosia,
disprezzo e disperazione.
Tuttavia, come notava Darwin, parlando di sentimenti coscienti si sottintende che tutte le specie non
animali o comunque con minore autocoscienza non possano provare esperienze emotive, cosa non vera.
Negli esperimenti condotti da Darwin, infatti, si è notato che in determinati momenti come
l'accoppiamento, la cura materna dei piccoli, l'interazione preda/predatore, anche molte specie animali
manifestano affetti e sentimenti.
Oggi intendiamo l'emozione come la summa di tre componenti:
- sentimenti → esperienza cosciente soggettiva
- comportamento espressivo → output motorio come approccio sociale
- cambiamenti fisiologici → attività autonomica associata all'espressione del sentimenti. es. aumento della
frequenza cardiaca, sudorazione etc.
le emozioni sono quidi delle propensioni ad un certo comportamento, regolate a livello neurale, che
facilitano reazioni appropriate a eventi biologicamente rilevanti, favorendo l'adattameno e influenzando il
successo evolutivo.
Lo studio delle emozioni rimane ancora complesso, tuttavia sono state fatte alcune ricerche soddisfacenti.
Modelli comportamentali e fisiologici in risposta a stimoli evocativi comuni tra specie diverse ha permesso
di studiare alcune emozioni specifiche, come paura o rabbia, in esperimenti sugli animali.
Studiando le famiglie di emozioni, ad esempio rabbia, paura, terrore etc, si possono evidenziare i substrati
neurali che si attivano durante l'esperienza di questi vissuti.
Studi comparativi → mostrano il collasso dei sitemi emotivi nelle sindromi ansiose e nei disturbi dell'umore.
Partendo da questi studi e con il miglioramento delle tecniche scientifiche è stato possibile creare modelli
animali essenziali per la comprensione delle basi neurobiologiche delle emozioni in stati normali e
patologici.
Le emozioni:
- scaturiscono da un evento specifico rilevante nell'ambiente circostante, anche se negli esseri umani le
emozioni posso scaturire anche da ricordi o pensieri spontanei.
- includono un cambiamento a livello comportamentale e fisiologico anche se non sempre consapevole.
- facilitano le interazioni sociali benefiche per la sopravvivenza dell'individuo e perpetuazione della specie.
Studiando più individui in diverse culture è possibile determinare i marcatori neurofisiologici di emozioni
specifiche. Negli esseri umani questi marcatori sono poi correlati ai sentimenti riportati soggettivamente.
Umori, affetti e motivazioni
emozioni → per essere adattive devono mutare continuamente e perciò essere di breve durata.
Umori → sono stati emotivi che persistono per periodi duraturi. Coinvolgono anche diversi processi
cognitivi che non sono implicati nelle emozioni come la memoria di lavoro, che servono a mantenere lo
stato di attivazione emotiva interiore anche in assenza di uno stimolo evocativo.
Generalmente gli umori non si generano a partire da un evento o pensiero specifico. Gli umori sono oggetto
di studio in alcune patologie come la depressione clinica; altri studi hanno invece dimostrato gli effetti della
manipolazione sperimentale dell'umore sulle capacità cognitive come la memoria.
Affetti → spesso indicati come espressione esteriore dell'emozione. Le manifestazioni delle emozioni
includono: modificazione nell'espressione facciale, nell'inflessione vocale (prosodia), nella postura, nei gesti
o nei prodotti fisiologici dell'attività autonomica (sudore, lacrime etc).
Il grado con cui uno prova ed esprime le proprio emozioni si riflette nell'intensità degli affetti. Gli affetti
generalmente si riferiscono allo stato momentaneo dell'individuo.
Gli affetti non sempre corrispondo agli stati emotivi esterni: possiamo mentire e perciò avere una
manifestazione affettiva differente dal nostro stato emotivo.
Temperamento → si riferisce a caratteristiche intrinseche all'essenza dell'individuo. È una sorta di
predisposizione generale a percepire gli eventi in modo positivo o negativo, piacevole o spiacevole.
Il temperamento dipende da fattori biologici ed esperienziali: può essere definita componente della
personalità di un individuo.
Motivazioni → sono desideri o bisogni che orientano il comportamento ad uno scopo. A livello biologico
sono governati da meccanismi omeostatici volti a soddisfare un bisogno, a sopperire ad una mancanza etc.
Se le emozioni sono reazioni immediate, le motivazioni richiedono un processo di attivazione più lungo.
Emozione e motivazione sono strettamente interconnesse e:
- l'emozione può guidare una motivazione attivando comportamenti di avvicinamento o allontanamento.
- la motivazione può guidare l'emozione: le emozioni posso essere infatti dovute al raggiungimento o
l'impedimento al soddisfacimento di un bisogno.
Problemi metodologici nella ricerca sulle emozioni
- problemi di natura etica
- problemi inerenti alla difficoltà di rilevazione dei processi sottostanti all'attività emotiva. Molte delle
emozioni infatti sono attivate da strutture come amigdala, ipotalamo e talamo, che sono strutture
sottocorticale sulle quali i metodi di misurazione o alterazione dell'attività corticale hanno scarsa influenza.
Il progresso tecnologico ha comunque conse