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IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA
Bion ritiene che l'identificazione proiettiva abbia un ruolo importante sia come processo difensivo sia come processo di comunicazione. Essa consente la comunicazione non verbale di esperienze che non hanno ancora avuto un accesso al pensiero. Essa contiene la funzione trasformativa per la formazione del pensiero attraverso la mentalizzazione e la pensabilità dei contenuti emozionali dell'esperienza psichica. Via via che l'individuo si sviluppa (o attraverso il lavoro di analisi) i fenomeni di identificazione proiettiva diminuiscono. Con il cammino verso la posizione D, quando egli è più integrato e capace di riconoscere l'emozionalità che vive come propria, si ha la diminuzione della spinta a proiettare e ciò non porta più a una completa scissione e disconoscimento di parti del Sé. Esiste una forma patologica dell'identificazione proiettiva, quella eccessiva, frutto della parte
psicotica della personalità. Baranger → il gioco di identificazioni proiettive di paziente e analista crea la fantasia inconscia bipersonale che struttura il campo analitico. → Odgen considera l'identificazione proiettiva come una fantasia inconscia a cui si associa un'interazione interpersonale che induce il ricevente a identificarsi con gli aspetti proiettati. È un processo che si suddivide in 3 fasi:
- Il processo ha inizio con la fantasia inconscia del soggetto di liberarsi di una parte di Sé, proiettandola nell'altro, a scopo difensivo (per difendersi dall'angoscia) oppure per riporla e custodirla dentro un oggetto esterno capace di proteggerla. Il ricevente sperimenta il sentimento della persona da cui la proiezione parte (si svolge a livello intrapsichico).
- Il soggetto esercita una pressione verbale e non verbale sul ricevente affinché si senta e si comporti in modo congruente alla fantasia proiettiva inconscia.
- Il soggetto esercita una pressione verbale e non verbale sul ricevente affinché si senta e si comporti in modo congruente alla fantasia proiettiva inconscia.
ricevente sperimenta il materiale proiettato. Egli può essere in grado o meno di convivere con i sentimenti indotti. Se non è in grado, colui che proietta vedrà confermata la convinzione che i suoi sentimenti sono pericolosi e intollerabili. Questa fase si conclude con una nuova interiorizzazione da parte del soggetto proiettante, dei sentimenti proiettati e sottoposti a elaborazione psicologica dal ricevente. Egli aggiunge alla finalità difensiva e comunicativa una funzione di ponte tra l'intrapsichico e il relazionale; l'identificazione proiettiva nasce da un moto di fiducia nel lasciare trattare a un'altra persona aspetti conflittuali. Grotstein parla di transidentificazione proiettiva in cui si sottolinea che, oltre alla fantasia inconscia proiettata, c'è nel fenomeno la presenza di un aspetto sensomotorio da parte del soggetto che proietta e una risposta empatica spontanea dall'oggetto ricettivo. Essa è un
Fenomeno attraverso il quale l'inconscio del soggetto influisce effettivamente sull'inconscio dell'oggetto.
Klein → l'analista ha il ruolo di recettore-bersaglio delle identificazioni proiettive dell'analizzando ed è l'unico agente in grado di trasformarle.
Bion → valorizza la reciprocità in un gioco dinamico in cui l'analista e l'analizzando assumono di volta in volta la funzione di contenitore e quella di contenuto.
La questione centrale della psicoanalisi contemporanea è l'interpretazione. Si ritiene che non deve più essere centrata sulle dinamiche intrapsichiche del paziente, ma deve essere fatta sull'interazione tra paziente e analista ad un livello intrapsichico.
Nel contenimento fusionale si ha la realizzazione delle fantasie di inglobamento dell'altro nella fusionalità e quindi si annulla la distinzione tra sé e l'altro con il rischio elevato di perdersi in quanto.
individualità e si va verso una condizione paradossale di fusione senza relazione con l'altro. L'obiettivo è l'evitamento della conoscenza di aspetti propri, dell'altro o della situazione. Nell'interazione si realizza, invece, una prima forma di relazione; la proiezione di un dato contenuto in un contenitore è sempre rivolta all'esplorazione e ha come obiettivo la conoscenza. L'inquietudine dell'altro (scheda) Siegel enuncia tre principi fondamentali: 1. La mente umana emerge da processi che modulano flussi di energia ed informazione all'interno del cervello e fra cervelli diversi; 2. La mente si forma all'interno delle interazioni fra processi neurofisiologici interni ed esperienze interpersonali; 3. Lo sviluppo delle strutture delle funzioni cerebrali dipende dalle modalità con cui le esperienze, soprattutto quelle legate a relazioni interpersonali, influenzano e modellano i programmi diLa maturazione è geneticamente determinata dal sistema nervoso. Le connessioni umane plasmano lo sviluppo delle connessioni nervose che danno origine alla mente. Il psicologo è in grado di plasmare l'organico che lo media. Esiste una modalità di funzionamento che presuppone una comunicazione interpersonale, né verbale né non verbale, ma preverbale. Esiste quindi in origine un'esperienza di comunicazione interpersonale; tale esperienza si specificherà successivamente in verbale e non verbale, ma fin dai primi stadi dello sviluppo la stessa attivazione mentale è interpersonale.
L'identificazione empatica ed identificazione proiettiva è resa possibile da un mezzo concreto che, facendo leva sui livelli prerappresentazionali, non è facilmente esplicitabile; essendo tale non avrà nel ricevente un immediato contenuto simbolico, ma potrà rimanere come stato emotivo fluttuante o, come nel caso del sogno,
LE FUNZIONI DELLA MENTE
L'interesse principale di Bion rimane l'intensità sensoriale che deriva direttamente dal corpo. La mente è pensata in funzione della sua capacità di contenere il caos sensoriale e la scarica muscolare (coerente con la prospettiva)
freudiana e kleiniana). Freud→ contrappone due principi: uno dominato dalla fantasia e dal desiderio di appagamento per via allucinatoria ed uno che ritiene che la realtà sia l’unico ambito in cui può essere realizzato l’appagamento.
Egli ritiene che la mente nasca dai bisogni di sopravvivenza posti al bambino dalla realtà. Una risposta che fa sviluppare la coscienza collegata agli organi di senso, che sono in grado di connettere l’individuo alla realtà esterna e di fornirgli rappresentazioni coerenti ed affidabili.
Bion→ il soggetto realizza un accesso alla realtà esterna grazie all’uso degli organi di senso, i quali registrano la realtà e generano esperienza e pensiero. Questi segni avvertiti dai sensi comprendono percezioni sensoriali o sensopercettive e prototensioni emotive, ovvero dati sensoriali grezzi che costituiscono gli elementi beta, considerati la primissima matrice sensoriale su cui si sviluppa il
pensiero.Essi costituiscono un’impressione sensoriale non assimilata, cioè non integrabile psichicamente, in quanto viene registrata con modalità di funzionamento psichico preverbali. Bion ipotizza un sistema protomentale in cui il fisico e lo psicologico/mentale si trovano in uno stato indifferenziato. L’elemento beta e il sistema protomentale fanno riferimento ad un registro sensoriale-affettivo che si istituisce come ambito linguistico, ma anche rappresentativo e non simbolico. L’organizzazione della mente per lui avviene grazie al legame tra concretizzazione (traccia sensoriale corporea) e astrazione (pensabilità dei contenuti).→Il corpo nella teoria della mente (scheda) Bion assimila il funzionamento della mente a quello dell’apparato digerente: attribuisce al corpo una funzione di modello biologico su cui si costruiscono nel tempo i connotati della funzione mentale. La psicoanalisi è la capacità di operare
consapevolmente in presenza di emozioni; crescita affettiva e cognitiva sono indissociabili. Il mentale si configura nel somatico e si riconosce alla mente uno statuto individuale, dato che si costruisce a partire dall'esperienza del corpo. La funzione alfa permette di elaborare l'esperienza emozionale. Essa trasforma le percezioni sensoriali o sensori-percettive e le prototensioni emotive in elementi alfa, ovvero rappresentazioni inconsce, che formano il materiale con cui la psiche riesce a creare i pensieri. L'elemento alfa è una rappresentazione inconscia non direttamente conoscibile, che costituisce il materiale con cui la psiche riesce a creare i pensieri. È direttamente conoscibile in due casi: - in occasione di un flash visivo, quando un fotogramma della pellicola di pensiero onirico della veglia scappa fuori dall'apparato che dovrebbe contenerlo e viene proiettato all'esterno - quando noi siamo capaci di entrare in contatto e pensareDirettamente a questo elemento alfa, nella capacità di rêverie.
Nel contesto della relazione troviamo la rêverie, ovvero la capacità della mamma di accogliere i dati sensoriali grezzi che il bambino ha evacuato dentro di lei e di dare loro un significato, in modo che il bambino possa riassumerli per utilizzarli come tali. Ciò permette di convertire gli elementi beta in elementi alfa attraverso l'alfabetizzazione, in modo che il bambino possa reintroiettre gli elementi rielaborati e assimilarli. La capacità del bambino di riflettere sui propri stati mentali si sviluppa attraverso l'introiezione di una madre ricettiva e capace di comprendere. Il concetto di rêverie viene utilizzato anche per definire l'assetto mentale dell'analista in seduta: l'analista, con la mente il più possibile sgombra da memoria e desiderio, si rende ricettivo verso le emozioni trasmesse dall'analizzando mediante l'identificazione proiettiva.
In attesa che la sua funzione alfa produca in quest'ultimo rappresentazioni da cui potranno scaturire forme adeguate di comprensione e di interpretazione. Viene valorizzata l'attività di pensiero onirico della veglia.