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Freud- consigli al medico nel trattamento psicoanalitico- “non raccomanderò mai con troppa
insistenza ai colleghi di prendere a modello durante il trattamento psicoanalitico il chirurgo, il quale
mette da parte tutti i suoi affetti e persino la sua umana pietà nell’imporre alle proprie forze
intellettuali un’unica meta: eseguire l’operazione nel modo più corretto possibile”.
Importanza del fatto che lo psicoanalista possa “rivolgere il proprio inconscio come un organo
ricevente verso l’inconscio del malato che trasmette”.
“la giustificazione di tale freddezza emotiva che si richiede all’analista riposa sul fatto che essa
crea le condizioni più vantaggiose per entrambe le parti: per il medico l’auspicabile salvaguardia
della propria vita affettiva, per il malato il massimo d’aiuto che siamo in grado oggi di dargli”.
Freud si dimostra ben consapevole degli effetti intrapsichici, per l’analista, di una mancata
distinzione tra attività psichica propria e attività psichica del paziente: il rischio è che ne vada di
mezzo la vita affettiva dell’analista, non solo la sua professione.
La regola dell’attenzione fluttuante ha differenti implicazioni per l’equilibrio psichico dell’analista. La
prima implicazione riguarda l’esame di realtà: la regola assume in tutta la sua importanza il fatto
che l’individuo non è un sistema chiuso ma, anzi, è continuamente soggetto all’influsso degli
stimoli provenienti dall’esterno. La seconda implicazione riguarda il delicato equilibrio che si può
intravedere tra alienazione e identificazione. È fondamentale per l’analista la capacità di
investire/disinvestire, di osservare la costituzione di legami tra associazioni anche assai differenti e
di poterla poi superare riconoscendola come il frutto di un lavoro inconscio fornitogli dal paziente,
così com’è fondamentale per l’analista riconoscere sia la richiesta di identificazione da parte del
paziente sia la propria risposta a questa richiesta.
Discorso sulla scrittura psicoanalitica. La scrittura psicoanalitica implica una continua elaborazione
psichica e non è un resoconto fedele e obiettivo di ciò che è accaduto durante un trattamento o
durante una seduta. C’è chi scrive pensando a uno o più interlocutori e chi invece scrive pensando
unicamente al teme dello scritto. Una scrittura psicoanalitica poi presuppone anche la capacità di
lasciarsi andare a scrivere. In ogni caso, fisicamente l’interlocutore è assente.
Torniamo ora alla situazione determinata dall’applicazione corretta della regola dell’attenzione
fluttuante, perché bisogna sottolineare che questo procedimento è discontinuo. Esso costituisce il
terreno di cultura dei pensieri dell’analista e viene interrotto allorchè l’analista deve dire qualcosa.
La psicoanalisi ha la finalità di consentire il ripristino di una continuità. Ora, la continuità non può
essere ricostruita dall’esterno: o il paziente la ritrova in sé stesso o non c’è. Dunque, il contenuto di
una nostra comunicazione può solo costruire un ponte tra un insieme di rappresentazioni coscienti
e preconsce del paziente e qualcosa che è quella inconscia.
Ogni interpretazione da parte nostra comporta nel paziente una ferita. Se l’equilibrio narcisistico di
un determinato paziente è già particolarmente precario, l’apparentemente piccola umiliazione
derivante dal dover riconoscere che l’interpretazione dell’analista è stata utile e che il paziente non
ha avuto la possibilità di farla da sé può scatenare reazioni di rabbia e desideri di vendetta.
L’interruzione dell’attenzione fluttuante dell’analista costituisce una discontinuità nell’attività
psichica dell’analista allo stesso modo in cui le resistenze del paziente interrompono le sue libere
associazioni.
CAPITOLO 6
Si cercherà di esporre l’intreccio tra gli effetti del metodo delle libere associazioni e la costituzione
della nevrosi di transfert. Il transfert a cui si riferisce l’autore è un fenomeno inconscio. Ciò
comporta una serie di conseguenze, la prima delle quali sembra banale ma non lo è: i fenomeni
psichici coscienti, anche se, come vedremo, possono essere collegati a dinamiche transferali, non
fanno parte di per sé del campo d’indagine creato dall’insieme delle regole tecniche necessarie per
un trattamento psicoanalitico. Per essere più esatti, i fenomeni psichici consci sono utilizzati e
utilizzabili in analisi solo in quanto veicolano collegamenti con contenuti inconsci. Spesso i
fenomeni psichici coscienti sono il frutto di un prolungato lavoro psichico al termine del quale si è
instaurato un equilibrio abbastanza stabile del sistema conscio.
Il transfert è da considerarsi una dimensione costitutiva e fondamentale dell’attività psichica umana
che dà origine a diversi effetti. In psicoanalisi è perciò particolarmente importante tenere presente
la distinzione tra fenomeni di transfert e nevrosi di transfert, ossia la differenza tra i singoli effetti
delle dinamiche transferali, privi di un collegamento organizzante tra loro e un’organizzazione
dell’attività psichica inconscia attorno a dinamiche transferali, tendente a costruire una situazione
strettamente collegata sia con la nevrosi infantile sia con lo stato attuale dell’apparato psichico
dell’individuo che la elabora.
I fenomeni di transfert appartengono alla vita quotidiana e non attraggono più di tanto l’attenzione.
Una persona, ad esempio, può essere incuriosita dall’improvvisa simpatia provata per uno
sconosciuto, ma spesso cercherà di giustificare questo sentimento con la descrizione di qualche
tratto di carattere, di qualche modo di fare o di essere dell’oggetto di interesse. Del resto sarebbe
antieconomico effettuare per ciascuna di queste occasioni una ricerca sui collegamenti tra la
situazione attuale e le vicende della propria storia. Si tratta di fenomeni di transfert.
La nevrosi di transfert è tutt’altra cosa. È un qualcosa che si può solo indovinare a mano a mano
che da segni indiretti è possibile osservare una convergenza verso temi, elementi affettivi, idee,
ricordi, fantasie, progetti sul futuro e così via che, nel loro insieme, rendono presente qualcos’altro,
una relazione con un oggetto assai diversa da quella fino ad ora descritta, una relazione carica di
aspettative e desideri e anche di timori gravi, di contrasti alla realizzazione del desiderio, di paure e
di gioie sconosciute.
La prevalenza del desiderio su qualsiasi altra tendenza psichica in atto costituisce un ostacolo alla
prosecuzione del processo associativo.
Freud dovette compiere l’esperienza della nevrosi di transfert come resistenza al trattamento e in
seguito scoprire che, tuttavia, questa stessa nevrosi costituiva la conditio sine qua non per poter
analizzare compiutamente un paziente.
All’inizio è stato affermato che il transfert è un fenomeno inconscio ma, come si vede, il problema
si pone quando il transfert non si è sviluppato solo nell’inconscio ma è giunto a conquistare il
sistema conscio senza che il paziente ne abbia consapevolezza.
Le libere associazioni servono a rintracciare le vie seguite dall’apparato psichico per esprimere un
problema, anche se questo è avvenuto camuffando il problema stesso in modo da renderlo
irriconoscibile.
Freud opportunamente sottolineava come l’ingresso nella coscienza sia il frutto di almeno due
componenti: da un lato il desiderio, dall’altro la difesa contro di esso, che assume la funzione di
resistenza al trattamento. Ma la preoccupazione dell’analista è sempre quella relativa al processo
associativo in corso che viene interrotto “innumerevoli volte” dall’emergere dei fenomeni di
transfert.
CAPITOLO 7
Il controtransfert è un fenomeno psichico di grandissima portata per il nostro lavoro e per la nostra
comprensione scientifica di ciò che costituisce l’essere umano. Non c’è da meravigliarsi che
attorno a questo concetto si sia accentrata l’attenzione e che esso abbia acquisito nuove e più
ampie accezioni. In pratica si è passati da una concezione relativamente stretta a una concezione
sempre più allargata.
Delimitare il concetto di controtransfert serve a consentire di ragionare e distinguere, nell’attività
psichica dell’analista, quanto sia “suo, quanto sia dovuto al transfert e quanto al controtransfert.
In una prospettiva psicoanalitica strettamente legata all’eredità freudiana e ai suoi sviluppi è
importante innanzitutto notare che quello di controtransfert è un concetto: esso si rende necessario
e utilissimo per la comprensione di determinati fenomeni psichici, sperimentati dallo psicoanalista
nel corso del trattamento.
Nell’ambito di un metodo che crea una situazione di comunicazione basata sulle libere
associazioni e che tende a scoprire le determinanti inconsce che spingono le comunicazioni in una
direzione piuttosto che in un’altra, gli interrogativi che il metodo pone all’analista sono vari. Si
possono riassumere nelle forme seguenti.
1) Sei realista?stai tendendo conto che sei in una stanza con un’altra persona e che tutto quel
che realisticamente puoi affermare è che quel che ascolti è espressione di un’attività del
paziente che chiamiamo psichica?
2) Sei in grado di osservare la tua attività psichica senza cercare di guidarla verso qualche
direzione?
3) Come è modificata la tua attività psichica dalla presenza e dalle comunicazioni dell’altra
persona?
4) Poiché lo scopo attuale è quello di comprendere l’altra persona, cosa ti stanno dicendo le
modificazioni della tua attività psichica?
5) Perché e come ti riesce difficile tollerare che la tua attività psichica sia modificata dalla
presenza dell’altro?
6) Perché ti sembra che tutto vada bene, che non ci siano particolari problemi a capire quel
che il paziente ti sta dicendo?non sei insospettito da tutta l’armonia?
Il concetto di controtransfert serve appunto a formularci delle domande. Nella vita quotidiana il
concetto di controtransfert non solo non è immediatamente utilizzabile ma, se viene usato, rischia
di pervertire le relazioni umane o di diventare uno strumento da salotto. In realtà nella vita
quotidiana ciascuno si assume la responsabilità e la paternità di quel che sta pensando e dicendo,
mentre dentro, nello studio psicoanalitico, lo psicoanalista si