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DANIEL STERN

Utilizza il metodo dell’Infant Research e utilizza sia l’osservazione che il metodo clinico per studiare il

bambino (mette insieme psicologia infantile e psicologia evolutiva). Secondo Stern il bambino ha una

predisposizione all’interazione sociale, per questo critica il narcisismo primario di Freud e il concetto di

sviluppo classico (successione di fasi). Il bambino possiede un Senso di Sé fino dalla nascita, precursore delle

successive relazioni.

All’interno della coppia madre-bambino si svolgono processi autoregolativi e di sintonizzazione (elasticità,

sintonia, reciprocità). L’individualità è fondata partire dai Sensi del Sè, cioè i principi organizzatori e fondanti

l’esperienza soggettiva; essi operano in modo simultaneo e continuo per tutta la vita. L’organizzazione

psicologia individuale nasce dalla strutturazione di modelli interni di interazione (rappresentazioni mentali di sé

e dell’altro), necessari per passare da una relazione diadica ad un’organizzazione psicologica individuale. Lo

sviluppo non procede per tappe e fasi successive, ma i Sensi del Sé sono attivi durante l’intero ciclo della vita,

nessuno viene a mancare con il trascorrere del tempo, operano allo stesso livello in ogni momento dello

sviluppo:

Senso del Sé emergente (0/2 mesi): forma di vita presociale, costruzione di un senso di Sé

 emergente;

Senso del Sé nucleare (2/6 mesi): sorriso, distinzione tra il Sé e l’altro, rappresentazioni precoci delle

 esperienze di sé con l’altro;

Senso del Sé soggettivo (7/15 mesi): sintonizzazione affettiva, condivisione degli affetti e

 consapevolezza di stati interni diversi nel Sé e nell’altro;

Senso del Sé verbale (15/18 mesi): funzione comunicativa e simbolica, linguaggio come strumento

 per la relazione con l’altro;

Senso del Sé narrativo (3/4 anni): autobiografia.

MELANIE KLEIN

Fa parte delle cosiddette ‘Controversial Discussions’, dove avviene l’opposizione tra Anna Freud e Melanie

Klein (Winnicott è intemedio): la prima rifiuta il trattamento dei bambini seguendo l’insegnamento del padre,

poiché non è possibile il transfert, mentre la seconda porta in analisi anche bambini di 18 mesi, poiché

possono instaurare un transfert sul terapeuta. La Klein sviluppò la prima importante teoria sulle relazioni

oggettuali, ma è stata anche criticata perché attribuisce al bambino fantasie inconsce difficilmente presenti

nella mente di un bambino. In Melanie Klein si ha il passaggio dalla teoria pulsionale (la scarica di energia e

il conseguimento del piacere può avvenire attraverso l’oggetto; l’oggetto e la relazione con esso sono

secondari rispetto alla centralità della spinta pulsionale) alla teoria delle relazioni oggettuali (per la teoria

delle relazioni oggettuali la relazione con gli oggetti, in particolare con le figure parentali, è centrale).

Il gioco simbolico

«I bambini nel gioco rappresentano simbolicamente fantasie, desideri, esperienze, nello stesso linguaggio dei

sogni». Il gioco permette di conoscere l’inconscio del bambino e le sue angosce; infatti il rapporto che i

bambini hanno con gli oggetti dipendono sia dall’esperienza reale, sia da quella fantasmatica. Nella terapia i

giochi erano lasciati alla fantasia del bambino (libere associazioni), e successivamente questi giochi venivano

messi dentro un cassetto che custodiva simbolicamente la relazione tra bambino e analista, e al suo ritorno, il

bambino avrebbe trovato una continuità con la seduta precedente. Anche i disegni rappresentano una diretta

manifestazione del mondo interno dei bambini, e vengono sottoposti ad un’interpretazione ‘simbolica’ (Klein).

Attraverso l’uso di giocattoli piccoli il bambino cerca sia di esprimere ma anche di dominare le due paure.

La fantasia inconscia

Secondo Freud le pulsioni sono un concetto al confine tra il mentale e il somatico e le pulsioni non possono

diventare mai un oggetto di coscienza; sono conosciute attraverso il rappresentante psichico degli stimoli che

si originano nell’organismo e raggiungono la mente. La Klein mantiene la posizione freudiana pulsionale,

dando il primato al mondo interno, ma nega l’esistenza del narcisismo primario: la fantasia inconscia è la

rappresentazione psichica, l’espressione mentale, delle pulsioni e come le pulsioni viene vissuta al limite tra il

somatico e lo psichico ed è da subito collegata ad un oggetto (parziale o intero). La fantasia inconscia si

esprime con l’idea di avere dentro di sé oggetti interni buoni o cattivi; per esempio il mal di stomaco può

corrispondere alla fantasia di un oggetto interno cattivo che lo perseguita mordendogli la pancia (questo è il

modo di manifestarsi degli oggetti interni). Secondo Freud la fantasia è una capacità creativa attivata dalla

frustrazione e dalla mancanza di soddisfacimento pulsionale (allucinazione del seno), attraverso cui il bambino

riattiva dentro di sé una precedente esperienza di soddisfacimento allo scopo di ottenere un sollievo

temporaneo. Secondo la Klein invece il bambino possiede fin da subito delle fantasie, che non sono

secondarie all’esperienza; la fantasia del bambino accompagna i suoi comportamenti orientandolo da subito

verso la realtà esterna, quindi essa è intrinsecamente collegata all’oggetto: non si dà pulsione senza oggetto

(la pulsione deve sempre essere diretta verso un oggetto). Nel bambino esistono ance delle fantasie innate

che sono sia riflesso della realtà, ma riescono anche ad influire sulla realtà stessa; anche gli oggetti interni

sono sia specchi della realtà, ma anch’essi contribuiscono, tramite la proiezione, al modo in cui gli stessi

oggetti esterni vengono percepiti e sperimentati. Le fantasie inconsce riguardano realtà corporee e

rappresentano tendenze pulsionali rivolte agli oggetti, attraverso l’esperienza esterna esse trovano

espressione ma non devono la loro esistenza solo a questa esperienza. I vissuti affettivi consistono

nell’incontro tra l’esperienza reale e le proprie fantasie interne.

L’oggetto interno

Per oggetto, in generale, si intende sia una persona o cosa reale, distinta da un soggetto, sia l’immagine

mentale di qualche altra persona o cosa sia un costrutto teorico. L’oggetto può essere: parziale, ovvero

l’oggetto (es. seno) che si limita alla soddisfazione di un bisogno o desiderio; intero, il bambino riconosce la

madre come una persona separata da sé e intera. Poi si parla anche di costanza dell’oggetto,

rappresentazione dell’oggetto nella sua totalità investito sia dalla libido che dall’aggressività, mantenuto

mentalmente e affettivamente presente, e di scelta oggettuale, che può essere narcisistica e analitica.

L’oggetto interno indica una esperienza inconscia o una fantasia di un oggetto concreto fisicamente situato

dentro l’Io (il corpo) che possiede motivazioni e intenzioni proprie nei confronti dell’Io e degli oggetti. Il modo

con cui si esperisce l’oggetto interno dipende strettamente da come si è sperimentato l’oggetto esterno e gli

oggetti interni sono per così dire specchi della realtà. Ma anch’essi contribuiscono, tramite la

proiezione, al modo in cui gli oggetti esterni vengono percepiti e sperimentati. «Se la fantasia inconscia

influenza costantemente la percezione della realtà, è vero anche l'inverso: la realtà entra in urto con la

fantasia inconscia, e l’esperienza reale esercita una forte influenza sulla fantasia inconscia. Per esempio il

bambino che incomincia ad avere fame e che vince la fame mediante un'allucinazione onnipotente di avere

una mammella che dà latte, la sua situazione sarà diversa a seconda che egli venga subito nutrito o che

invece venga lasciato in preda alla fame per lungo tempo. Nella prima situazione la mammella reale offerta

dalla madre sarà fusa, nell'esperienza del bambino, con la mammella fantastica, e il bambino sentirà che la

propria bontà e quella dell'oggetto buono sono forti e durevoli. Nel secondo caso il lattante sarà sopraffatto

dalla fame e dalla rabbia e, nella sua fantasia, l'esperienza di un oggetto cattivo e persecutorio diventerà più

forte, con l'implicazione che la propria rabbia sia più potente del proprio amore e che l'oggetto cattivo sia più

forte di quello buono».

«Questo reciproco rapporto fra fantasia inconscia e realtà serve per valutare l'importanza dell'ambiente sullo

sviluppo del bambino. L'ambiente ha effetti molto importanti nell’infanzia, ma non è vero che senza un cattivo

ambiente non esisterebbe alcuna angoscia o fantasia aggressiva e persecutoria».

L’oggetto interno è una rappresentazione specifica di un oggetto che ha acquisito il significato di un oggetto

esterno vero e proprio. Essi sono presenti fin dalla nascita, sono pre-concezioni possedute in maniera innata

che orientano il bambino ad una pre-conoscenza degli oggetti esterni, e sono contenuti di fantasie che

riguardano la madre, il proprio corpo, il latte.

Il bambino vive al proprio interno la presenza di oggetti che possono divenire frustranti, pericolosi e

persecutori, e per trovare sollievo sono necessari due eventi: la risposta della madre nel placare la fame e

nel fornire cure, e i meccanismi di difesa primitivi. Per quanto riguarda questi ultimi la Klein parla di un Io

precoce, che esiste fin dal principio ed è innato, quindi non è secondario all’Es come affermava Freud (la

Klein usa in modo intercambiabile i concetti di Io e Sé). Questi meccanismi primitivi sono:

Proiezione: meccanismo attraverso il quale attribuiamo le nostre idee e i nostri affetti a qualcun altro;

 secondo la Klein essa consiste nell’esternalizzare, mettere fuori di sé gli oggetti ‘cattivi’. Gli oggetti

interni possono innescare sentimenti di angoscia nel bambino, e per allontanare tali sensazioni egli

tende a metterle fuori di sé, a proiettarle fuori. La proiezione non indica alcun particolare legame con

l’oggetto, non fa altro che espellere e liberarsi di qualche cosa di sgradevole. Questo meccanismo è

alla base della posizione schizo-paranoide;

Identificazione proiettiva: è un meccanismo di difesa “arcaico”, automatico ed inconscio per cui il

 soggetto, in fantasia, immagina di essere all'interno di un oggetto ad esso esterno o di mettere dentro

ad esso parti di sé, con l'illusione di un controllo su di esso. La persona che è oggetto di identificazione

proiettiva si sente invasa da sensazioni, affetti, stati d'animo del soggetto che attua l’identificazione,

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
30 pagine
8 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Saruzza.96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia Dinamica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Ferruzza Emilia.